L'imboscata nel Waziristan

L'imboscata nel Waziristan Ima tgnewa santa di Ini L'imboscata nel Waziristan Due giorni e una notte di lotta accanita fra le truppe inglesi e i ribelli mussulmani Londra, 12 mattino, iAnclic VuUimo combattimento fra truppe inglesi c ribelli del Wazirislan è terminato con un insuccesso del noverilo: il corrispondente del Daily Telegraph lo definisce anzi e un insuccesso gravc ». Come abbiamo riferito sabato, ìe truppe britanniche hanno perduto ventisette uomini e cioè sette ufficiali inglesi e venti soldati indigeni. li drammatico scontro Dai particolari trasmessi nelle ultime ventiquattro ore alle agenzie si rileva che lo scontro non è stato meno importante di quello del 29 marzo avvenuto nella vallata di Kaisora. Ma il fatto più interessante e clic l'azione dei ribelli si è spostata ora verso Wana dove esiste un forte inglese addirittura inespugnabile e pullulante di truppe. La narrazione della Reuter pubblicata dai giornali domenicali mette in risalto gli aspetti drammatici della lotta. Un convoglio di li~> autocarri carichi di provviste percorreva venerdì mattina la strada clic conduce du Marnai a Wana. Erano provviste di viveri per la guarnigione di Wana e munizioni. Il convoglio era protetto da 125 soldati di fanteria, tre carri armati leggeri e un aeroplano il quale faceva la spola da un capo all'altro della valle per scoprire eventuali concentramenti di insorti. A otto chilometri a ovest della località di Glandola si sentirono le prime fucilate. Un numero non assodato di musulmani delle tribù di Wazir c Masud avevano teso un'imboscata al convoglio nel punto in cui la strada entra in una strettissima gole fiancheggiata da due pareti di roccia alte sessanta metri. La posizione delle forze britanniche si rivelò immediatamente molto grave. Bersagliati dall'alto, i soldati erano completamente allo scoperto, ma dal canto loro non potevano individuare le posizioni in etti erano celati i nemici. Le prime scariche di fucileria per di più avevano sleso al suolo alcuni ufficiali, un fatto questo che dimostra come nelle file dei ribelli ci fossero degli ottimi tiratori. I telegrammi riferiscono che uno dei carri armati accompagnato da tre autocarri prosegui il viaggio a grande velocità recando la notizia dell'imboscata al forte di Wana. Da lì partirono reparti di mitraglieri; telefonicamente furono poi avvertiti dallo stesso Wana un fortino occupato da una compagnia di truppe del Pungiab e altri posti militari della regione. Fatto sta che dopo qualche ora giunsero sul posto della lotta rinforzi di fanteria e di aviazione e che il combattimento si estendeva a tutta la filile. A quanto sembra, le alture formicolavano di ribelli. Gli inglesi hanno dovuto resistere all'attacco per l'intera giornata di venerdì, la notte tra venerdì .e sabato e il sabato mattina. Uno de gli aeroplani è stato abbattuto du gli insorti, ma gli aviatori si sono salvati. Alla fine i musulmani hanno cessato il fuoco e si sono dispersi. Una parte di essi ha però inseguito gli autocarri che si ritiravano verso il punto di par- lenza di Manzaì. Non occorre sottolineare che leautorità britanniche in India sono gravemente preoccupate dell'accaduto. Lo scontro è una dimostrazione ben chiara che la decisione Ai bombardare le vallate abitate dalle tribù ribelli non ha prodotto gli effetti desiderati. Esso fa al contrario ritenere che il fachiro Ipi, il quale indubbiamente ha ispirato questa imboscata e ohe si trova ora nascosto in una caverna della valle di Sciaktu, è più deciso che mai a continuare la guerra santa contro gli inglesi. Le proposte di Gandhi A lui anzi un corrispondente dall'India attribuisce l'intenzione di proclamare nel Waziristan una repubblica indipendente. Questo giovane uomo dalla barba rossa esercita sugli indigeni di quella impervia regione della frontiera nord-ovest un fascino così profondo che ogni successo ottenuto dalla diplomazia coloniale britannica nelle sue lunghe trattative con le singole tribù viene immediatamente distrutto all'apparizione del fachiro Ipi. Passiamo ora all'India propriamente detta. Dopo Pundit Nerù anche Gandhi ha risposto alle offerte di lord Zetlund ministro dell'India di un accordo fra nazionalisti e governo. Ma essendo etili stato il bersaglio di alcune invettive del ministro Zetlund, Gandhi ha adottato un tono vivace nella sua replica. « Il fatto che produce sbalordimento in India, egli ha detto, è che gl'inglesi le impongono una costituzione contraria ai suoi ben noti desideri e poi anzi che lasciare l'interpretazione di tale costituzione a tribunali imparziali impongono l'interpretazione loro chiamando tutto ciò col home di autonomia ». Gandlii si è ribellato all'accusa secondo la quale egli avrebbe ordinato ai suoi seguaci di non accettare cariche ministeriali se non n certe condizioni, perchè sapeva erano in- che queste condizioni compatibili con la costituzione stessa* e premeditava quindi il sa- \botttgtiio della «autonomia ». Et/li\ha detto che i governatori brìtan ilici avrebbero potuto rinunciare ai poteri speciali senza commettere infrazione dei loro doveri e della costituzione. Gandhi prima di decidere il suo atteggiamento aveva consultato infatti i più insigni giuristi dell'India tanto indù quan to musulmani e parsi, e costoro gli avevano detto unanimamentè che di incompatibilità non era il caso di parlare. <r Questi giuristi — egli ha detto — sono riconosciuti anche dalle autorità britanniche come fra i più saggi del paese. Vi è perciò una sola soluzione possibile del dilemma, una sola via di uscita dal punto morto fra le due intransigenze: la via dell'arbitrato ». Gandhi ha proposto che sia istituito un tribunale arbitrale di tre giudici, uno dei quali sarà nominato dal congresso indiano, l'altro dall'Inghilterra e il terzo dai primi due giudici. « Le dichiarazioni di lord Zetland alla Camera Alta —■ ha detto Gandhi — confermano la mia opinione e ravvivano il sospetto che tutti in India hanno circa le intenzioni britanniche. Io voglio che prevalga la giustizia. Non si tratta di fare della diplomazia con l'India. Si tratta di una questione di vita o di morte. Fino a quando gli statisti britannici vorranno fare dell'imperialismo in India non vi sarà alcuna prospettiva di riconciliazione col congresso, il quale rappresenta I" India intera. Io credo nella possibilità di un'amicizia con l'Inghilterra, ma non ammetto lo sfruttamento imperialistico dell'India ». Il tribunale arbitrale proposto da Gandhi dovrebbe decidere su questi due punti: 1.) competenza dei governatori di dare le assicurazioni richieste dal congresso a proposito dei poteri speciali che la costituzione conferisce loro; 2.) legalità o meno degli attuali ministeri di minoranza nelle pròuincie in cui la maggioranza nazionalista ha rifiutato l'incarico governativo. Il « gabinetto » del partito del congresso terrà una riunione a Warda il 26 aprile per discutere la grave situazione sviluppatasi in India dopo l'entrata in vigore di quella costituzione che gli inglesi definiscono «autonomia » e gli indiani « atto di oppressione ».

Persone citate: Gandhi, Masud, Warda