Il discorso ai Mussulmani

Il discorso ai Mussulmani LA SPADA DELL'ISLAM CONSEGNATA AL DUCE Il discorso ai Mussulmani " L'Italia fascista intende assicurare alle popolazioni mussulmane della Libia e dell'Etiopia la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta e vuole inoltre dimostrare la sua simpatia all'Islam e ai Mussulmani del mondo intero La giornata Tripoli, 18 notte. H Duce ha lasciato il Palazzo del Governo alle ore nove, dirigendosi verso le « Fornaci », fertilissimo borgo rurale. Il corteo va velocemente, tagliando campi densi di vegetazione, dietro filari di palme e di eucaliptus. Alle « Fornaci » il Duce riceve il primo saluto degli indigeni di Tona, che si agglomerano con vessilli e tamburi. Nella piazzetta si adunano le donne che offrono i doni della terra, le Camicie Nere, tutta gente rurale. Crepita la moschetteria, mentre dal denso gruppo delle massaie, vengono presentati al Duce i vigorosi e freschi prodotti della terra e.fasci di grano. Inaugurata la Casa del Fascio, il Duce raggiunge la strada, ove sono schierati gli indigeni. Gli arabi cantano in italiano Giovinezza. Il Duce ascolta l'Inno, compiacendosi con il capo di questa esemplare brigata che lancia il grido di Viva il Duce Fondatore dell'Impero! Dove biondeggia il grano La manifestazione si rinnova a Ain Zara, dove il Duce inaugura la Casa del Fascio e visita la scuola elementare. Ripresa la marcia, il corteo procede a modesta andatura, consentendo cosi al Duce di ammirare le coltivazioni che si susseguono senza interruzione nella pianura. Biondeggia il grano altissimo nel sole cocente; dalle tubazioni idrauliche, sorgenti fra campo e campo, scaturiscono ventagli di acqua che va ricadendo in pioggia. L'Italia rurale ha qui compiuto non dimenticabili miracoli di pazienza, di ardimento, di fede. Alle 9,30 viene raggiunto l'osservatorio che domina la piana sterminata sulla quale si svolgeranno le esercitazioni di fuoco e di tattica, con la partecipazione di sei battaglioni, di cui due di carri armati, uno della Milizia e tre libici, di una compagnia di Mcharisti, di sette squadroni di Zaptiè, di Savari e di Spahis, di tre gruppi di artiglieria, di uno stormo da bombardamento e di aliquote di aviazione da caccia e di presidio coloniale. Rendono gli onori al Duce la bandiera del R. Corpo delle Truppe coloniali, una compagnia di nazionali su cinque plotoni misti ed uno squadrone di Zaptiè. Vicina e lontana si inarca, compatta, la folla dei nazionali e degli indigeni che saluta entusiasticamente. Il Duce, passando per una trincea protetta, prende posto nell'osservatorio. Le operazioni militari, che hanno per obbiettivo l'assalto ad un villaggio entro cui si annida il presunto nemico, hanno inizio, offrendo un imponente spettacolo di forza, di precisione e di disciplina. Il villaggio, bombardato dall'aviazione, viene poi preso d'assalto dai carri armati che precedono l'incontenibile ondata della cavalleria, degli Spahis, dei Zaptiè, dei Meharisti e della fanteria. Al termine della manifestazione guerresca, le formazioni militari si schierarono compatte innanzi al Duce, che, a mezzo degli altoparlanti, fa esprimere alle truppe che hanno partecipato alle operazioni, il Suo Alto compiacimento. Le trombe squillano poi l'attenti ed il Duce, lasciato l'osservatorio, avanza verso la radura. Tutte le truppe, al comando del generale Gigliarelli-Fiumi, sono rigidissime in posizione di attenti, tra il balenio delle armi. L'alfiere avanza. S'arresta innanzi al Duce e, verso di Lui, inclina la bandiera. Il Comandante, a voce altissima, legge la motivazione che esalta l'eroismo del corpo coloniale. Quindi il Duce appunta la medaglia d'oro al drappo. Le fanfare intonano Giovinezza. La solennità del rito è aumentata dalla vasta luminosità della piana sopra la quale è alto il silenzio. Poi la bandiera prende posto nei ranghi, le fanfare intonano la Marcia Beale. Il Comandante ordina il saluto al Re, il saluto al Duce. Una unica voce dalla moltitudine, armata ed immota, si alza immensa: « Viva il Re!», «A Noi!». L'alto rito è compiuto. Quindi tutte le truppe indigene che hanno partecipato alla manovra inscenano una grandiosa fantasia. Lo spettacolo di gioia e di forza si protrae per alcuni minuti e quando il Duce, che appare vivamente soddisfatto, si dispone a risalire in automobile salutato dalla appassionata acclamazione dei nazionali, la cavalcata indigena si ricompone. Non ap pena il corteo riprende la via del ritorno, i cavalieri si scagliano al galoppo sfrenato, precedendo, fiancheggiando ed inseguendo il Duce, arrestandosi solamente con tcBStdtepNor i l l , l n turbinosi volteggi,, al margini dei campi arati. H corteo ha una sosta a Porta Benito, nei sobborghi di Tripoli. Sorgerà qui il sanatorio dell'stituto nazionale fascista per la previdenza sociale. Il Duce smuove la terra con i primi colpi di piccone e successivamente gli operai, dopo aver alzato un vigoroso « A Noi! » iniziano i lavori di sterro. Il Duce si reca quindi al grande ospedale «Vittorio Emanuele.Ili», ricevuto sulla gradinata d'ingresso dal direttore, circondato dal personale sanitario e dagli infermieri. Quindi raggiunge la Regia Scuola « Benito Mussolini ». Quivi rende gli onori un reparto della Gioventù Araba del Littorio, che il Duce passa in rivista, scrutando ad uno ad uno i giovani schierati. La scuola, che ha struttura, arredamento e servizi modernissimi, suscita il compiacimento del Duce, che, disceso nel cortile, ascolta « Giovinezza » e l'« Inno del Balilla » intonati dagli scolaretti, cui fanno ala i piccoli scolari arabi, i quali, battendo le mani in cadenza, ripetono in perfetta pronuncia italica: « Noi siamo i soldatini di Benito Mussolini ». Più innanzi, il Duce dà con energico gesto i primi colpi di piccone per la costruzione del palazzo che ospiterà gli uffici delle truppe coloniali. Cosi si conclude la magnifica mattinata e, nel meriggio ardente di sole, il Duce rientra nel Palazzo del Governo. II rito della spada Alle 15,45, uscito dal Palazzo del Governo, il Duce va rapidamente a Bugara. E' Bugara una radura che si stende ai piedi delle dune degradanti fra i palmeti e le acacie. Stanno sulla vasta piana duemila cavalieri, e ciascuno è proprietario del suo cavallo. Fedelissimi dell'Islam, cavalcatori di tutte le Provincie libiche, velocissimi messaggeri di sterminate lontananze, stanno ora innanzi al Duce per offrirgli la spada dell'Islam. Gualdrappe rosse e verdi e azzurre mantellano 1 dorsi dei cavalli. Tutti bianchi sono i barracani dei cavalieri che vengono dai villaggi più distanti e dalle estreme cabile del sud. Quando il Duce appare a cavallo sulla più alta duna, il triplice grido di guerra uled lo saluta. Rullano 1 tamburi. I cavalieri, prescelti tra 1 più valorosi, si staccano dallo schieramento, discendono agilmente da cavallo e offrono al Duce la spada lampeggiante dell'Islam, in finissimo acciaio, dall'elsa in oro massiccio intarsiato. H primo dei dieci cavalieri, Iusuf Kerbisc, al momento della consegna della spada dell'Islam, pronuncia le seguenti parole: « A nome dei soldati e dei mussulmani della Libia, orgogliosi di sentirsi figli dell'Italia fascista, ho l'onore di offrire a Te, o Duce vittorioso, questa spada islamica ben temprata. Vibrano, accanto ai nostri, in questo momento, gli animi dei mussulmani di tutte le sport'-1mde del Mediterraneo che, pieni.dii aammirazione e di speranza, vedo- \.no in Te il Grande Vomo di Stato]™che guida con mano ferma il no-\lnapSta la salda figura del Duce,jscol forte volto imbrunito dal sole, \Zalta sulla duna e si staglia mae-l„stosamente nella serenità splen-ìdente del cielo. Simultaneamente "i duemila cavalieri si ergono sulle J dstaffe e acclamano. Riecheggiano j lontano le salve dei cannoni ! j, , T . irfj-,a cerimonia è compiuta. I riti! stro destino » Il Duce snuda la lama e l'alza fieramente puntata verso il sole, lanciando a voce altissima il grido « uled! , i csimbolici hanno la severa semph-rcita dei riti militari. Il Duce la-Wscia la duna e si avvia verso Tri- Fpo.!, seguirai duemiUcavaneri|sche galoppane.tra turtam di poi- S^^d^T^SUmussulmano attende ora labaro-lela dei capo di cui tutti conosce- rvano e ripetevano il nome, e*he\\mm^dZenUcaX P """ìfonerwS ammassamenUin tIl grido degli ammassamenti in- digenl preannunci 1'arrivo del\FDuce, che entra nella piazza alle, vore 18. Egli è preceduto da uno squadrone di zaptiè. e «ancheg-\giato dai littori. A sinistra, assi- curata alla sella, è la spada del-'.l'Islam. I duemila cavalieri lo se-\guono e subito invadono la vasta] Psta d'f t id • alo \rosissinU cap'i berberi Kerbisc eptraessi, il notabile Kalifa Kabeid, ìcommendatore della Corona d'Ita- lia, decorato con due medaglie di ; argento e una di bronzo nelle cam-,pa|ne dell'Africa Orientale e di!quattro croci al Valor militare. A chi gli osserva essere egli il j più decorato fra quelli che Cbm- batterono per la difesa e per l'af- fermazione della civiltà fascista di Roma, risponde, alzando Vi braccio in atto di rispetto: «Ho questo onore! ». jè^^S^^^m^^\dono ora inazionali e gli indigeni.! Il Duce sale sempre a cavallo sul-1 la piattaforma, dominando la mas- ' — J-= "--* 1 " Tutti i sa dei cavalieri immoti, volti sono fissi su di lui ] i ; IscitìtoBalboTuìÈ^ « Mussulmani di Tripoli <?';Parla Mussolini Saluto al Duce! ordina il Mare te possentemente 1 cavalieri, drit-| ti sulle staffe. La manifestazione perdura alcuni minuti. Poi il Duce | fa un cenno di silenzio, tutte le voci tacciono intorno, ed Egli pronuncia il seguente discorso: , , , ., ,,. .della Libia, Giovani arabi\del Littorio! « // mio augusto e poten-\te Sovrano, S. M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia c Imperatore d'Etiopia, mi ha mandato, dono undici a/ini,|r ancora una VOlta su questa . , . . .. . ™*™ dove sventola il TriCO- b, , .clore, per conoscere le vostre'vnecessità e venire incontro Idai vostri legittimi desideri.U« Voi mi avete offerto il c.« voi mi avete or reno " lapiu gradito dei doni: que-,tosta spada, simbolo della for-li Za e della giustizia, spadale„/,p nnrtern e conserverò a d„ P, . • - " "in "°'"a Tr,a incoiai pili cali D della mia vita. |s ,. Mentre nc.c.olao il vostro M j*J??^t?*J^'&]^i„ Idrfono, voglio dirvi Che e IH- p cominciata una nuova epo- inr"'" „ ... ,f W nella storia della Libia.: Fi» avete dimostrato la io- Ps,ra fedelta alVH„lia esser- rfo l'ordine più assoluto DUel momento in cui Vitato •eva impegnata in una JWft ra lontana, e avete offerto'^miaUaia di volontari che ! cfollino dato un prezioso con- d tributo alla nostra vittoria.™ „rande estate i\ Fnma della grande estate^ b valorosi guerrieri die han- ; d „0 combattuto in Etiopia utorneranno fra Voì, e voi /i f' ,. " accogliereie con molti e me- ritati onori P < ^ ^ ^ talia fascista intende assi-\ purare alle Popolazioni mus-Asulmane della Libia e del-, « l'Etiopia la pace, la giusti zi benessere> U rispetto ,,, . ■ . ■ . „ !«"e '«OT» dtel Profeta e VUO le inoltre dimostrare la sua j simpatia all'Islam e ai Mus-1 P su/mam del mondo intero. !b T „ Zc ° « 1 ra PPC0 ^oma, con IC p sue leggi, VI dimostrerà s quanto SÌ interessi del 00- ajsfro sempre migliore de-l^\S*ìn0Ìa , . J^! «Mussulmani di Tripoli l .1 c della Libia: diffondete ! de ' aueste mie parole in tutte 1 dcle case delle vostre città e ] dei vostri paesi, fino alle i ultime tende dei pastori. Voi ; , , . • Isapete che io sono un uo»io!parco nelle promesse, ma , ; L'accenno a S. M. il Re ed Im- ! peratore di Etiopia suscita 'e pri- ( me acclamazioni che si rinnovano ad ogni periodo. Il Duce, che ha parlato scandendo lentamente le ! lparole, comprende di essere stato ; ';comPreso da 9uesta gente che or-j Saluto al Duce! ordina anem a | S. E. Balbo. Uled! risponde tre | volte la moltitudine dei cavalieri, | | mai conosce quasi totalitariamen- \te ntaiiano. Ma le grida di entu siastico consenso si ripetono, quan- \Ao Interprete ripete létteralmen, te il discorso. ritti sulle staffe mentre levano lebraccia alte sul capo. La dimostrazione, che ha un carattere di inesprimibile commovente sincerità e spontaneità con- duce, senza mai quietarsi, il Duce. Uhe. salita la rampa d'accesso al castell°. saluta ancora dalla balaustra d'ingresso. E quando sublto dopo lappare all'aito loggiato. i cavalieri, tutti in piedi sulle seile con 11 volto a Lui proteso, gridano: Ducp! ^ ritmo e sventolano soPra 11 capoibarracani.ilDuce sosta lungamente dinanzi al superbo spettacolo; poi si ritira,Ma' Prosesruendo la visita all'ala del castell° che si prospetta sulla piazza, è richiamato da sempre più insistenti invocazioni, .„ ,, -, Ancora una volta il Duce si P™senta alla grande folla e ali ap Duce, con voce altissima, ordina: •^^^.'•^J ln£^^ !^™^ seconda p teosi è consacrata dal dono simbolico e dall'alta parola del Duce ai Mus-™^™ della Libia. Per diverse vie 1 cavalieri ab- bandonano , ; ,a foUa s disperde, mentre le luci di Tripo u si accendono fantasticamente fra 1 palmeti, , n Alle ore 19 il Duce, rientrato al Palazzo del Governo, ha ricevuto inviati della stampa estera. Lagsnmlecr! GALA TRA FOLLA ACCLAMANTE