POLEMICA sul materialismo storico di Filippo Burzio

POLEMICA sul materialismo storico Prole» ti'oggi POLEMICA sul materialismo storico In ogni discussione sul marxismo la questione del materialismo storico deve, evidentemente, avere un posto d'onore: e ce l'ha, infatti, perfino nella recente controversia fra Spaak c Vandervelde, che ha messo in crisi il socialismo belga. Sicché è importante vedere in quaj modo le più recenti correnti del pensiero marxista interpretino — alla luce del materialismo storico — quel movimento di ritomo ai valori spirituali che tanto li preoccupa, come una sottile insidia « reazionaria » tesa alle loro dottrine; mentre tanto interessa noi (partigiani, come siamo, di un siffatto ritorno) in quanto vi scorgiamo il punto essenziale di antitesi fra l'umanesimo «materialista» e l'umanesimo «spiritualista», a noi caro. Su certi postulati economico-sociali, quale ad esempio la necessità di modificare profondamente il regime borghese-capitalista, tutti — Fascismo, Nazismo, Bolscevismo, « Neo-personalismo » francese — sono infatti più o meno d'accordo; ciò che profondamente li differenzia è invece la questione dei « valori spirituali ». .Vediamo dunque. Che la reazione spiritualista, o addirittura misticheggiante, agli .eccessi materialisti — quelli, tanto per intenderci, che culminarono nel Positivismo ottocentesco, e cercarono nella fede « scientifica » un surrogato della religione — non dati da ieri, è cosa che gl'intellettuali marxisti volentieri riconoscono ; ma perchè (si chiedono) questa reazione si è tanto intensificata nel dopoguerra, fino ad assumere un'enorme importanza, anche politica? Perchè (rispondono, e la risposta è del puro, benché aggiornato, materialismo storico) la crisi borghesecapitalista è venuta a metterla in valore. «Un fatto così ricco d'influenze come la crisi mondiale del capitalismo dà a queste tendenze (spiritualiste) uno sviluppo senza precedenti. Esse acquistano oggi un senso, una importanza pratica, un legame coi problemi con.creti che mancavano loro finorat Emanazioni di cenacoli, di riviste, di opere destinate a un ristrettissimo pubblico, hanno finito col conquistare tutta la borghesia cosiddetta colta», perchè (afferma Georges Friedmann, il quale non sa darsene pace) la borghesia avrebbe oggi interesse ad accettare e a diffondere queste idee « anti-progressiste » : minacciata, nei suoi privilegi, dal marxismo, la borghesia è diventata irrazionalista e reazionaria. Il movimento dei valori spirituali non avrebbe dunque valore intrinseco, ma sarebbe un riflesso della paura borghese. — Intendiamoci : non già che i giovani intellettuali marxisti sostengano aver la borghesia pagato Bergson, o Duhamel, o Keyserling perchè scrivano i loro libri; però essi notano che l'influenza degli interessi economico-sociali sulle idee ha modi ben altrimenti sottili di manifestarsi. Tra l'altro, e soprattutto, il favore accordato ad un'opera, quand'essa giunga al momento storico « buono », e nell'ambiente politicoeconomico - sociale propizio. Prendiamo ad esempio, fra i molti, Berdiaef (quel Berdiaef di cui parleremo noi pure, in questa serie dei Profeti d'oggi) : mai, dice Friedmann, questo modesto misticheggiante, inventore e assertore del Nuovo Medioevo, sarebbe, per il suo valore intrinseco, assurto alla fama di cui gode se la grande ondata reazionaria della borghesia non lo avesse portato sugli altari. « L'epoca restituisce in importanza all'opera di un pensatore ciò ch'egli ha saputo includervi di significato... Tutta l'espansione odierna dell'irrazionalismo, e il ritorno ai « valori spirituali»; tutta l'ondata di reazione contro il Progresso derivano, per il tramite d'influenze indirette ma certe, dalle invenzioni di Granirne (dinamo elettrica) e di altri ; ossia dalla seconda rivoluzione industriale (quella «elettrica», dopo l'altra ottocentesca del « vapore»), alla fine dell'8oo e al principio del 900 ». Più materialismo storico di così... e qui, per chiarire il pensiero marxista, un episodio. Nell'estate del 1850 Guglielmo Liebknecht, compromesso nei moti quarantotteschi in Germania, visitava Marx e Engels nel loro esilio di Londra. Fu il clas sico tour d'horison. A un certo momento il discorso cade sulla scienza. Marx parla con ironia della reazione che, dopo il '48, s'è abbattuta sull'Europa : « essa s'immagina di aver domato la rivoluzione, e non sospetta nemmeno che il progresso della scienza ne sta già preparando una nuova ». Il « secolo del vapore » è in pieno sviluppo, con le prime strade ferrate ; ma già esso sta per cedere il campo a un rivoluzionario infinitamente più potente di lui, la scintilla elettrica. E Marx, traboccante d'entusiasmo; a raccontare di aver visto in Regent Street un modellino di ferrovia elettrica, « Il problema è risolto, e le con¬ sLnpfadhLdrnainbdpcssvszpercpCHetirfOntavrssbql'lis„qinzttr'asvdq1dsgllncmrttS«vvllslptcalhrrggtcmcsm o i l o a a , o a a o n à a e a e i n , n¬ seguenze saranno incalcolabili. La rivoluzione economica sarà necessariamente seguita da una politica »... Marx era stato profeta: aveva previsto, con 80 anni di anticipo, le conseguenze di una rivoluzione tecnica che ha fatto poi pronunciare a Lenin la sua celebre parola d'ordine : « Il comunismo è il potere dei soviet, più l'elettrificazione del paese ». E ora Friedmann a concludere di galoppo : « Era infatti alla propria perdita che la borghesia correva, moltiplicando prodigiosamente i mezzi di produzione». Problema dei mercati in saturazione, imperialismo, grande guerra, crisi : « alla sua base è la contraddizione vieppiù accentuata fra i quadri sociali del capitalismo e le forze nuove di produzione, la quale pone problemi che capitalismo e borghesia non sanno risolvere ». E infine, la conclusione che qui più c'interessa : « Ecco perchè Kierkegaard, Bergson, Carrel, Duhamel moralisti ; Heidegger, e perfino Berdiaef, e i cenacoli dei giovani intellettuali spiritualisti assumono oggi in'importanza che non avrebbero mai avuta... Tutta la crisi filosofica e morale dei valori in Occidente è legata a due dozzine di brevetti d'ingegneri... ». » * Il nostro punto di vista è, nettamente diverso da quello che abbiamo finora esposto : se è vero, cioè, che il momento storico « buono », che l'ambiente sociale propizio sono d'immenso aiuto alla fortuna delle idee, bisogna aggiungere subito che quel momento storico e quell'ambiente sociale sono stati, a loro volta, preparati da altre idee (le idee dei precursori, qua si sempre misconosciuti) sulle „..„;.: f> „;.._.• j.—. ~i: sssfilqzsaKstEdtpp. quali l evoluzione tecnica e gh\interessi delle classi dirigenti .non hanno avuto altra infìtteli za che di eccitanti indeterminati, e spesso di stimoli alla contraddizione; sicché l'ultima parola, nel processo creativo ciel'a storia, rimane in definitiva alle idee (dritte o storte che siano). Tanto è vero che la rivoluzione novecentesca è stata a doppia faccia : una bolscevica, quale Marx si aspettava, ma 1 altra fascista. Friedmann cita Berdiaef, e i dieci altri pensatori « spiritualisti » che oggi vanno per la maggiore, portati in alto, secondo lui, dall'ondata reazionaria della paura borghese; ma perchè non cita Nietzsche e Sorel che cinquant'anni or sono furono, in mezzo all'incomprensione generale, gli antesignani di quel moto « anti-progressista », oggi travolgente? Ora, Nietzsche e Sorel non erano affatto .dei « borghesi » antiveggenti, spaventati dalle conseguenze, sfavorevoli per la loro- casta, che la seconda rivoluzione industriale implicava ; erano anzi degli spiriti antiborghesi per eccellenza, le cui idee sorgevano da preoccupazioni spirituali di tutt'altro genere; e furono essi, con pochi altri della loro razza, a preparare l'ambiente culturale di cui gl'interessi materiali hanno poi cercato di approfittare. Le idee precedono gl'interessi e non li seguono; e la ra gione è evidente: i ricchi boi; ghesi, i giovani signori, i capi tani d'industria, tutti coloro'la cui attività è mossa prevalentemente da interessi economici e castali, non sanno, in generale, scrivere, nè dibattere ideologie; mentre gli scribacchini ch'essi possono pagare mostrano la corda lontano un miglio: possono buttarsi sulle idee degli altri, e sfruttarle grossolanamente, non inventarne di proprie. Per poco che un uomo sia segnato dal marchio dello spirito, un disinteresse (che è poi nient'altro che la dignità del creare) c'è sempre : non solo Nietzsche e Sorel, ma anche Barrès e Maurras non si può dire che servano interessi borghesi quando inventano, o aggiornano, il nazionalismo : essi perseguono sinceramente schemi generali e ragioni ideali: il capitalismo, infatti, continua per decenni, dopo di loro, a essere democratico e socialisteggiante come se loro non esistessero; e solo molto più tardi si accorge del nazionalismo e dei vantaggi che ne può trarre : altro che averlo provocato con suggestioni conscie od inconscie! Così, in altra sfera, il movimento dei valori spirituali nasce dalla sensazione del pericolo che l'andazzo materialistico fa correre ai valori supremi della civiltà occidentale; e anche oggi, a mio avviso, la sua fortuna è dovuta a questa preoccupazione largamente umana, ben più che alla « paura borghese ». A ciò si riduce dunque l'influsso, sulle idee politiche e morali, di quella « dozzina di brevetti d'ingegnere », cui Friedmann dà tanta importanza: quei brevetti (cioè 1 evoluzione tecnica) pongono, come ogni altro fattore della realtà, dei problemi allo spirito, il quale liberamente (e spesso imprevedibilmente) cerca poi di risolverli : ma questo non è più materialismo storico, è l'eterna dialettica del processo spirituale. Filippo Burzio.

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