Rigurgito diffamatorio contro l'Italia vittoriosa di Concetto Pettinato

Rigurgito diffamatorio contro l'Italia vittoriosa Rigurgito diffamatorio contro l'Italia vittoriosa Neppure durante il periodo delle sanzioni in Francia si è disfrenata una così oscena campagna contro il nostro paese n l l n e , i o e a i l o . o a e e i i , o a e a ai e i a e i n i , e è e, e o. o a i a l o a . ; a e i a a e e . e e è i Parigi, 22 notte. Lo scatenamento della campagna anti-italiana nella stampa francese e in parte della stampa inglese ricorda da due giorni i più brutti momenti della guerra itaio-etiopica. Il livore rientrato del quale non avevano mai smesso di gemere gli ambienti politici dei due paesi torna tumultuosamente a galla galvanizzato dalla speranza di poter finalmente prendersi una piccala rivincita. Fantasie malate L'arresto dell'offensiva su Guadalajara con relativa controffensiva repubblicana viene sfruttato a fondo con un fervore che permette di rendersi conto dell'inten] sita del rancore deposto dalla vittoria italiana in A. O. nei cuori della stragrande maggioranza degli osservatori pontificanti nei giornali parigini. Il fatto poi che Mussolini abbia anticipato di 24 ore sul .programma che qui gli si era arbitrariamente attribuito, il proprio ritorno dalla Libia, viene gonfiato, stirato, ingigantito come il segnale di grandiosi e ghiotti colpi di scena. Se il Duce al momento di salpare da Gaeta per Tobruck quindici giorni or sono avesse improvvisamente deciso di rimettere piede a terra e di tornare a palazzo Venezia lo stupore ostentato da queste sfere non avrebbe potuto essere più grande. I corrispondenti distaccati in Libia hanno un bel telegrafare ai loro giornali che la data del ritorno a Roma non era mai stata fissata con precisione e che le condizioni atmosferiche poco favorevoli a un volo da Tripoli a Gadames sono una giustificazione più che sufficente del frego tirato sull'ultima tappa di un viaggio già notevolmente faticoso; per le redazioni parigine degli stessi giornali quello del Capo del Governo italiano è un « ritorno precipitoso » compiuto sotto l'aculeo di Dio sa quali complica zìoni. Il solo imbarazzo consiste nella scelta di queste complicazioni. Attribuire il « colpo di scena ■» alle vicende della guerra spai gnuola o agli eventi danubiani? Che cosa farà più torto all'Italia? Proclamarla battuta in Castiglia o in Austria? Qui i pareri sono discordi. Per gli uni se il Duce si è « dovuto » imbarcare « a precipizio » per tornare a Roma, è perchè Schusch nigg a Vienna cominciava a ciurlare nel manico e perchè la situazione in Austria è tale che 24 ore dd assenza di più del Capo del Governo potevano determinare conseguenze irreparabili. Per gli altri la causa del ritorno è semplicemente la « sconfitta » di Guadalajara. Poiché è ormai universalmente decretato che la guerra di Spagna da parte di Franco sia fatta da truppe italiane, l'arresto dell'offensiva in quel settore rappresenta, si intende, una « grande disfatta italiana ». Un'Adua riverniciata e rimessa al gusto del giorno, un'occasione magnifica per cancellare dalla memoria dei gonzi le fulgide vittorie di una grandiosa campagna coloniale appena conclusasi e seppellirle sotto lo strepito assordante di ima nuova valanga di calunnie ai nostri danni. Diabolicamente inscenata da quegli artisti della diffamazione, che sono i funzionari della propaganda sovietica, la campagna si sviluppa buttando nella circolazione pretese confessioni di prigionieri, pretesi ordini de! giorno di capi, pretesi dispacci, pretesi bottini, tutta una fungaia di invenzioni disonoranti che ci ringiovanisce di 15 o 16 mesi. Servendosi sconciamente dei nomi di volontari catturati e tenuti a rispetto con la pistola alla tempia, si lavora ad accreditare quanto di peggio si può sul conto nostro. Il ritornello dell'italiano barbaro e assetato di sangue è stato momentaneamente messo via per riprendere quello alquanto smontato dell'italiano che scappa. Ai nostri vecchi avversari di Parigi e di altri luoghi non par vero che la propaganda di Del Vayo fornisca loro il pretesto di tornare a un passato del quale si pativa inconsolabilmente la nostalgia. Quanto questa bazza durerà nessuno può dirlo: ma sinché dura meglio approfittarne e se ne approfitta senza risparmio. UOeuvre stampa a caratteri di scatola che « il prestigio militare italiano è crollato ». Il dottor Lucchini, alias Pierre Dominique, constata con soddisfazione nella Republique che «se si può parlare in Spagna di disfatta italiana non si può parlare di disfatta tedesca », cosa che sembra metterlo in pace con la scala classica dei valori, sebbene subito dopo egli soggiunga che « anche l'a | g8!^**!^ plrÌ"?n ha*afc e o to troppo buona prova*. Cecità volontaria Superfluo dire dopo queste premesse che il viaggio di Mussolini in Libia e l'atteggiamento della stampa italiana hanno di punto in bianco totalmente mutato senso e colore. Quello di cui sino a ieri l'altro si badava a fare un gesto di provocazione, uno spauracchio per le belanti democrazie, ha assunto l'aspetto di uno scenario di latte e miele. La sola tendenza che i giornali francesi scorgono ora in Italia è il desiderio di ren* dersi concilianti ad ogni costo. 1 Mussolini moltiplica le dichiara- i ' zicmi di Pace al m°nd°- La stampa -italiana fa la corte all'Inghiltere' ra. La spada dell'Islam è diventae( ta uno stuzzicadenti per i banei chetti di riconciliazione. Ancora e ; un giorno o due e vedremo i col- laboI.atorì (lipiornatici i; scoprire. e, facendo eco al Daily Herald, che i -|'n Etiopia vi è stato cmaldonne.», I 1 che Tatari si trova nel Sussex u- ' nicamente per motivi di salute, che è una vera fortuna che la Lega delle Nazioni non abbia ancora contestato i titoli dei delegati etiopici e che la Francia deve affrettarsi a rimandare a Addis Abeba Bodard. E' in simili frangenti psicologici che la diplomazia si trova al cospetto del grave problema di Locamo e del passo di re Leolpoldo a Londra. Che cosa sperare di serio in fatto di decisioni internazionali da sfere dirigenti in preda a siffatta crisi di daltonismo se non addirittura di cecità volontaria? Intanto dopo vari giorni di accurata preparazione il gabinetto Bluni si prepara ad affrontare domani alla Camera la discussione sul conflitto di Clichy. Gira e rigira, i gruppi della maggioranza sono riusciti a mettersi d'accordo sul voto di fiducia da emettere. Blum prenderà la parola per accusare dello spargimento di sangue i soliti provocatori ignoti, per giustificare lo sciopero generale di protesta decretato dagli unitari, per dire che 1 provvedimenti contro i partati di La Rocque e di Doriot saranno disposti solo dopo la fine dell'inchiesta giudiziaria e per dichiarare che il Fronte popolare continua ma a condizione che le classi lavoratrici non ne compromettano il successo impedendo al governo di governare. Cosi tutti sai-anno contenti. I comunisti riterranno dal discorso del Presidente del Consiglio la promessa di infierire contro La Rocque e Doriot; i radicali ne riterranno la promessa di mantenere la legalità e la libertà. In quanto all'opposizione tre o quattro interpellanze e qualche pugno sui banchi basteranno a farla contenta e darle l'illusione di esistere. Concetto Pettinato