Gli accordi italo-jugoslavi

Gli accordi italo-jugoslavi Gli accordi italo-jugoslavi firmati a Belgrado da Ciano e Stojadinovic Rispello delle frontiere terrestri e marllllme, impegno di neutralità in caso di aggressione - Obbligo di consultazione ■ Rinuncio alla guerra - Per una iniensilicazlone degli scambi - La durala degli accordi è di clnqne anni - Implicito riconoscimento dell'Impero italiano testo dell'accordo Laccoglienza di Belgrado Belgrado, 25 notte. Ecco il testo dell'accordo firmato oggi: In nome di S. M. il Re di Jugoslavia i Reggenti reali e S. M. il Re d'Italia Imperatore di Etiopia, considerando che è nell'interesse dei due Paesi, come della paco generale, di stringere fra essi i legami di una amicizia sincera e duratura e desiderosi di dare a questa amicizia una nuova base e di inaugurare una nuova epoca nelle relazioni politiche ed economiche fra i due Stati; persuasi che il mantenimento e la consolidazione di una pace durevole fra i loro Paesi sono inoltre una condizione importante per la pace dell'Europa; hanno deciso di concludere un accordo e a questo effetto hanno designato per loro rispettivi plenipotenziari, cioè: nel nome di S. M. il Re di Jugoslavia ì Reggenti reali: S. E. il signor dottor Mila n Stojadinovic, Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro degli Affari Esteri; di S. M. il Re d'Italia Imperatore di Etiopia: S. E. il conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo, suo Ministro degli Affari Esteri, i quali, dopo essersi scambiati i loro pieni poteri riconosciuti in buona e dovuta forma, hanno convenuto le disposizioni seguenti: ART. 1 - Le alte parti contraenti si impegnano, di rispettare le loro frontiere comuni cosi come le frontiere marittime dei due Stati nell'Adriatico e nel caso in cui una di esse sia oggetto di una aggressione non provocata da parte di una o più Potenze, l'altra parte si impegna ad astenersi da ogni azione che possa favorire l'aggressore. ART. 2 - In caso di complicazioni internazionali e se le alte parti contraenti giudicheranno d'accordo che i loro interessi comuni sono o potrebbero essere minacciati, esse si impegnano a concertarsi nelle misure da prendere per salvaguardarli. ART. 3 - Le alte parti contraenti riaffermano la loro volontà di non ricorrere nelle loro relazioni reciproche alla guerra some strumento della loro politica nazionale e di regolare tutte le divergenze o i conflitti che potessero sorgere fra di esse con mezzi pacifici. ART. 4 ■ Le alte parti contraenti si impegnano a non tollerare sui loro rispettivi territori e aiutare in qualsiasi modo ogni attività che fosse diretta contro l'integrità territoriale e I' ordine stabilito dall'altra parte contra ente o che fosse di natura da portare pregiudizio alle relazioni amichevoli fra i due Paesi. ART. 5 - Al fine di dare alle loro relazioni commerciali esistenti un nuovo sviluppo più appropriato ai rapporti amichevoli stabiliti fra i loro due Paesi, le alte parti contraenti sono d'ac cordo dì consolidare e di aiti pliare i loro scambi commerciali attuali come anche di ricercare le condizioni di una collabora zione economica più estesa. A questo scopo accordi speciali saranno conclusi nel più breve termine. ART. 6 - Le alte parti contraenti convengono che nulla nel presente accordo sarà considerato come contrario agli impegni internazionali esistenti dei due Paesi e che d'altronde sono pubblici.. ART. 7 - Il presente accordo avrà una durata di cinque anni salvo denuncia nel termine di sei mesi prima della sua scadenza. Sarà prolungato di anno in anno per tacita conferma. ART. 8 • Il presente accordo sarà ratificato. Esso entrerà in vigore dal giorno dello scambio degli strumenti di ratifica. Questo scambio avrà luogo a Belgrado quanto prima sarà possibile. In fede di che i detti plenipotenziari hanno firmato il presente accordo. Fatto a Belgrado il 25 marzo 1837 in due esemplari di cui uno è stato rimesso a ciascuna delle alte parti contraenti. delvgmtlsts Belgrado, 25 notte. Belgrado era stamane ridente di sole. Ovunque i colori d'Italia e di Jugoslavia, ravvivati dalla limpidezza del mattino, splendevano nelle bandiera issate. Nella grande piazza della stazione, come all'interno di essa, sotto le tettoie, numeroso pubblico attendeva l'arrivo del nostro Ministro, che è avvenuto in una atmosfera di schietta simpatia. Il primo saluto, al rappresentante dell'Italia di Mussolini era stato portato ieri sera, a Rakek, piccola stazione al confino jugoslavo, quando il nostro treno si e arrestato per pochi minuti, dal bano di Lubiana, signor Marco Matlacen, che rivolse a S. E. Ciano queste parole: «Ho il grande onore di salutarvi a nome del Presidente del Consiglio dei Ministri, e a nome di tutto il Governo reale e della popolazione della banovina della Drava, e in nome mio proprio. Al momento in cui voi mettete piede sul territorio del nostro Stato, tengo ad esprimervi la mìa gioia per il riavvicinamento tra il vostro Stato e il nostro, con l'augurio che questo riavvicinamento sia cordiale e durevole. Signor Ministro, siate il benvenu¬ to, c che il vostro soggiorno vi sia piacevole sotto tutti gli aspetti ». Il conte Ciano ha risposto dicendosi felice di essere lui a compiere questo viaggio, e formulando i migliori auguri per l'aweniire dei due Paesi. Il treno è arrivato a Belgrado stamane in stazione alle ore nove precise. ] A ricevere il Ministro degli i Esteri d'Italia si trovavano alla j stazione il Presidente del Consiglio Milan Stojadinovic, il Ministro della Guerra generale Marie, ; il Ministro del Commercio Urba- nic, il Ministro di Jugoslavia a [Ginevra Subotic, molti alti fun; zionari del Ministero degli Affari Esteri e degli altri dicasteri nonché il marchese Capranica, primo Segretario della Legazione d'Italia, con tutto il personale della Legazione, il ministro del Cile e gli incaricati di affari dell'Albania e dell'Austria, i rappresenj tanti della stampa estera e jugoslava e i numerosi giornalisti italiani giunti a Belgrado poco prima. Il Ministro d'Italia a BelI grado si era recato ad incontrare 111 conte Ciano nella vicina stazione di Zemun. Su un lato della banchina era a! dunata la collettività italiana con bandiere tricolori, dall'altro lati si schierava il picchetto d'onore del glorioso 18° Rcgg. Fanteria che prese parte alla battaglia di Suobor, e che prima dell'arrivo del conte Ciano è stato passato in rivista dal Presidente del Consiglio Stojadinovic e dal Ministro della Guerra, generale Marie. Numerosa folla si era amassata nel piazzale esterno della stazione, dietro i cordoni di truppa. La splendida giornata ha contribuito a dare alla cerimonia una atmosfera di singolare festosità. La folla convenuta ad attendere l'arrivo del rappresentante della nuova Italia — avvenimento di cui il popolo jugoslavo ha sentito tutta la straordinaria importanza — era andata continuamente au- ! mentando sino all'ora dell'arrivo, Quando il treno speciale è entrato in stazione, la musica del 18° Regg. di Fanteria ha intonato la i Marcia Reale e Giovinezza ; seguiIte subito dopo dall'Inno nazionale, I Jugoslavo. Il Presidente del Con-1 | siglio si è avvicinato allo sportel-1 I lo del vagone da dove, salutando i romanamente, è disceso il giovane j ministro italiano. Una vibrante ] I acclamazione si è levata dalla nu-1 i merosa collettività italiana e dal-[ l'altra folla presente mentre S. E.! I Stojadinovic, dopo aver presentato al conte Ciano i Ministri jugoslavi, lo invitava a passare in rivista la compagnia d'onore. Ponto di porleozo (Dal nostro inviato),. Belgrado, 25 notte. Gli otto articoli che compongono il patto conclusosi oggi a Belgrado tra l'Italia e la Jugoslavia, coms l'introduzione al testo, formano un tutto armonico e preciso che inquadra solidamente e con perfetta precisione di particolari l'essenza e le finalità degli accordi, come pure le ragioni che ne hanno da ambo le parti sollecitato la conclusione. Al di sopra di tutte le controversie, che per tanti anni sono intercorse tra i due paesi, contro tutte le influenze più che interessate che giocavano da ■ lungo tempo su « le relazioni tese tra. Roma e Belgrado », siamo oggi giunti alla realizzazione per via diretta di quella collaborazione italo-jugoslava che l'interesse dei due paesi richiedeva e che da Viotto tempo era da augurarsi nell'interesse stesso della pace d'Europa. Al signor Stojadinovic, che con coraggio e con lealtà ha rotto una tradizione di tentennamenti e di diffidenza verso di noi, liberandosi da straniere influenze causa prima dei nostri passati contrasti, e al conte Galeazzo Ciano che con rara intelligenza attua e sviluppa da tempo le direttive del Duce in politica estera, va il merito di questo avvenimento che farà sentire la sua influenza benefica oltre che su i due paesi contraenti, su | tutta l'Europa la quale, contro le false ideologie e contro te vecchie clientele politiche, vuole a ogni costo rinnovarsi e fondare la sua esistenza sulla collaborazione dei popoli, sul rispetto dei loro regimi, sulla civiltà dell'occidente. La Jugoslavia, che riconosce j oggi in un atto pieno di significai to l'Impero italiano di Etiopia, ha \ iniziato coll'Italia una nuova evo j ca che sarà de)MO di proficui *L * sultati sia nel campo politico co \ me in quello economico e in quello culturale. La pace vera e durevo ?e in Eur0pat Zo tranquillità ai [confini dei due paesi, l'amichevole ! collaborazione nelVAdMo^oTo , 1mli da °9'ji i due paesi sono \ ^leme indirizzati U divieto di fa- ! ^™ cT^rJ cow**«<t ! v™ZL ■ ^l^L^' l'accordo i due paesi debbono strettamente essere solidali. " Le formule giuridiche del patto non lasciano dubbi nè tanto meno si possono prestare a erronee interpretazioni. Inoltre le di- | chiarazioni, che i due Ministri e i hanno fatto alla stampa, rilevano e | ampiamente come si sia arrivati a l! questa felice conclusione con l'uni, i co obiettivo di gettare delle solide i basi per questa nascente intesa, i che non è rivolta contro nessuno, a Tanto la Jugoslavia quanto Vitaai jfa hanno dei paesi amici che cer¬ tamente non avranno che da avvantaggiarsi della nuova situazione e che del resto sono stati, con perfetto senso di sincerità, tenuti al cojrente durante il corso dei negoziati. I Protocolli di Roma e l'asse Roma-Berlino, che rappre- e a - e sentano degli strumenti politici -' già a fondo collaudati, costituìa ranno nel presente accordo italoo j jur/oslavo dei coefficienti utilissi nei Balcani a: l'opera intrapresa dal Duce per a' una solida ricostruzione europea, -I opera che nel caso attuale, rimonej ta al Patto di Roma concluso nel e ! jp^t fra Mussolini e il signor e[Pa,ic n . . . o! G1> ^"ordi economici che se-'guano quelli politici e che vanno -!aZ di là dei trattati esistenti, da- ! ranno vita a un'intima collabo- ,.a,lone di scambi commercia- „ neWinteresse comune. Questi scambi, che saranno regolati da M «n organi permanente^ rappre.sentano la base essenziale di . - , , - °Vm oenetico sviluppo anche nel a cn™P0 politico per l'avuenire. Le a f»»»"' >, wwn,,*. ^ sanzioni sono costate care alla . , , , f . . ol</"«os'aum' i°"ae P" ohe a ogni -""''0 V«ese, e i suoi stessi uomini ,,'_..„. ;>>,„„„_ _ .„„ f.m„„ - » governo l hanno a suo tempo - denunziato; prova questa più che a evidente della convenienza reci- l Proco dei due paesi di frequenti -1 rapporti commerciali. Per parte - ; nostra non possiamo che rdllea ! grarci per quei mercati che la Ju-1 goslavia potrà aprire con mag- , j ffior profitto al lavoro italiano, T La comPlessita e nello stesso - \tmT la semplicità del presente patto che abbraccia e raggiunge o|tutti i punti di possibile collabo- • ragione nell'interesse tanto deio,\ l'Italia come della Jugoslavia in a quei settori che direttamente ci o interessano, non possono che rape presentare una promettentissima - ed efficace prima mossa di par-j tenia per il futuro. Oggi il signor 1 Stojadinovic c il conte Ciano han-