40 MILIARDI DI DEFICITschiacciano il Governo Blum di Concetto Pettinato

40 MILIARDI DI DEFICITschiacciano il Governo Blum 40 MILIARDI DI DEFICITschiacciano il Governo Blum Il Ministrò francese delle Finanze risponde con imbarazzo agli attacchi della Camera Parigi, 5 notte. Attaccato di bel nuovo dagli onorevoli Laurent e Reynaud, il Ministro delle Finanze ha dovuto ripetere ancora una volta alla Camera le proprie spiegazioni sullo stato delle pubbliche finanze e giustificare la propria politica. Egli si è difeso non senza imbarazzo ricordando che il disavanzo cresce regolarmente da 6 anni in qua ed esisteva quindi anche prima dell'avvento del Gabinetto Blum, e trincerandosi, per il 1937, dietro la nota distinzione tra bilancio ordinario e bilancio straordinario. Chi non sa che se il deficit del bilancio straordinario è di 36 miliardi di franchi riconosciuto dal Ministro stesso, quello del bilancio ordinario non supera i 4 miliardi e mezzo? Moniti e minaccie Gli avversari del Gabinetto trovano che la distinzione non muta la realtà delle cose. Ma Auriol replica che il bilancio straordinario è quasi tutto accaparrato dalle spese militari e dalle sovvenzioni ài comuni e alle aziende parastatali e che, in tali condizioni, nessun governo potrebbe rifiutarsi a coprirlo, con qualunque mezzo, cioè con dei prestiti sia pure all'estero. Impressionato dalle asprezze delle critiche rivoltegli, il Ministro ha promesso comunque di fare il possibile per ridurre le spese iscritte in bilancio ed ha di nuovo energicamente negato di pensare ad una nuova svalutazione del franco, al controllo sui cambi e all'autarchia economica. Avendo qui l'on. Laurent esclamato che il solo mezzo per risanare le finanze francesi starebbe nel cambiare di governo, Auriol ha replicato che il Gabinetto non intende abdicare ed ha pronunciato velate minaccie contro l'egoismo borghese dalle quali si potrebbe anche dedurre che nelle sfere governative si contempli la possibilità di ricorrere, In caso di bisogno, a mezzi di coercizione draconiani a danno del capitale. Flandin, pigliando la parola dopo il Ministro delle Finanze, tentò venire in suo soccorso dimostrando che la Francia non farebbe una buona speculazione rifiutandosi ad assecondare 11 governo incaricato di far fronte alle difficoltà dell'ora, ma riconobbe a sua volta che quando un governo non vuol fare l'inflazione nè la deflazione, nè vuole applicare il controllo dei cambi, la sola via di scampo che gli rimanga consiste in un appello alla fiducia. Ora, per ispirare la fiducia, le parole non bastano; ci vogliono i fatti. Procuri dunque il governo, che i fatti non si trovino più oltre in contrasto con le parole. La Camera ha finito per accordare al Gabinetto il voto richiesto, ma l'atmosfera rimane turbata, come prova del resto la' retrocessione generale dei valori, specie dei titoli pubblici. In taluni ambienti si paragona la situazione attuale a quella dell'agosto 1926, quando il cartello social-radicale del gabinetto Herrict stava per portare il franco alla rovina e Poincaré, deposto l'aratro di Cincinnato, effettuò quel salvataggio miracoloso di cui è ancora vivo il ricordo. Malessere aggravato La verità è che la svalutazione del franco non ha risposto alle previsioni. Al contrario di quanto è accaduto in Olanda e in Svizzera, dove la stessa politica fu adottata a pochi giorni di distanza, la Francia non ha veduto prodursi nè afflusso d'ord nè afflusso di capitali, mentre ha assistito a un continuo irresistibile aumento dei prezzi al minuto. L'amputazione della valuta nazionale è stata dunque praticata per nulla. Altrettanto dicasi per il prestito contratto a Londra in questi giorni dalle Ferrovie; giacché mentre pareva che i quattro miliardi e mezzo di franchi del suo ammontare dovessero se' "ire a nutrire il fondo di livellamento dei cambi e provocare cosi se non proprio un aumento del franco per lo meno il suo mantenimento al corso attuale, proprio ieri si apprendeva che la Banca di Francia ha dovuto versare al fondo stesso oltre tre miliardi di franchi oro, vale a dire che per difendere la valuta si sono dovute intaccare le sacrosante riserve dell'Istituto di emissione. Risultato: la ripresa borsistica delineatasi all'indomani della conclusione del prestito non è durata più di 48 ore e il capitale torna a nascondersi. Siamo di nuovo sulla china discendente; come fare per sfuggire all'abisso? Le dichiarazioni di Auriol. non lo dicono e il malessere nel pubblico si aggrava in luogo di attenuarsi. I giornali intanto fanno molto rumore sulla partenza di Eden per la riviera francese e negli ambienti parigini il colloquio che il ministro inglese avrà doman: con Delbos durante il suo passaggio per Parigi è atteso con viva curiosità. Nessuno riesce finora a comprendere se l'improvviso esodo del capo del Foreign Office vada interpretato come un gesto di freddezza verso Ribbentrop e verso il Reich colpevole di voler gettare sul tappeto la questione della restituzione delle colonie o viceversa come segno che Baldwin, deciso a prendere i tedeschi con le buone, preferisce pel momento mettere da parte Eden ed affidare i negoziati a un diplomatico più duttile e conciliante quale lord Halifax Concetto Pettinato

Persone citate: Auriol, Baldwin, Blum, Delbos, Poincaré, Reynaud, Ribbentrop

Luoghi citati: Francia, Londra, Olanda, Parigi, Svizzera