Frodi delitti e vendette nella losca vita di Destà

Frodi delitti e vendette nella losca vita di Destà Frodi delitti e vendette nella losca vita di Destà Vivo giubilo ad Addis Abeba per la fine del "diavolo nero,, o , i o n i i à a e l i i i l o ! i Addis Abeba, 27 notte. La notizia, della cattura e della fucilazione di ras Devia sparsasi nel territorio di Addis Abeba ha suscitato vivaci manifestazioni di giubilo fra le popolazioni indigene, le quali nutrivano per ras Desta un odio militante ed una implacabile avversione derivati dalle molte angherie, tassazioni e truffe scandalose che questo ultimo vessillifero dell'ex-negus aveva commesso nel corso di questi ultimi dieci anni. L'essere egli sfuggito a ben undici attentati gli aveva creato un alone di invulnerabilità, sino a quello del 14 luglio del 1934 quando le pallottole lo raggiunsero, sbagliando però di poco i punti mortali. La predizione di un impiccato In quel tempo ras Desta, accompagnato da. una numerosa scorta di armati e da ottanta schiavi galla, aveva messo campo in un villaggio ormai distrutto, emanando subito un bando che imponeva di dare nutrimento a uomini e quadrupedi pena la razzia di tutto il territorio. L'ordine era stato sottolineato dalla applicazione di quaranta scudisciate sulla schiena a due anziani che si erano mostrati poco solleciti nel divulgare il bando. Uno di questi anziani ebbe parole di sprezzo verso il crudele ras ed allora fu torturato sino alla morte. Il giorno dopo, mentre ras Desta faceva le mattutine abluzioni assistito dalle donne del seguito, un giovane galla, figlio della sua vittima della sera prima, riuscendo ad eludere la vigilanza della guardia del corpo, gli sparò contro tutto il caricatore di una pistola Remington.. Ras Desta fu ferito leggermente; furibondo, ordinò senz'altro la esecuzione capitale dell'attentatore sulla stessa piazza. Il giovane galla finì la sua vita impiccato ai rami d'una acacia fiorita. Prima di morire, urlando, predisse però la stessa fine al ras e la predizione fu strozzata dalle liane del boia. Adesso ras Desta, raggiunto dalle folgoranti colonne avventategli contro dal Maresciallo Graziani, ha visto avverarsi la predizione della sua vittima e stendersi la nera coltre della morte sulla sua vita scellerata. Genero del negus, ambiziosissimo, sempre avido di denaro, era riuscito a dominare economicamente i lavori pubblici della capitale. Col danaro spremuto alle popolazioni governate, imprese le costruzioni di quello scandaloso acquedotto di Addis Abeba ove ogni fontana aveva un armato di guardia che esigeva quale prezzo dell'acqua tre talleri per ogni tanica, quindi quasi una lira al litro Intanto, colla complicità dei preposti alla cosidetta « direzione sanitaria » della municipalità di Addis Abeba, faceva sistematica mente interrare i pozzi ed acceca re le sorgenti, cosicché anziché refrigerarla, questo acquedotto assetò la città. Approfittando della sopraggitti la guerra, troncò i complessi rapporti che lo facevano debitore di oltre trecentomila talleri dell'ingegnere torinese Castagna, il quale aveva assunto la direzione tecnica e la sorveglianza dei lavori dell'acquedotto. Più. clamorosa ancora è la truffa commessa ai danni di una società di levantini ed indigeni rilevatario dell' acquedotto. Sba-~ razzato dalla guerra del suo creditore italiano, un giorno fu chiamato dal negus, il quale si lagnò acerbamente della esosità della gestione dell'acquedotto verso la popolazione e gli squadernò le tabelle delle riscossioni, dalle quali risultava che oramai Desta ave va recuperato le somme spese e quindi anche i trecentomiìa talle¬ ri dovuti al Castagna erano netto guadagno. Aggiungeva Tafari di aver decretato la Ubera vendita dell'acqua. Desta non battè ciglio, soltanto pregò di differire l'emanazione del decreto di quindici giorni e di mantenerlo assolutamente segreto. Tafari promise e subito questo ras cialtrone strinse un patto di vendita dell'acquedotto alla società appositamente formatasi sulla base dei proventi sino allora percepiti. Novantaquattro sacchi d'argento La guerra fece di lui il capo di un esercito operante sul frànte sud. Partendo dopo molte riluttanze, si indebitò sino alla gola, malgrado avesse fortissime somme accantonate. Inutile rievocare le sue disgraziate vicende guerriere. . Graziani gli inflisse la durissima sconfitta che mise a repentaglio tutto il sistema difensivo del fronte sud, escogitato ed organizzato dal famigerato Wchib Pascià e da ras Nasibù. Richiamato alla capitale e svergognato dal negus, fu persino imprigionato e privato di ogni autorità. Quindi fu perdonato negli ultimi giorni di guerra. Tutto il suo contegno da allora fu equivoco e scivoloso. Egli sperava, dopo di avere recuperato i tesori nascosti nelle vicinanze della capitale, di battersela verso il Kenia. Il suo ribellismo era ispirato anche dal desiderio di non restituire quel milione circa di talleri che costituiva il suo debito e nello stesso tempo dalla pazzesca idea di voler ottenere dal governo italiano il comando assoluto di una larga zona. Ebbe l'albagia di tentare trattative in questo senso: il Governo italiano avrebbe pagato i suoi debiti e riconoscendolo capace dì tenere il comando nel territorio dei Galla e Sidamo, gli avrebbe dato un appannaggio e l'autorità sopra le popolazioni. Quindi, mentre perpetrava così il tradimento del negus, già pensava di farsi, dopo la misera resa a discrezione di Immiru, l'alzabandiera della causa tafariana alla Società delle Nazioni. Questo uomo dalla vita misera-bile (sono notorie l'infamia della sua vita coniugale, la sua sporcizia ed il suo pervertimento) è ca¬ duto senza bellezza. La sua ban- dterà era di cartamoneta: voleva novantaquattro sacchi di argento per sottomettersi alla legittima autorità. Ha avuto un pugno di . . * J piombo. Attilio Crepas

Persone citate: Attilio Crepas, Castagna, Graziani, Nasibù, Remington

Luoghi citati: Addis Abeba, Kenia