Bonnet prepara la risposta alla nota del conte Ciano

Bonnet prepara la risposta alla nota del conte Ciano Bonnet prepara la risposta alla nota del conte Ciano Le gazzette parigine fanno la voce grossa ma non dissimulano l'apprensione per il pacato atteggiamento di Londra Parigi, 24 dicembre. Il Consiglio dei Ministri, riunitosi oggi all'Eliseo dalle 10 alle 12 mezza, è stato nella maggior parte consacrato ad un'esposizione fatta dal Ministro degli Esteri Bonnet sulla situazione estera. Come lo aveva fatto di recente davanti alla Commissione parlamentare, indi alla tribuna della Camera, il capo della diplomazia francese ha trattato in particolar modo delle relazioni della' Francia coll'Italla, coll'Inghilterra e colla Germania, soffermandosi in modo particolare sulla situazione risultante dalla denuncia degli accordi del 1935 da parte del Governo di Roma; La deliberazione del Consiglio Il signor Bonnet,- che aveva avuto iersera una lunga conversazione col Presidente del Consiglio, si era trovato, a quanto " affermano gli organi ufficiosi, d'accordo con quest'ultimo per confermare la posizione adottata dalla Francia e riannunciata, e cioè che non un pollice dell'Impero potrebbe essere ceduto a chicchessia. Il Ministro degli Esteri si é dunque intrattenuto a lungo sulla situazione creata dalla nota italiana ed i suoi colleghi hanno ratificato l'atteggiamento assunto dal Go- ii'comunicato diramato alla ftae]?del Consiglio si limita a dire che « la seduta del Consiglio dei Ministri è stata consacrata quasi per intero ad un'esposizione generale della situazione estera fatta dal Ministro Bonnet ». Ma i giornali della sera aggiungono che quest'ultimo, dopo avere dato lettura della lettera del conte Ciano, consegnata sabato scorso all'ambasciatore di Francia a Roma, annunciale che il Governo italiano « non considera più come in vigore gli accordi franco-italiani del gennaio 1935 », ha indicato il senso della risposta che verrà fatta alla comunicazione italiana. Questa risposta, secondo il Temps si limiterebbe a prendere atto della notifica del Governo fascista, rifiutandosi però di ammettere i motivi allegati dal Governo italiano. Da parte sua, l'ufficioso Petit Parisien precisa che si crede sapere che al conte Ciano verrà trasmessa a mezzo dell'ambasciatore Frangois Poncet una nota con la quale il Governo prenderà atto della denuncia da parte dell'Italia degli accordi del 1935. « Questo documento — precisa il Petit Parisien — confermerà, a quanto si crede, la posizione adottata dal Governo francese in presenza di eventuali rivendicazioni italiane di ordine territoriale. Questa posizione .il signor Bonnet in questi ultimi giorni ha avuto occasione di definirla in termini molto chiari durante le esposizioni fatte alla Commissione degli Esteri della Camera e del Senato, e davanti alla Camera stessa. Essa equivale a rifiuto categorico ». Fiele e spacconate Se queste informazioni rispondono a verità — e, data la loro origine, non abbiamo ragione di dubitarne — il Governo di Parigi insisterebbe nel suo atteggiamen to nettamente intransigente anche interpretando nel senso più largo l'asserto del Petit Parisien, che potrebbe lasciar credere che il « rifiuto categorico » si appliche rebbe soltanto ad « eventuali ri vendicazioni di ordine territoria le ». Il Governo francese è del re sto Incoraggiato in questa via dal l'unanimità della stampa, tutti giornali, tanto quelli di Parigi come quelli di provincia e principalmente gli organi nazionalisti essendo unanimi nell'esprimersi col massimo rigore nei riguardi della decisione italiana. Fra gli altri il Joùr, per il quale l'accordo del 1935 è effettivamente entrato in applicazione e quindi il suo postumo rigetto non ha più alcun senso. Il giornale proclama che la Francia rimane fedele alla firma apposta in calce a questo accordo e che mantiene le concessioni consentite, ma non desidera nè può spingersi più oltre. Non meno categorico, il Figaro scrive che i francesi considerano « unanimemente » che gli accordi del 1935 costituiscono un « massimo » e che di conseguenza non si può considerare di negoziare su altre basi. Il giornale avverte che « l'Italia sa o deve sapere che^se con un pretesto qualsiasi essa compisse un atto che attentasse ai suoi possedimenti, la Francia d'un balzo si ergerebbe contro di essa e si vedrebbe allora quello che rappresenta l'unanimità di un popolo libero >. L'ineffabile Pertinax, cogliendo l'occasione per sfogare di nuovo sull'Ordre il suo fiele contro il nostro Paese, lasciando nel tempo stesso trapelare i suoi sentimenti soviettofill, si compiace che la Spagna rossa impedendo la pronta vittoria del generale Franco, lavori per la Francia. Senonchè manco a farlo apposta, i vaticini dell'italofobo articolista coincido no con l'annunzio che l'offensiva dei nazionali, malgrado il tempo esecrabile, prosegue vittoriosa mente. L'ostentata energia della stam ]?„a'r_anc?se n?n impedisce però di l l n a tpsiLlasciar trapelare il timore che l'Inghilterra non possa seguire a fondo la Francia su questa via, tantoché il Journal des Débats. pur dicendosi convinto che il Primo Ministro britannico e il capo del Foreign Office nella loro visita a Roma non si presteranno a una specie di mediazione fra l'Italia e la Francia, ripete che « vi sono ragioni di sperare che degli scambi di vedute avranno luogo fra Parigi e Londra prima dell'arrivo nella capitale italiana dei due Ministri, dimodoché fra i due Governi vi sia intera comunanza di pensiero e di azione, essendo inteso una volta per sempre che non deve essere accordato nulla di più di quello che è stato concesso nel 1935 e che se l'Italia stracciasse definitivamente l'accordo concluso, perderebbe semplicemente i vantaggi che essa aveva ottenuto ». Vantaggi che il giornale si affretta ad enumerare: per la Tunisia, denuncia definitiva del vecchio accordo del 1896; restituzione delle 2500 azioni della ferrovia di Gibuti e sgombero dei territori indebitamente detenuti e che fossero già stati occupati. Ma questo insistere sull'atteggiamento eventuale della Gran Bretagna non tradisce forse la preoccupazione che esso possa essere diverso da quello che Parigi si augurerebbe? Intanto, nella calma che accompagna sempre le ferie natalizie, l'opinione segue con attenzione il congresso socialista riunitosi per mettere termine alle dissidenze manifestatesi nei comitati e nelle federazioni dopo la crisi internazionale dello scorso settembre. Com'è noto, la crisi aveva fatto sorgere nel partito socialista due gruppi principali: quello di Blum, assistito da suo cugino Moch, da Dormoy, da Monnet, da Vincent Auriol, e quello del segretario generale del partito Paul Faure, assecondato dal suo segretario aggiunto Severac, ed è per pronunciarsi fra queste due camarille che il congresso si è riunito. Il congresso si è aperto stamattina, ma subito dopo l'allocuzione inaugurale il suo ordine del giorno è stato invertito. Infatti esso ha approvato con 5571 mandati contro 1594 e 826 astenuti, una mozione per il rinvio al pomeriggio di domani della discussione pubblica sulla politica estera e di costituire fin d'ora una Commissione detta delle risolu zioni, che tenterà di riavvicinare i punti di vista, cioè di redigere una mozione di compromesso. In- tanto oggi il congresso si è occupato e si occuperà ancora nella domattina, di politica seduta di interna. Vice