LE ULTIME RAGAZZE che credono al chiaro di luna

LE ULTIME RAGAZZE che credono al chiaro di luna LE ULTIME RAGAZZE che credono al chiaro di luna Drammi quotidiani di vita americana riassunti in un lavoro teatrale rappresentato a Broadwav NEW YORK, gennaio. Una pensione femminile nel centro di New York: vi si raccolgono ragazze di un certo tipo, ragazze con aspirazioni artistiche, aspirazioni teatrali, per la maggior parte. Di qui il nome della pensione che si chiama « FootLights Clubs », il Clud della Ribalta. Ce n'è una ventina di queste ragazze che vanno e vengono, irrequiete, agitate, volta a volta taciturne e ciarliere, abbattute da malinconie inesplicabili o eccitate fino al parossismo da speranze folli. Si raccontano le loro tragedie, si confidano le loro aspirazioni, si tormentano col sarcasmo e l'ironia, si confortano nei momenti neri, buffoneggiano e piangono. Chi fallisce, chi riesce Le si vedono in tutte le ore del giorno: quando in abito dimesso vanno a caccia di un'occupazione, salgono le scale a grandì sbalzi, ne discendono come cicloni, si chiamano l'un con l'altra a gran voce, o si precipitano al telefono che squilla quasi di continuo per fissare l'incontro con i « managers » teatrali o gli appuntamenti serali con 1 «boy f rlends », i corteggiatori con intenzioni serie o anche non tanto serie. E nelle ore di calma quando in pigiama stanno accoccolate sui divani, bocconi sul pavimento, rannicchiate in un angolo donde sbucano a sorpresa tutte intente a leggere e a scambiarsi i commenti sulle notizie teatrali di Broadway e sul movimento artistico di Hollywood. Fino alla sera quando è tempo di andare a letto e si ritirano nelle loro camerette dove dormono a tre o quattro assieme. Vanno e vengono ognuna col suo sogno radioso racchiuso nel petto verginale, ognuna con davanti agli occhi sonnambolici la visione dell'affascimantc miraggio: avere le platee ai propri piedi, diventare una stella del Paradiso di Hollywood. Nel frattempo cercano di rimediare la vita come possono: un programmino alla radio, qualche serata in produzioni teatrali che non hanno la durata di una settimana. Per alcune non ci si capisce troppo; sfoggiano abiti da serata che lasciano le spalle nude e rincasano a notte inoltrata. Ma le altre non indagano la cosa a fondo: secondo il buon costume americano ognuna rispetta il dramma segreto della compagna o della semplice conoscenza che il ciclone della vita le ha sbattuto accanto. Qualcuna comincia a sfilare: s'è .maritata e si licenzia dalle compagne. Si scusa quasi della diserzione: in verità non è stata mai una buona attrice, e allora perchè insistere? Meglio una casa, un marito, dei bambini. Ed alle cortesi proteste delle compagne ella conclude: no, se fossi stata una buona attrice non mi sarei maritata. La dichiarazione sincera è accolta dalle altre con una franca risata: esse comprendono. Qualche altra fa un'uscita trionfale per imboccare i cancelli dorati di Hollywood: un amico scrittore di scenari cinematografici si è proposto di lanciarla nel mondo fatato. Le compagne le stanno attorno per darle l'addio: raccomandazioni di scrivere, di farsi viva, di aprir la strada a qualche altra di loro. Non invidia ma aspirazione nostalgica di una uguale buona fortuna, un improvviso rivolgimento della sorte che le trasporti, senza lasciare loro il tempo di prender fiato, sulla sponda del Pacifico. Un falso allarme: una giovane attrice è stata scelta come protagonista in una nuova produzione teatrale: Gridi di gioia, abbracci, congratulazioni entusiastiche. Dopo qualche giorno l'attrice ritorna in preda all'abbattimento. Il lavoro è fallito. Ce n'è qualcuna che se ne va tragicamente: è una ragazza arrivata alla pensione da poco, nessuno sa nulla di lei. Solo la compagna di camera, meravigliata di non veder addosso neanche il più piccolo oggetto di ornamento, le fa delle domande discrete. SI, aveva del braccialetti, degli anelli, delle collane, un « set » da manicure d'oro: sono andati. La compagna comprende: una catastrofe familiare. Inutile va e vieni quotidiano in cerca d'impiego nel suo genere artistico: ritorna da queste gite sempre più abbattuta, sempre più avvilita, sempre più senza speranza. La padrona della pensione le fa comprendere con ogni riguardo che deve sloggiare. Non può più tenerla a credito: anche lei ha 1 suol impegni da soddisfare, i suol « bills » da pagare. Le consiglia una pensione molto a più buon mercato e glie la indica. La ragazza disfatta sale su in camera a prepararsi 11 bagaglio. Ma dalle sale del piano superiore si precipita dopo poco la compagna di stanza piangendo e urlando tra i singhiozzi convulsi: è morta, è morta, è morta. Le fedeli dell'arte E rimane quella che ha la vera, indomabile passione artistica. Ha respinto eroicamente le offerte di Hollywood per rimanere fedele al teatro. Che ci hanno guadagnato i veri, i grandi ■ artisti teatrali che sono stati attratti da Hollywood ? La prospettiva di diventare una stella in un paio d'anni, con ogni probabilità di esser completamente dimenticata in quattro e tornare dopo sei alla stessa soffocante camera mobiliata da cui si era preso il volo con tante speranze. No, ella sarebbe rimasta fedele al teatro, alla sua arte! Nel proposito è sostenuta dal suo giovane innamorato scrittore di drammi. Anche lui vuol restare autore non scenarista di cinematografie. Ma la lotta è dura, atroce, insostenibile. Alla fine lo scrittore cede: vende un suo dramma a un direttore della Mecca cinematografica. A condizione però che la sua amica abbia la parte di protagonista. Ma il direttore ha fretta di partire e vuol fare la prova immediata. Srsdic i e i e o a , e . e l e Si' recano alla pensione di notte e svegliano la ragazza che dormiva da alcune ore. Questa scende in sala assonnata e sbadigliante. Chiede alcuni minuti di concentrazione per immedesimarsi della parte. Il regista è annoiato, storce il muso, si dimena sulla poltrona: ha capito che non è il tipo. Perchè tante concentrazioni? A Hollywood nel frattempo avrebbero tirato giù una mezza dozzina di scene. E quando sente recitare la ragazza fa una faccia di chi mangi un limone. Per poco non gli pigila un accidente. Lo dice francamente, brutalmente all'autore. Con quella ragazza non se ne farà nulla. Sarebbe voler condannare la produzione a un fallimento sicuro. Non intendeva gettare 11 suo denaro in imprese pazze destinate all'insuccesso. L'attrice per la cinematografia l'avrebbe scelta lui. Lo scrittore, messo al punto, dice al regista 11 fatto suo. Con tutt'i suoi denari e il suo Hollywood ncn capisce nulla di arte e d' artisti. Gli offre di ricomprare il lavoro e 11 regista non si fa' molto pregare a ricederglielo. Quando questi è partito, lo scrittore porge il lavoro alla ragazza assicurandole che sarebbe stato dato a Broadway In un teatro regolare, con personaggi reali e non con delle ombre, e la parte della prima attrice assegnata a lei. E la ragazza stringendosi al petto il copione sente di aver realizzata l'aspirazione di tutta la sua vita. Dalla finzione alla realtà Questa che abbiamo riassunta è la trama di una produzione ch'è riuscita, nella presente stagione, uno dei maggiori successi teatrali di Broadway. Ne sono autori George Kaufman, un noto scrittore di commedie e drammi leggieri ed Edna Ferbcr una scrittrice1 assai popolare i cui romanzi hanno costituito il soggetto di cinematografie di gran successo. Ricordate « Cimarron » in cui fu messa in scena con scrupolo ed esattezza senza pari nonché con efficacia drammatica inarrivabile la marcia dei pionieri verso il West ? Al successo del lavoro hanno contribuito oltre che il nome degli autori (un po' di scandalo non guasta: del Kaufman si parlò come il «corrispondente» ossia il terzo incomodo nel processo di divorzio di Mary Astor) quello della prima attrice Margaret Sullivan, un'artista giovanissima che in tre anni ha fatto un'ascesa meteorica nel cielo teatrale e cinematografico. Perchè la Sullivan oltre ad essere divenuta un'attrice compiuta del teatro regolare è una stella cinematografica che per aver sostenuto le prime parti in recenti produzioni di gran successo è nota a tutt'i pubblici del mondo. Non che il lavoro del Kaufman e della Ferber intitolato « Stage Door » (letteralmente: Ingresso di Palcoscenico) abbia dei meriti eccezionali. E' un drammetto di vita americana che poco significato avrebbe per spettatori stranieri. Ma prospetta uno scorcio di vita poco noto al grande pubblico: le lotte, i dolori, le tragedie delle ragazze che aspirarono alla vita artistica. E in questo scorcio si compendiano 1 drammi quotidiani delle ragazze d'America a qualsiasi classe o categoria professionale appartengano. Queste strane ragazze che sotto le frasi banali e stereotipate dell'educazione standardizzata nascondono aspirazionl folli nei loro occhi sognanti. Ragazze che sono una fonte continua di sorpresa e d'interesse, ragazze che ti sbalordiranno con i loro atti e le loro decisioni imprevedute. La loro vita non è segnata fin dalla nascita come nel paesi di civiltà statica: un marito purchessia oppure rassegnarsi a sfiorire tristemente nel nubilato, a diventare una zia, che un po' si compassiona, un po' si prende in burla. La più comune di esse ti lascia sempre perplesso. Al loro contatto il cervello riceve un potente stimolo ad indagare, a conoscere, a penetrare il mistero ch'esse portano ben chiuso nell'animo. Sono ragazze che non ostante la fama di praticità e materialismo che l'estero ha loro appiccicato credono ancora al chiaro di luna (ritengo che al mondo siano le ultime rimaste a crederci) alle passeggiate solitarie sotto gli archi naturali "di grandi alberi, tenendosi per mano e sburrandosi parole di amore e di fede nell'avvenire. Credono al colpo di folgore, alla bellezza, al disinteresse. Per esse la « dote » rimane Incomprensibile, una istituzione ripugnante al loro istinto alla loro sensibilità, alle loro concezioni più care, delle relazioni tra due esseri che debbono unirsi per la vita. E' qualche cosa che introduce una nota di mercanteggiamento, di gretteria e di sordido interesse in ciò che dovrebbe essere la dedizione suprema di due esseri sospinti l'un verso l'altro dalla passione suprema. E non c è ragionamento che valga a fargliela accettare sotto altra luce. E quando per esse non c'è nè eh aro di luna, nè passeggiate notturne in riva al lago, sia per deliberazione individuale che per circostanze esteriori vanno vanno, incessantemente sospinte dall ideale che si sono prefisso, attratte da una mèta non importa auanto utopistica e irraggiungibile. Dov'è Marilyn? Partita per le missioni in Cina. E Margaret? Con una spedizione naturalistica nei centro dell'Asia. E Susan? A studiare le ultime tribù indigene dell'Australia. E Madalelne? Presso 1 lebbrosi dell'Oriente. Vanno, vanno, vanno in preda al loro sogno: indagano, combattono, studiano e muoiono di frequente coraggiosamente e senza rimpianti nell'esplicazione della dura missione sceltasi a cui hanno preferito una vita di agi e di mollezze. Americo Rueeiero ddachtzptiL1 qnadnmpinzmddmmlagddtdCzstciDtplalocttithddntsctznmicanPVbVnptllpWnavvdP, j l

Persone citate: Americo Rueeiero, Ferber, George Kaufman, Kaufman, Margaret Sullivan, Mary Astor, Sullivan