Il Don Giovanni di Mozart al Teatro Carignano

Il Don Giovanni di Mozart al Teatro Carignano Il Don Giovanni di Mozart al Teatro Carignano l e a a e — a , e ì o n o o i n a e a a o a o , o e — a e . a a o ò n i ò i n a ì a n n a e ù , o a . o a e a . , i a ¬ Il Don Giovanni di Mozart è fra le opere d'arte più difficili a possedere nella loro interezza. Si può dilettarsene molto, anche senza preparazione, come avviene ai più. Alla fine, nel ripensamento, che nello spettatore e 11 segno dell'intelligenza, s'ha l'impressione che le ragioni intime dell'opera sieno in parte sfuggite, o non si sieno fissate al pari delle sensazioni musicali e teatrali. Ciò accade, credo, soprattutto per la posizione stessa di Mozart nella storia dello spirito artistico, per quel « fino a un certo punto » cui egli pervenne nella sua evoluzione romantica, per quella crisi dell'espressione drammatica, che proprio le idee e l'ideale del Don Giovanni acuirono. Fu quello il tema più nuovo e più ricco d'umanità fra quanti egli trattò in forma rappresentativa. La difficoltà, cui accenniamo, è provata dai molti e insani tentativi seguitisi dall'apparizione dell'opera fino ai nostri giorni, quasi per spingerne l'evidenza oltre il punto segnato da Mozart, mentre, come iii ogni altra opera di arte, il suo progresso e il suo limite son proprio le più naturali caratteristiche e le più gustose attrattive. Poche opere furono quanto questa assoggettate a smembramenti e rifacimenti, ad aggiunte e soppressioni di pezzi, a discussioni e interpretazioni, e non per eludere difficoltà tecniche dell esecuzione, ma per fissarne, almeno davanti al pubblico dei teatri, ciò che dicemmo, sembra sfuggire. A questo forse mirarono In centocinquant'annl impresarii, registi, direttori, facendo pasticci d'ogni sorta, tagliando in tre, quattro o cinque atti i due, originalmente sorti con i due proporzionati finali, aggiungendo episodll funebri e macabri, pezzi religiosi dello stesso Mozart, variando più volte i recitativi e la chiusa Dalla prima rappresentazione a Vienna fino alle moderne Inscenature a Stuttgart e a Lipsia, e dopo la recente edizione, conforme all'originale, del Boschot, cui ci si dovrebbe tutti riferire, il Don Giovanni è stato tanto amato quanto torturato. Anche la classificazione dell'autore, « dramma giocoso », è resultata ambigua. Chi s'è rifatto alle imprecise nomenclature dell'opera comica italiana nel '700, chi a un più preciso significato di tragicommedia, avvertendo che parecchi episodii, quali il duello, la morte del Commendatore, la sua apparizione, e via dicendo, si tragicamente intonati dalla musica, allontanano di fatto il Don Giovanni non solo dalle opere giocose, benché sentimentali, di Paisiello, di Cimarosa, ma anche dalle comiche dello stesso Mozart, e lo trasferiscono in un altro clima. E però fu giustamente osservato che in nessun'altra opera, precedente il Don Gimmnni, la demarcazione fra il tragico e 11 comico parve tanto labile. Ecco un altro « fino a un certo punto ». E fu anche detto non senza buone ragioni che, dopo l'Ifigenia in Tauride di Gluck, la prima tragedia moderna, il Don Giovanni sia da considerare la prima opera moderna. Insomma tante osservazioni e contrastanti opinioni di gente che ha voluto veder in fondo la cosa fanno ora sembrare spensierato e superficiale quel libro di Gounod sul Don Juan, che, letto quand'eravamo ragazzi, pareva, oltre che amabile qual'è, una critica esauriente. Un elemento realmente, problematico dell'opera è quello del slnfonismo, cioè dell'espressione meramente musicale, che in nessuna altra opera, neppure in quelle di Gluck, aveva assunto altrettanta vastità. Tale elemento, che distacca le opere mozartiane dalle consorelle italiane, è più sensibile nel Don Giovanni, sia per la maturità di lui nel tempo della composizione, sia per la pienezza dell'elaborazione e dell'orchestrazione rispondente alla complessa varietà del dramma. Tale sinfonismo, che investe tutta l'opera, è talvolta qualche cosa in sé, fiancheggia I azione e la parola, ma anche crea l'azione e sostituisce la parola, si fa dramma, e diventa tanto potente e autonomo da tirarsi dietro le parole più o meno Inerti. In questi frequenti casi non bisogna quasi badare alle parole, ma intendere il discorso musicale. E' esso che parla e dipinge, scolpisce e narra. Attraverso la conoscenza della stilistica di Mozart sentiamo delinearsi, irrobustirsi, vivere psicologicamente i personaggi, muoversi e procedere l'azione, svolgersi le idee e gli Ideali del dramma. Non con la scorta del librettista, ma con la raffinatezza della sensibilità e con l'impeto della creazione mozartiana entriamo nel cuore delle persone. Elemento. Indubbiamente problematico, II slnfonismo diventa, fino a un certo punto, chiarificatore. Ed appare, ed è, più forte ed eloquente d'una melodia accompagnata, alla maniera degli italiani. Da ciò si vede che le tesi e i propositi hanno nell'arte un vaio re relativo, mentre nella cultura hanno molta importanza. Gluck, che voleva la musica ancella deila poesia, e Mozart, che riconosceva invece la poesia figlia obbediente della musica, riuscirono entrambi a opere eccellenti, nelle quali tuttavia il diverso punto di vista è palese'. Alcuni personaggi del Don Giovanni sono anch'essi argomento di controversie interpretative. Donna ApgleagSpataropa sturaputrtutedsaqgmdgè l'eqvcdmdotalegmdvcsondvvcsdssdvcaptoezsuEtevsqtisssGvmIcastss«tlangzcfdSmevupdCragcvdpdinsdrslesqvtsvdbcpbmtscnrlocainsl'd«dtlemvvqblnc Anna per esempio sorse come soprano lirico, vedendosi in lei una giovinetta semplice, che soltanto e emozioni della vita spingono agli accenti tragici. Dacché la SchrSder Devrient assunse quella parte, parve necessario una cantante ultradrammatica Se interrogate la musica di Mozart, apprenderete che Donn'Anna è fino a un certo punto tragica' e che prestarle l'animo di una Leonora o di una Rezia è sbagliatlssimo. Elvira è borghese, ma fino a un certo punto. Abbandonata, impreca, e trama la vendetta. Mozart la eleva tuttavia a una idealizzazione inattesa, allorchè la guida alle stanze di don Giovanni con l'animo di salvare l'amante, più che di riconquistarlo. In quel momento la borghese ha un'alta funzione drammatica e simbolica. E' poco più di un'ombra sulla soglia d'un regno già popolato di ombre. Zerlina è anch'essa complessa, malgrado l'apparente semplicità. Mozart equilibra in lei la curiosità e U dovere, la tentazione e il pudore, la concessione e la volontà, e, ponendola al centro drammatico del primo finale, risolve nel suo grido d'aiuto (quello che egli riuscì a ottenere, quale voleva, dalla cantante, acciuffandola egli stesso fra le quinte con tutta la sua energica sfrontatezza) il piccolo dramma erotico di lei e 11 più vasto dramma dongiovannesco. Don Giovanni è senza dubbio difficile a chiarire nella sua finalità. Poiché sotto le avventure che si svolgono nella scena, attraverso i canti si diversi nei dialoghi con le tre diverse donne e con Leporello, attraverso le allusioni di Leporello e la catastrofe el tanti riferimenti alla sua mentalità, si intrawede un dramma assai più ricco di quello scenico e, diremmo, aneddotico. In sostanza mi sembra che ci s'abbia da mettere di fronte al Don Giovanni come di fronte al Falstaff, come cioè per un dramma In aspetto di commedia, dove la cosa più essenziale è il dramma segreto, non l'apparente varietà degli episodii, il dramma'd'una coscienza volitiva e audace, che fallisce i suoi scopi e resta delusa e punita. E la poesia dell'opera sta evidentemente non nella morale della favola, ma nella rappresentazione, squisitamente mozartiana, dei sentimenti e delle azioni, e nel presentimento dell'ai di là. Così, vissuto sulla terra, Don Giovanni si strania dalla terra. In questo senso si intenderebbe Goethe, che pel suo Faust avrebbe voluto una musica come quella mozartiana del Don Giovanili. A. Della Corte lgmpstqtGtnmCOtMssvGrcvDn2mcdnzPSntMtpmmcpsluttgps

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