Il "Campiello,, di Wolf Ferrari

Il "Campiello,, di Wolf Ferrari NOVITÀ' AL CARIGNANO Il "Campiello,, di Wolf Ferrari — La Dama Boba — ha dichiarato recentemente Wolf Ferrari nell'annunciare la sua nuova opera, su libretto tratto dall'omonima commedia di Lope de Vega — non sarà diversa dalle altre mie opere: musica festosa, commedia lieta, giuoco amabile dei suoni. Diciamogli fin da adesso: grazie e auguri!. C'è proprio bisogno di opere di tal sorta e belle. Belle, si, ma non esageriamo nell'aspettazione. Questa del capolavoro e della grande bellezza è unapretesa speciale di noi italiani. E debbiamo attenuarla, poiché di Barbieri, di Don Pasquali e di Falstaff, ne nascono uno ogni tanto, e meno sono probabili in tempo di magro com'è questo; d'altra parte il repertorio del teatro, o meglio le conoscenze, il gusto del pubblico italiano non devono restringersi alle opere bellissime, che, per esser tali, sòn poche assai. Bisogna fare nella pratica — non nella critica e nella storta — qualche concessione. Come si leggono romanzi e novelle, s'ascoltano tragedie e commedie, anche se non stupende, cosi s'han da sentire opere e sinfonie, liriche e quartetti, cercando ciò che v'è di notevole, giudicandoli' con l'esperienza del passato e del presente. Accanto all'esigenza del grande, del forte, del solenne, del sublime, deve affermarsi nella pratica l'accoglimento di quel che è degno, gentile, grazioso, e Dio sa se anche in tali gusti non si possa essere rigorosissimi. E un gusto rinnovato, un desiderio in questi ultimi anni sempre più vivo, è quello della commedia musicale e in generale d'una musica delicata e piacente come una conversazione arguta e lieve. Poiché questa è una delle tante virtù di Mozart, s'è avuto presso i pubblici colti una formidabile ripresa del culto di lui. S'è anche sentito in giro il proposito di un nostro modernista di far « musiche di divertimento », ma J proposito non s'è purtroppo avverato. Solo fra gli italiani, e, per certi aspetti, fra i contemporanei, Ermanno Wolf Ferrari ha realizzato un certo numero di opere, com'egli giustamente dice, festose, liete, amabili. Le donne curiose, 1903, / quattro rusteghi, 1906, Il segreto di Susanna, 1909, le sue cjse migliori, sono un contributo veramente eccezionale all'operistica italiana. Auguriamogli che la commedia di Lope de Vega lo inspiri novamente. Lasciare un po' Goldoni gli sarà forse utile. Potrà abbandonare alcune consuetudini, abitudini; non per vestirsi alla spagnuola, ma per cercare temi e argomenti nuovi, per rinnovare il tono della conversazione, evitare le usate espressioni romantichette, le formule stfipopnforRtessvbstctvptficdsgmsGl'lAttCcgvPnpdstcrtRsvGSBPpuBBrfDvMsettecentesche, gli espedienti, che, laper esser tali, costituiscono da molti anni non il suo stile, ma la sua maniera. Eccola, anche nel recente Campiello, appena s'apre il velario, la cantilena romantica, languidetta e voluttuosetta. « Dolcissimo e piano », la melodia si svolge adagio, sostenuta da rade e pacate armonie, tutte calme e semplici, sussurranti e vezzose, si distende, si ripete, svanisce. Chiunque potrebbe ricantarla o zufolarla, subito. E chi avesse la memoria meno pronta non uscirebbe dal teatro senza ricordarla, che gli sarà dato di riascoltarla, nel primo atto allorché Lucieta chiama Zorzeto, nell'intermezzo del secondo atto, al principio del terzo e alla fine dell'opera, intonata prima da Gasparina poi all'unisono da tutti i cantanti insieme col coro. Ed-è alla fine che le parole Bojtdl, Venezia cara, Venezia mia... Addio caro campielo, confermano ciò che facilmente s'era inteso attraverso il sentimentalismo della melodia e la sua positura scenica: essa rappresenta la soavità, la tenerezza, la grazia della intima vita cittadina. Oltre alla cantilena evocatrice dell'ambiente il Wolf Ferrari usa anche stavolta canzoni di tipo popolaresco e pure le tratta con eleganza e proprietà. Ecco quella, in due strofe, di Lucieta, che aspetta l'Innamorato. Anzolcto, mio Ànzoleto, xe tre ore che te aspeto, ed è ripetuta dall'orchestra nell'intermezzo fra il primo o i' secondo atto. Oppure mescola in un'arietta spunti, ritmi, che sanno in parte di popolaresco, in parte di aristocratico, e più sono settecenteschi, come quella di Gnese Voriame sposarme. La tipeggiatura è affidata al ritmo. Gasparina risulta il più interessante personaggio appunto pel numero e per la felicita degli accenti ritmici. Appena appare alla finestra, uno svolazzare di semicrome abbinate, come un batter d'ali minuscole, rappresenta la leggerezza del carattere di lei. Nel ricambiare i complimenti al Cavaliere Astolfl, che le fa la corte, ripete più volte un Inchino su una quarta discendente Serva umilissima, una galanteria inesperta e presuntuosetta. Altrettanto vivace e graziosa risulta nella scena in cui etescrive al Cavaliere la gravità dell'incedere delle veneziane d'un tempo e il disinvolto passo oggi usato. E alla stessa Gasparina tocca alla fine dl dare l'addio a Venezia. Altri personaggi sonò presentati con i uno o più disegni. Per esemplo p ^ n Cav|Uere, di cui l'or I ch3fci sottolinea le galanti eli i ^rarionl con varil ritmi, e che ; t proprio da settecentista, al1lorchè elice e ripete «Prendete in .idere. La Vita é facile ». „ , , „ tt , t,„s 1 Altri elementi caratteristici, I Brevissimi, giusta il libretto, so i no i frammenti nel quali si canta i l'amore. Qualche breve impeto è rrtttmceE8—O11Cmmn2oiBrR2MCp—o—pipPzvcJnelle frasi di Lucieta e di Zorze to. Meccanizzati, alcuni gesti sonori. C'è in iscena gente che si scambia inchini e riverenze? Ecco due garbate scalette discendenti, al saluto del Cavaliere e Lucieta nel nrimo atto, dl Fabrl e ; z[0 V del Cavaliere nel terzo. I | balletti nel secondo atto non brila1 lano Der l'invenzione melodica, nè 1 ner ,£ varietà. Condotti con la e con3ueta piacevolezza e utilità, i cori non reckno novità tecniche, - L vocalità solistica è per lo più a,t ne, recitativo melodico, rai | JJ^Sta s'espande in ampie melo-, ^ clò^che è conseguenza del ser-1 .ci,„,"" °„„fSS?ion« a o a l n i l rato dialogo goldoniano. Confrontato con le migliori ope re dello stesso autore, Il campiel lo contiene meno musica e musica meno felice. Ai pezzi da ballo e corali, ai concertati, son da prefe rire 1 recitativi, le canzoni, le ariette, i duetti, nei quali donne e uomini, vecchi e giovani, instancabilmente loquaci, modulano i loro pettegolezzi, più che i senti' menti, nel giro d'una sola gior nata. Mai forse le vetuste unità aristoteliche furono rispettate, e infiorate con uguale abbondanza di piacevoli, ciacole. A. Della Corte

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