L'UNITA' DELL'EUROPA E IL BOLSCEVISMO

L'UNITA' DELL'EUROPA E IL BOLSCEVISMOL'UNITA' DELL'EUROPA E IL BOLSCEVISMO Nella intervista concessa recentemente al giornalista tedesco Roland Strimele, il Duce accenna ad una « idea europea » nata dalla nozione del pericolo bolscevico. Questo pensiero ritorna frequentemente nelle parole di Mussolini dal 1910 ad oggi: soprattutto questo pensiero è al fondo della sua grande opera di statista dalls primavera del 1933 all'ottobre del 1936. al 2 gennaio di quest'anno: e cioè dai giorni del Patto a Quattro, a quello dei Protocolli di Berlino e dell'accordo italo-inglese per il Mediterraneo. Anche l'impresa etiopica risponde a questa idea europea. Evidentemente, nel pensiero del Duce, l'Italia non poteva assolvere il suo compito di Potenza rivolta all'equilibrio e alla pace, se non si poneva alla pari delle altro grandi Nazioni e se non cancellava, con una impresa vittoriosa, il ricordo della pace mutilata del 1919. L'idea europea non può essere solo una idea suggerita dalla storia e dalla geografia del continente europeo: e nemmeno dalla sua unità di cultura, di diritto e di co stume. L'idea europea non nasce neppure da una visione utopistica del domani: dal pensiero di una Europa idilliaca, in cui il diritto e il torto siano saggiamente amministrati da un istituto extra-nazio naie, cosi come pensava il fatuo wilsonismo del 1918-19. L'idea europea sorge, invece, in Mussolini quando egli pensa al Fasci come a una unione contro la insorgente e minacciosa nuova barbarie, nata assieme e contro all'eroismo tradizionale dei popoli, nei solchi troppo a lungo insanguinati della grande guerra. Nasce, quindi, come una urgente realtà, in un frangente grave della storia, quando una umanità dissanguata sta per essere guadagnata dal morbo terribile della dissoluzione asiatica del bolscevismo. Nè qui vogliamo dire che di Fascismo non sia che una reazione al bolscevismo e che il primo sia condizionato al secondo. No: il Fascismo porta con sé insoluti e risolve positivamente, nell'ambito della nazione italiana, come delle varie altre nazioni nelle quali si è potuto parlare di una esperienza fascista, tutti i problemi che urgevano, gonli di minaccia, nella coscienza del popoli, alla vigilia della guerra europea: sopratutto i problemi connessi con la questione sociale. Ma, per risolvere positivamente e nazionalmente questi problemi, il Fascismo aveva innanzi tutto necessità urgente di liberare il territorio nazionale dal contagio del nuovo morbo asiatico: il bolscevismo. Con il bolscevismo, appunto, si era preteso di risolvere gli stessi problemi sociali con il mezzo della dittatura di classe e di una terribile distruttiva rivoluzione da estendere universalmente in tutti i paesi. Contro questo morbo sociale, di inaudita violenza distruttiva, il Fascismo si levava subito in Italia, nella primavera del 1919. Ed è oggi piuttosto sorprendente dire che non si vuole riconoscere alle democrazie la qualità di focolai di infezione bolscevica e che si vuol vedere in esse piuttosto un antidoto del comunismo. Nessun dubbio sulla maggiore resistenza al bolscevismo degli istituti politici inglesi. Ma come negare che le democrazie degli altri paesi del Continente non siano dei focolai di infezione e non abbiano nè la volontà nè la forza di difendersi dal bolscevismo? Come negarlo dopo l'esperienza italiana del 191921 e dopo quella più recente della Spagna e della Francia ? Come negarlo soprattutto quando si pensi che il mondo delle libertà politiche ed economiche e dei partiti e delle organizzazioni in contrasto e in equilibrio; nell'ambito dei Parlamenti, è un mondo finito che non regge più nel clima del dopoguerra? Ecco perchè la lotta è mortale tra il Fascismo e 11 bolscevismo. La lotta è mortale perchè, essendo morto il sistema politico-rappresentativo dei Parlamenti borghesi, non v'è altra alternativa fuori delle due rivoluzioni politico-sociali del dopoguerra: la rivoluzione proletaria e internazionale del bolscevismo o la rivoluzione nazionale e corporativa del Fascismo. E non vi è per l'Europa altro modo di salvarsi dal bolscevismo che adottare il Fascismo. Con l'adozlo ne del Fascismo che è un sistema politico costruttivo che porta le Nazioni e i popoli a un massimo di vitalità e di energìa e che reca in dono la collaborazione e la pace sociale e l'ordine e la disciplina di tutti i cittadini, l'Europa può pensare a un rifiorire e a un rinvigorirsi della sua antica e gloriosa ci viltà. Vedi il caso dell'Italia e del la Germania. Con il contagio bolscevico i popoli europei non possono pensare che a un oscuramen to definitivo della loro antica pri mazla e ad una parentesi di orrore e di oscurità della storia del mondo. Vedi il caso doloroso della Spagna. Questo va detto e va riaffermato quando degli studiosi come quelli insigni del « Circolo giuridico di Milano » pensano giustamen te alla opportunità di superare l'involucro delle ideologie contrastantì per ficcare gli occhi nel fondo della realtà presente. Dato che il Fascismo, il Nazionalsocialismo e il Bolscevismo offrono la singolare simiglianza di un regime politico con un partito unico, quegli studiosi hanno pensato alla opportunità, non di raccostare il terzo regime ai primi due, ma di esaminare i vari aspetti di quella singolare identità. (Circolo Giuridico di Milano - Gli Stati europei a partito politico unico, per i professori Carlo Schmitt, Gaspare Ambroslni e Oreste Ranelletti - Casa Editrice Italiana S. A., Milano). All'esame dei tre studiosi (Ranelletti per il Partito Fascista; Carlo Schmitt per 11 Nazionalsocialismo; Gaspare Ambroslni per il partito comunista nell'Unione sovietica) emergono profonde e inconciliabili le differenze tra i due primi regimi e U terzo. Appaiono diverse le con¬ dizioni storiche, politiche e sociali preesistenti nei tre Paesi alle rispettive rivoluzioni: appaiono quindi diverse le cause delle rivoluzioni e i modi della conquista del potere: e diversi i progressi e le finalità da raggiungere dai primi due regimi e dal terzo. Cosicché mentre il Fascismo e il Nazionalsocialismo si pongono come la nuova realtà dell'Europa e come un progresso di fronte all'Europa di ieri, 11 bolscevismo si pone come Antieuropa, come negazione della civiltà europea, come uno spaventoso regresso dinnanzi alla storia di ieri. La organizzazione politica e sociale del Partito Fascista si inserisce nello Stato ed è ordinata dallo Stato come una propria istituzione integratrice e come « una milizia civile». E il Partito Fascista non è un corpo chiuso, ma tende a inquadrare nel « Fasci di combattimento > tutto il popolo italiano ricevendo ogni anno nel propri ranghi integralmente le nuove leve giovanili. Il Partito Fascista si presenta quindi come una grande e armoniosa unità del popolo italiano dominato dalla considerazione dell'interesse generale della Nazione e devoto al culto religioso della Patria. In Russia invece, nota 11 Ranelletti, il partito comunista ha costituito lo Stato sovietico per realizzare il proprio programma e cioè la Instaurazione del socialismo secondo le dottrine di Marx e di Lenin. Lo Stato è, quindi, In Russia, strumento del partito e il partito è strumento di una classe. Ogni libera sfera di vita individuale è negata in Russia e tutte le classi fuori del proletariato sono liquidate. Lo Stato vi è organizzato come dittatura di classe. Ed esso non si lega nò ad un territorio, nè ad un popolo, ma ai lavoratori di tutto il mondo come strumento di rivoluzione continua ed universale. La guerra civile è, per conseguenza, la guerra più propria alla ideologia comunista: la sola guerra giusta. Dominato dal materialismo (la materia è per il bolscevismo la sola realtà esistente) il bolscevismo nega tutta la nostra civiltà tradizionale e si pone contro le più antiche ed elementari esigenze spirituali dell'individuo come del gruppo famigliare. Ecco l'urgenza del fronte europeo contro il bolscevismo: ecco la ragione immediata dell'accenno realistico di Mussolini alla nozione di una « unità europea ». Ancora una volta Mussolini indica ai maggiori Stati europei la via della collaborazione per raggiungere un equilibrio pacifico e per costituire una salda unità morale e civile inattaccabile dalla furia barbarica dell'Oriente. Ugo d'Andrea