Nel 50° anniversario della Battaglia di Dogali

Nel 50° anniversario della Battaglia di Dogali Nel 50° anniversario della Battaglia di Dogali La rievocazione del prof. Gribaudi - L'omaggio dei Reduci d'Africa - I veterani superstiti Il prof. Dino Gribaudi, della facoltà Magistrale della R. Università, ha rievocato ieri mattina nella sala della. Società Reduci d'Africa, la battaglia di Dogali, dove l'eroico ten. col. DeCristoforis ed i suoi 500 prodi, nel glorioso e tragico fatto d'armi, si immolarono per primi sulle ambe africane. Sono trascorsi SO anni, da quegli eventi che l'Italia fascista per volontà del Duce e del popolo tutto ha rivendicato riconquistando l'Impero, e nella sala tutta pavesata di bandiere ad ascoltare l'oratore erano con i reduci della campagna del 1886-87, reduci della muòva e gloriosa impresa. Erano m'esenti alla cerimonia S. E. il Prefetto noio, il col. Salvatore .Bussi in rappresentanza del Federale, il capo gabinetto del Questore, il rappresentante il Podestà, il col. Cantàlupì per l'Istituto superiore di Guerra, i generali De-Gennaro e Gandolfo e il col. Pozzi, reduce della, prima campagna d'Africa. Fra le autorità e personalità presenti avevano il posto d'onore le nipoti del ten. col. De-Cristoforis, l'eroe di Dogali, e la vedova, ed il figlio del capitano Michelini di San Martino, l'unico ufficiale scampato all'eccidio. Dopo un breve discorso del cav. Devalle, previdente dell'Associazione Reduci d'Africa, l'oratore ufficiale prof. Gribaudo ha prese le mosse dall'occupazione di Massaua ed accennato che non era possibile rimanere sulla costa sia per il clima, sia perchè non si potevano cosi proteggere lo tribù che avevano fatto sottomissione all'Italia dalle razzie abissine, lia detto come, riuscite vane le trattative col Negus fin dal 1886, venisse occupata Uaà a 40 chilometri a sud di Massaua, lungo la vìa per la valle di Stadas. Nuova protesta del Negus e la minaccia degli armati capitanati dal Ras AÌula che si portò a sessanta chilometri da. Maisaua per intimare al comandante gen. Gene di sgombrare Uaà e Zuba. In risposta il generale italiano dislocò'a Moneullo una, colonna di riserva-, occupò Saati e le formazioni comandate dal ten. col. De Cristoforis furono aumentate da truppe irregolari. Con 10 mila uomini Ras AluXa attaccò il 25 gennaio il fortino di Saati e fu respinto con gravi perdite; il De Cristoforis allora mosse da Moneullo per scortare gli approvvigionamenti destinati al forte ma fu sorpreso presso Dogali dall'avanguardia abissina. Le forze nemiche erano preponderanti e gli italiani ripiegarono a scaglioni, combattendo, finché sul Colle di Dogali si videro cincondati da ogni parte. Resistettero per più ore, combattendo strenuamente, disperatamente. Rifulse in quel fatto d'armi il grande eroico valore del nostro soldato. Esaurite le munizioni, attaccarono alla baionetta; sapevano di non poter che morire perchè erano in uno contro cento} ma non si arresero; caddero tutti,e soZo un'ottantina di soldati, fé-riti, rimasero sotto il cumulo di cadaveri e furono ritenuti tali. Li salvarono poi una compagnia giunta in soccorso da Massaua ■il giorno successivo. Il nemico aveva avuto un migliaio di nomini fuori combattimcnta. La rievocazione di quel fatto d'armi ha suscitato nell'animo dei presenti una viva, commozione; ma ognuno può immaginare quale fosse quella dei veterani Stefano Teppa e Vittorio Pozzo, entrambi decorati di medaglia ai argento, che la battaglia avevano combattuto, unici superstiti torinesi dei 25 che ancora vi sono in tutta Italia. Ad entrambi sembrava di rivivere quel lontano giorno; entrambi ricordavano come fossero stati spogliati dagli abissini e lasciati per morti sotto il sole infuocato in quell'amba, e come ritornati a Massaua e portati all'ospedale non potessero liberarsi dall'ossessione di quel massacro in cui il valore e l'eroismo di ufficiali e soldati era stato soprafatto dalle interminabili orde di Ras Alnla. Le due signore, le nipoti del ten. col. De Cristoforis, avevano le lacrime agli occhi nel sentire ancora- una volta magnificare l'eroico contegno, che nell'epica lotta ebbe il loro zio; eroe non mai dimenticato. Il discorso si è concluso con l'appello dei caduti ten. col De Cristoforis ed i suoi eroi. CoU'oratqre si sono vivamente compiaciuti i presenti. Già nelle prime ore del mattino gli iscritti all'Associazione Reduci d'Africa, unitamente a rappresentanze di associazioni d'Anna con i vessilli si erano recati a rendere omaggio ai Caduti in guerra deponendo una corona d'alloro all'Ossario della Gran Madre di Dio, ed avevano fatto un pio pellegrinaggio atta lapide murata alla Caserma Dogali che ricorda i valorosi eroi, e alla Casa Littoria al Sacrario dei Caduti per la Causa della Rivoluzione. Sono stati inviati telegrammi di devozione e di omaggio a Sua Maestà il Re Imperatore, al Duce Fondatore dell'Impero, a S. E. Badoglio e a S E Graziani. gsi