Verziere

Verziere Verziere Forse l'uomo moderilo soffre di claustrofobia, e la terra l'acqua l'aria non gli bastano; all'uomo medievale, al contrario, ripugnavano gli spazi aperti e sfasciati, e il chiostro, il castello e la città murata, l'orto concluso furono i suoi ideali d'arntonia e di letizia. Si dirà: perchè allora il mondo era tutto insidia e tradimento, sospetto di nemici e guerra perenne, sicché l'ideale era un ideale di sicurezza : sentirsi chiusi, recinti, protetti. Mentre oggi... Comunque, se Dante è il poeta che esprime il più alto sogno del Medioevo, non è in lui. pellegrino degli abissi e delle inaccessibili cime e degli spazi interstellari, che dobbiamo cercare il portavoce della comune degli uomini. L'uomo medievale, quando volle uscir di se stesso e sognare, si ritrovò sempre nell'ameno verziere del Roman de la Rose. Per più di due secoli, in tutto l'Occidente, la fantasia non concepì nulla di più desiderabile di questo paradiso in miniatura: star presso a una fonte in uri fiorito verziere un mattiti di maggio, mentre gli uccelli cantano « in lor latino». Il giardino sognato da Guillaume de Lorris al principio del Duecento, lo ritroviamo tale e quale alle soglie del Quattrocento nella coppa d'oro di Louis d'Anjou, la cui base era smaltata « d'un terraige ou pré vert, de où naissent petits arbrisseaux de diverses manieres, et connins de plusieurs couleurs et contcnances panni ; et d'icculx partent plus grans arbres, tcnans par le Ione l'esmail du gobclct », lo ritroviamo negli arazzi del duca di Berry operati a querce, pini, castagni, aranci, con vaghi animali frammisti, lo ritroviamo con le stesse fontane e le stesse pergole e lo stesso smallo di fiori, più vivo di « oro e argento fine, cocco e biacca », come ameno sfondo delle dolci Madonne di Stefano da Zevio e di Stefano Lochner, e del Mistico Agnello dei Van Eyck : e siam già verso la metà del Quattrocento. Non voglio dire che il pittore veronese derivasse da quello renano: il verziere di Guillaume de Lorris era diventato uno stampino del gotico internazionale; riappariva nella decorazione delle stanze e delle vesti, nel vasellame prezioso e nei quadri, e anche in quei pratici vade mecum che oggi chiameremmo // Medico di sa stesso e che allora chiama van Tacuiitum Saititalis. Il più sontuoso di questi vade mecum è lombardo e si trova alla Biblioteca Nazionale di Parigi; già Francesco Novati s'era proposto di riprodurlo integralmente, ma l'onore è toccato a Elena Berti Toesca, e nessuno si rammaricherà di aver per guida alle leggiadre miniature, magnificamente riprodotte in fototipia dalle Arti Grafiche di Bergamo (// Tacuinum Sanitatis della Biblioteca Nazionale di Paritji, Bergamo 1937), invece d'un venerabile erudito una leggiadra signora, erudita per giunta. E piace pensare che il prezioso libretto, che, pur nella sua prosa, è tutta un'esaltazione del verziere, appartenesse a una nobildonna chiamata Verde, Verde Visconti, sia che si trovasse nel suo corredo di nozze quand'ella andò sposa nel 1365 a Leopoldo duca d'Austria, a insegnarle con eleganti figure e squisiti colori «quel che ogni madre di famiglia deve sapere», sia che venisse in suo possesso più tardi ; e se d'una cosa c'è da dolersi, è che il Tacninum non facesse parte del corredo dell'altra Visconti che nel 1368 andò sposa al principe Lionello d'Inghilterra, perchè, se è vero che tra il seguito di costui si trovasse Geoffrey Chaucer, gli occhi del giovane poeta di scepolo del Roman de la. Rose avrebbero potuto posarsi sulle pagine miniate dagli artisti lombardi (tra cui uno dalla maniera vicinissima a quella di Giovannino de' Grassi, come dimostra la Toesca), e conferire ad esse un fascino di più solenne circostanza. Ma anche se le pagine del viridario salutare non evocano più illustre lettrice di madonna Verde, che fresco soffio di pràtora medievali c'investe! Le piante son fronzute e tutte della stessa altezza, il fico, il pero, il pino, la palma, la maggiorana, il prezzemolo, fino agli umili ccci e lupini, e intorno a ogni pianta, che occupa un'intera pa. gina, figuran personaggi, di solito un uomo e una donna, di tutte le condizioni sociali, congniamente vestiti, e non è sempre vero che la raccolta delle piante rare venga fatta dalle stesse mani dei signori, e che i cibi del povero, castagne cipolle rape, siàn raccolte dai villici muniti di sacco e bisaccia e dagli ortolani: che proprio intorno a un sedano monumentale, cestuto come un capitello gotico flamboyant, troviamo la coppia più elegante di questa parata che. infine, oltre che un giardino di piante è un giardino di mode, lalora la scena è drammatica: perchè, ad esempio, contro lo sfondo del campo di miglio, cresciuto a foresta su cui calan gli uccelli, fa quel gesto di smarrita sorpresa, quasi si vedesse ai piedi una serpe, la donzella vestita d'azzurra e ltddbqlsnreqhcpmtnzpNèsDcCsldpCzddedipnfiasaeaasresalrteNtolcadnlatds violacea «cipriana», dalla cuffia e dai polsini rosei, dalla dorata borsetta fermata da nappe turchine? Forse perchè alzando la destra in quel gesto deprecatorio ella può mostrarci la fodera della « cipriana », d'un ardito giallo arancione? O dobbiamo cercare la spiegazione di quella posa, cosi gotica, nella leggenda che ai piedi di questa, come di tutte le altre pagine, dà l'ammonimento salutare? « Milium. Nature friqidae et siccac, etc. Juvamentum : quibus stomaci refrigerano ac humorum superfluorum desicatio aperitur. Nocumentum : panini nutrìt. Rcmotio nocumenti : sumplum cum bene nutrienlìbus ». Proprio così : suo nocumento, nutre poco; rimozione del nocumento : lo si prenda con cibi ben nutrienti ! Noti molto più profonda di così è la scienza medica di quel discepolo d'ippocrate, Galeno, Dioscoride, e via dicendo, che compose questo libretto, e il suo npBFrmbmdtnkpmrdqmaèdtsSnprn nome saraceno non vale a imporci rispetto: Abulkascm de Baldac filius Habadum medici. Forse avrebbe dovuto mangiare più carne di galline, che, com'egli insegna, addunt in ,ccrcbro. Come sarebbe semplice il mondo, se d'ogni cosa potesse dirsi in due parole il giovamento, il nocumento, e la rimozione del nocumento! Quell'Abulkasem era ira semplicione, o, più probabilmente, un Dulcamara del Medioevo. Non ci curiamo delle sue parole, e guardiamo il verziere. Cosi precisi quegli alberi e quei fiori, individui dotati di magiche e inappellabili virtù, animati da una personalità che è quasi più vigorosa di quella dei damerini e delle leziose gentildonne, o dei rozzi animaleschi villici, che li circondano. Son gli uomini, quasi, impersonali loro, mentre le piante sono potenze demoniche capaci di regolare gli affetti e le funzioni, di distribuire la lascivia o la castità, di oppilare o di liberare. Queste piante, che erano la Natura per gli uomini del Medioevo, non appartengono alla nostra Natura, non forman paesaggio, non si mescolano in pittoreschi gruppi di sfondo. Tutto ciò verrà più tardi, col Romanticismo, se si vuole. Le piante medievali eran geni, isolati da ogni orizzonte, presenze benefiche o malefiche nell'orto concluso, e sedendosi alla loro ombra l'uomo era conscio di compiere un atto impegnativo d'una certa importanza. Forse per questo la damigella nell'azzurra e violacea « cipriana » ha quel gesto smarrito dinanzi all'apparcntcìncnte innocenrissimo miglio, forse per questo l'azzimato cavaliere che offre l'issopo alla dama, o la dama dalla pellegrina che offre la maggiorana al cavaliere dalla rigonfia giubba, han gesti lenti e meditati d'un rituale carico di significazione. Mario Praz L\

Persone citate: Francesco Novati, Galeno, Geoffrey Chaucer, Louis D'anjou, Mario Praz, Toesca, Verde, Verde Visconti, Visconti

Luoghi citati: Austria, Bergamo, Inghilterra, Rose, Zevio