Bizzi batte in volata Marabelli dopo una fuga che ha acceso il finale della corsa brillantissima nella metà in letargo nella seconda di Giuseppe Ambrosini

Bizzi batte in volata Marabelli dopo una fuga che ha acceso il finale della corsa brillantissima nella metà in letargo nella seconda LE TEE VAImImI VARESINE Bizzi batte in volata Marabelli dopo una fuga che ha acceso il finale della corsa brillantissima nella metà in letargo nella seconda (DAL NOSTRO INVIATO) Varese, 12 mattino. Questi nostri corridori sembra ci prendati gusto'a farci soffrire il supplizio di Tantalo. Partono, pare, con bella provvista di buona volontà, si danno sul principio un gran daffare col proposito di ammannircl un piatto saporoso, ce ne fan sentire il primo profumo, pregustare il sapore sopraffino e poi, a un certo momento, di colpo, o perchè manca il fuoco, o perchè i buoni ingredienti se ne vanno in fumo, o perchè si dimentica il condimento, fatto sta che la pietanza che dovrebbe soddisfare il nostro appetito non giunge a cottura, o vien fuori insipida, e che chi ha fame deve accontentarsi di mordersi i denti. Così è capitato' ieri a noi clic speravamo alla « Tre Valli Varesine » di fare una scorpacciata di buoni piatti preparati e cucinati da quei simpatici e valenti cuochi che sono i giovani quando non piegano sotto gli occhi e la frusta, dei loro padroni e capi. Se, invece che in termini... gastronomici, doivcssi dire la stessa cosa in termini musicali, direi che ieri la corsa varesina è stata una sinfonia scrìtta su, un foglio a due pagine; sull'una era steso un « allegretto », ami, un « molto mosso », sull'altra, un « adagio», anzi un «molto lento» che finiva con una «fuga» di poche battute e una «corona» non del tutto intonata. La corsa a due facce Insomma, la corsa Ai cui vi debbo parlare ha avuto due facce, una bellissima, seducente e promettente, l'altra funerea, sconcertante e irritante, die alla fine s'è illuminata e colorita. Non so se furono le troppe virtù e attrattive delUi prima a deprimere e svuotare la seconda, nel qual caso verrebbe spontaneo pensare che le corso da noi, in questo periodo di transizione e di evoluzione, non sanno avere una linea, un carattere, e che i nostri corridori non sanno o non vogliono reggere d<i cima a fondo. Pensate che, alla partenza da ta dal generale Vaccaro, in una mattinata che era tutto l'opposto di quella che la sciatacela di sabato lasciava presagire, cominciarono immediatamente, sin dai rettilineo in discesa in cui si lanciarono i corridori, gli scatti e le volate che misero subito la marcia su di un piede di oltre 42 dmedia, e che per i primi 100 chimetri ci M tenne quasi sui trentanove. Il primo tentativo fu fatto da Valle, PiubeUiui e Sessail secondo da Baiente, Romanatti, Scorticati e Mara; il terzo da Morelli, Gambacorta, Cincin, De Paolis; i primi due furono presto soffocati, ma l'ultimo prese consistenza, tanto che a Sesto (chilometri 35) i quattro precedevano di mezzo minuto Cipriani, Brambilla, Astrila e Scorticati; di uno Rogora, Romanatti, Varetto e Piùbellini, e di poco più il grossoQueste unità, dunque, eran in vista l'una dell'altra e sui rettilinesi vedevano tutte e tre, cercardi portarsi via, tutte filando a più di quarantatre, metro su metroLa lotta durò quasi una mezz'orae si risolse prima col ricongiungimento del terzo nucleo col secondo nelle vicinanze di Aligerapoi con la fusione di questi inseguitori coi quattro fuggitivi dopIspra. In questa azione fu particolarmente ammirata l'energia dRogora. Sui 45 all'ora A riassumere e fissare questprima fase, dirò che i sessantuchilometri e mezzo, fino a attiguo, furono coperti dai primi iottantadue minuti, il che fa unmedia di quarantacinque ! Seguiva a 15" un sestetto con Bergamaschi, Sessa, Lena, Benente, Canavesi e Zandonà, e a l'50" tuttgli altri. Ciò significa che la reazione era stata pronta e che nep pur dietro si mollava. Il fresco e lo splendore del Lago Maggiore, sui cui bordi sfilavamo da Lavaio a Germlgnaga, sembrò sferzare ancora gli inseguitori; ai dodici di testa vennero ad aggiungersi i sei che premevano alle loro spalle, mentre gli altri si avvicinavano sensibilmente. Il tono della corsa, che accennava re calare, fu risollevato dalla salita del Brinzio. Rogora e Bergamaschi segnarono le prime battute, tosto movimentate da Canavesi, che ridusse l'avanguardia re Bergamaschi, Cinelli, Romanatti e Rogora. Poi anche Bergamaschi e Romanatti persero leggermente contatto, sì chein cima Vasco passò con Astrila che aveva avuto una bellissinui ripresa, 5" dopo i primi tre; re 45" veniva Romanatti, a 1' 20" Cipriani, Benente, Sessa, Scorticati, Morelli. Un gruppo con Bizzi era re 1' 50", un nitro con Bina 2' 15". Nella discesa su Varese Bergamaschi e Astrua piombarono su ; e o o o . i e ù . , , o i a n n a i - primi e dietro di loro la fomiazionc sparsa si andò aggruppando, mentre Bini, attardato da un salto di catena, inseguiva con Bailo e altri. Tra Varese e Malnate gli inseguitori fecero un corpo solo, a circa un minuto è mezzo, che tornò a smembrarsi a un passaggio a livello chiuso, in cui, manco dirlo, quello scoiattolo di Camusso se la svignò per primo; ma, inseguito e raggiunto da Introzzi, fu assorbito poco dopo anche dagli altri, e tutti incalzarono ancora i ptimt. sino re riprenderli dopo Caccxvio. Questa ventina di corridori, tir fornitasi a Ponte Chiasso, attaccò la salita di San Fermo circa un minuto prima di Bini. In cima a questo dislivello, su cui Camusso, Bizzi e Bertoni furono l più attivi, giunsero insieme, oltre questi tre, Balli, Gios, Macchi, tinelli, Canavesi, Introzzi, Masarati, Bergamaschi, Fantini, Magqioni. S'erano percorsi 144 ertilo metri; re questo punto si voltò pagina e... cambiò la musica. Bini potè facilmente riprendere e andò subito in testa re fare una finta d'attacco; lo imitò Mollo, poi Camusso, mentre il gruppo di 18 diventava di 30. L'attacco di Bizzi Bertoni cercò, tirando re lungo, sulle salite di Cantcllo e di Viggiù, in vetta alla quale giunse con Bizzi, di mettere in vista, la sua buona forma, più che di dare fastidi ai/li avversari che seguivano compatti. A Viggiù (Km. 172) si erre sulla inedia di 36,5 e si andò calando. Bizzi cadde in discesa, ma buon per lui che la tirata di Camusso, Bertoni, Bergamaschi, Cincin, Balli, Introzzi si andò presto esaurendo e dalle immediate, retrovie risalirono di nuovo tutti quelli di prima; rivedemmo perfino Cazzulani, che da Lavello, cioè da oltre 110 chilometri, per guasto al cambio, inseguiva da solo, dopo esser stato in ritardo di sei minuti, Questo è un piccolo, ma chiaro sintomo, di quello che stava diventando la corsa dolio lo sfolgorante inizio. C'era ancora una speranza: che il Marchirolo o la rampa di Gavirate servissero re evitare l'onta di un arrivo in gruppo con metà partenti. Ma la salita che attaccammo re Ponte Tresa allungò la fila, la spezzò, ad opera di Bertoni, ma non produsse distacchi sensibili e trexfo mena decisivi, Dopo Grantola tutti erano di nuovo insieme e si misero re passeg giare sino re Gavirate. Mentre Bertoni si prodigava nel suo regolare e non sfiancante comando saltò fuori all'improvviso Bizzi e fece di colpo piazza pulita dietro di sè. Ma, riavutisi dalla sorpresa, Marabelli prima, Mollo e Rogora poi, si gettarono disperatamente alla caccia. Mancavano nove chilometri all'arrivo; una fiumana di vetture invadeva, nonostante il più volonteroso servizio d'ordine, la zona su cui si combatteva questo accanito episodio risolutivo. Mentre Mollo e Rogora. dopo aver avuto l'illusione di poter risalire re qalla, furono di nuovo sommersi dall'ondata del grosso, Marabelli si faceva di nuovo gradatamente sotto, riguadagnando a palmo a palmo i trecento metri perduti. Alle porte di Varese egli potè riattaccarsi alla ruota di Bizzi. Quello' che fa la volata In pista si dovevano fare cinque giri, ma Bizzi e Marabelli avevano fatto appena metà del primo che fecero il loro ingresso anche gli altri. Cosi che i due, accelerando, furono presto alla coda della fila, la risalirono e andarono nelle prime posizioni. Successe quello... che era facile prevedere. Il dubbio che rimaneva era su chi sarebbe stato il più fortunato nell'avere un compagno die gli tirasse la volata. Fu Bizzi, ch'ebbe in Molla chi alla campana lo prese sulla sua ruota, accelerò sino all'entrata dell'ultima dtrdILd curva, poi gli lasciò via libera per lanciarsi, mentre Marabelli non potè che seguire l'avversarlo senza mai minacciarlo. I camerati della « Binda » che, del resto, hanno organizzato con la solita maestrìa e passione questa loro corsa, mi permetteranno di dire francamente che sarebbe stato bene fermare il gruppo all'ingresso della pista c fargli disputare una volata dopo quella dei due primi arrivati. Dirò, però, subito, che l'intervento di Mollo, che non è meno regolare del solito aiuto che il gregario dà al suo capo, non ha, a mio avviso, modificato nulla, perchè il modo con cui Bizzi ha regolata Marabelli è stato così netto da non lasciare alcun dubbio su chi in quel momento fosse il più veloce. Cosi finalmente, il corridore caro al signor Ghelfi vince una corsa classica. La corsa si confaceva ai suoi mezzi, e per questo lo avevo messo tra i miei tre favoriti. Egli ha confermato oggi d'essere in salita più capace di un brillante che di un sostenuta at- acco, d'essere, cioè, più scattato- re che rude scalatore, e di possedere, dopo un violento se non duro sforzo, una bella punta di vedeltà. Credo che Bizzi, nella stagione, debba migliorare ancora. Lo vedremo à punto nel Giro d'Italia. Marabelli, che s'è occupato anche di Bini, ha finito in bellezza una corsa, in cui non s'era fatto molta notare. Il ragazzo sta facendosi le ossa; è dei pochi che progrediscono lentamente, ma sicuramente. Stupefacente la disinvoltura con cui Servadci ha battuto Bini in volata; il suo... patrono Saniarini gongolerà di gioia: ne ha ben donde: secondo a Modena, terzo a Varese; manca un primo... Canavesi, Rogora, Cinelli, Camusso, Bertoni sono stati fra i personaggi più in vista; estroso come sempre, non del tutto fortunato, non freschissimo nel finale, m'è parso Bini. Bergamaschi continua a darmi l'impressione che in maggio dovremo spesso parlare di lui. E forse anche prima, perchè il Natale di Roma vedrà tutti i nostri, salvo Martano, impegnati in quel Giro di Toscana che sarà la prova generale della grande corsa a tappe. Giuseppe Ambrosini CANAVESI, ROGORA E CINELLI HANNO STACCATO TUTTI SULLA SALITA DEL BRINZIO. BIZZI E BERTONI CONDUCONO SULLA SALITA DI MARCHIROLO.