Mercanteggiare il riconoscimento dell'Impero

Mercanteggiare il riconoscimento dell'Impero Incomprensioni eli Delbos Mercanteggiare il riconoscimento dell'Impero Parigi, 23 notte. Gli incidenti che hanno accompagnato la visita di Von Neurath a Vienna accaparrano l'attenzione delle sfere parigine sempre particolarmente sensibili a tutto quanto concerne la situazione austriaca in omaggio al presupposto più o meno discutibile che alle difficoltà della medesima sì raccomandano le sole speranze serie di vedere infranta la solidarietà italogermanica. Variazioni polemiche Il Temps, il quale si astiene a buon conto dal menomo accenno al presupposto in questione, ritiene che le manifestazioni inscenate dai nazional-socialisti di Vienna con il concorso di squadre fatte venire apposta dalla provincia sia comunque più idoneo a ostacolare che non a favorire i disegni della Wilhelmstrasse. Secondo l'organo ufficioso i dirigenti della repubblica non possono non avere concluso dai fatti di ieri che l'ammissione di rappresentanti nazional-socialisti in seno al Governo sarebbe inopportuna e pericolosa e non è a o a liaSoneretoliatanechCFtouslitresumteSpaciracImpe Egnemmeno ammissibile che Berlino, radi fronte all'energica reazione dei j hpatrioti austriaci non si sia resa : nconto che non è il caso di bruciare j ple tappe e che il patto dell'll luglio | n1936 va rispettato in piena buona j dfede. Anche secondo il Petit Pari-1 itsten le dimostrazioni di Vienna sarebbero state una mancanza di tatto funesta all'esito della missione di Von Neurath. A giudizio del Journal des Débats le dimostrazioni naziste sono state invece volute e preparate dal Reich per spalleggiare il ministro e conferire maggior peso al veto da lui posto alla restaurazione degli Asburgo. Ma l'organo moderato sente tanto più forte il bisogno di pigliarsela con i governi della Piccola Intesa principali colpevoli, a sentirlo, delle difficoltà suscitate al ritorno di Ottone sul trono, ritorno che anni or sono sarebbe stato più facile di oggi perchè meno avversato dal Reich. Secondo lo stesso foglio le dmlosmlmsdusdigTtripugnanze della Piccola Intesa dovrebbero venir ormai senz altro messe da parte essendo impossi-1 bile persistere in una linea di con dotta che se 15 anni or sono era scusabile oggi urta contro il più a l o e i è i k o e elementare buon senso. I giornali accordano d'altra parte larga ospitalità ai dispacci dei loro corrispondenti romani circa le impressioni prodotte in e m - prospettiva di una ripresa di ten- e tra Hm™ e Londra ceneri 1 sicne tra Koma e lj0nara S cfTtalia dalle nuove scése militari! britànnfche e dalla dTchlar"e I mdi lord Cranborne sull'invito a j cTafari per le cerimonie dell'inco-1 zronazione. La previsione di una prisposta italiana al riarmo ingle- nse, viene registrata senza com- Inmentl all'infuori di qualche rilie- , vvo pessimista circa la portata ef- cfettiva del gentlemen's agreement, i fri: :..|.,; I QGli armamenti inglesi rSe si ricorda lo scarso entusia- smo suscitato in Francia da quel-1 Fl'accordo dal quale la diplomazia I Bfrancese deplorava di essere rima- j srssta esclusa, non sarà difficile rendersi conto come le attuali reazioni parigine alla riaccesa polemica anglo-italiana, non siano tutte sfavorevoli. Esagereremmo nondimeno se pretendessimo che la . a O. e 0 noed ra ri ori ni. Siene tra Koma e sonora gen a Parigi della soddisfazione. gemtlemen's agreement aveva su- II scitato qui del malumore, ma più | per il dispetto di non vedervisi in elusi che non per il fatto in sè di vederlo concluso. Il riavvicinamento italo-inglese era stato, al contrario, considerato in questi ambienti come un primo passo verso la ricostituzione di un fronte anglo-franco-italiano, e chi si doleva della freddura esistente fra Parigi e Roma, non marcava mai di consolarsene riflettendo che, attraverso la loro amicizia con l'Inghilterra. Italia e Francia erano sicure di conservare almeno un punto di contatto ed una ragione di approcci ulteriori. Il delinearsi di una rivalità militare angloitaliana, per quanto in se stessa poco verosimile, rappresenta dun-1 que per la Francia un nuovo mo- ! tivo di preoccupazione, sia perchè; X«c!«£^g2:&\ taneamente sulla solidarietà dei due alleati dell'ultima guerra, sia perchè aggrava indirettamente la difficoltà di appianare le divergenze che si oppongono alla ripresa di relazioni cordiali con l'Italia. Ma non sono più i tempi' in cu' un Lavai poteva lusingarsi di .serenare sul Foreign Office una influenza moderatrice. Oggi il Quai d'Orsay si limita a segui-! re Londra passivamente e non è certo dai suoi buoni uffici che converrebbe attendere in caso di bisogno un situazione. Degne di nota in materia di rapporti franco-italiani le assicurazioni date al Console d'Italia a Tunisi da quel Residente Generale dopo i noti incidenti antifascisti, assicurazioni di cui si attribuisce l'iniziativa al Sottosegretario agli Esteri Viénot, e i commenti ispirati a taluni giornali dalla situazione a Gibuti. , ,. . , ... m,ghoramento della!Un console superfluo Su quest'ultimo argomento, un articolo del Journal des Débats, Iripigliando le considerazioni fatte;l'altro giorno dalla France Militaire, trae previsioni ottimistiche dalla costruzione della pista camionabile lungo la insufficiente ferrovia di Addis Abeba, rallegrandosi che « lo spirito di conci- liazione di cui le autorità della Somalia francese danno prova nell'appianare le difficoltà inerenti al traffico venga apprezzato dal Comando superiore italiano ». L'organo moderato, nel constatare che il ministro di Francia nella capitale etiopica è stato richiamato e verrà sostituito da un Console generale, deplora che la Francia non abbia ancora invitato il Console etiopico di Gibuti, usurpante in quella città la qualità di decano del corpo consolare, a raggiungere in Inghilterra il suo ex-sovrano ed esprime il rammàrico di tutte le persone sensate per il fatto che il conte di Saint Quentin, Ambasciatore in partibus, sia sempre nel suo ufficio del Qua! d'Orsay « invece di rappresentare gli interessi francesi presso S. M. il Re d'Italia e Imperatore di Etiopia, nonché presso il Duce e il suo giovane e intraprendente Ministro degli Esteri, conte Ciano ». Ma il fatto principale della giornata è costituito dalle dichia- , razioni che su questo argomento j ha fatto il ministro Delbos al Se : nato, in risposta a diversi inter j pellanti e, principalmente, al se | natore Ambruster, il quale aveva j deplorato che le relazioni franco1 italiane siano tuttora turbate e dalla questione etiopica e dal mancato riconoscimento del tito lo di Imperatore di Etiopia as sunto dal Re d'Italia, riconoscimento che solo permetterebbe alla Francia di riprendere con Roma rapporti normali. Dichiarazioni di Delbos Rispondendo agli appunti mossigli, 11 Ministro degli Esteri ha, disgraziatamente, fornito ancora una volta la prova di non rendersi conto del vivo desiderio di vedere dissipati i malintesi francoitaliani, nutriti dalla parte, migliore della nazione francese. Trincerandosi dietro pretesti già troppe volte addotti e già in Ita- a iamente confutati, Delbos o P l'esigenza del ti- -1 a ù algntevtudugstcovCcdtustailrsustdqrbdsanicdsbrtSbcndsazdtbGesnFevvta i i n - indirizzo ri t, credenziali non essendo stata fatta valere dall'Italia di fronte i gal governo dogli Stati Uniti, non poteva venire ammessa dalla Francia, senza assumere caratte- re di una discriminazione ai suoi danni. Senonchè più ancora che ] i! in questi pretesti protocollari, ili e I ministro ha lasciato intendere I a j che la vera ragione della opposi-1 zione francese risiede nella ima possibilità per la Francia di rico noscere per via implicita una an Inessione, la quale non deve inter , venU-e se non in base ad accordi che tengano conto degli interessi j n, i francesi in Etiopia. Il capo del[PI Quai d'Orsay, deciso a quanto pa- re ad applicare per proHprlo conto - usque ad mortem la fedeltà al -1 Fronte popolare proclamata da a I Blum a Saint Nazaire, insiste in- j somma nel proposito di fare del riconoscimento della annessione dell'Etiopia l'oggetto di un fruttuoso mercato e, ciò, proprio nel momento in cui da ogni parte, salvo che dagli ambienti social comunisti, lo si esorta a mutare rpscfa - I In quanto agli interessi di Gibuti, invocati dalla opposizione ù | fin qui n ministro ha sostenuto per dolersi della politica seguita i l i o i a i o n e si a che l'accordo anglo-italiano sui traffici attraverso la Somalia inglese nulla contiene che possa minacciare gli interessi francesi. Passando quindi al gentlemen's agreement egli ha detto, prima di finire, che esso non implica una sistemazione di interessi nel Mediterraneo, nè tocca gli interessi della Francia ma che se si vuole giungere ad una riduzione degli armamenti in quel mare lo si potrà solo attraverso un patto generale e non già attraverso una intesa bilaterale. Queste secche dichiarazioni del Ministro degli Esteri di Blum hanno suscitato per Dichiarazioni del nuovo ambasciatore sovietico a Valencia Varsavia, 23 notte. I giornali informano che il nuovo ambasciatore sovietico a Valencia, Leone Gaikis, è stato nominato membro onorario n-1 in Senato scarsa soddisfazione o- ! Concetto Pettinato è; m . » &\ "L'ateismo primo requisito ei a a rin pi' si e gi i-! è e di di ua aiiemli ia rivoluzione mondiale,, della '« Lega dei senza Dio ». Riceven- do la tessera, Gaikis ha dichia-1rato che « l'ateismo è il primo ed essenziale requisito per la rivolu- . zione mondiale». a! A proposito di ateism0| si ap. prende ancora che col 1" luglio inizieranno le pubblicazioni vari nuovi periodici della .< Lega dei senza Dio », redatti in francese, in inglese, in tedesco e in spagnolo. Tali pubblicazioni saranno riccamente illustrate e conterranno dei supplementi per i bambini. Complottano contro Stalin anche i "professori rossi,, di Kiev Berlino, 23 notte. L'Angriff pubblica che un complotto contro Stalin è stato sco n s, I Jèrto" fra'7 professori rossi di te; Kiev: tre di essi sono stati arre ihe ate ei- stati. La notizia ha causato notevole sensazione a Mosca poiché era noto che l'Accademia dei professori rossi era stata costituita allo scopo di creare un centro di insegnamento dove politica, filosofia e azione fossero ortodosse.