Martano sbaraglia gli avversari nel finale di una gara combattutissima di Giuseppe Ambrosini

Martano sbaraglia gli avversari nel finale di una gara combattutissima Im A M I Im A. N O - TORINO v Martano sbaraglia gli avversari nel finale di una gara combattutissima Dovrei risalire all'epoca dei « fuori classe » tipo Girardengo o Binda per ricordarmi di un nonio che m'abbia lasciato così viva e netta impressione di assoluta supremazia e m'abbia doto cosi piacevole sensazione di eccellenza di valore e di splendore di forma come ha fatto ieri Martano nella Milano-Torino. Due anni dopo Dopo due anni di men che mediocri esibizioni, che già lasciavano pensare che il « leone di Giaveno» avesse perso criniera c artigli, cuore e muscoli, l'atleta che sembraim avesse chiuso la sua carriera fra due titoli di caìnpione del mondo dei dilettanti e una vittoria morale nel Giro di Francia, ha stupefatto ieri anche colmo che un primo segno della sua ripresa avevano tratto dalla vittoria- di Cannes ed è di co'po riassurto fra la ristretta cerchia di coloro che oggi possono meglio rappresentare il ciclismo italiano. Ripresa di un simpatico campione, che riempie di gioia più che di sorpresa quanti sapevano che Martano, uno dei più robusti nostri corridori, di classe collaudata al vaglio dei più duri cimenti internazionali, nel rigoglio della sua maturità, aveva solo bisogno di rifarsi il morale compromesso da una serie di delusioni e di errori per risentire amore e orgoglio per il suo lavoro, per riacquistare la, padronanza dei suoi mezzi eccezionali, fiducia in sè, volontà di vincere. Sferzato dal puntiglio e magari anche dalla necessità, Martano s'è preparato a fondo ver questo inizio di stagione, ha imbroccato la sua buona' annata, s'è trasformato fisicamente e spiritualmente; è. insomma, tornato il miglior Martano, forse il Martano che ancora non conoscevamo. Questo è il primo, principale e più lieto rilievo cui s'offre questa Milano-Torino: riabbiamo un magnifico esponente del nostro sport. Il secondo è che si rafforza la cojitn>isio«e e la speranza- che anche questo sport sia trasformato e migliorato. A forza di battere sul tasto della necessità e dell'utilità di mutar sistema di corsa, di cambiare mentalità di corridori, di riformare ordinamenti, si cominciano a raccogliere i frutti di una. santa campagna, che ben maggiori dovrà darcene quando il ciclismo italiano dovrà misurarsi con quelli che in questi ultimi anni avevano offuscato il suo primato. La prima « nazionale » della stagione è stala una bellissima, una- grande, una interessantissima corsa che, si può dire, non ha avuto che una breve zona di riposo, quale era da attendersi data la configurazione del percorso. La disciplina di squadra non ha posto freno alla vivacità anche dei maggiori, gli episodi si sono succeduti in crescendo di combattività, le fasi improntate a travolgente velocità si sono alternate con quelle che han teso i muscoli nello sforzo spasmodico, sul piano ci si è battuti con non minor brio e decisione che in salita, e s'è finito con l'assistere al capolavoro di offensiva, al prodi fppcctdsarBRmMIztitpriaMdFdsaro di suveriorità che porta la /ir- J —.. * ma di Giuseppe Martano. Fatti questi due rilievi d'ordine oenerale, passo a tratteggiare Ut fisonomìa della corsa. A 39 all'ora ! Nella prima ora di corsa furono percorsi quasi trentanove chilometri; non c'era, quindi, da stupirsi se, nonostante l'accanimento con cui portarono vari attacchi prima Grosso, Rigamonti, Wundernitz. poi Perego, Lena, Generati, Hartl, poi Savelli e Gios, quindi Mancini e Cecchi, nessuno potè rompere la compattezza del gruppo per più di vocili minuti e senza pericolo. Più serio, invece, fu un tentativo effettuato da Introzzi, Wundernitz, Bertoni, Olmo, Cartinelli, Menegotti e Lena, i quali precedettero di qualche decina di secondi il grosso fino alla discesa su Oleggio, poi furono ripresi per merito di Servadei. Rimoldi s'era ritirato in partenza per incidenti di macchina, e Piemontesi prima di Arona per foratura. Si era appena esaurito questo episodio che Balli ne inscenò un altro scappando insieme a Gros-so e poi, fasciato questo, da solo.A Borgomanero (km. 73) la me- dia raggiungeva i 39, ma il gruppo continuava a perdere terreno; allora Introzzi, Del Cancia, Romanatti, Bovio, Simonini, poi Cecchi, Teani, Perego, Cinelli, Generati, Mancini, Sbersi, Bertoni, Fantini, Vicini e Vallotti andarono da soli a prendere Grosso e poi Balli. Dietro l'inseguimento era condotto da Olmo e compagni, che, però, non riuscivano a riavvicinarsi nonostante marciassero a quasi, quaranta! A Gattinara i due nuclei erano ancora separati da oltre un minuto. Si riunirono, però, dopo Cossato, c allora furono Generati, Vicini, Perego, Introzzi, Fantini, Valotti che se n'andarono precedendo al rifornimento di Biella gli altri di 47". Dopo 117 chilometri sì eri sempre su di una media di 38,8 Riformatasi la compagine dopo Mongrando, essa fu messa alla frusta da una fuga di Martano, Del Caneki e Mollo, che verso la fine della Serra andarono a fondo nella loro azione, e Mollo precedette Martano e Del Cancia in] retta; la fila veniva a 40". Nulla di decisivo, quindi; infatti, appiedati nella discesa Castiglione, Gios, Bertoni (questi forò pòi altre due volte), sul mano, dopo una fase convulsa di inseguimenti a gruppetti, s'andò formando un plotoncino di ventisette uomini, che si presero una buon'ora dì fiato in vista delle salite, sulle quali ognuno già prevedeva che la corsa si sarebbe decisa. E così, infatti, fu. Man mano che si passava per Strambino, Caluso e Chivasso la media scendeva, sì che all'attacco della rampa di Brozolo essa non toccava più i trenta- Cinoue. " La bucatura di Martano , Questo primo ostacolo del /l- naie fu superato senza vittime, ma sullo strappo di Tuffo comin- ciò lo sbandamento generale adocerà di .Marrano. Vedere fa sfra- lia inerpicarsi e gettarsi a capo fitto nella mischia fu per « Geppe » una cosa sola: non voleva perder tempo e gli seccava la compagnia. Rimase subito solo con Bizzi, poi anche questi dovette lasciarlo andare e giù per la discesa Martano si lanciò alcuni secondi prima di colui che più gli aveva resìstito; alle loro spalle arrancavano in difesa Marabelli e Bini. Mollo e Cazzulani. Teani e Rogora. Ma. quasi a voler dar maggior risalto all' impresa di Martano, la sfortuna lo appiedò. Il momento era criticissimo. Bizzi si vide in testa c poi raggiunto da Marabelli. quindi da Mollo i: infine da. Tenni sulle prime svolte di Cocconato. Sulle scale dei paese s'aecanì la lotti fra costoro ed ebbe la meglio Mollo, che in cima firmò per prìtfto, seguito a intervalli di pochi secondi da Marabelli, Bizzi, Teani, Bini, a 50" da Introzzi, Bergamaschi, Balli, Favalli, Rogora, a V da Del Concia, Cazzulani, Bavutti e Gios, a l'25" da Martano e Valotti. Il ridotto distacco già dava a vedere quello che era capace c intenzionato di fare Martano. E si assistette a impresa davvero indimenticabile. A Gallar etto, Martano era a V dai primi quattro e inseguirà un gruppetto di dieci sul quale si gettò poco dopo come una valanga. Intanto Teani di sorpresa aveva lasciato i tre compagni, sui quali Martano trascinò gii inseguitori, buttandosi poi, senza prender fiato, alla caccia di Teani insieme a Introzzi, che, però, tenne la sua ruota per pochi metri soltanto. Squassando come un demonio la bicicletta, con un rapporto da stroncare le gambe, Martano, dopo essersi tirato dietro Tenni fino alla salita di Moriondo, qui se ne liberò di prepotenza e volò verso il traguardo, divorando a quaranta, all'ora il piano e scalando La Rezza di slancio. Le urla della folla, il sapore della vittòria pareva lo inebriassero, la fatica che cumadncnpngli mettesse le ali. Non c'era stile nella sua azione, ma tanta energia da sbalordire. Rapido bilancio Dietro di lui, a sempre maggiore distanza, inseguivano Teani, Marabelli, Introzzi e Del Cancia, mentre Mollo cedeva. Olmo, dominato su Cocconato, fu poi tolto di mezzo da una foratura, quando orinai non c'era, per lui inù salvezza. Bini fu anch'cgli messo a terra dalle gomme nella discesa dì Cocconato. Sulla salitina di Sambiiy, Del Cancia e Introzzi piantarono Marabelli, non poco provato, e Teani. Queste ultime fasi hanno sistemato la situazionefinale quale risulta dall'ordine di arrivo. Una gaia così densa e piena di sviluppo, così ricca di note personali, così larga di spunti tecni- ci e agonistici-, si offrirebbe a un commento che lo spazio non mi permette. Ma debbo limitarmi a riassumere in fascio i rilievi più degni di menzione: Olmo e Bini non hanno lottato con eccessiva convinzione e, forse, non ancora nelle migliori condizioni; Bizzi è parso a corto di lavoro; Del ('ancia non è stato continuo; troppo sfortunato Bertoni: Favalli. Generati, Servadei, Bavutti, Valotti Gios dopo aver dato buona im pressione, son rapidamente calati C4Fv1snLMollo è crollato di colpo dopo (0|k sforzo sii Cocconato; Teani ha II 'è vanto di esser stato l'ultimo a ce- \ c derc a Martano; Introzzi è stato,'come sempre, generosissimo; Caz-'i a i o e ei a - zulani. Bergamaschi, Rogora, Romanatti si sono tenuti sulla linea di un'aurea mediocrità. Il Commissario tecnico della F. C. I., Vittorio Spositi, che ha vissuto le calde e colorite vicende della gara, ne ha tratto, come ogni altro osservatore, lieti auspici per l'annata che ieri si è aperta. Martano è partito ieri sera per Parigi e da domani porterà le nostre sperante nella « Corsa al sole ». La Milano-Torino ha rappresentato un preludio alla « Sanremo'» che più promettente e lusinghiero non avrebbe potuto essere. E gli alacri organizzatori del Faracr-hi possono essere lieti e fieri del pieno successo che ha arriso alla loro manifestazione. Giuseppe Ambrosini Martano, ormai solo, corre verso la clamorosa vittoria.