Cronache del Teatro e della Radio

Cronache del Teatro e della Radio Cronache del Teatro e della Radio Ildebrando Pizzetti e il "sabato teatrale,, - Pirati dello e il cattolicesimo - Registrazioni e cronaca tcmnfg à a n a o a e o , i n e A proposito del «sabato teatro-\ ele», voluto dal Duce, e già leggeì pdsnidaclèecrftmusddgipsorcstccEdlsllprdello Stato, che ieri ha avuto la prima applicazione permettendo a oltre sessantamila operai e piccoli impiegati di partecipare con animo lieto a belle e serene feste dello spirito, Ildebrando Pizzetti propugna l'opportunità di far ascoltare al popolo, all'autentico popolo, le opere del nostro tempo. « Perchè — si domanda l'illustre compositore — non si dovrebbero far conoscere al popolo, oltre che le opere dei quattro più grandi maestri del nostro '800 e le opere più belle di Puccini, e Mascagni e Giordano, anche opere più recenti del nostro tempo? Ma il popolo dicono certuni — non le ama. E chi può affermarlo, posto che il popolo non le conosce ? E se, udendole e conoscendole, le opere del nostro tempo non gli piaceranno, al popolo, lo dirà lui, magari, con i fischi. Ma proprio al popolo spetta il diritto di giudicare. Ed è bene che spetti a lui, il quale, posto di fronte a un dramma musicale, non si lascierà guidare che dalle sue emozioni, dal suol sentimenti, dalla sua umanità, e non starà a cianciare di melodia e armonia, di contrappunto e polifonia e orchestrazione, come vanno cianciando certi borghesi intellettualoidi e certi scrittori che li rappresentano, i quali poi sarebbero imbarazzatissimi se dovessero spiegare che cosa intendono per melodia e armonia, e contrappunto e polifonia e orchestrazione. Cicero prò domo sua, dirà qualche malevolo. Anche se fosse non sarebbe senza ragione. Ma poi no, non Cicero prò domo mea; ma è utì uomo italiano, un musicista italiano di questa Italia d'oggi, grande e forte e fervida di vita nuova, che ha creduto suo dovere parlare per la musica italiana del suo tempo e per la dignità della musica italiana del suo tempo ». Ildebrando Pizzetti parla di sè e della sua opera. Egli è troppo sicuro di quello che dice. Ed è bello vedere un artista che ha piena coscienza di sè difendere a viso aperto l'opera propria. Noi siamo perfettamente convinti — e non da oggi — che Ildebrando Pizzetti è il musicista più tipico e rappresentativo del nostro tempo; che le sue opere sono non solo perfettamente comprensibili ma fortemente emotive, e, nel loro particolare lirismo, impressionanti e travolgenti. Perciò abbiamo sostenuto che le opere del Pizzetti sono quelle che si adattano meglio al microfono, perchè in esse le parole, tutte le parole, sono perfettamente percettibili, e la musica è talmente connaturata con esse, ne esprime così intensamente il senso e lo spirito che anche l'uomo più rozzo e più profano non può rimanere indifferente. Arte di immediata comprensione e di superba signifi.ca~.ione, arte rivoluzionaria, arte di pòpolo che il popolo deve intendere di prim'acchito e apprezzare. Fate ascoltare Fra Gherardo al popolo; mettetelo di fronte alla scena e al racconto di Mariolo, e vediamo poi se gli sarà possibile di rimanere indifferente, o se non si sentirà travolto da un impeto di commozione umana e artistica da vincere qualsiasi altra del genere! Esperimento, a ogni modo, di alto interesse e profondamente rivelatore che vai la pena di fare, se non altro per saggiare le capacità delle masse e il valore dell'opera, per vedere se hanno ragione tutti quelli che cianciano e teorizzano e voglion spiegare e intricano e confondono, o l'artista che ha creduto di poter dare un nuovo volto al melodramma italiano, e l'ha dato,'q-Tiecièoc e non trova ancora quella com prensione e quell'apprezzamento dell'opera sua, che è opera del nostro tempo, di carattere popolare, nello spirito cioè del .melodramma italiano di ogni tempo, che a buon diritto l'autore invoca. Del resto anche altre opere di altri autori moderni hanno questo carattere essenziale e tradizionae del melodramma italiano. Non è quindi il caso di propugnare esclusivismi: sarà il popolo stesso che farà la sua scelta. E che del resto di esclusivismi non si ha affatto intenzione, lo dimostra il fatto che delle tre opere in programma per il primo sabato teatrale, una — I quattro rusteghi, rappresentata a Napoli — è opera moderna di un genere che fa onore, dentro e fuori, all'arte italiana. E' giusto che il nostro glorioso '800, ignoto e malnoto alle masse, abbia preponderanza nei programmi del sabato teatrale — fra l'altro le opere più noie e significative del repertorio hanno una funzione educativa e culturale che non dev'esser trascurata —; come è opportuno che le masse siano messe a contatto con le opere dei moderni che esprimono, con sensibilità moderna, l'eterno flusso e riflusso delle umane passioni. Anche in questo senso Z'opera del Pizzetti è profondamente significativa e educativa. s. s. « * Cesare Giulio Viola ha consegnato a Emma Gramatìca una nuova commedia che ha per titolo: «L'inferno». Il lavoro è di carattere drammatico, e sarà, rappresentato prossimamente all'Odeon di Milano. #** «Volto dell'Oceano», che ha lato in Goffredo Ginocchio un peramento di scrittore di teatro, rappresentato prossimamente in rivete rasa ra cin- tosto «fece deserto, e il deserto disse que teatri tedeschi. Il Ginocchio ha -posato recentemente Eva Flebig del Teatro di Stato di Karlsruhe. **# «Luigi Pirandello e il pensiero cri-tiano » è il titolo di un articolo che il gesuita Don Mondrone pubblica su -La civiltà cattolica» per chiarire la essenza dell'opera pirandelliana nei confronti della religione. Come è noto, il grande scrittore, di cui nessuna opero è stata messa all'indice, aveva avuto occasione di dichiarare la sua « perfetta ortodossia»; ma sembra all'articolista elio lo stesso Pirandello sia stato vittima di un equivoco: egli, per dirla pirandelllanamente, avrebbe vi sto in se stesso ciò che pareva e non era nel grande desiderio che fosse quel che pareva. Il Padre Mondrone esamina la sostanza dell'opera del compianto scrittore e afferma che l'incontro di Pirandello co! Cristianesimo sareb be stato possibile a una condizione soltanto, a quella di buttar a mare tutto quel suo bagaglio di idee, che gli han tolto di mano financo i mezzi più elementari per costruire: la fedp cioè nella verità oggettiva. « Si può anche ammettere — scrive il Mondro ce — che Pirandello non aderisca for malmente a un sistema idealista, ma in pratica il suo teatro n'è troppo con taminato, e forse un suo merito — .-e meritorio voglia dirsi qualche buon risultato preterintenzionale — potrebbe consistere nel vantaggio che un lettore o spettatore accorto potrebbe trarre dalla esasperante visione della vita, concepita e inscenata dal Pirandello attraverso anche semplici contaminazioni idealistiche: ma questo vantaggio ne deriverebbe in ogni ca : per acciden.- » e non già perchè il commediografo offra da parte sua elementi concreti per giungere a una affermazione: al più. sarebbe somma di negazioni. E così resta in noi la convinzione che nella sua opera. Luigi Pirandello, quanto a religiosità, piut sragPssdustmlmcqvc o o a o , a n i o n e o l , , ' , a l e l a ni leoaa eIl e leaa n- a l ie u a ei o, o o riar i n el inro b ne re he zi dp uò o r ma n — on btbe la nato il e— regno di Dio ». Dopo di aver polemizzato col Mignosi, il quale crede che «la tragedia pirandelliana è nella sua necessità di catastrofe pregna di religiosità cristiana — affermazione che non ci sembra il dotto gesuita abbia vittoriosa mente confutata, limitandosi a definirla un'illusione — Don Mondrone aggiunge: «Togliete a un uomo intelligente la fede nella verità, sia umana che soprannaturale, ed avrete il dubbio, l'inquietudine, l'esasperazione dell'intelligenza.. Così, le goffaggini dei sofisti, le «frasi a pendolo» degl'idealisti, e tante sublimi sciocchezze da altri sognate e spacciato, con pontificale serietà, come ultime e genuino conquiste della scienza: tutte queste che l'Apostolo chiama sarcasticamente «aniles fabulas », purtroppo, hanno fatto presa anche su Pirandello. Vero è che egli tiene a ripetere di non essersi mai data «una responsabilità filosofica », ma al fatto, non esiste forse in tutta la nostra letteratura un autore che abbia tanto sillogizzato quanto Lui. Egli si abbandona a « un convulso — direbbe il Croco — e inconcludente filosofare», che si attacca come contagio ai suoi personaggi, e di solito, invece di agire, discutono; sicché a vederli e sentirli ragionare, sembrano altrettanti don Ferranti impegnati gravemente a disputare di ciò che paro, e che non è, di ciò che è perchè pare; della vita che si dà un forma, e della forma, che, all'atto d'essere conosciuta, non è più in quella vita; della forma, che si vive senza vederla, e della possibilità di conoscere soltanto ciò che di noi è morto: conoscersi è morire. Fino al-punto che qualche volta questi personaggi medesimi cascano nella lealtà di venirci a dire come nella «Favola del figlio cambiato»: «Qui tutti si vaneggia». Altro che dodici vecchi Scolastici, disputanti «utrum mille animarum possint consistere in adunine acus ! ». E conclude: «Tuttavia non sarebbe giusto non riconoscere nell'opera di Pirandello echi anche genuini, della sua sofferenza interiore. Ma di questa sofferenza, invece di servirsi per evadere dal viluppo della sua solitudine uggiosa e farsene testata di ponte verso la Verità, ne ha tolto occasione soltanto per rinchiudersi in 6e stesso, rimanendo vittima del suo monotono e logorante filosofismo. E verso il tramonto della sua giornata, quando amici e ammiratori gli auguravano tranquillità di spirito — della quale doveva pur sentire il bisogno, senza sapersela dare — egli forse trovava ancora una risposta, malinconicamente vera, in una delle quartine scritte il 1893, « Ai lontani », durante un soggiorno estivo a Monte Cavo: «Secche son le mie labbra e gli occhi stanchi — di questa fiamma ond'arsa, io temo, è già — tutta l'anima mia, se più non sa — quel che giovar le possa, o che lo manchi ». 4L * * Renato Simoni sarà anche quest'anno il regista delle rappresentazioni goldoniane che avranno luogo a Venezia. Il felice esperimento deU'anno scorso ha consigliato i promotori delle belle manifestazioni estive veneziane a dar assetto permanente alle rappresentazioni goldoniane alle quali parteciperanno, come è avvenuto lo scorso anno, i maggiori esponenti della nostra scena di prosa. #*# Si parla di un teatro stabile milanese con Dina Galli prima attrice e direttrice. Xon sarebbe un vero e proprio teatro dialettale, ma un teatro di ambiente e di costume prevalentemente ambrosiani. Ma vale poi la pena di farlo, quando la tendenza generale è quella di fondere nella lingua che tutte le comprende, forma e sostanza dei vari teatri dialettali. 4L * # Sono in corso trattivo per la partecipazione italiana alle manifestazioni musicali dell'Esposizione parigina del 1937. L'organizzazione del Maggio fiorentino sarehbe probabilmente incaricata di formare un programma degno delle nostre tradizioni e del posto che l'italia'occupa nel mondo musicale moderno; si parla di spettacoli della «Scala» e del «Teatro Berle», ma niente di preciso può dirsi ancora: si può soltanto affermare che l'Italia sarà presente alle manifestazioni parigine. *** La Compagnia * Città di Milano», della quale facevano parte Irma Gramatica, Andreina Pagnani, Luigi Cimara e Romano Calò, si è sciolta in questi giorni a Roma. #*# Oggi verrà assegnato a San Remo, fra gli altri, il premio di 50.000 lire per la musica. Come si legge nel comunicato pubblicato ieri, verranno eseguiti stasera i due poemi sinfonici segnalati dalla giuria; ciò vuol dire che nessuno dei lavori presentati è stato giudicato meritevole del premio. Difatti, se non siamo male informati, la giuria non avrebbe creduto di riscontrare nelle composizioni presentate quelle qualità d'ispirazione e di fattura che il tema richiedeva, e sarebbe venuta nella deliberazione di segnalare due dei lavori presentati e di assegnare a ciascuno un premio di 15 mila lire. I vincitori sarebbero due maestri già favorevolmente noti, come pianista l'uno e come direttore d'orchestra l'altro, nativi l'uno di Tarari» to e l'altro di Palermo. NUOVI TRAM ELETTRICI FIAT SENZA BINARI Cimati in servizio a Roma ed Inaugurati dal Duce.

Luoghi citati: Italia, Milano, Napoli, Palermo, Roma, San Remo, Venezia