SABATO AL PALLONETTO

SABATO AL PALLONETTO MISTERI IMEImImA CABALA SABATO AL PALLONETTO aparoaaauoa-apaeversao,cenesm-repotenze alla Fortuna - L'uovo fatale - Giuramenti settimanali NAPOLI, febbraio. E' passata una settimana, ecco un altro sabato. E' passata una settimana con sette notti dai sogni inquieti e stremi e sette giorni sono bastati appena a strologarli e tradurli in numeri, ali assistiti e i visionisti hanno parlato, locuti sunt, ora la parola è alla Ruota, al « pallonetto », al « panariello »: alle quattro e mezzo del pomeriggio al più tardi sapremo il responso. Cinque nuovi numeri faranno cadere una pioggia d'oro su pochi fortunati: gli altri, i più, si consoleranno, come la settimana scorssa., come due tre quattro settimane fa, come sempre. Le Società della speranza Le giuocate da. trenta e da cinquanta centesimi sì chiudono il giovedì. Gli ultimi due giorni sono riservati ai capitalisti, disposti ad arrischiare almeno una lira. Ma non per questo la via del giuoco e della fortuna è preclusa ai minori. Fondando una società di quattro sottoscrittori, ognuno dei quali versi il capitale di lire zero trenta, si supera di ben venti centesimi il minimo richiesto dal regolamento e il « postiere » non domanda di meglio che di servire gli azionisti anche di venerdì e di sabato. Fidanzati, consorti, parenti, amici, colleghi, comari, tnciut, fanno vasto uso, ogni sabato, di queste possibilità, anche quando non abbiano bisogno di ricorrere al sottile strattagemma per mettere insieme una lira. Il fatto è che giuocando in due o in quattro si divide, se non la vincita, la speranza: e che cosa vi è di più bello, di più umano che sperare insieme ? Per gli altri, per gli isolati, i « postieri > napolitani hanno escogitato un servizio-ritardatari che ho visto funzionare a perfezione in tutta la città, e in modo particolare presso i banchi del quartiere del Pallonetto, i più prossimi al luogo dell'estrazione. In ogni botteghino, nell'interno o anche in istrada, un commesso espone su un tavolinetto qualche centinaio di polizzini proletari, da trenta e da cinquanta centesimi, già riempiti e staccati il giovedì, cioè entro termini assegnati alle giuocatine piccerelle. Per far questo legalmente e in regola con le disposizioni, il lottista ha dovuto versare nella cassa del banco, di sua prò pria tasca, l'importo delle giuocate, che quasi sempre è una somma discreta. Se le venderà, bene; se no, suo danno; o, anche, sua fortuna: perchè capita qualche volta che tra i polizzini del tavolino rimasti invenduti ci sia proprio quello che vincerà. — Avanti, avanti! La fortuna è cieca! Naturalmente i maggiori affari in' polizzini fuori tempo li fanno quei postieri che le precedenti estrazioni hanno favoriti e dei quali si sa per il rione che non danno numeri a casaccio, ma ambi di regola e cabalistici, frutto di lungo studio o di balenante ispirazione, numeri insomma autorizzati. verosimili, numeri col botto, che valgono certamente molto di più di quelli che il gìuocatore avrebbe potuto trovare da sè, con l'aiuto di qualche sogno arruffato: si fa così presto a sbagliare! 5000 lire sul 48 Ogni tanto poi a qualche lottista capita un giuocatore di grandissima classe, un asso, uno di quei prepotenti giuocatori che prendono la fortuna per il collo, la, sbattono al muro, la squassano e scotolano brutalmente e le strappano vincite miracolose, le diecine e le centinaia di migliaia di lire. — Cinquemila lire sul $8 estratto semplice, Ruota di Milano! Di solito queste giuocate si fanno nel retrobottega, dopo lunghi conciliaboli tra il giocatore c il lottista, in segreto, come un complotto; ma talvolta il lottista prega il giuocatore di presentarsi allo sportello, tra la folla, per richiamo al banco. Bisogna allora vedere la faccia dei giuocatori da trenta ren tesimi al cospetto del creso speri¬ colato che getta là, sdegnosamente, i cinque biglietti da mille e intasca cinquanta polizze da cento lire l'una, con un solo numero splendente ed enigmatico. La voce corre, il rione è a rumore. — Una giocata di cinquemila lire al banco di don Michele 'mpizzimplzo! — Dlcite 'o vero? — E che vi pare che siano cose da. pazziare? Tuttavia queste giuocate azzardose e rilevanti sono rare, e si devono per lo più alla testardaggine e alla necessità di rifarsi di qual che giuocatore facoltoso il quale, dopo aver puntato cinquanta o cento lire su un numero eccezional mente ritardato, è costretto a rad doppiare via via la posta, in attesa che il numero preso di mira si decida finalmente a sortire: ora i ritardi possono prolungarsi a loro capriccio, mentre raddoppiando la posta di una lira per sole dieci settimane si arriva a 51S lire e a S2.768 lire se si vuole insistere per altre sei settimane; campa, cavallo mio... Sicché in definitiva pel postiere, il cui guadagno è proporzionale agli incassi del banco, t.vi7e di più il giuocatore da trenta centesimi che quello da cinquemila lire. Come a un rito All'una e mezza del sabato le giuocate son chiuse: rien ne va plus. Continuano ad andare soltanto i polizzini staccati in precedenza dal lottista, venduti alla spicciolata, come è il caso di dire, ai ritardatari. E comincia, di li a poco, la processione verso il Pallonetto, un vicolo, se sono bene informato, che deve il suo nome al gioco del Lotto, poiché Pallonetto altro non vuol dire che urna; e qui, dal 1682, un bambino orfano, vestito e bendato di bianco, estrae uno dopo l'altro i cinque fatali numeri della Ruota spettacolo che vale la pena di vedere almeno una volta, e che ha i suoi abbonati fissi, i suoi tifosi, quasi sempre » medesimi: cabalisti, postieri, supermatematici — vale a dire i professionisti — e con loro il gran fritto misto dei dilettanti, cocchieri, bottegai, fattorini, donnicciole, borghesi, serve col fazzoletto della spesa, ragazzini, soldati, ostricari, quel che vi pare: tutta gente alla quale pesa l'indugio e che forse oscuramente intuisce la cabalistica verità d'una sentenza dell'Anonimo Partenopeo il quale sostiene che la Ruota, per recondite virtù animiche, non è insensibile alle emanazioni, agli impulsi, alle vibrazioni, al fluido, a quel nonsochè, insomma, emanante dalla volontà e dai desideri di tante centinaia e migliaia di giuocatori, appuntati sulla Ruota. Veramente l'Anonimo sostiene che codesta volontà e codesti desidera finiscano per turbare la superiore armonia della Ruota, scompigliare l'ordine necessario delle mistiche coppie, deviare le attrazioni in sè ineJuttabiii dei numeri simpatici, disordinare le cadenze, le sequenze, tagliar le gambe alle « lunghe », ostacolare i voltafaccia e simili; talché l'estrazione, secondo lui. sarebbe perfetta, pura e incontrastata solo nel caso che avvenisse in segreto, in luogo ignoto, all'insaputa di tutti, in ora sempre diversa. Il che sarebbe, capite bene, la fine del lotto. Tanto più che il pubblico viene all'estrazione appositamente per assicurarsi coi suoi occhi e le sue orecchie che i numeri giuocati sono stati puntualmente introdotti nell'urna; che il pallonetto ha subito, prima che il bambino vi introducesse la mano, i giri e le volte regolamentari, con quel suo goffo movimento di girairosto pretensioso e complicato; che infine tutto è stato fatto secondo la regola e il regolamento, anzi secondo il rito. Ma il pubblico ci viene anche e soprattutto perchè nessuno gli leva dalla testa che guardando fissamente l'urna, puntando sguardi e comandi sulla mano innocente del bambino, concentrando spasmodicamente tutte le potenze della volontà e invocando ('ausilio di un santo scelto bette, finiranno per sortire quei due, quei tre numeri giuocati... Non pensa il tifoso che questo non è possibile, per il semplice fatto che la Ruota, con tanti ipnotizzatori che la vorrebbero sotto mettere, non saprebbe più a chi obbedire... La sentenza ! Alle quattro meno un quarto nel cortile del Pallonetto c'è già folla, ma non ressa; un'ottantinaal più un centinaio di persone; le quali però di minuto in minuto vanno crescendo inavvertitamente, come una piena- o una mareadi lì a mezz'ora, appena comincia la cerimonia, son diventate una moltitudine. Il cortile non basta a contenerla; fino a Santa Chiara, il Vico è pieno e calcato. Eccoin un cantone, un vecchietto chprega a mani giunte, fervidamente, con gli occhi chiusi: ma è il solo a dare per così chiari segna vedere che per lui questo giuoco è più di un giuoco. Gli altri motteggiano, sentenziano, ridono con quel senso lieve di distacco e rassegnazione proprio dei napolitaniegualmente lontano dall'apatia e dal fatalismo, ma leggermente imparentato con l'una e con l'altro. Si imbussolano i numeri, a uno a uno, dopo che un inserviente con un gesto rapido da illusionista li ha mostrati alla- folla. Sono stampigliati su un rettangolino dtela quasi bianca, poco più grande d'una fronte; da un fazzoletto da naso se ne ricaverebbero quattro: di mano in mano le autorità preposte all'estrazione se lo passano finche, appallottolata la telaviene introdotto in una sorta d'uovo di metallo in cui è chiuso; e finalmente, introdotto nell'urna, comincia a essere covato. — 'A fortuna nosta sta ddinto 'o panariello! Il bambino bendato sorrideQuel camice, quella fascia, quesorriso sempre eguale, sempre quella manina, sempre quell'urnasempre quei novanta numeri, da più di due secoli e mezzo: nondime>w ogni volta lo spettacolo è differente, ogni volta nuovo. — Là sta a sentenza! E' una sentenza sbrigativaspiccia, quasi crudele, dura si no tre minuti: primo estratto, secondo estratto; terzo, quartoquinto... Finito. Uno o due vincitori, non più, si fanno largo a spallate tra- la calca e scompaio no; gli altri sfollano lentamentein silenzio, maledicendo ciascunin cuor suo il giuoco del lotto, amodo come le partorienti maledicono l'amore, giurando ogni volta di non voler mai mai mai più lasciarcisi cogliere... Pietro Solari ARTIGLIERIE DI PICCOLO CALIBRO DELLA COLONNA MOTORIZZATA DURANTE LA MARCIA SU MALAGA procedono lungo la camionabile che i carri armati veloci hanno già spazzato dei residui nuclei comunisti!

Luoghi citati: Milano, Napoli