I valori spirituali di Filippo Burzio

I valori spirituali P R O TI D'OCGI I valori spirituali In un esame delle ideologie viventi, delle « fedi » che animano i nostri contemporanei (qual è quello da noi perseguito in questa serie di articoli intitolata ai « profeti d'oggi ») grande importanza ha la questione dei cosiddetti « valori spirituali », e della loro efficacia reale in una società la quale, in virtù del progresso tecnico e scientifico, appare sempre più materializzata e meccanizzata. Discutendo l'importante libro di Georges Friedmann : La crise du progrès, noi vedemmo come tre fossero sostanzialmente le accuse mosse da questo difensore del Progresso, mafxisticamente inteso, a quel ch'egli chiama le concert de l'Antiprogrcs, e cioè: la negazione della macchina e della tecnica ; i conati di ritorno ai «valori spirituali»; l'ostilità alla democrazia, alla ragione ed alla scienza. Il primo punto è già da noi stato trattato, vogliamo oggi passare al secondo. L'avversione ai « valori spirituali » manifestata dal Friedmann (e da gran parte del pensiero marxista) è una delle posizioni più caratteristiche di questo movimento, intorno a cui si combatte da decenni (acutizzata in questi anni) una delle più ardenti battaglie della storia politica e morale contemporanea. Come mai una simile avversione da parte di un uomo intelligente e sensibile, un uomo di alta cultura ; un normalien, per tutto dire? Vale la pena di esaminare i motivi dichiarati, e poi quelli profondi. « Il movimento di ritorno ai valori spirituali — dice Friedmann — s'impernia interamente sulla negazione di quegli altri valori che avevano contato per gli uomini delle generazioni progressiste. Questi ultimi vengono dichiarati esclusivamente quantitativi, esteriori; colpevoli di aver condotto al « materialismo » e alla « reli- f;ione del lavoro»; la rivolta conro la quale è un altro tratto generale dell'epoca. Le si rimprovera innanzi tutto di soffocare i veri problemi dell'individuo, d'impedire la sua cultura e il suo progresso morale: l'uomo è stato sacrificato alla vita collettiva (nota ad es. Thierry Maulnier), e per fargli accettare questo sacrificio gli si è promesso un benessere materiale illusorio, o, più volentieri, gli si sono proposte delle mistiche mostruose, come la religione della produzione. E' tutto lo slancio della « filosofìa dei lumi » (riprende Friedmann, dopo aver moltiplicato le citazioni di simili critiche) che un tale movimento mira ad infrangere. L'idea del progresso « in estensione », penetrazione cioè della coscienza nelle masse proletarie, maturava in Europa fin dal Rinascimento: e, nel suo fondo, essa implicava certo anche di rivelare a ogni individuo il suo valore particolare, liberandolo dalle servitù politiche e religiose dello Stato feudale. Ma... i risultati concreti raggiunti dalle società occidentali in questo - periodo di declinò del. capitalismo hanno permesso ai partigiani della reazione di cambiare le carte in tavola, accusando, par un glissement adroit, mais historiquement injustifiable, la « filosofia dei lumi » dei risultati disastrosi della civiltà quantitativa ». Anche Friedmann sembra dunque ammettere che questa forma ultima, quantitativa e meccanica, della civiltà occidentale, ha dato risultati « disastrosi » ; ma egli nega che tale sviluppo fosse implicito nel generoso moto progressista del Settecento e del primo Ottocento (cosa in cui possiamo anche essere d'accordo con lui) ; e per di più, alla deviazione « capitalista » di que sto moto egli oppone, già bell'e pronto, il rimedio marxista. Poi riprende le sue critiche : per lui il « ritorno ai valori spirituali » non è che un fenomeno negativo, di sfiducia nell'intelligenza; ed egoistico, d'intellettuali ap poggiantisi alla reazione politica che si disegna in mezza Europa : « il movimento dei valori spiri tuali (o della Persona) è una reazione d'intellettuali... di questa Buona Parola, limitata a un gruppetto di cenacoli e di riviste, alcuni soltanto posso no profittare » ; per concludere infine : « il ritorno ai valori spirituali rappresenta una reazione all'idea del progresso, combattuta nei suoi ingredienti più diversi. Reazione nutrita dalla disaffezione della borghesia agli ideali che essa aveva e spresso dal suo seno a partire dal Rinascimento », e che ora sono diventati invece patrimonio delle classi popolari, inquadrate dal socialismo. Credo di avere riassunte così, sommariamente ma lealmente, le principali critiche mosse da] Friedmann a quel movimento di « ritorno ai valori spirituali », su cui s'impernia una delle principali obiezioni contemporanee a certi eccessi del socialismo marxista (quali si riscontrano, almeno fino ad oggi, nella sua realizzazione bolscevica) Quanto ci sarebbe da dire in un dibattito così impostato, di una importanza ideale e pratica enorme, per l'avvenire della nostra civiltà! Devo limitarmi a pochi cenni. Che il movimento di difesa della personalità umana, dei suoi bisogni più elementari e valori più sacri, contro le minaccie implicite in certi sviluppi del collettivismo, sia solo un capriccio o un egoismo di « intellettuali », è falso; che il tremendo pericolo, da tutti noi denunciato, siainsdGpddtuapadgtqsutbnnplorFgpiséfFcsfnpplèp0gftvtmslpvnqmqlls t à , ; o e i a e i i » ; a : a n a , i a e a o e ìinesistente, è pure falso, e la testimonianza non sospetta di Andre Gide, che è di ieri, lo prova. Gli intellettuali qui, come sempre, non sono che le avanguardie e gli strumenti premonitori di una minaccia che incombe su tutti (gli attacchi di Friedmann a quelle ch'egli chiama le « utopie artigianali », miranti a dare al proletario d'oggi qualcosa di simile allo stile di vita ed alla gaiezza di spirito dell'antico artigiano ne sono un indice eloquente). Se la difesa della personalità impegna sopratutto gli uomini che la natura ha più dotato in tal senso, essi però combattono nell'interesse comune ; non si potrà mai negare che siano le minoranze creative a far progredire la civiltà, sicché la loro integrità e il loro rigoglio ridondano a vantaggio di tutti. Friedmann deride questo Vangelo buono soltanto, secondo lui, per ristretti cenacoli ; ma anche il Cristianesimo, se si vuol esser pedanti, è una religione per élites, poiché di cristiani perfetti non c'è stato forse che san Francesco : pure ciò non impedì che, per millenni, i valori cri stiani abbiano, più o meno, informata la vita.di tutti gli uomi ni, ciascuno essendo cristiano più o meno, nei limiti delle proprie forze morali : ma quell'ideale limite splendeva per tutti. Così è dello sviluppo della propria personalità: ciascuno andrà più 0 meno avanti, sarà re e demiur go nella misura delle' proprie forze; e l'esempio di coloro che toccheranno i vertici, stakhano visti dello spirito, sarà confor tante e fecondo per tutti. Friedmann sospetta che proporre que sto come supremo compito all'attività umana sia una lustra per distrarre le masse dalle rivendicazioni materiali ; ma noi non possiamo (se anche talora questo sospetto fosse fondato) mancare, per considerazioni di questo genere, al nostro dovere, che è sforzarci di elevare l'umanità. Apro ora, ancora una volta 1 testi del più illustre « spiritualista » d'oggi, Bergson, e vi tro vo generose risposte a tutte 1< critiche sopra ricordate. Cc« Che il misticismo chiami l'asce tismo, non v'è dubbio: e l'uno e l'altro saranno sempre il fatto di una piccola minoranza. Ma il misticismo vero, completo, attivo, aspira a diffondersi per l'impulso della carità che lo anima... Le mac chine sono venute a dare al nostro organismo una estensione e una potenza formidabili... ma in questo corpo smisuratamente ingrandito l'anima rimane quella che era... il corpo ingrandito esige ora un supplemento d'anima la meccanica esige una mistica... Che un genio mistico sorga; egli trascinerà dietro di sè una urna nità dal corpo già smisuratamen te ingrandito, dall'anima per mezzo suo trasfigurata... venga l'appello dell'eroe: noi non lo seguiremo tutti, ma, tutti, sentiremo che dovremmo farlo, e conoscere mo il cammino... Oggi l'umanità geme, quasi schiacciata sotto il peso del progressi già fatti. Essa non sa abbastanza che il suo avvenire dipende da lei. A lei decidere se le basterà di continuare a vivere, oppure se vorrà dare lo sforzo necessario per superarsi, affinchè si compia, perfino sul nostro pianeta refrattario, la funzione essenziale dell'universo, il quale è una macchina pei- foggia re degli dèi ». Il movimento dei « valori spi rituali » non nega dunque (al meno nei suoi più alti ed auto rizzati rappresentanti) il Progresso ; mira ansi à elaborare un'idea del Progresso più vasta e comprensiva, e direi ambizio sa, di quella che, sorta nel Rina scimento come il maggior frutto dell'umanesimo, portata a otti mistiche iperboli nel Settecento e nel primo Ottocento, squalifi cata e travolta poi nella crisi del capitalismo borghese, è oggi ri presa, ma con significato'troppo gretto e materialistico, dall'ideologia marxista. La nostra idea del Progresso non nega affatto il progresso materiale, ma mira a poggiare su di questo un prò gresso morale pieno, come l'altro, di gloriose invenzioni; e, considerando il primo come semplice messo, non intende lasciarsene ipnotizzare (e tanto meno dominare), bensì subordinarlo al secondo, che rimane per noi lo scopo ultimo dello sforzo umano. Messe così le cose a posto, e senza più possibilità di equivoci — che posizione assume il collettivismo di fronte all'idea del progresso morale! Filippo Burzio bamtnItstcatvdsuclFagpgsabdsnAaldvgUrssfcbsmddvuuf

Persone citate: Andre Gide, Bergson, Georges Friedmann, Thierry Maulnier

Luoghi citati: Europa