Tema e svolgimento delle manovre di Enrico Mattei

Tema e svolgimento delle manovre NEL NOSTRO MARE Tema e svolgimento delle manovre (Da uno dei nostri inviati) Da bordo del « Città di Genova », 22 notte. / marinai d'Italia, hanno avuto il premio che speravano; per recarsi in Libia come per rientrare in Italia, il Duce ha passato quarantott'ore in mezzo a loro, per uno di quei contatti che riescono per tutti fecondi di insegnamenti\e di vivificatrici esperienze. Con questo Egli ha- avuto occasione di far sentire ancora una volta alla Marina quanto Egli' apprezzi i suoi costanti sforzi di miglioramento e di progresso; la Marina ha potuto mostrare al Duce quanto profonda essa abbia la coscienza della missione a cui è chiamata nel quadro della l'ita imperiale e come a questa missione si prepari con assiduo spirito di abnegazione, con sacrificio e sforzo di tutti i giorni. Noi e gli altri Le esercitazioni navali sono materia che di regola ha la particolare virtù di suscitare le supposizioni e gli allarmi più strani. Si attribuisce una grande importanza al tema tattico o strategico che viene svolto, e si cerca su esso di individuare il remico. E', insomma, uno di quei casi nei quali dal terreno tecnico si sconfina arbitrariamente nel teina politico. Eppure nulla di più illogico. E' intuitivo che un Paese che possiede una Marina ha il dovere di tenerla, esercitata, ed è egualmente intuitivo che. preferirà esercitarla in quel settore ma- lino che ha particolare importali-za per le sue comunicazioni. C'è bisogno di ricordare le manovreannuali a partiti contrapposti chc l'Inghilterra fa effettuare alla Mediterraneen Fleet, e all'Atlantic Fleet, spostandole per questo scopo dalle loro rispettive basi attuali? O le esercitazioni a largo respiro che compiono, pure annualmente, o quasi, la prima squadra francese che ha sede nel Mediterraneo e la seconda squadra che ha sede a Brest? Noi, per la configurazione geografica del nostro Paese chiuso nel Mediterraneo, non abbiamo binomio di fare effettuare alle no- bisogno ai fate effettuale ale no stre navi spostamenti cosi impor-. tanti r ir mnrmMamn nrr ir e-\tanti e le concentriamo pei le e-\ sercitazwm annuali nelle acque , attraverso le quali passano le no-1 stre comunicazioni con u mare li bero, oppure in quelle fra la metropoli e le Colonie. Quanto al tema, non usciamo da quelli che sono i temi tradizionali a tutte le Marine del mondo che.hanno il campo necessariamente limitato dalla stessa natura della loro attività. O si suppone di ostacolare ti concentramento di due reparti, oppure di impedire il passaggio di un convoglio, o, infine di cercare una forza navale che le informazioni assunte danno come diretta verso un determinato ob bicttivo o di ritorno da un'azione di guerra. Basta- riflettere su questo, per rendersi conto che le esercitazioni svoltesi quest'anno, e di cui diamo più sotto alcuni cenni, non hanno rappresentato ne per le forze impiegate, né per il teatro in cui si sono svolte, né per il tema che hanno avuto, un avvenimento di ] carattere- eccezionale. Siamo nel quadro del normale programma] addestrativo annuale della nostra [ flotta. Di eccezionale non vi è sta- ta che la presenza del Duce, Ministro della Marina; ma, a parte che non è comunque la prima volta e non sarà l'ultima che il Duce trascorre qualche giorno sulle navi da guerra, questo elemento riguarda soltanto i marinai italiani, il loro sentimento e il loro orgoglio. Le forze partecipanti e il tema Alle manovre di ldadtapgsMquest'anno n 10 Partec'Pat° la Pnma Squa- i d j comando dell'ammiraglio i „ „ ,„ „_„_,,j„ „, _„™„„j„ ; Bucci' e to seconda al comando i e dell'ammiraglio Bernotti. La pri-\- m. Quadra rostitu.ita. da. srttr in. I ma Squadra, costituita, da sette in croe£tort drt aiecimila tonnellate egti Fola, sul quale era imbarcato: til Duce, lo Zara, il Fiume, il Go- < orizia, il Trieste e il Bolzano, c da funa flottiglia di cacciatorpediniere, si incontrò, come sapete, al largo del mare di Sicilia colla seconda, che figurava appunto come lanciata all'attacco di una forza navale diretta dalla base della Sicilia alia base della baia di Tobruck, che ha una grande importanza strategica. Componevano la seconda Squadra, mancando alcune unità impegnate altrove, sei incrociatori da cinquemila e da settemila tonnellate, il Duca d'Aosta, il Principe Eugenio, il Montecuccoli, T'Attendolo, il Bande Nere, il Colleoni, quattro cacciatorpediniere del tipo Scirocco, sommergibili di varia grandezza, torpediniere del dttzltino recentissimo Vega. aerei del-, Vaviazione imbarcata e di quella\costiera. iL'incontro, che avvenne l'uudi-\ri marzo mattina, servi sopratut-\to a sperimentare la coopcrazione, tra il naviglio di superficie, i som-\ mergibili e gli aerei. E', questa \coopcrazione, un po' l'assillo diltutte le nazioni. In Italia, dove .nel clima creato dal Regime non'sussistono esclusivismi e gelosie [tra le Forze Armate, non si trat-\ ta di una preoccupazione, ma cer-ito di una direttiva sulla quale .si.cerca realizzare il massimo di per- jfezione. \ Lo sbarco del Duce a Tobruk il, dodici marzo, segnò la conclusio- ne detta prima fase di queste eser-1 " citazioni c l'inizio di una seconda. Per tutta la durata del viaggio' terrestre e acreo del Capo del Governo, conclusosi ieri a Tripoli, le due Squadre non rimasero infatti inoperose. La prinui manovrò nelle acque che uniscono i'. punti estremi della Colonia e noi,; infatti, scorgemmo più volte nel, corso della nostra marcia, ?wii</oi la- Litoranca, le nostre belle navi] all'ancoraggio o in movimento; la seconda operò sulla congiungente Siracusa-Augusti-Tripoli, Durante il viaggio di ritorno, cioè da ieri sera a questa sera, le esercitazioni con la partecipazione delle due Squadre, si sono svolte nel presupposto che, mentre un nostro reparto — pel caso concreto :la seconda Squadra, che appunto Mper questo ha preceduto l'altrainel levare le ancore da Tripoli — era impegnato nel canale di Sici- lia, un reparto avversario esegui- sca un'azione nel Tirreno e il no- stro accorresse a contrastargli il ritorno. La larghissima partecipa- t dione di sommergibili e di aerei,]pe velocità alle quale le due Squadre hanno operato, assai prossime a quelle di guerra, le condizioni disagiate del mare e del vento, tutto questo insieme ha conferito alle esercitazioni svoltesi all'alta presenza del Duce, un interesse grandissimo. Esse hanno luminosamente dimostrato che la nostra Marina non dorme sugli allori L'interessamento che nel rinnovato clima della vita nazionale it gro880 pubblico porta ormai alie rase della Marina ci dovrebbe e esimere dall'illustrare l'importati-n che ;,„„„„ in „enerc oneste I?.5. ?''-i"V" "S, E^JSff" cdepcbatlesercitazioni navali, da cui si trag gono dati ed elementi che, accuratamente raccolti e vagliati, seroono di fondamento all'incessalife perfezionamento dei mezzi e dei metodi della guerra marittima. Un punto su cui non è inopportuno insistere è quello dell'assoluta verisimiglianza delle esercitazioni navali. Utilità delle esercitazioni Gli spostamenti, la ricerca delle forze avversarie, le manovre, per presentarsi al combattimen-\ to nelle condizioni più favorevoli, non presentano un grado diverso di difficoltà per il fatto che si svolgono in pace o in guerra. Trovare un reparto avversario è un problema che non muta- i suoi termini, a secondo che si sia in esercitazione o in conflitto: un a distanza dì lancio è un sommergi- L\ : sommergibile che arriva stanza di lancio e un san biìc <-'',e anche i.i guerra si sareobe messo m condizioni di po ter colpire. Solo perle navi di superficie varia un elemento clic àa una grandissima importanza, la, velocità, che nelle esercitazioni viene, per ragioni di economia, ridotta: ma questo appunto conferisce un carattere di grande interesse alle esercitazioni odierne che, approfittando dcll'occasione del viaggio del Duce si sono svolte — come dicevamo sopra — a velocità assai vicine a quelle di I guerra. I n lettore che ci ha. seguiti, in queste modeste e ovvie considera-. zioni, potrebbe obiettare a questo punto che noi abbiamo parlato di verosimiglianza assoluta, nell'ese- dizione di operazioni preliminari del combattimento, non di com-battimento vero c proprio. Come parlare di verosimiglianza per questi ultimi.' Sta bene clic si possa stabilire se, in caso dì lineria, un determinato elemento avrebbe o non avrebbe avvistato l'avversario o se sarebbe giunto a distanza di lancio; ma come stabilire se avrebbe poi vinto; La obiezione è giustissima. Nelle, operazioni del combattimento la verosimiglianza delle esercitazioni a partiti contrapposti è meno : assoluta; parlare di vincitori e M»*' sarebbe fuori luogo. Ma una. iverosimiglianza relativa sussiste anche in questo campo e il cai colo della disianza di tiro dei can noni e di quella di lancio dei sUuri consente di formulare uh giudizio approssimativamente esatto. Non tc'è bisogno di questo, del resto,' per giustificare la piena utilità di esercitazióni che tutte le marine del mondo svolgono su piti o meno larga scala. Poiché siamo in tema navale, e abbiamo accennato ai sospetti che qua. e là affiorano nei riguardi dell'attività della nostra Marina, ci sia consentito cogliere l'occasione per smentire una voce diffusa all'estero circa pretese trasformazioni in grande base navale dell'isola- Pantelleria. La voce non solo e falsa ma è anche assurda. L'Italia non ha alcun bisogno di spendere del denaro per un'operazione che, anche se possibile, sarebbe assolutamente superflua. Il canale di Sicilia è una zona di mare che ha per noi un vitale interesse, sia per le nostre comunicazioni imperiali con la Libia e con l'Etiopia, sia per la difesa della Sicilia, grande regione italiana esposta più di ogni altra all'offesa dal mare. Ma ai compiti presumibili che possono spettare alla Marina in questa zona, sono più che sufficienti i porti naturali, magnifici e bene attrezzati che la Sicilia possiede da Trapani a Siracusa, da Augusta a Messina. Disponendo di simili porti sarebbe il colmo dell'incongruenza che si pensasse di utilizzare come base navale un'isola che manca di baie o insenature navali e che, quindi, non possiede le più modeste attitudini a servire a ricovero delle navi. La verità è un'altra ed è assai più semplice e piana, ne noi abbiamo ragione alcuna di farne mistero. Le isole Pelagie, e quindi non solo Pantelleria, ma anche Lampedusa, Linosa, Lampione, disseminate in una zona di trop]po grande interesse per noi per- che possiamo trascurarla, sono degli ottimi posti di osservazione e di segnalazione. Noi stiamo provvedendo a proteggerle contro colpi di mano, che si presenterebbero sotto i colori più seducenti agli occhi di un nemico, ben inteso puramente ipotetico, che volesse offenderci. Enrico Mattei