UNA CHIESA IN MEZZO AL LAGO

UNA CHIESA IN MEZZO AL LAGO la A MISSIONE UAINEImImI A Im T A XIA UNA CHIESA IN MEZZO AL LAGO Visita all' isoletta di Chebrà Uddis Gabriel - L'ospitalità di un capo - Come è stata annunciata e festeggiata la nascita del Principe Vittorio Emanuele tuabsoabcocofofrgnZEGHIE', febbraio. Le difficoltà dei trasporti, che prevedevo e un po' anche temevo, liaiino cominciato a profilarsi: è una illusione, che le impedimento vadano diminuendo col tempo. Diminuiscono i viveri, — è vero, — ma crescono le raccolte; le casse rimaste libere non sono state, infatti, sufficenti, e ho dovuto prò- : curarmene alcune in più a Bahar \ Dar. Il periodo previsto per la fer-\ mata- presso l'uscita dell'Abbai, dal Tana è passato con una velo- \ cita sorprendente: non avevamo finito di sistemarci, che già dovevo pensare alla partenza. Alcuni giorni addietro avevo mandato con la motobarca un carico di viveri, alcuni basti e alcune selle, sulla costa sud-orientale del lago, presso il villaggio di Zeghiè; approfittai, poi, di una colonna di autocarri giunta al traghetto dell'Abbai, per caricarne due che portassero a- Gondar tutte le raccolte fin qui fatte, la maggior parte dei basti e delle selle, resi inutili per la scarsità di muletti dis-\ ponibili, ed altri carichi che potevano ritenersi superflui. Poi, ter l'altro, con due viaggi della motobarca, ci siamo trasferiti, in parte, a Zeghiè; ma il carico era tanto esuberante, che all'ultimo momento ho dovuto mandare alcuni ascari per via terra. Eppure ci siamo spostati soltanto in cinque: ho lasciato, infatti, a Bahur Dar i tre limnologi, i due preparatori, ed anche il geologo, Minucci; questi col compito di una escursione nel Densa. Concezioni architettoniche Un accampamento a Zeghiè non era nei miei piani primitivi: della sua opportunità mi convìnsi dieci giorni addietro, quando vi venimmo in gita, per vedervi il mercato settimanale del venerdì, che ha una certa rinomanza ed è\ sicuramente uno dei principali ■ della zona del Tana. La Missione '. era quasi al completo. Per via eravamo sbarcati a ! quell'isolctta di Chebrà Uddùs Ga-j bricl, che vedevamo, dal nostro] campo di Bahar Dar, spuntare,ildietro una lunga lingua di papiri, scome un piccolo mammellone den-, lsamente boscoso. E' difficile, in- \ nfatti, imaginare un groviglio pitti dala glnochcequlacogaesnnmcazippiconibavemcotunavriqcaredmaqlaacnetagtcaopgfte i a o e e a e a i i o a o e a coa nnri a seN. a di odenso di foresta, veramente impe netrabile: un sentierucolo lo traversa, da una spiaggetta in miniatura fino alla sommità, dove è, solitaria dominatrice del lago, una delle tante chiese che fanno sacro il Tana. Un vecchio prete se ne stava rannicchiato per terra, nel solo punto che il sole raggiungesse attraverso al folto del bosco. Chi abbia visitato una chiesa abissina può, senza alcuno sforzo, imaginarle tutte quante. Possono essere piccole o grandi, misere o ricche: ma la forma e la struttura sono sempre le stesse. Credo che, se si tolgano le poche chiese recenti fatte costruire dall'ex-negus nella capitale, non vi siano che quelle dall'Hamasèn, nell'Eritrea, le quali si differenziano dalle altre, non però nella struttura ma soltanto nella forma. Dove si estende, infatti, quella caratteristica casa rettangolare a tetto piano, che sembra mimeticamente riprodurre le tipiche forme spianate del terreno, anche la chiesa è rettangolare, anzi quasi sempre quadrata e piana superiormente: se ne sopraeleva, però, un dado hvteLptlstaclcacllt\mdpssgdnssni» nirmln ««ni „.„„! „il pm piccolo, e poi, assai spesso, ai|cdi sopra di questo un altro dado ancora minore, sì che la intera costruzione assume un aspetto come piramidale, a tre gradoni successivi. E i muri esterni, completamente interi, hanno, tutt'al più, l'ornamento di fitte serie di teste di travi un po' sporgenti, le quali però sono semplicemente ornamentali, perchè non hanno la corrispondenza effettiva di travi nell'interno della costruzione. Ho sempre ritenuto che questo singolare moftro ornamentale sia stato tratto dalle antirhità di Axum. gsadAU'in-Juori di queste chiese ret-[ tunynlari dell'Hamasèn, le chiese*Edabissine sono circolari, come lo, chsono, — si può dire sempre, — le. laabitazioni: circolari nella pianta, ciacon le mura cilindriche ed il tetto j paModificazioni di questa iraconico. Modificazioni di forma originaria e tipicamente a- mfricuna sono quasi soltanto conse- gnenze di ingrandimenti voluti| : \ \ , \ , i \ i e è : i i l , è\ i ■ e '. a ! -j o] e,il punto di partenza ritengo sia i, sempre la. capanna- circolare, con -, le mura cilindriche e il tetto co- \ nico. ti dalle maggiori esigenze, cioè dalla maggiore ricchezza della famiglia. Se la casa, tipica del paese non soltanto nella forma ma anche nelle misure, non pare snfficente alla maggiore ricchezza e quindi alle maggiori esigenze della famiglia, vi è la soluzione di costruirne accanto un'altra, e magari più d'una, suddividendo tra esse le funzioni che si concentrano normalmente ?ieM'itnicu capanna. In questo caso, non è la forma ma la struttura, che viene modificata col semplicizzaisi della funzione. Ma più spesso, forse, si procede a ingrandimenti della tipica capanna originaria, che resta così unica con tutte le sue funzioni, ma con struttura diversa e, abbastanza sovente, anche con diversa forma. La forma non viene modificata, se V ingrandimento consiste in una specie di corridoio tutto attorno alla capatina originaria: il quale può essere suddl Chr,wserigersarapericedoSpanaunchpwstprnetrteienoviso in vari piccoli ambienti, va- riamente accessibili, anche da quello centrale corrispondente alla capanna originaria. Ma in talune regioni, invece di questo ingrandimento perifericamente uniforme, si usa aggiungere due piccoli ambienti, opposti fra di loro, i quali, data la forma circolare della, capanna originaria alla quale aderiscono, ne assumono per loro conto una falcata: e la capanna, nel suo insieme, da circolare che era, assume una pianta ellittica: tanto più allungata quanto maggiori sono i due ambienti aggiunti. Allora, il tetto, non più conico tileQtuqugpidisasatelelolagcol, suo culmine centrale, tende ad\scassumere un culmine lineare, più'too meno allungato e, per modifica-] ti'" gioni successive, a farsi a due pioventi. Quando la. capanna sia giunta a questo stadio, può trasformarsi, per opportunità, costruttive, in capanna rettangolare. Ma e o, o e a, o. a o, o o uo e ee a, la eiate aa re e: o Le campane.,, di pietra Per analogia, anche le chiese hanno la stessa forma complessiva; ma più grandi, — qualche volta relativamente molto grandi. — e sempre costiititc con più cura, La posizione è ricercata in modo particolare: tanto che difficilmente le chiese sorgono in mezzo all'abitato dei villaggi, se non, quasi, nel caso che questo abbia scelto una piccola altura che, allora, appare culminata dal gran tetto conico della chiesa. Ma di solito la chiesa è fuori del villaggio, anche a notevole distanza, spesso anzi completamente isolata: perchè le esigenze, per la scelta della posizione, sono differenti. Per la chiesa è una posizione eminente, sul sommo di un'altura, sul \margine di un'altipiano, sul ciglio di un dirupo: in modo che la si possa vedere anche da gran distanza. E se la chiesa di per sè scsecmdamrdsdfreeccddsdstcmptpe. q, mediocri dimensioni, da di-]u„ Gsibilissima la sua posizione per U\lgran folto d alberi che la circon-■ sda, anche in zone che sono, tipi- non potesse essere veduta, per le sue mediocri dimensioni, da stanza notevole, diviene però „il » -7"' 'oue rlle sn"°> "J"-|Nai|coniente, di sola steppa erbosa: un' do a oceù, te li arlHo oto gran folto di alberi che, spesso, si direbbero addirittura estranei al paese. Qui, per esempio, — nella regione del Tana, — ho veduto molto spesso, attorno alle chiese maggiori, alti e vetusti ginepri arborei, che non ho osservato, invece, nella boscaglia naturale. Le isolette del Tana, specialmente se collinose, hanno tutte le caratteristiche topografiche, per essere state prescelte per la costruzione di una chiesa: anche se non hanno alcun villaggio e nevi- nstalsdbpczbnt-[meno alcuna capanna solitaria. cpcvcds Ed ogni isola ha. infatti la. sua i si chiesa, protetta dalla chioma fot- lo la del bosco; e tutte quante, — | ciascuna sacra di per se, — fanno U0 particolarmente sacro arili Amha-' Zra il loro lago, vasto come un to!/ojmmnkjlp \slllllll.Ulltì \g mare, . , , ,,, Afte pflfì1ltlV3 Eravamo sbarcati all'isolctta di Chebrà Uddùs Gabriel ed erava-\dr,w saliti, per il piccolo sentiero] nMserpeggiante in mezzo al bosco,Brigoglioso e fresco, sino al medio-1 " ere spiazzo che circonda la chiesa. Il vecchio prete si levò di terra con grandi inchini, interrompendo la sua meditazione solitaria per esporci piagnucolando certe sue lamentele, ma prestandosi di buona voglia come guida. Su un lato dello spiazzo 6 il campanile. Ma non bisogna immaginarsi il campanile abissino come una costruzione che sovrasti la chiesa e si lanci verso il cielo: un Gddngncpwcolo tetto conico, di paglia, so- dgrqpvstenuto da rozzi pali verticali,^iprotegge le campane. E le campa-1 pne, due, consistono in lunghe pie-Iltre basaltiche che, sospese'mcdian-\ste corde e battute con un ciotto-ÌGietto a colpì secchi e staccali, dan-\pno due suoni perfettamente into-\d E sotto la tettoia vi è anche, bluti: e danno un suono sordo, come jmle tabelle della Settimana Santa, I mQualche chiesa abissina va BOSti-\^tuendo con campane di bronzo\?quelle vecchie litiche, senza- gran guadagno del pittoresco e del co¬ pine appeso con corde, un pczzo\fdi tronco d'albero spianato a g.<%i-lrsa di rozza asse, contro la qùale,\dsapientementc scossa, sbattono alternamente due pezzi di legno che le son legati dalle due opposte par lore locale La chiesa, perfettamente circolare, col gran tetto conico di paglia, sormontato da un grande ma\scal, — la croce —^in bronzo tut'to istoriato, ha, giro giro, un por-\] tico largamente aperto, nel gitale ra gli architravi sono rozzamente lpds— , o , o o o r l o i è sono roz scolpiti con motivi ornamentali semplici e primitivi. Nel portico si affollano i fedeli, specialmente presso la porta anteriore, delle quattro che si aprono come ai vertici di una crociera. Ed il muro, di questo portico, può avere, oltre alle quattro grandi porte \dai massicci battenti, anche fine-\stre: nella chiesa di Chebrà Ud-\dm Gabriel erano finestrelle bi- fare, con delle inferriate un po' rozze ma abbastanza graziose. Si entra per una delle quattro porte, ed ecco che lo spazio intorno, circolare, è occupato nella sua. parte centrale da una costruzione quadrata, che costituisce il sacrario della chiesa, riserbato soltanto ai sacerdoti, mentre all'esterno i fé-, deli sono ammessi, ma scoperti eiscalzi. Den*'-" nì m"'»»" a «»>«i. tra piccola che è altare e cella: ma assoluta mente inaccessibile ai profani. So pavimento sino al tetto tutte quan te ricoperte di queste pitture sapere, un po' bizantineggianti, che quasi sempre, però, dimostrano -]un,arte infatltilmeìltc prlm{tim, „ Grandi figurazioni di Cristo, delU\la Madonna di SlllltL dpilli A -■ stoli scene tnltte dlll Vecchii c - e -|Nuovo Testamento, anche rup n' , i — e e r e - Dentro al sacrario è un'al- costruzione quadrata,'no, comunque, le pareti esterne del\sacrario, — con le loro grandi por-\ te massiccie, a due battenti che si aprono cigolando stuili stipiti di'legno — sono le pareti esterne del\sacràrio la parte più interessante della chiesa abissina: perchè dal |\La chiesa di Chebrà Uddùs Ga- brièl è insolitamente grande e \prescntazioni di fatti storici, specialmente se collegati alla fondazione e alle vicende della chiesa, \Il capo del villaggio ben costruita: tra no ed il sacrario il muro ha ester- a. circolare di grandi pilastri tutti in pietra di perfetta squadratura, che rivela l'opera di stranieri. Il vecchio prete ci dice infatti che la costruzione risale a 300 anni addietro: quando i negus di Gondar si servivano di artefici portoyhe- una serie si, per costruire i loro castelli, i loro ponti e le loro chiese, Dall'isoletto avevamo proseguiU0 fjno (n fondo alla insenatura di Zeghiè, dove si scorgeva quan- to'più diminuiva la distanza — un /ormicoHo di macchiette bianchi sotto a grandi sicomori, e ne ginngeva un brusìo sordo come di mal I tagrconchfatpstimnodclle contrattazioni. Avevamo dato passaggio l'ilnt„Hine- <,,„ <i ™»,.™*^m.,e„r' T'"|to Mudine. eia il mercato, nel colmo\gìI frurf" j daBahar Dar. al rapo di Zeghiè. Aro L " Ghtla Georghis: eritreo della «onn|gidi Asinara, ha passato gran parte mdella vita nel Sudan, e tredici a>i-\3imni fa. è venuto a fissarsi qui, dove j sogli fu conferita la suprema auto- trnta del paese. Il Governo italiano^ pedesttodraglconservato un silenzio assoluto e|ch dii/nitoso: supponevo fosse per' gliel'ha riconosciuta. Veste all'europea, ed ha un viso strano, nel quale non vi è molto di abissino. A Bahar Dar, quando lo vidi la prima volta, e poi durante la traversata, Ghila Georghis aveva ^ignoranza della nostra lingua e 1 per una certa- rustichezza naturaIle. Ma con- lo sbarco a Zeghiè, è \stato una specie di rivelazione: ÌGhila Georghis ha sciolto la pro\pria lingua, e con un passo bai\danzoso ci ha guidato nel suo ghc- bì, dominante da una mediocre l'ivopaeqtàarranaracasc, è la sua. abitazione personale, rfore| una colazione succulenta era pre- t()larJl°. «scompagna.<se jme "° rf!. b!rr" "'digena e d, idra- un I mele. Poi, bastava mostrare il no- N\^a^^^°, Per > pa\?!'f'?tU ^tituenh ia. suppeOetti 11 \ferrazza il Tana; e dopo inolio gi lrarc tm capanne di suoi ascari e \di suoi servì, ci ha introdotto nel-\cato e ra rf'j e le domestica delle sue molte ca- panne, perché, egli dicesse: « Pren- V^di! », con la. semplicità di un gran signore. La nascita del Principino i , e l e \nn -\ra' -\no'n adequo nucleo d - le twsirc collezioni ' i , e o i -, ei^f Prontezza dell Alo . condurci Dopo, ci ha condotto al meidove una folla di Amha Uaitò, di musulmani locali, anche con qualche rappresentante dei Falascia. stava contrattando una quantità di mercanzie, e non soltanto prodotti delle colture, ma anche di una piccola industria famigliare. Abbiamo fatto acquisti anche noi, perfino di una tanquu, — l'imbarcazione indigena del Ta— frtnfo da tornarcene, la sea. Bahar Dar con il primo e !. oggetti pei etnografiche amhara. Ero tornato a Bahar Dar anche con una convinzione: della necessità di fare un campo a. Zeghiè, che per il inumerò e la varietà tegomfamlealapse ormrzce o m, c nel se- conaarvt, si presentava largo di ,'P'°me«se- f «eri starno fonia marmi e: bagagli lasciando però\va Bahar Dar la meta meno mobile l\della nostra Missione, -\ Siamo accampati in un piccolo i piano erboso vicino al lago, tra i'la terrazzetta con il ghebì deil\VAto e poggerello a ridosso e dell'acqua, che sulla sommità l mostra il gran tetto conico della chiesa mezzo nascosto tra grandi alberi, che sembrano essere i preferiti da tutti i falchi e gli avvoltoi di Zeghiè. Visto che non vi sono prcsidii nè alcun rappresentante del Governo, abbiamo inalberato la. bandiera, che la manina è alzata e la sera ammainala con i dovuti onori. Oggi, poi, ho ricevuto per mezzo di un corriere da Ballar Dar il bollettino della radio con la notizia che ieri nella Reggia di Napoli 6 nato un | Principe di Savoia: ordine di a\dunata, in alta tenuta, — che la - n0stra tenuta, di solito, lascia a e \ desiderare, — presso la bandiera; totoinudcrssctzrimi c"\ci"A'.lsdegli abitanti, per la bellezza del\sluogo, per la ricchezza- e le novità delle colture, anche per la intelli- a, \ - n a, Il a dr e- e qui l'annuncio è stato dato ai e I compagni della Missione, tradotto in tigrai per gli ascari, in amha rico per il Capo e la popolazione di Zeghiè, e seguito dalle salve di m oschetteria. Saluto al Re Imperatore! Giotto DainelH

Persone citate: Bahar Dar, Bosti, Minucci, Principe Vittorio Emanuele

Luoghi citati: Eritrea, Napoli, Sudan, Zeghiè