Galvanizzazione dello "statu quo,, nel piano anglo - sassone

Galvanizzazione dello "statu quo,, nel piano anglo - sassone Iniziative economiche a sfondo politico Galvanizzazione dello "statu quo,, nel piano anglo - sassone I veri Aggressori Londra, 6 notte. II discorso pronunciato ieri sera da Cordell Hull a Washington appare dai resoconti dettagliati giunti qui durante la giornata assai più importante di quanto non potesse essere giudicato in base agli estratti di Ieri sera. Esso è Importante in quanto sottolinea la responsabilità delle nazioni abbienti per l'Intensificarsi della crisi economica negli ultimi anni dalla quale per necessità di cose doveva svilupparsi l'attuale crisi politica. «Le animosità e I risentimenti nella sfera delle relazioni commerciali e finanziarie, ha detto 11 ministro degli Esteri americano, e le aggressioni economiche e le rappresaglie da essi provocate sono in massima parte responsabili della profondità del disagio economico in cui sono state gettate alcune nazioni. Da questo disagio fu causata la tentazione a cercarcuna più estesa autarchia con la forza delle armi ». Il discorso di Hull Cordell Hull ha quindi rilevato come in conseguenza di questo sviluppo si siano visti 1 paesi lanciarsi nella gara degli armamenti. Essa costituisce oggi la più grave preoccupazione degli Stati Uniti e indubbiamente è la ragione alla quale si ispirano i progetti che vengono attribuiti al Presidente Roosevelt e allo stesso Hull di intervenire nella politica europea con proposte di disarmo economico e militare. « Il riarmo dà l'impressions, ha detto il ministro degli Esteri americano, di un'intensa attività economica. Ma questa attività è come il calore malsano dc»la febbre. Essa distrugge anzi che costruire, sparge il seme del disastro sia nella forma di esplosione militare, sia in quella di collasso economico ». Ciò dimostra ancora una volta come l'opinione americana, non solo riguardo agli armamenti delle Potenze totalitarie contro le quali si ritiene siano diretti di sento gli strali dell'eloquenza politica di oltre Atlantico, ma anche e sopratutto nel riguardi del riarmo britannico più gigantesco degli altri, sia che con la produzione bellica si trasformi l'assetto economico di un paese in modo la impedire un ritorno alla normalità senza una crisi o senza una guerra. In vista del discorso di ieri di Cordell Hull acquistano ancora maggiore attualità gli scambi di vedute svolgentist in questi giorni a Londra fra i rappresentanti di varie Potenze dietro le quinte di quella conferenza dello zucchero che ha già rivelato di essere più che altro un pretesto per una radunata di uomini di Stato importanti aventi ben altre inten zlonl. Non per nulla si trovano a Londra Norman Davis, il ministro degli Esteri olandese Colijn (uno degli animatori della convenzione di Oslo), il Primo Ministro danese Starnlng e il ministro dell'Economia nazionale francese Spinas se. Non per nulla proprio ora è stato reso noto l'invito anglo-f ran. cese al Primo Ministro belga Van Zeeland di compiere una Inchiesta sulla possibilità di un abbassamento delle barriere doganali e della convocazione di una corife renza mondiale che dovrebbe essere la continuazione di quella del 1933. A proposito dell'invito a Van Zeeland si odono tuttavia a Londra delle voci secondo le quali esso doveva rimanere un gelosissimo segreto e si ritiene che a volerlo mantenere segreto fosse in primo luogo l'Inghilterra il cui governo non avrebbe le mani libere nel campo doganale, ma sarebbe dominato dagli interessi industriali costituiti e dagli accordi di Ottawa. Senonchè Van Zeeland alla vigilia del suo duello elettorale col capo rexista Degrelle non poteva non approfittare di una mossa Internazionale che potrà essere interpretata nel Belgio come la dimostrazione del suo prestigio di statista e ha perciò svelato tutto. Gli impegni di Ottawa E' chiaro che Baldwin dovrà destreggiarsi fra i gruppi interni che di abbassamenti doganali non vogliono udir parlare e 1 due gruppi di Potenze, quello franco-americano e quello di Oslo, che domandano riduzioni doganali e un principio di ritorno al libero scambio. Secondo certe fonti ogni idea di convocare una conferenza economica mondiale sebbene enunciata nell'invito a Van Zeeland non sarebbe presa sul serio dal gover' no inglese e l'unica possibilità del momento rimarrebbe quella di un trattato dall'Inghilterra con la America, ma non accompagnato dalla rinuncia ai principi in vigore della politica doganale inglese, e forse una riduzione del contingentamenti da parte dell'Inghilterra e delle restrizioni monetarle da parte di altre Potenze. Certuni hanno però l'impressione che in seno al Gabinetto di Londra non esista una totale unità di vedute a questo riguardo. Se vi sono i dicasteri economici che si fanno portavoce degli interessi co- stitultl e sconsigliano da qualsiasi passo capace di capovolgere lo statu quo, vi è il Foreign Office il quale, si dice, favorisce concezioni che potrebbero incoraggiare la formazione di un fronte unico delle Potenze democratiche nel campo economico commerciale e finanziarlo. A Londra cioè si considera l'accordo tripartito anglofranco-amerlcano come un ammonimento di carattere politico rivolto alle Potenze che Inghilterra, Francia e America sono unite da importante solidarietà d'interessi, e si considera d'altro canto la convenzione di Oslo come una coalizione antitedesca. L'obbiettivo politico Siccome gli Stati di quella convenzione hanno bisogno di aggiogarsi al carro economico di una grande Potenza, si desidera che siano aggiogati al carro inglese o, meglio, al fine di diminuire gli oneri dell'Inghilterra, a quello delle tre grandi Potenze atlantiche, Inghilterra, Francia e America. Di guisa che i due raggruppamenti sono cosi fatti convergere. Debole nel gruppo di Oslo è il componente danese perchè la Danimarca confina con la Germania e non intende provocare rappresaglie, specie in considerazione delle debolissime difese militari di cui dispose. Ma ecco che a questo riguardo Svezia e Norvegia sarebbero pronte ad aiutare finanziariamente la terza nazione scandinava a provvedersi di un sufficiente riarmo alla condizione che il governo di Copenaghen dia serie garanzie di voler rimanere un saldo e sicuro membro del raggruppamento di Oslo. La tendenza è dunque contrarla a quella liberistica e il significato politico di questi sforzi economici è manife sto chiaramente. Il corollario di tutto ciò è che In fondo non si sta compiendo un tentativo di riparare ai malanni presenti secon do 1 principi onestamente denunciati ieri sera da Cordell Hull ma di allargare il fronte dei difensori dello statu quo attuale comprendendovi tutte le Potenze grandi e piccole che possono essere considerate potenze soddisfatte. Non risulta infatti che i promotori di questo magnifico piano di risanamento abbiano manifestato finora la più lontana intenzione di indirizzare inviti a collaborare nè all'Italia nè alla Germania nè al Giappone, le tre grandi Potenze che sono qui poste sullo stesso piano perchè più povere di risorse economiche e finanziarle, più ricche di popolazione e perciò naturalmente le vittime di quell'aggressione economica di cui Cordell Hull, ieri sera, ha parlato in modo cosi aperto, anche se sembra che non sia stato capito da chi non vuol capire. V.