I GIGLI ROSSI di Alfio Russo

I GIGLI ROSSI COWmONNA. PXSM OXMMA I GIGLI ROSSI (DAL NOSTRO INVIATO) AGGARO', dicembre. / nativi di Gimmo sono galla di religione mussulmana, nobili di' scendenti di Orma ridotti in servaggio dalla conquista scioana e in trista miseria dalle rapine e dagli incendi durati vent'anni; ma verso occidente sono alcune oasi di negri nilotici, pagani dai riti di ardmite fantasia. Gli amhara copti sono in numero scarso. Insieme al Caffo, la regione è stata feudo ricco dei governatori e dei ras, allevamento di schiavi, sorgente inestinguibile di denaro; le terre erana del negus e affidate per la coltura ai nativi ai quali restava appena, tanto per le se mine e per il nutrimento. (Il regime terriero d'Etiopia comincia a essere'attentamente esaminato per la sua nuova organizzazione che dovrà costituire la base della più grande intrapresa coloniale che il mondo abbia veduto). Abba Gifar,, antico sultano del Gimmo morto due anni or sono, pagava al negus il tributo annuale di centoottanta mila talleri, senza conlare le contribuzioni straordinarie. Dopo il ritorno del negus dall'Europa, nel 19B4, egli dovetfp versare 500 mila talleri, al cambio b milioni e BSO mila lire; c'erano, poi, i doni consueti d'ogni fe sta, doni preziosi come spade d'argento e d'oro. Il caffè, pagava per diritto di transito mezzo tallero per quintale, cifra enorme in confronto del prezzo di vendita che non andava oltre le cento lire per quintale. Si capisce che i nativi dovevano pagare i tributi, il sultano essendo solamente V esattore responsabile dinanzi al governo centrale; e cosi si capisce la grande miseria della regione che, noltre, come abbiamo detto, pagava tributo umano, di schiavi che erano venduti 'sui mercati arabi della costa o trasportati nelle piantagioni di caffè del Cercer. Resurrezione Alla morte di Abba Gifar, che aveva predetto la rovina del negus appunto per il suo governo inumano delle Provincie, Abba Giober divenne sultano, quello stesso Abba Giober che ora è capo di banda di gregari al servizio degli italiani. Nemico flerissimo del negus, egli, dopo alcuni giorni di governo, venne deposto e mprigionato ad Ancober, insieme a ras Ailù e ad altri capi che rappresentavano l'opposizione al governo di Addis Abebà. Gli italiani gli hanno ridato la libertà. Alora, dopo la deposizione e l'imprigionamento di Abba Giober, venne qua come governatore ras Desta, al quale non parve vero di poter mettere a sesto le sue finanze. Era la cavalletta della repione. Rubò di sua mano quando non riesci a imporre più alti tributi, accrebbe i suoi greggi e gli armenti in modo smisurato, fu tristo mercante d'avorio nero. Ma la terra non morì: deserti di uomini, i campi diedero ancora caffè nato allo stato selvatioo, gli alberi ricrebbero, i radi contadini nsegnarono egualmente ai figli la semina del grano della dura del af. La guerra parve portare la pace su questa terra: i presidi scioani erano andati a combattere insieme ai capi, ai cantibai i podestà), ai ras; la pace italiana, ora, afferma trionfalmente il dirito alla vita alla libertà al lavoro. E' la resurrezione dopo la lunga morte. Il mercato di Giren, venuta la pace e tornata la vita, accresce la sua importanza. Tutti i giovedì, dalle campagne e dai villaggi dela regione i contadini vengono a Giren per vendere e per comperare. C'è, al mercato, il quartiere delle erbe e dei cereali, il quariere delle pelli, il quartiere delle oreficerie, dei cordami, dei tessuti. Primitive le mercanzie: i tessuti sono in gran parte fabbricati dai nativi con il cotone coltivao nei campi vicini, cotone di forissima fibra; cosi le corde, che sono fabbricate con la fibra della musa ensete. Il cotone è anche venduto a matassine che le massaie comperano per tessere in casa. Lo canna da zucchero è molto ricercata, specialmente dai ragazzi che passano lunghe ore a succhiarla. L'oreficeria è rustica, qualche collanina d'argento mal avorato. Spettacoloso giardino Tuttavia gli affari sono intensi: contadini tornano alle capanne con molte coso che a noi sembrano inutili. Appunto, ne ho veduti alcuni in cammino verso la regione di Gomma, di ritomo dal mercato di Giren, con grande carico di cento piccole cose. Aggarò è un villaggio carattt- ristlco per la sua flora, ed è il capoluogo, appunto, del Gomma. I gigli rossi nascono per interminato spazio insieme alle roselline candide come neve, s'arrampicano ai sicomori e ai baobab, si confondono, talvolta, insieme alle margherite gialle e alle rose rosse che anch'esse sono innumerevoli. Il paesaggio acquista uno strano splendore, di giardino tropicale, di vivaio. Ma tutto il paesaggio è splendido, è carnoso, per la sua vegetazione trionfale. I grandi alberi africani, il baobab e il sicomoro, Sanno Zittissime fronde abitate dalle scimmie, e le palme hanno una morbidezza inconsueta e le canne da zucchero sono grasse e le euforbie sono di un verde intenso e perfino le ocace hanno rami rigogliosi. Le liane tessono insidiosamente la rete fra tronco e tronco e le felci stendono soffici tappeti sotto l'intrico delle liane. Ma dove la terra è nuda d'alberi, là cresce il grano; e cresce la dura altissima e la canna da zucchero e il caffè. Il caffè è la principale coltura di questa regione; le piante sono piccole, i grani minuscoli, ma profumatissimi, della miglior qualità. I rami sono carichi di bacche che contengono ciascuna dite chicchi. Quanto, caffè mangiano le scimmie che qua ,so-« no numerose t ', Lungo la strada da Irmata alla regione di Gomma, che i « carter pillar » pazientemente spianano, abbiamo veduto le tracce spaventevoli della fuga di ras Immirù Le rade capanne sono state incendiate, motta della gente che non è riescito a scampare è stata uccisa. I cani, solamente, sono rimasti, e abbaiano lugubremente dentri i tucul vuoti e cercano acqua negli orci rotti. Cadaveri di donne e di ragazzi orrendamente mutilati sono stati pietosamente raccolti e composti nelle tombe che, dai mussulmani, sono state adornate con quattro légni rusticamente arabescati e incisi da versetti del Corano. Gli uomini che incontriamo, quasi vicino al villaggio, sono seminudi; le donne sono nascoste dentro i tucul. La lunga servitù, la trista miseria, sono stampate sui loro volti; le malattie li hanno snervati, fiaccati; appena riescono a compiere la fatica del viaggio fino al mercato, appena riescono a lavorare il piccolo campo che gli dà il grano e la dura. Bonifica da compiere Mostruosità: alcuni di questi uomini sono ammalati d'elefantiasi. Certe gambe sono tanto enormi che le normali sembrano stecchini nel confronto. La lebbra, purtroppo, è anche frequente; frequentissime sono le piaghe tropicali. La bonifica umana avrà qua uno dei suoi campi più vasti. Aggarò è un villaggettn come tanti altri etiopici, senza personalità, senza carattere. Un centinaio di tucul, solamente, con cinque o seicento abitanti. Arò, che è come l'anticamera di Aggarò, un piccolissimo villaggio circondato da immensi sicomori, è l'altro mercato della regione, meno importante di quello di Giren, ma tuttavia notevole. Il miele è la mercanzia più ricca; e le api vengono, a stormi innumeri, a vigilare il mercato. I nativi hanno particolare cura per raccogliere il miele. Sui rami degli alberi essi collocano delle strane arnie, che sono, poi, zucche svuotate dentro le quali le api vanno a deporre il miele. Per impedire le migrazioni, tagliano le ali all'ape regina che così è costretta a rimaner ferma, quasi domestica. Con il miele fanno il tecc, l'idromele; qualcosa tra la birra e il rosolio, fatto appunto con acqua, miele e certa erba aromatica. La sera del Ramadan, gli ascari del dodicesimo battaglione che ha una compagnia di mussulmani, ci hanno offerto un bel bicchiere di tecc, che era veramente sgradevole; tuttavia, per gentilezza, dovemmo berlo. Ad Aggarò accampammo. La piccola strada del villaggio, all'imbrunire, era diventata deserta, pat.rasamente. Un gran silemio, grave, fondo, copriva le cose. Soltanto, s'udivano gli strepiti delle scimmie che andavano in colonna al pranzo, nelle piantagioni di caffè. Alfio Russo i

Persone citate: Abba, Abba Giober, Addis, Gomma

Luoghi citati: Ancober, Etiopia, Europa