Martano domina e trionfa nella 4ª tappa della Parigi-Nizza di Giuseppe Ambrosini

Martano domina e trionfa nella 4ª tappa della Parigi-Nizza Il campione che travolge ogni avversario Martano domina e trionfa nella 4ª tappa della Parigi-Nizza (Dal nostro inviato) Orange, 11 notte. Butto giù queste note, ricovera tn sotto'la «capette» della mia - 1500 »- c,lc> '"• Questa cittadina \* Provincia, non c'è stato modo di e a e 0 a e e n i e a e e o a n a l . i e i - trovare una camera d'albergo, o anche solo un posticino dove compiere in pace il mio lavoro. Ma dovessi anche prendermi tutta l'acqua che ha cominciato poco fa a cadere, non muterei di umore e darei sfono egualmente alla gioia he Martano ha saputo regalarci vincendo stupendamente sul vialone di Orange e alla soddisfazione di potervi dnrc la lieta novella che vi avevo promesso ieri sera. Che giornata d'inferno! Clio battaglia di colossi! Che bella vittoria di un nome nostro! E, anche oggi, che succedersi di emozioni, che angustia di trepidazione, che sfogo di letizia e che stupore, orgoglio, ammirazione per le gesta del nostro atleta. Solo contro tutti Vi confesso che questa mattina non avrei creduto ai finir così bene la giornata. Una visito, prima di lasciare Saint Etienne, alla sede di quella che fu — se pur lo e mai stata. — la squadra di Martano e al quartier generale della corsa, mi aveva dato la precisa e poco confortante sensazione della situazione in cui da oggi si veniva a- trovare il nosti-o campione. Mandati a casa — con un'altra decina — Molìnar, Oiuppone, Cornelio, Augeniol e Montuori, per avere già al passivo più di tre quarti d'ora di ritardo; trasformatosi G-iuppone in meccanico al posto di quello ufficiale che è tornato a casa a fare il suo mestiere di postino del paese, dove il cosidetto direttore sportivo della stessa Casa fa l'orologiaio, Martano è rinwisto in compagnia del solo Rege, un ragazzo che non so che possa dare al suo capo più che della gran buona volontà. D'altra parte, sono bastafé le due prime tappe per dare a tutti la convinzione della superiorità di Martano, cosicché gli ordini diffusi per tutte le « scuderie », sono di tener ben d'occhio l'uomo che ha già più volte dimostrato, quando si infuria, di saper staccare tutti, nessuno escluso, dalla sua ruota, e di farlo lavorare come un negro, imponendogli inseguimenti su insegnimenti e rispondendo a ogni suo tentativo con concorde prontezza e decisione. In queste condizioni, davvero, il « leone di Giaveno » si può dire una fiera in gabbia... La- sola voce amica era quella di Trialonx, il diretore dei bianco-verdi che, avendo dovuto, per ragioni di... politica locale, fare una squadra che ormai non ha più alcuna probabilità di vincere, sarebbe ben più contento di veder trionfare, con Martano, una Casa la cui concorrenza non lo pie occupa, piuttosto che le jrandi e odiate rivali Alcyon e Mercier. E, infatti, il piano di Martano per questa tappa, coincideva con quello dei bianco-verdi: attaccare subito sul colle delia Itcpuelique una salita di dodici chilometri a circa il sette per cento ai cui piedi si è data la partenza. Ma anche questa volta le avverse circostanze non hanno voluto permettere a Martano lo svolgimento del suo progetto. Vi si f opposto, innanzi tutto, il tempo. Dopo una giornata di pioggia e di ue»ito e una di sole, ne abbiamo avuta una terza di vento, anzi, di bufera, tanto violento e rabbioso era il mistral che ci veniva incontrocome per investirci e travolgerci facendo accavallare ondate di nuvole sporche dalle quali sembrava sempre doversi scaricare un diluvio e che, invece, non ci diedero una goccia "fi pioggia. In mezzo alla bufera Mettete insieme questa 'uria di vento contrario e il note-ole dislivello e non vi stupirete se vi diro che, quando il gruppo si mosse, ondeggiò e prese di petto la pvvvaDpdsdinertsrurcMaNdptaesatPrpaflqdttcrtmvcvmmtLOdFsurtnvFeinfttMcftsnsucrpd i i o è i i ti » e a e e a a na nfa ta simi s ci ò o a e e ce oline p i E. al oa o ìsalita, si ebbe l'impressione eh " I non l'avrebbe spuntata senza ap ppiedare. Tutti misero •subito ma no al cambio per servii-si del i-xppoito più piccolo, ma quello d> Martano (marca francese) non funzionò, cosicché « Beppe it, dopo essere sceso per vedere di rimediare ed essere stato rilegato in coda alla lunga fila, dovette rassegnarsi ad usare il rapporto di 50 per 17 che è un ranporto di pianura. Ciononostante, Maitano risalì decisamente tutta la fila, mentre in testa già cominciavano i distacchi ad opera- 4i Ve: vaecke, Braekweld, Lowie e rnHafuochi: era l'annunziata offensiva dei bianco-verdi alla quale venne alla, fine a dar pian forte anche Mar-} tdho; ma, intanto, si era arrivati' a metà salita e lo sforzo per riguadagnare il perduto era un grave svantaggio pei u nostro nomo, il quale aveva anche da superare quello gravissima del rapporto troppo forte. Il t e>ito, per giunta, sembrava al etimo della sua violenza; a ogni svolta in cui i corridori più ne scurivano le| sferzate, era uno sbandamento ci pBBttvSFg3qna. uiri un rallentamento improvvisi; per due volte, persino, si vide proli'in come una raffica che rciesciò i. macchina fasci di corridori. Laide e Vervaecke poterono prendere un cento metri di vantaggio, ma Martano riportò sotto ai due una mezza dozzina di uomini, poi, per un poco, indietreggiò, poi si rifece avanti e, all'inizio del faisopiano che si stendeva sul colle, era al comando. Un paio di chilometri e ancora un tratto di salita, in cima alla quale c'era in palio un premio. Lo ricordai a Martano, ma Dannels, che lo sapeva. scattò all'improvviso ; allora si vide l'italiano partire a fondo e raggiungere il belga, aspettare che anche Buttafuochi venisse avanti, per, poi, negli ultimi cento metri regolarlo a volontà. Il successo, per quanto provvisorio, diceva tutta la forza di questo atleta che aveva avuto ragione degli avversari, della natura ostile "e dell'ostacolo meccanico. Martano non insistè e, in discesa, tutti e tre i primi furono raggiunti da unti ventina di uomini. Un tentativo di fuga di Fontenay, Rinaldi, Buttafuochi — tre bianco-verdi — e di Lowie fu presto annullato, e, in rapo a due ore, si erano percorsi 64 chilometri. Media strabiliante, se si pensa fatta su quel percorso e con quel vento. Un periodo di preoccupazioni passai quando Lapebie si portò via i due Van Bchandel, Mithouard, Braekweld, Kint e, dietro costoro, inseguivano solo Adam, Pages, Auville, Lowie, Vervaecke, Chri"tiaens, Dannels. Martano, ripetendo gli errori di ieri, si era laiciato segregare in un terso yrup- po che a Valanche (km. 93) aveva un- minuto di ritardo. Lo avvertimmo del pericolo che correva e allora si diede di prepotenza alla caccia con Rege, Tannevcau e Debenne, e, in uìi volo, andò a prendere il gruppo che lo preced(va, cioè quello di testa. Allora subentrò la calma e la formazione di partenza si ricostituì quasi per intero; infatti, mentre l'andatura era quasi di riposo contai 51/ corridori. Martano, quasi a sfida, continuava a prodigarsi e a condurre. La corsa si ravvivò all'improvviso, si accese e si decise, si può. dire, sulla salita di Ditzcre, lunga un chilometro circa, ma assai dura. Fu Lapebie, a onor del vero, che diede il segnale di attacco. Ma Martano gli rispose a tono, con altro stile, Insieme a Debenne, Neniville, Lowie e Carini, un figlio di italiani, ma oggi francese. Su- pcrato l'ostacolo "con duecento me-\si buttarono {tri di vantaggio, i sci a corpo mòrto giù per la discesa e continuarono per il piano che sembrava fossero partiti allora e avessero il volto alle spalle. Il mio tachimetro segnava i quaranta. Per gli staccati non c'era più speranza di salvezza. Essi vennero perdendo terreno a vista d'occhio a l'ordine di arrivo vi dirà che i fuggitivi guadagnarono in 36 chilometri la bellezza di più di cinque minuti. Come volle La corsa, però, non era ancora decisa. Chi avrebbe vinto in volata? Meno Carini, gli altri erano tutti uomini veloci; ma, in simili circostanze, non è la velocità pura che conta quanto il fiato. Martano non era certo quello che dimostrava di averne meno. L'arrivo a Orange era su un viale larghissimo e sgombro, ma che, negli uZfimi S00 metri, faceva due larghe curve, di cui l'ultima nascondeva, a non più di 70 metri, il telone di arrivo che spuntava, quindi, all'ultimo momento. Lapebie, che conosceva questa stranezza, sbucò dalla penultima curva già in testa, inseguito da Debenne e Martano che, ai cento metri, doiw mi ero messo, aveva almeno cinque lunghezze di distacco. Quando mi passò davanti gli urlai: « Va viopn. Nello stesso tempo in cui Lapebie partiva a fondo, « Beppe » capì l'allarme e diede fuoco a tutte le sue polveri; ciò vuol dire che quel demoìlio rimontò tìcbennc, se lo portò alla ruota, passò Lapelne come volle e vinse per più di una- macchina.Nel gruppo seguente Bailo si piazzò terzo e meriJa speciale lode, perdio da due giorni egli è tormentato da un tendine che gli ha fatta gonfia e dolorante una caviglia. 'Vi ho detto di Mai-tane primo sulla salita principale e primo in volata, e dovrei db-vi M lui anche come instancabile coiD/robattilore\di ogni piccolo tentativo, salvo {quello che gli costò l'inscg; seguimento cosi ben"condotto. Ma ò inutile che mi perda in particolari. La cronaca della corsa si riassume nella rinnovata e chiara dimostrazione dell'assoluta, completa superiorità di Martano. Oggi: gara a squadre Con tutto ciò è inutile nascondervi la realtà: oggi è diventato ancora più difficile per lui' vincere questa Parigi-Nizza. Il vantaggio di Lapebie rimane invariato; domani ci sarà tappa a cronometro a squadre, vera assurdità .in una corsa individuale. Ma il regolamento... è quello che è. A rimediare alla maggior assurdità alla, quale avrebbe potuto dar luogo (veder partire due uomini contro dieci), i commissari hanno deciso che Marta/no e Rege, unici superatiti della loro squadra, partiranno insieme ai sei superstiti della squadra di Lucifer. La loro formazione sarà, quindi, la seguente: Granier, Benoit Faure, Gamard, Martano, Rege, Louviot, Franzil. Ma ciò non è certo sufficente per ri¬ stabilirò l'equilibrio con le fortissime rappresentative di cui fanno parte Lapebie e Debenne. Non si può essere ottimisti al punto da prevedere che domattina, sui 59 chilometri da Orange a Cavaìllon, Martano migliorerà la sua posizione; è molto probabile, purtroppo, il contrario. Rimarranno, poi, altre tre tappe in linea, le due di Marsiglia e Cannes avranno tutte le incognite di quelle fin qui disputate, con il pericolo per Martano dell'isolamento in cui si trova, ma- nel quale ha dimostrato di sapersela sbrigare anche da solo. L'ultima ci lascia aperto il cuore alle speranze di una vittoriosa conclusione a Nizza. Ma non vi nascondo che, se Lapebie continuerà a marciare come ha marciato sin qui, Martano avrà in lui un degno ed irriducibile avversario. Comunque, anche finendo secondo, il ciclismo italiano potrà andar fiero di così solido atleta, di cosi strenuo combattente. Giuseppe Ambrosini