Gli scambi mondiali e la missione di Davis

Gli scambi mondiali e la missione di Davis Gli scambi mondiali e la missione di Davis Dal campo economico a quello politico - Ipotesi e fatti Londra, 5 notte. L'opinione pubblica britannica è persuasa che si possono attuai-1 mente avvertire nel mondo alcune i tendenze ad un riassestamento dei vari gruppi di interessi ed è ugualmente persuasa che. influen- zSndo i raggruppamenti su basi economiche si iiotrà costruirvi• ^A^ì^e^^stemi colitici A auesto riguardo 1 n^ìS^V'S^^^ì^conversazioni che si svolgono a ■Londra e a Washington uer un av-1lnvtetaamLtc^tommertìalf an^o-l^americano, gli scambi di vedute in corso fra Londra, Parigi e Bruxelles, le trattative fra i paesi aderenti alla convenzione di Oslo (Norvegia, Svezia, Danimarca, Belgio, Olanda e Finlandia) e infine i lavori della conferenza dello zucchero, inaugurati oggi a Londra, in una sala del Foreign Office. cI negoziati di Davis Non vi è nulla da aggiungere sulle attività di Norman Davis, l'ambasciatore straordinario americano venuto a Londra pe;r rappresentare il suo paese alla conferenza zuccheriera. Ma va notato che, non ostante tutte le smentite date da Cordell Hull e dal presidente Roosevelt alle voci giornalistiche secondo le quali Davis starebbe compiendo una missione in Europa di estrema importanza per l'avvenire dei rapporti internazionali, a Londra si riconosce che i suoi contatti con gli uomini di governo britannici mirano ad esplorare il terreno onde vedere se questo sia preparato ad accogliere proposte della Casa Bianca per un disarmo, se non ancora militare, almeno commerciale. I negoziati confidenziali condotti da Norman Davis rientrano nella cornice di quel sistema mondiale che venne previsto, con la dichiarazione monetaria tripartita anglo-franco-americana del 26 settembre. Si rileva qui che l'America e la Francia sarebbero.sin da ora pronte ad edificare un sistema di rapporti su quella base ma che l'Inghilterra deve procedere con estrema cautela data l'esistenza degli accordi preferenziali di Ottawa, i quali la legano ai Domi nions. In altre parole, mentre Washington suggerisce il ritorno al principio della nazione più favorita nella politica doganale angloamericana, Londra replica di non poter decidere nulla senza consultarsi con le capitali dei Dominions e lascia comprendere che questi ultimi non sarebbero favorevoli all'adozione di un principio il quale scombussolerebbe i rapporti economici in quel paesi adeguatisi da cinque anni al nuovo stato di cose. Ma, a dispetto di questi ostacoli ,è persuasione degli ambienti politici londinesi che dopo la visita del ministro del commercio britannico Runciman a Washington l'atmosfera delle relazioni anglo-americane sia oltremodo migliorata e che, quindi, non sia da escludere la conclusione di un importante trattato commerciale interatlantico il quale dovrebbe costituire un inizio della rottura del ghiaccio protezionistico ed essere il segnale di un miglioramento della situazione economica internazionale. E' in diretta connessione con queste trattative che va posto l'invito trasmesso nelle ultime ventiquattro ore da Londra e Parigi a Bruxelles di studiare la possibilità di un'adesione belga ad un'« inchiesta per la riduzione del'.e barriere che ostacorano il commercio internazionale e dei contingentamenti ». Viene sottolineato a Londra che non sarebbe giusto pensare che qui si abbia l'intenzione di convocare una conferenza mondiale economica. L'invito dimostra però quanto serie siano .'e intenzioni di sondare l'atteggiamento dei vari governi. Speranze e timori Se dal campo economico passiamo a quello politico, vediamo oggi emergere opinioni sulle prospettive future dell'Europa che appaiono assolutamente fantastiche ma che tradiscono, se non altro, o speranze o timori di questi ambienti politici. Queste opinioni derivano da due convinzioni che sembrano ugualmente infondate. La prima è che in Germania ci siano due tendenze nei riguardi della Russia: la tendenza del nazionalsocialismo ad attendere il crollo di Stalin e il disfacimento interno dell'Unione sovietica, e la tendenza dei circoli militari tedeschi i quali sarebbero persuasi della saldezza del sistema politico russo e della forza dell'esercito di Vorosciloff. La seconda è che la Russia di Stalin, per mezzo dei processi grazie ai quali i trotzkisti e in genere i vecchi rivoluzionari vengono sterminati, stia diventando un po' alla volta un nuovo Stato nazionalista e imperialista. Il corollario di tutto ciò è che sia in Germania (specie dopo la riconciliazione del Cancelliere Hitler col Maresciallo Ludendorff) sia in Russia (specie dopo l'eclissi del Maresciallo Tukacewski, che era un fautore fervente del patto franco-sovietico) esistano i simpatizzanti di un riavvicinamento russo-tedesco ossia di un ritorno alla politica di Rapallo. E' inutile dire che questa opinione, da cui discendono logicamenta altre previsioni sui futuri raggruppamenti europei, non trovano al momento attuale nemmeno la più lieve dimostrazione nei fatti. Ma è interessante che siano manifestate da due dei più autorevoli e bene informati scrittori londinesi, ossia i collaboratori diplomatici del « Daily Telegraph * e del «Manchester Guardian », «tnisonDmigccrsmntgltsdadsqupigzp

Persone citate: Cordell Hull, Ludendorff, Norman Davis, Roosevelt, Runciman, Stalin