Il nastro d'asfalto sul ciglio della foresta di Alfio Russo

Il nastro d'asfalto sul ciglio della foresta G/mma e Gaffa, due ricolta ragioni Il nastro d'asfalto sul ciglio della foresta g(dal nostoo inviato speciale) dBONGA, dicembre. tIrmata Aggarò Sciaradda Vog- mda Dembi Bonga sono paesi e vii- claggi senza molta vivezza, senza dceleri se non di verde di grigio di \ fnero In vari toni — verde del bo- 'sco, griqio delle stoppie, nero de-<Mali uomini -; e sono pieni di cer-■dta serena malinconia, immersivijJdalla lunga sofferenza, dal servaggio atroce, dalla visione degli incendi e delle uccisioni. L'uomo nudo appare sempre miserevole, grottesco, se non somiglia agli dei olimpici; ma questi «o?nini nudi del Gìmma e del rddlCaffa, per il color bronzeo forse,j tpur senza esser belli inspirano curiosità, come vedessimo nere statue per incantesimo rideste alla vita umana. E' gente strana, porta la sua miseria con certa nobiltà, mostra i suoi mali orrendi senza lamenti, la sua infinita po verta con rassegnazione, se non con gioia francescana. Quando c come potrà svegliarsi alla vita alla quale è chiamata da tutto questo immenso irrompere di giovinezza, di gagliardia, sulla terra piena di satino? Io vorrei capire i sentimenti di questi uomini, le. loro sensazioni della vita che noi portiamo sulle ruoto degli auto carri e sulle ali degli aeroplani; ma non è difficile capire se pen siamo per un momento ai bambi ni, al loro continuo rapido mutare, alla loro maraviglia curiosa, agli spaventi, alle improvvise in telligenze delle cose. E' gente bambina che vorrà lunga educazione, e severa, per apprendere la legge e lo spirito della nuova vita alla quale è chiamata Ai margini del mistero Questi villaggi che sorgono vicini alla capitale del grande governatorato dei Galla Sidamo, Giren, che dovrà nascere ancora tutta nuova dal lavoro italiano, questi villaggi fra due o tre anni non saranno più, forse conserveranno i nomi, ina i volti muteranno, i volti degli uomini e delle cose: e a noi che torneremo rimarrà solamente il ricordo di questa miseria, di questa nudità, di tutti questi gigli rossi di Aggarò che illuminano la solenne tristezza della terra di Gimma e che lasceranno il posto ai campi di grano, il ricordo di queste roselline di neve che saranno soltanto raccolte nei giardini delle nuove case. Senza rimpianti, poiché davvero nulla sarà da rimpiangere, nemmeno questa impetuosa selvaggia nudità delle donne che, forse, vestite saranno più umane. Il Gimma, come avrete capito dalle descrizioni di questi giorni, darei molto lavoro e molta ricompensa; diverrà terra delle più fertili dell'Impero, poiché da Girai s'irraggerà per tutta la regione la forza, creatrice degli italiani, poiché la rada gente sarei rinvigorita dalla pace, dal lavoro, dall'esempio dei coloni italiani. Con il Coffa, quest'altra grande terra quasi deserta d'uomini e ricca di inestinguibile fertilità, il Gimma diverrà il cuore dei Galla Sidamo, la regione della quale il generale Geloso s'accinge a prendere il governo, dopo aver percorso trionfalmente la sua pittoresca vastità. Giren sorgerà in luogo ancora da scegliere, forse cambierà nome; gli edifici di governo potranno essere costruiti sulle colline intorno a Irmata e sulla cima dov'è il castello sultanato che domina per grande estensione. Verrà, appunto, l'ingegner Ciocca, il quale sfu¬ gsMNfc dicrà e eseguirà il piano regolatare. Nel cuore dell'Africa, per molte cose ancora misteriosa perche conchiusa nelle sue foreste dove la gente pagana celebra ritfantasiosi onorandoti sole e te te'«« e certi alberi millenari ai qualM femmine domandano il dono della fecondità, nascerà una nuoJJj^J*..ifiìfS?J^L?™?' rn modello e esempio di volontà e di ardimento. * Rinascita Questa è l'Africa romanticadelle esplorazioni, dei viaggi, delle cacce; è l'Africa dei grandi fiumi, delle foreste, l'Africa di Bot t d>alM Ua{ian{ chc marti di lancia e di veleno. La regione di Gimma principia il mistero delle terre meridionali d'Etiopia, stranamente affascinantiMolti fiumi, l'Uncul, il Gogeb, iNaso, l'Iabò, il Melka scorrono affiancati, una vegetazione folta carnosa infittisce in largo spazioi fiori sono proprio come quellistranissimi insidiosi, descritti neromanzi; e qua ricorrono le parole « savana » e « tam-tam », tante volte lette nei racconti di viaggafricani, lei savana dove il viaggiatore perdeva per l'intrico dell'erbe il filo del cammino, il famtnm che chiamava a raccolta ltribù all'apparire dell'uomo bianco. Il tam-tam ora non batte snon per letizia, radumi la gente schieramento lungo le vie'per salutare gli italiani; e il camìfti'nappare ben tracciato dai caterpillar che brucano l'erba e gli alberelli e fanno ampie e levigate lvie. Il tempo muta, e come rapdamente! Noi, certamente, lasceremo la foresta ej misteri che vregnano, ma sul ciglio della fare sta scorrerà il lucido nastro dcllstrada asfaltata. Dal contrastsorgerà il nuovo mistero dell'Africa italiana, il mistero novecentistaMentre pensiamo, e vediamoqueste cose, voli d'uccelli, di condor dal collo bianco, e d'avvoltogrigiorosa annunciano il villaggidi Bonga, capoluogo del CaffoBonga. Se pronunciate forte inome, par d'udire l'eco vaga dtempli pagani con supplizi di vergini; o vi par di dire il nome d'udio indiano, di quegli iddii insaziati, sanguigni, un nome veramente cupo. Se andate nel villaggio, invece, trovate un po' di gente seminuda o nuda che vi salutcordialmente, protendendo la mano nel segno romano. E' bastatche un soldato, un missionario salutassero una sola volta al modfascista perchè tutti imparassero; e il gesto, con quelle grandbraccia che i nativi hanno, è d'unnobiltà insigne; e trovate, nel villaggio, nessun mistero se non siquello della vita stessa dei nativche non si sa come siano riescita camparla con tutte le stragi, lmalattie, le miserie che hanno dovuto sopportare. Pensavo, andando a Bonga, di trovare almeno utempio pagano, magari un piccolo tempio sotto le fronde d'un gigantesco baobab, e molti leoni ilibertà; invece templi non sono, dnessuna religione; i mussulmanpregano poco e sotto il sole, lmattina e la sera; i leoni sonò assai lontani, dicono verso Magi, molte giornate di cammino. A Magi il leone sarebbe davvero in casa sua e avrebbe una certa particolarità, cioè la criniera nera invece che gialla. Mei a Bonga doininano solamente le scimmie, quelle bianconere, gorese, dal pelo lucido, lungo; e sono, a far compagnia strepitante, scimmie d'altro' colore r e i i o ' e a, l- iEi. il fa o, i, ei oe gi glme nse a ano lele ievi e lei to ia. o, noi io o. il di rn aagna ato ado edi a lia vi ti le onn oin di ni la s a aainaonee, piccole e grandi. I coccodrilli vanno a far bagni di sole sul greto dei fiumi, respirano goffamente, spalancano inutilmente la bocca enorme; gli uccelli, certi piccoli uccelli dai piedini nervosi, vanno a posarsi sulle scaglie dei coccodrilli dove spigolano chissà quali cibi. La gente di Bonga è simpatica, malgrado la sua miseria, la sua nudità; i bambini, che nella mattina fredda rabbrividiscono e si stringono tenaci alle gambe dei padri appetta coperte da stracci di indicibile colore, sono sorridenti, e le donne, radissime, che molte si nascondono dentro i tucul, hanno una certa alterezza che almeno le fa un po' umane. Caffè, tè, caucciù Tutti ci han accolto con segni d'amicizia come veramente non credevamo; hanno vinto il timore istintivo dei selvaggi per le cose nuove, per le cose che non capiscono, hanno appreso che con noi viene non la rovina della conquista predatrice, ma la bontà della conquista redentrice, hanno imparato che gli italiani rispettano la vita e i beni, che II medico italiano vai più degli stregoni; e cominciano, infine, a capire cos'è la giustizia. Prima e dopo il villaggio di Bonga, dove il bosco dirada, nasce il caffè, in parte coltivato, in parte selvatico; dai rametti i contadini spiccano la bacca nerastra con paziente ritmo. Gli alberelli sono piccoli, non arrivano all'altezza dell'uomo; i chicchi sono profumatissimi. Questo caffè del Caffa è il padre del caffè. Quando gli arabi vennero qua, moltissimi anni or sono, trovarono che il gusto dei chicchi era squisito e portarono la semenza, nella loro terra, sopratutto nell'altopiano jemenita: il caffè del Caffa'divenne il Moca, dal nome del paese della costa araba che appunto è un grande mercato, nome di rinomanza mondiale. Nel Caffa, la preziosa pianta non è coltivata se non in minima parte; cresce invece spontanea e si moltiplica. La produzione annuale raggiunge, secondo le cifre più attendibili, circa quattromila quintali che confluiscono sul mercato di Irmata. Sistemi di coltivazione razionale sono stati introdotti dai missionari della Consolata, questi magnifici pionieri presenti in gran parte della terra d'Etiopia, non solo per il caffè ma anche per il té, che cresce egualmente rigoglioso. A Bonga, appunto, alla missione, è una piantagione di té assai ricca. Al tempo della raccolta, le ultime due fogltoline di ciascun rametto, tenerissime, sono spiccate e messe a seccare; così l'albero non cresce in altezza ma s'allarga e diventa quasi rotondo, come certe piante ornamentali di gardino: Due fogliatine di ciascun rametto non sono poca cosa, poiché la pianta ramifica abbondantemente. Come per il caffè, vaste sono le previsioni per la coltivazione del té, cespite di notevolissima importanza economica. Ricchezza, segreta ancora, del Caffa è il caucciù che nell'economia contemporanea tiene posto eccezionale. La preziosa pianta ere scc spontanea, confusa con altri alberi; la sua linfa è di qualità eccellente. E la terra, infine, è la vera grande ricchezza del Caffa, come l'è per tutta V Etopta, terra ferace c vergine che vuole il solco dell'aratro e le sementi nuove. Alfio Russo nvdqcotInnsrsdscggfldlas UNA PARTE DELLE OFFICINE DELLA GENERAL MOTORS I cui operai sono da parecchie settimane in agitazione ed i cui proprietari minacciano la serrata,

Persone citate: Caffa, Mei, Ricchezza

Luoghi citati: Africa, Africa Di Bot, Bonga, Etiopia, Mali