Libri sulla guerra in A. O.

Libri sulla guerra in A. O. Libri sulla guerra in A. O. a o o , a a a l o a - i n è - Boidi, Mattioli, Rost e Dolcini Giustamente l'autore del volume Legionari universitari sul fronte somalo (Sperling e Kupfer, Milano) spera di salvarsi da un urlo che gli « lacererebbe le orecchie: Ah, Boidi, di libri non ne abbiamo già forse abbastanza? ». No; l'industria, si, ne ha anche troppi ma la vicenda vissuta, la grande marcia della Rivoluzione verso l'Impero, no. Ogni nuovo scritto è ben arrivato e, per quanto esso traduca un aspetto limitato della guerra in A. O., anche utile. Carlo Boidi espone la vita e le gesta del battaglione universitario incluso nella sesta divisione di CC. NN. «Tevere» e che, dopo quattro mesi di vita asperrima nella boscaglia somala- partecipò alle azioni sul fronte di Harrar. Espressione volontaristica per eccellenza, i goliardi accorsero all'appello della Patria per il solo ardore di combattere, pronti a rinunciare a qualsiasi grado se l'avevano; portavano seco la spensieratezza dei giovani, il buon umore dei sani, il coraggio dei fedelissimi. « Mille studenti — ha scritto il Quadrumviro De Vecchi di Val Cismon nella prefazione al volume — abbandonano tutto, imbracciano il fucile, cercano e tengono l'Africa equatoriale, si battono per l'Impero. Il Duce può essere fiero di questi suoi gregari, il Re Imperatore di questi suoi soldati ». Che altro si può dire di più? Il libro ha il suo viatico certo. Un panorama più vasto abbraccia il volume di Guido Mattioli e che il titolo esprime subito: L'Aviazione Fascista in A. O. (Editrice «L'Aviazione», Roma). Esso svolge la cronistoria dettagliata della preparazione e dei fatti d'arme, con dati minuziosi e precisi. Dell'alto e complesso compito assegnato all'aviazione nella guerra contro l'Abissinia, noi abbiamo già abbondantemente parlato in occasione dei libri di Vittorio Mussolini e di Lualdi; essa fu l'arma che accorciò le distanze, terrorizzò il nemico spiandolo e perseguitandolo senza tregua, confortò — con il solo rombo del suoi motori — gli uomini nostri che procedevano a piedi. I 500 apparecchi, circa, dell'A.O. in sette mesi compirono più di 7500 voli per la durata complessiva di 35.000 ore; 259 apparecchi furono colpiti, 8 abbattuti, 86 eroi -, - caddero. Fino a tutto marzo fu -1"' . a ei ai, a n a, a a o ea - ^ - n 0 eo al a_ ne so i e ni ta a eto- i; sno n è iei e,,. m-t/ament°' C°n U" ™° fdi au ca! raggiungendo la Rumenia; torlo, nato in Patria a guerra finita, m-, egli è tra i primi fascisti, sempre e jn piazza, sempre sveglio, tanto rono concesse 4 medaglie d'oro, 89 d'argento, 50 di bronzo e 35 croci di guerra. Moltissime altre ricompense vennero attribuite in seguito. Il corpo aviatorio è giustamente orgoglioso delle gesta compiute. La sua bravura servi anche ad anticipare vaste possibilità in caso di guerre più vaste, capaci di rivoluzionarne il tradizionale svolgimento e che l'autore riassume nelle conclusioni seguenti : « L'aviazione domina il terreno, la fanteria lo occupa. Il dominio totale dell'aria permette il dominio totale del terreno. La continuità dell'azione aerea frutta sempre: essa viene a capo di tutte le resistenze terrestri ». Si riattacca all'A.O., quantunque non ne costituisca che l'episodio finale, la vita di Camillo Barany, narrata con cuore di camerati e fierezza di fascisti da Pirro Rost e Menico Dolcini (Un italiano di Mussolini, Unione Tipografica, Milano). Nato a PaulIo, da una famiglia di contadini, nel 1889, a 17 anni i confini della Patria gli sembrano angusti ed egli fugge a bordo di un tre alberi verso l'Argentina. Due anni dopo è nel Messico con gli 84 garibaldini di Peppino Garibaldi; combatte in una rivoluzione ed è ferito. Ritorna in Italia e sta appena respirando, quando scoppia la guerra tra la Germania e la Francia; egli si arruola tra i garibaldini, combatte nelle Argonne ed è ferito di nuovo; scoppia la guerra tra l'Italia e l'Austria, egli accorre come volontario tra gli alpini dove si batte da eroe conquistando due medaglie al valore, una di bronzo e una di argento; fatto prigioniero durante la ritirata di Caporetto, uccide l'uomo di scorta e fugge; ripreso e chiuso in un campo di concen¬ a- da co,iezionare sette arresti e tre ! processi; Fiume lo conta tra i Legionari fiumani. Dopo la Marcia su Roma che diede un Capo all'Italia e al suo destino una méta sicura, Barany accorre dove c'è ancora da battersi: nella Libia. Congedato, dopo una punta in territorio francese, dove la sua italianità non commerciabile gli impedisce di trovare lavoro, ritorna in Patria ed ebbro ancora di lotta sceglie la campagna roma- a d na oid une 20 ie nolna dove fervono i lavori di bonifi te ica. Sposo e padre, resiste all'imla,mensa fatica, e non si ritira che le _er jj clir o, W. najtrone », quand'ecco squilla anco Ira una tromba: è la resa dei conti clima insopportabile ai suoi. A Codogno, piccola cittadina, egli vegeta inquieto; forse pensa, al pari del grande Disraeli, quand'era costretto all'attesa: « Io mi rotolo come una sciabola di Damasco nel fodero di un pol- eal ila i- c- na ne ridi aso do ha o- con l'impero del negus. Sinonino di volontario, Barany accorre e parte: sull'Amba Aradam. presso Taga Taga, una raffica di mitragliatrice lo investe. Egli cade mormorando: « Non perdete tempo per me... Le ferite di guerra non fanno male... Andate avanti. Non abbiate paura se sono molti! Uno di voi vale cento abissini.... Coraggio... Viva il Duce... ». Il Duce lo aveva già definito «e fedelissimo ». A.nt.