SORTITA NELLA NOTTE di Mario Bassi

SORTITA NELLA NOTTE LI GIORNATA UI UH ET A.' MARIAM SORTITA NELLA NOTTE Figura e morte del capomanipolo Alessandro Magni -1 superstiti di un accanito combattimento portati in salvo con donne e bimbi (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) GONDI, Gennajo. Scarseggiavano le munizioni ai nostri, per quanto si potevano prevedere le necessità future del combattimento. E siccome i gregari della banda sparava/no disordinatamente, nell'eccitazione, sprecando i colpi, Magni diede ordine che cessassero il fuoco, lasciando la bisogna a lui e agli altri nazionali, con le mitragliatrici e le bombe a mano. I ribelli erano riusciti a insinuarsi in un gruppo di tucùl, a nordovest del nostro recinto. E di là facevano il tiro mirato, protetti alla vista. Ma i nuclei che avanzavano, furono arrestati e respinti dal fuoco delle nostre mitragliatrici. Ma anche i ribelli avevano portato in linea armi automatiche, forse una ventina, calcola il Capomanipolo Roberti, tra mitragliatrici leggere e moschetti mitragliatori; e flagellavano di raffiche il nostro recinto. Tuttavia, a certo momento, furono costretti a ritirarsi. Avevano subito perdite indubbiamente ingenti; e l'impeto dell'assalto era rotto e rintuzzato. Allora s'udirono suonare i comi abissini, all'adunata, lenti lugubri insistenti. E la massa dei ribelli, raccoltasi nuovamente poco lontano, si lanciò nuovamente all'attacco. Erano verso le sette; e il Sole già alto. Cito testualmente dal racconto del Capo-manipolo Roberti: « ... Ricordo che il camerata Magni correva da una parte all'altra della ridotta, sparando raffiche di mitragliatrice, e lanciando bombe a mano. In uno di questi momenti, mentre lanciava una bomba su un gruppo che s'era avvicinato a circa venti metri dal muretto, venne colpito mortalmente al collo. La bomba, raggiunto ugualmente il bersaglio, scompigliò gli assalitori, che furono quasi tutti finiti dalla mia mitragliatrice e dai moschetti del Sergente-maggiore Nori è del Sottocapo indigeno Nagàsc Johannes. Questi cadeva pochi istanti dopo, mortalmente colpito alla bocca. «Presi sùbito il comando del presidio, affidando una mitragliatrice al Capo-squadra Allasia, e tenendo l'altra io stesso; in pari tempo ordinai al Sergente-maggiore Nori di accorrere con le bombe nei punti più minacciati: incarico che egli assolveva con estremo sprezzo del pericolo, unitamente al greco Tamatiadìs. Seguitammo cosi ad arginare ripetuti assalti nemici... ». E più avanti: «... Verso le sette e trenta, il Capo-squadra Allasia, mentre con l'arma falciava numerosi ribelli, che venivano all'assalto dal gruppo di tucùl situato a nord-ovest del recinto, fu colpito a morte al torace; e accanto a lui caddero i migliori tiratori indigeni nostri, che precedentemente avevo autorizzati a sparare... ». Capo-squadra della Milizia Mario Allasia, da Savigliano (Cuneo), classe deil'll. Ancora un eroe, della Tevere. In una cortina di fuoco Il Capo-manipolo Roberti affida al Sergente-maggiore Nori la mitragliatrice leggera, cioè il fucile mitragliatore, che prima manovrava l'Allasia: «... e insieme, » — dice il Roberti, — « convinti della prossima fine, riprendemmo a sparare sugli assalitori raffiche su raffiche, senza nemmeno badare più a ripararci... ». Sotto quella furia dì fuoco, il nemico accenna a ritirarsi. Ma è una finta. Esso incendia i tucùl intorno al recinto; e nascosto dal fumo, e nascondendosi dietro le siepi di fichi d'India, che si estendevano in varie direzioni, riprende ad avanzare, sempre bersagliando il recinto e i difensori con un fitto ininterrotto fuoco di fucileria e di mitragliatrici. Ancora un assalto sventato da' nostri, contro il lato orientale di quel loro adattato ridotto: «... Qui, se il pericolo fu sventato, lo dovemmo, oltre al fuoco mio e a quello del Sergente-maggiore Nori, alla bravura del Greco e de' suoi uomini, che con colpi ben diretti inchiodavano quelli che tentavano di avvicinarsi. I ribelli si allontanarono di nuovo; e cantavano che ci avrebbero fatta fare la fine del bue, tagliandoci a pezzi... ». Sono le undici. E segue un'ora di tregua. (Anche a Zalalaca, al casello ferroviario del chilometro 1)32, verso quell'ora, i nostri assalitori si allontanarono, rientrando nei tucùl dei circostanti villaggi; v e poi, fin dopo mezzogiorno, ci lasciarono tranquilli. Dev'esser l'ora che i ribelli, checché succeda, vogliono andare a far colazione.) Qua, a Uretà Mariàm, a mezzogiorno, i ribelli, le cui file pareva aumentassero sempre più, invece di scemare, — iZ Roberti calcola die a questo punto fossero raccolti non meno certo di millecinquecento, e probabilmente più, — a mezzogiorno, tornano all'attacco, «... forzando maggiormente da est, dove il muretto di cinta era ridotto a metà. Qui, io» — il Roberti — « e i! Greco, avendo avuto la fortuna di stendere a terra un capo, uccidemmo tutti coloro che gli si avvicinavano, per recuperarne il corpo o spogliarlo. Debbo aggiungere che il Greco veniva sempre con me nei punti più minacciati; e i ribelli che sfuggivano al tiro della mia mitragliatrice, li colpiva lui, con Ta sua infallibile carabina. « Il pomeriggio trascorse un po' più calmo. Gl'indigeni della banda, per le nostre esortazioni., e avendo constatato che molti di loro erano rimasti quasi senza cartucce — parte delle quali era no state fatte ritirare da me, per rifornire le mitragliatrici, — sparavano con più calma, mirando. E gli attacchi furono tutti rintuzzati. « Circa un'ora prima del tramonto, molti ribelli c'investivano da ovest; e dirigevano su noi fuoco di mitragliatrice; che noi non potevamo efficacemente controbattere, perchè il Sole cadente ci abbagliava de' suoi raggi la vista. Una nube che copri il Sole, ci ajutò provvidamente; e ci diede la possibilità di uccidere molti di quei ribelli, che erano giunti oramai a pochi metri da noi, e mettere in fuga gli altri. . « A notte, comandati dai corni, tornarono di nuovo tutt'in massa all'assalto, e ritmando una cantilena, che, per quanto potei osservare, aveva effetto di avvilire in modo preoccupante i nostri gregari... ». Manovra riuscita In qttesta situazione, il Capomanipolo Roberti, constatato che le munizioni erano pressoché esaurite, l'intero presidio non disponendo più che di poche diecine di colpi, e consultatosi col Sergentemaggiore Nori e col Tamatiadìs, circa alle ventuno, delibera di tentare la sortita, e di ripiegare da Uretà Mariàm. Sagacemente avvisa che i ribelli, quando s'accorgessero del suo tentativo, gli attribuirebbero l'intenzione di appoggiarsi verso il più prossimo nostro presidio, cioè di dirigersi a Sirie; ed egli sceglie invece e prescrive la direttrice di Hadama. « ...In quel momento sentivamo Abbamarsà che gridava... » — il Cagnasmàc Hailé Abbamarsà, un de' più famigeiati capi ribelli, che se Dio ci consentirà di accalappiarlo adesso, in queste nuove operazioni, dacché risulta fuggito nel Baie, può stare sicuro, ma sicurissimo, che ha visto il Sole per l'ultima volta, sull'attimo: — « ... sentivamo Abbamarsà che gridava: — Io sono Abbamarsà. Non uscirete; e.-vi piglieremo. Dateci i fucili: arrendetevi: perchè fra poco vi faremo a pezzi. — E l'informatore Chebbedé Lemma venne a dirmi che da fuori lo chiamavano a nome, e gli gridavano: — Hai tradito, ma noi ti taglieremo a pezzetti —... ». Sono all'incirca le ventuna e mezzo. Lascio ancora la parola al Roberti, perchè certo vai meglio, e rende il fatto tanto più della mia: «...Adunai tutti gli nomini a nord, lasciando poche vedette con il compito di sparare sugli assalitori che venissero sotto. Con 1'ajuta del Sergente-maggiore Nori, coprii con una coperta e poi un cumulo di sassi le salme dei camerati Magni e Allasia. Quindi ordinai a tutti di far fuoco nella direzione che ci accingevamo a prendere, e scaricando nella stessa direzione le mitragliatrici mia e del Nori, per aprirci il varco. Formai la mia colonna, mettendo al centro le donne e i bambini, precedentemente riparati dentro la chiesa, e i feriti in grado di camminare. Ritirai le vedette; e senza più sparare un colpo, partimmo, in perfetto silenzio. « Afentre camminavamo, per la direttrice di marcia prescelta, sentivamo dktro noi i ribelli che continuavano a sparare contro il nostro ridottolo. Poi, dalle urla selvagge, intuimmo che lo prendevano d'assalto. Poi, un fuoco all'impazzata, di mitragliatrici e fucileria, e grida e urla anche più clamorose. Ebbimo l'impressione che nella notte, nella confusione e nel bujo, i ribelli si sparassero tra di loro, senza più capir niente; e in realtà il fatto ci fu confermato, nei giorni seguenti, da nostri informatori. Contemporaneamente, o poco dopo, un numeroso nucleo di ribelli si lanciava al nostro inseguimento, sulla pista di Sirie... ». Tale fu la giornata di Uretà Mariàm.. Il bravo Capo-manipolo Pierino Roberti riconduceva indi la sua stremata colonna dei superstiti, con il gravame dei feriti e delle donne e bambini, verso Hadama, in salvo. Finché al mattino seguente, del 4, in prossimità dell'Auàsc, incontrava la ricostituita colonna del Console Generale Mischi, mossa precipitosamente al soccorso. Mario Bassi

Luoghi citati: Cuneo, India, Savigliano, Sirie