TIRANA CITTA' DELLE MOSCHEE di Curio Mortari

TIRANA CITTA' DELLE MOSCHEE VIAGGIO IN ALBANIA TIRANA CITTA' DELLE MOSCHEE (Dal nostro inviato speciale) TIRANA, marzo. Sono entrato in territorio albanese sotto il segno della Luna Crescente. Passate le pulndi sotto le quali giace sepolto da millenni l'aulico porlo di Dynachium, sono rimasto stupito, dirò meglio abbacinato da uno spettacolo cui raramente, nei miei viaggi pel mondo, mi era, capitato di assistere. La falce della- luna nuova splendeva ad Occidente come un monile d'oro puro; eppure, sotto di essa, l'orizzonte fiammeggiava ancora come se fosse in preda a un enorme incendio. Tutt'intorno Te montagne andavano rinserrandosi, quasi ad anfiteatro; ma senza incupirsi; irradiando invece i colori di una tavolozza favolosa. Un pittore {pensavo in quel momento ai miei umici artisti dì Torino) avrebbe ritrovato in queste rocce e in questi valloni tutte le gamme delle tinte bacchiche: — dalla colorazione tabacco alla vinaccia; dal rame vecchio al blu cobalto. Tra le fessure, poi, seni' brava colare quello che, nel gergo pittorico, si chiama « tubetto»: — venature di colori ora gcccèvtpspscsanguigni, ora più teneri e mar-, oidi; taluni quasi vellutati, dal\cremisi al giallo della banana\ppdsmcmIl segno della Luna Crescente i Ho detto di essere penelrato in\Albania sotto il segno della Luna | wp'';«<° « simbolo islamico. Le in- Crescente, la luna'bicorne che ha\o e , e a , ù , e , r e a e i n i , o è o ; e i e a luizioni e le fatalità poetiche han no spesso una forma di vero. E infatti tutte le scene e le figure che ho incontrate lungo la strada, viaggiando da Durazzo a Tirana, sembravano attestare la presenza dell'Oriente: — d'un Oriente tanto più insolito perchè situato, si può dire, a mezza giornata- di viaggio dall'Italia. Gli uomini della campagna ap- parirano tutti in fez bianco. Tu-'luni portavano annodati intorno'.al copricapo fazzoletti di colore a mo' di turbante. I loro farsetti ' infiocchettati, le loro cinture gialle o scarlatte, li facevano apparire sfarzosi come galli, beucliè tornassero dalle massicce fatiche della giornata. Più modeste, più dissimulate apparivano le donne, ed anche questo era un segno di morale musulmana. Tuttavia il loro passo, pur nel drappeggio ampio dei pantaloni a fiorami, conservava^un non so che d'elegante, come.nelle antiche figurazioni delle ce-1ramiche. Alcune di queste donne{o ami aaerano a cavallo e fumavano indolentemente quelle sigarette che si ricavano arrotolando con le dita, in un foglietto leggero e quasi diafano di mais, quel tabacco biondissimo e crespo che cresce tanto floridamente sulle terre di Albania. Di quando in quando attraversavano la via a profonde carraie, in cui le pozze d'acqua avevano iridescenze di madreperla, torme di bùfali. Ed anche sul loro pelo nero e brutale, la strana chimìa di quella sera operava i suoi sortilegi. Lo trasformava in una specie di lanugine violàcea... Questa impressione, dirò quasi violenta, d'Oriente doveva essere infatti una logica preparazione al panorama di Tirana, dove arrivammo circa un'ora dopo, mentre già dai numerosi minareti della capitale d'Albania, i « muezzin » Cantarano le loro nenie, sotto lo scintillio dei primi astri. I breviari del nascente turismo d'Albania, quando chiamano. Tirana « la città delle moschee », dunque non mentono. Islamismo e modernità Quantunque la religione della maggioranza degli Albanesi, risalga soltanto a qualche secolo fa, ai tempi cioè della prima invasione turca, bisogna pur riconoscere che essa ha lasciato dure radici netta coscienza religiosa del paese, ma soprattutto nei suoi costumi. Certamente le teorie novatrici di Re Zog I c dei suoi collaboratori sono ispirate dal desiderio di spogliare la religione islamitica di certi attributi antigienici, i quali del resto non erano certo nello spirito di Maometto, grande igienista sotto il manto della credenza. E del pari l'opera del Monarca — che pure è de a spogliare il popolo di certe superstizioni anti-moderne, come attesta la fase d'attuazione pratica alla quale queste teorie sonoun fervente Maomettano — ten-- ----- -•■ giunte proprio in questi giorni, con l'abolizione del « ciarciaf », cioè quel funebre velo nero che copre il volto delle donne. Ma non è men vero che queste riforme dovranno ineluttabilmente tener conto di queste tradizioni religiose, pur attraverso quei cauti temperamenti che la procedura riesce sempre a nascondere nelle proprie pieghe... Nell'ampia e fertile piana che si stende sotto i piedi del massiccio montuoso del Dajti, Tirana ap „ Gh A«wne» professano per camPanl,e ™nezwmo pare subito col suo caratteristicopanorama di citta orientale. A \ darle questa singolare fisionomia'. sono soprattutto i profili aerei deiiminareti, assai numerosi per unai città che conta qualcosa più di 20jmila abitanti e che se è, nella > maggioranza- della sua popolazione, musulmana, conta tuttavia anche una popolazione cristiana, come attcstano le due chiese cattolica e greco-ortodossa coi loro campanili e le loro mitrie di pietra. C'è anche, è vero, l'antico campanile veneziano, che oggi, sormontato da una cuspide nuova e munito di quadrante luminoso, Mgna\le ore, le mezz'ore e i quarti coÌsuo bronzo misterioso e sonoro il una specie di culto storico, che va anche al vecchio pan te ad arco che cavalca il fi"me unmldo la cit.tà Proptia- mente detta al « villaggio degli singaH». Ma il campanile di San Marco non è, ad onta della, sua cuspide nuova, il monumento più alto della Capitale, giacché proprio al suo fianco sorge il minareto della Vecchia Moschea, di una decina- di metri più proteso verso le stelle... Minareti e bazar Tosto, al visitatore, appare presso la Vecchia Moschea, dal loggiato tutto a rabeschi e trafori, anche la Nuova; più piccola ma non meno interessante. Il suo mi nareto è di molto più basso, ma non meno pittoresco e affusolato. C'è anche davanti a questo recinto di Allah il caratteristico pozzo con l'argano di vecchio legno, presso il quale i fedeli vengono, nelle ore rituali, a compiere quegli esercizi spirituali che li fanno rassomigliare a strani acrobati: Ma oltre a queste due tradizionali moschee, altre ve ne sono ai pnn- ^ cardinali della città; presso ilnuovo mercato coperto e anche aUe Ue dgHa Capitale, Una per-fi)w ce n>è j)( C0Stn(Jj0)le lHn,,0 i( Viale intitolato a Mussolini, ed ètutta — minareto e cupole — uicemento armato, secondo i detta- mi dell'architettura moderna. Ma l'impronta musulmana del-la città è anche più visibile ncivari quartieri indigeni. Tirana prt* . . ,. -'m questo senso, rassomigliare, slapure in edizione più ridotta, a Bagdad o a Teheran. Sono le stcs- se botteghe di artigiani e di ven-diton allineate lungo le vie, e spa-lancate come bazar. B to stessa esposizione di tappeti, di stoffemulticolori, di marocchinerie varie, di monili, di argenterie, di bisotterie (passatemi la parola (spi rata dalla... barbarie novecentista) ~ j: i.uj —, : * i t> .je di prodotti alimentari. Predo minano le macellerie, con le loro sanguinose ostentazioni di greggi sgozzati, e le botteghe dove si vende il candido cacio albanese Il carattere orientale dell'indigenismo albanese si riscontra anche più addentro, indovàio nei recessi ove gli artigiani lavorano coi loro sistemi ancor vergini. Edecco i bazar dei fabbricatori difez, ove la labbricazione comincia «ab imiSD, cioè dalla battitura della lana, che l'artigiano compie con una specie di mastodontico arco da contrabbasso, di cui fa vibrare la corda tesa, fino a trasformare i bioccoli in una lanùgine fine, quasi impalpabile. Ed cero la Via dei fabbricatori di vasi d'argilla; la via dei fabbricatori di babbucce; la via degli argentieri, che ostentano nelle loro bachèche i vecchi lavori in metallo prezioso, sottratti all'adunca incetta fatta in questi ultimi anni dagli antiquari europei. Si riesce ancora (quantunque a prezzi proibitivi) atrovare qualche collana /emmtni-le di grani color ambra o uva pas \sa; qualche braccialetto filigrana->f0 proveniente dalle tribù della montaqna; qualche vecchia spada albanese senz'elsa come gli Jata-gan; e qualcuna di quelle colosso- li pistole skipetare ad avancarica, che sono ricoperte e lavorate di argenterie come vecchie dame orientali. Il carattere musulmano della città si conferma anche negli innumeri caffè che la popolano, locali che conservano irriducibilmente lo stile d'Oriente, soprattutto nell'uso del «caffè alla turca », denso e cremoso quasi come In cioccolatta in tazza. I numerosi tentativi di introdurre a Tirana e in Albania le macchine da espres- ,0>10 falm Ed anche questn é una forza oscura della tradizione... lnfine vi accadrà di veder€y sf,mpre in auaìche oa~ayt quaiche vecchin fatalisticamente seduto con le namoe incrociate a X, ad onta deUe sedie e degli sanbeln di retro9™*«> s» affermerebbe per lo m™° tlJaJ.S0' T,l!to ^csto oscuro cui la città certo non manca! Arterie nuove Ma se da queste note di colore — che del resto sembrano fatte per incoraggiare l'adolescente turismo d'Albania — si volesse dedurre che la Capitale è una città cvldsszsbmvaptppnsctbtvspsurgptmponucleo indigeno è oggi irradiato e solcato di nuove arterie, che corrispondono ad altrettante decise volontà di modernizzazione. E' lo stesso fenomeno che ho riscon trato nei miei viaggi nel Vicino e nel Medio Oriente: dalla Persia al Turkestan, dall'Iraq alla Siria, dalla Turchia alla Palestina — Bisogna aver visto — mi dicci un colto Albanese — che cos'era Tirana or è un ventennio, per com- prendere il-miracolo d'oggi.' Esso è dovuto soprattutto allo spirito coraggiosamente e tenacemente innovatore del nostro Re. Tirana era allora un piccolo villaggio quasi inabitabile da un Occidentale. Non v'erano strade, ma sentieri ove erravano le pecore e le capre. Non v'erano case moderne ma blocchi di capanne costruite di quella- argilla nera che si chiama « cerpiccio ». Quando pioveva, tutto si tramutava in un pantano. Oggi al contrario avete la luce elettrica, l'acqua potabile, edifici nuovi in calcestruzzo, come la bella corona dei vari Ministeri; il magnifico mercato coperto; le grandi arterie pavimentate di cemento come il Corso Zog, il Corso Mussolini ed altri in costruzione. Esistono inoltre numerose case mo «terne con impianti di termosifo- »'/ c'è il telefono a domicilio; si aprono ovunque negozi, ove anche '1 forestiero può trovare tutto ciò che occorre al suo abbigliamento e «"« s'"1 toeletta. E dai caffè "d,fe sempre echeggiare i suoni f lex P'!r°Je delle radio, anche se la bevanda non e fatta con... la \«^oMna. Si trovano poi nume ros% «f**J e d?'e le ^ so't° ™,denU *.ÌL/T [vizio è corretto. E poi guardate la \KVia M g^***, jjm m di automobili pubbliche, modernissime, è sempre in attesa. Senza con- zE, tare che £ termìne di t„ stc)jt \sa via l'immenso hangar L^,. AU Littoria „ { CI|j apparec]cM posllono conlìurvi in memo di un'ora in tutti i centri più note voli dell'Albania. Tutto ciò è stato creato in pochi anni, con una vera febbre di rinnovamento. E ! • ... un grande balzo in avanti, che ne promette altri a breve scadenza... Non ho nulla da eccepire a quanto dice il mio informatore albanese. Quanto egli afferma coiiisponde a quella matematica verità, che io stesso ho potuto appurare. A questi sforzi innovatori cor- ] risponde d'altra parte la buona ! volontà della popolazione, dirò ine- l | glio del popolo, senza del quale nulla di nuovo può essere duraturo. Esso sente, sia pure oscuramente, che questa opera di rinnovamento andrà, alla fine dei conti, a suo vantaggio: — migliorerà le condizioni di vita, tanto igieniche che economiche. E' vero che, appena avrete compiuto il vostro primo giro di ricognizione nella Capitale, qualcuno vi avvicinerà per dirvi con un sorriso candido: — Avete visto, nel quartiere indigeno, il fico che è cresciuto sopra un cipresso ultracentenario? E avete visto il fico spuntato sulla moschea di ZaimaJ E' il vento che ce lo ha portato... ],. fboene- ct0 guasta forse? E leterna f°"'a dei Popoli, Oi que- \ popoli. C/ie cosa sarebbe, del resto' la mta "Msa dl essa' [ Curio Mortari,

Persone citate: Albanese, Cantarano, Monarca, Mussolini