LAPEBIE VINCE LA PARIGI - NIZZA di Giuseppe Ambrosini

LAPEBIE VINCE LA PARIGI - NIZZA LAPEBIE VINCE LA PARIGI - NIZZA mariano lima di cadala e costretto ad abbandonare Tanneveau primo a Nizza - Una bella prova di Franzil (Dal nostro inviato) Nizza, 15 mattino. La sorte iniqua ha compiuto Veri il suo giuoco cieco e brutale ai danni di Giuseppe Martano. Quasi o.yHi giorno lo aveva tor- j montato, colpito, ferito, sconvolgendo ogni suo piano, aggravandogli la già enorme difficoltà a": esser solo contro tutti e rubando- ! gli affermazioni e successi ancor \ più luminosi di quant , ciononostante, avesse, a dispetto di t>ut- ! ti e di tutto sin qui conseguito. Ma ieri ha voluto giungere al colmo della sua crudeltà e malvagità, eliminando del tutto l'indomabile campione e stroncando, così, il suo sogno di chiudere questa settimana di lotta impari e per ciò tanto più gloriosa con un trionfo in quella terra che sa sempre vibrare a quanto esalta l'idea d'italianità. E io vi posso dire che il sogno sarebbe certo diventato realtà se a realizzarlo fossero bastati il valore e la volontà dello sfortunato atleta, anche se la situazione in cui egli si trovava al momento dell'incidente non fosse stata delle più favorevoli. Vi dirò senz'altro com'essa s'era venuta maturando. Corridori e direttori sportivi sapevano benissimo che, se Martano fosse arrivato coi primi ai piedi della Turbie, avrebbe staccato tutti e sarebbe arrivato solo. Per non subire questo smacco, t—' furono d'accordo nei creare di liberarsi prima dell'italiano. E attacchi cominciarono in partenza, da parte svecialmente dei rap•presentanti di quella marca di qui, che voleva ripetere il successo ottenuto ieri con Buttafuochi. Neuville portò il primo colpo, andato a vuoto, all'uscita di Cannes; Bruttini diede il secondo sulla salita di Grasse, e allora si assistette a una magnifica azione di Martano, che, partito dopo altri all'insenuimento, li rimontò e lasciò tutti, compreso il fuggitivo, rimanendo solo in testa con A. Van Schandel e Rinaldi. In cattive aeaue navigava Lapfibic. fra i suoi a 300 mètri, ma, buon per lui, venne presto la discesa, e si salvò, così, dal non lieto frangente. Sulla lunga, ma leggera salita di Tovvetes se ne andò Franzil e fu. onesto, l'inizio della decisione della corsa. Dietro l'italiano andò Adam, mentre gli altri aspettavano che si movesse Martano. Era il solito giuoco di coalizione, ispirato a paura e sfruttamento, che intanto costava a tutto 1 gruppo un ritardo di 3'25" a Nizza (Km. 68) su Franzil e Adam, che si erano uniti e marciavano forte. Si riprese a salire e scendere verso Villa/ranca e Beaulieu e dal gruppo se ne andarono insalutati, uno a uno, Croesi, Tanneveau, Magnani, approfittando anche del nuvolo di vetture e motociclette che, senza alcuna disciplina, andavano avvinti e in mezzo ai corridori. Questa confusione babelica, fu la causa dell'incidente di Martano. Si scendeva a precipizio giù per Capo d'Ail, quando un autobus fermo sulla destra fece ondeggiare la fila a sinistra nel momento in cui una vettura e una motocicletta stavano oltrepassansandola. Per non essere investito, Martano sterzò bruscamente, andando ad urtare contro l'autobus, di cui abbattè un fanale. Altri caddero in fascio, ma si rialzarono subito; lui solo rimase a terra, intontito e dolorante. Accorsi per rialzarlo, dovemmo portarlo a braccia sul marciapiede perdio gemeva, anzi, urlava a solo toccargli la gamba sinistra vicino al ginocchio. Ma un rapido esame bastò per accertare che non c'era frattura; si doveva trattare di strappo o di distacco muscolare (dovuto al fatto che, mentre il corpo veniva sbalzato di macchina, il piede rimaneva imprigionato al ferma piede/, tanto più doloroso in quanto « Beppe » era abbattuto da una crisi di nervi. Non osammo insistere perchè cercasse di risalire in macchina, e Giupponc se lo prese ih braccio e lo portò sull'automobile della Casa. Lo andai poi a trovare all'albergo a Nizza e vi confesso che ebbi una stretta al cuore a vederlo nascondere le lagrime che non poteva frenare al pensiero d'esser stato trattato cosi ingiustamente dalia sorte, al timore di non poter fare la « Sanremo » e alla preoccupazione che la sua famiglia fosse per lui in allarme. L'atleta dai muscoli e dal cuore d'acciaio viveva e soffriva, piangendo come un bambino, lo sconforto della più amara delusione. Ormai la corsa aveva perso, con Martano, l'unico elemento d'interesse che le rimaneva, tanto più che, appiedato Adam. Franzil è rimasto solo e si capì che la sua fuga non poteva avere successo. E così fu. Ai passaggio a Mentane, Franzil precedeva ancora Croesi e Tanneveau dì 40", Magnani di 2', Adam dì 2'10", Brackweld, Loitu'e Disseaux e Neuville di 3'45", il gruppo di Lapebie di 4'15". Ma la Turbie s-convolse questa situazione. Franzil fu preso e lasciato da Tanneveau e Croesi, poi Tanneveau se ne andò da solo, mentre Disseaux, A. Van Schandel, Danneels, Deltour, avanzavano sul gruppo. In cima i passaggi avvennero nel seguente ordine: Tanneveau, a l'15", Disseaux a 1*30", A. Van Scandel a l'50", Franzil, T. Van Schandel, Croesi, Danneels, a 2'JtS" un qruppetto con Buttafochi, a 3'20" Lapebie e la sua coorte. Sul falsopiano, il quintetto di Franzil riuscì a prendere A. Van Schandel e Disseaux, ma non riuscì a spuntarla con Tanneveau. Lapebie arm:ó piuttosto malconcio, ma gli bastava conservare il suo primo posto in classifica ne pevtimha poifortri Prchechevelse il NStalInasufrinadesiococamaIl pstlo Galasatrdìturipoalsùgiscord'isonalodinoavfrroUtra vospseletociAdnKddtoloVtF(ifiSnIPvo(■FItMRTlDcl resio. dato che la sorte non I ha voluto vincitore Martano, èI giusto che la vittoria sia toccata « Lapebie, indubbiamente il miglior nomo dopo il nostro campione. Nelle ultime tappe il francese cominciava ad averne abbastanza ed in salita onn è mai parso b-resistibile; nuova dimostrazio- ne ch'egli non è, come già si sapeva, uomo di gran fondo e ottimo arrampicatore. Ma in piano ha marciato veramente forte; e poi aveva con sè la squadra più forte, accresciuta da parecchi altri legati per via al suo carro. Preziosissimo gli è stato Cimatti, che Ita fatto enormi progress* e che non è più soltanto agile e veloce. Sarà bene tener presente, se del caso, questo ragazzo per il Tour. Non starò certo a far l'esame d degli altri concorrenti. La Parigi-Nizza ne ha trovati parecchi ancora a corto di lavoro, molti ne ha sfiancati con la fatica, altri ne ha eliminati con l'umidità e il freddo. Perchè, in complesso, questa è stata una prova durissima per le condizioni atmosferiche e per l'accanimento con il quale è stata ■ combattuta. Ciò accresce il valore della spettacolosa dimostrazione di Martano, che ha dovuto, inoltre, fare assegnamento solo sulle proprie for¬ zmommcossntn l ò ¬ ze e s'è trovato, alfiere di una modesta Casa senza direzione e organizzazione, anche se con molta buona volontà, contro formidabili coalizioni industriali, campioni di fama, astruserie di organizzatori, contrarietà della sorte. La prova di Martano, che ha stupefatto tutti, in Italia e fuori) non era certo attesa (tt sottoscritto è stato il solo giornalista italiano al seguito della còrsa) aa chi pensava al Martano dell'anno l3D33D3 scorso. Ma dire che egli è tornato ai suoi più bei tempi è troppo poco. La potenza del Martano di oggi non l'ha forse mai avuta neppure Guerra. Tonerò sopra a questa sorprendente trasforìtiazione e rinascita di un atleta che non pochi e, confesso, atlcli'io, ritenevano ormai in parabola discendente. Per ora io voglio di gran cuore augurarmi che egli possa disputare la « Sanremo » nella piena disponibilità delle sue forze. La cosa non è facile; e sarebbe un vero peccato che gli sportivi italiani non potessero godere del confronto del risorto campione con gli avversari che oggi van per la maggiore. Che « Saliremo » verrebbe fuori col dominatore della Parigi-Nizza e con Bartali e Olmo, Bini e Le Grevès, Di Paco e Deloor, Guerra e Bizzi. Giuseppe Ambrosini tdtMlrUglg L'ARRIVO DI TANNEVEAU A NIZZA.