Belle strenne

Belle strenneLIBRI D'ARTE Belle strenne Un bel dono: un libro; un dono sempre gradito quando sia offerto a persona intelligente; un dono che non impegna e non s'impone eppure stringe sempre meglio quei vincoli che alla fine sono I più saldi: i leganii dello spirito." Parafrasando il leopardiano Venditore d'Almanacchi, in questi giorni d'acquisti e di vendite grideremo anche noi: «Libri, libri nuovi. Bisognano, signore, libri? ». E cominciamo da un librlccino che nella mole e nel prezzo è poco più d'un almaS»cco, la Seconda vita di Gemito^ d'Alberto Savinio (Roma, Modernissima, L. 5), sessanta paginette, ma pagine deliziose, d un garbo e d'uno stile squisito e definitivo. Non biografia, ma quasi ima estrosa parabola; non critica dell'opera, ma una giustificazione fantastica del perchè di quesfropera. Basti — a esemplificarne il «genere» — la chiusa, d'una purezza da medaglia alessandrina; il funerale di Gemito: « Dal Parco Grif eo il corteo scese lentamente tra gllu èucallptus. H mare brillava sotto" il sole, i negozi avevano chiuse le porte e accesi i lumi. Arrivati davanti alla marina, i becchini d'un tratto si sentirono la bara più leggera sulla 3palla. Corse un po' di scompiglio tra i personaggi ufficiali. Un signore in tuba levò la mano a indicare il golfo: scortato da due delfini, Gemito navigava verso i mari- della Grecia ». E', in fondo, la storia della pazzia di Gemito, tanto esaltata dai romantici in una luce, appunto, di romanticismo. Savinio ne fa invece qualcosa di classico e di mitico, il ragionevole e visibile tramite tra la * vita anteriore » dello scultore, vissuta nella Grecia presocratica e nell'Italia del Rinascimento, e questa sua « seconda vita » vissuta in un'Italia che se ne stupiva non potendone — e si capisce — afferrarne la logicità. I due carabinieri che arrestano Gemito mentre scaglia sassi contro la sua statua del Carlo V, « malinconici e severi sotto la lucerna nera », diventano allora Castore e Polluce, 1 figli del divino cigno; e tutto cosi si spiega. Si spiega anche il commento di Savinio al gesto di Gemito quando, afferrata per le gambette la sua bimba infante, la roteò come una fionda sbattendola al muro, col gesto violento e sicuro del pescatori per troncare la tenacissima vitalità del polpi : « E anche in questo atto, nel quale i frivoli e 1 banali non vedranno se non un segno di pazzia, Gemito si dimostrò greco, e diremo meglio: saturnino ». Paradosso o classicismo? Al lettore scegliere. Passiamo a più grave opera: il secondo ed ultimo voluma, da poco uscito, di quel magnifico compendio. La mitologìa nella vita dei popoli che Giacomo Prampolini curò per l'editore Hoepli, e di cui già qui recensimmo il primo tomo (Milano, L. 200 l'opera completa). Vi sono studiate le divinità minori, gli eroi e i miti regionali di Grecia, le mitologie italiche — quella etrusca e quella romana — le mitologie indiane, cinesi, giapponesi, dell'Africa, dell'Oceania e delle Americhe. — Di carattere affine, quantunque d'un piglio maggiormente divulgativo e d'assai meno sontuosa mole editoriale, è II Costume nella storia dei popoli (Bagnacavallo, Casa ed. Stella, L. 15) di Armando Cittadini, con prefazione di Riccardo Picozzi. E' un libro di utile consultazione per quanto riguarda l'abbigliamento e le acconciature degli antichi, dagli Egiziani ai Romani, dai Greci ai Bizantini, e dei popoli europei dal medioevo all'età contemporanea. Copricapi e calzature, vesti maschili e femminili, armi, suppellettili, sono descritti con precisione ed evidenza, sia che si tratti d'un concittadino d'Alcibiade, sia che riguardino una dama francese del secolo XIV, o un russo al tempo di Caterina II, od un cospiratore seguace di Mazzini. Pagine che sciolgono dubbi con rapidità, evitano il perditempo di lunghe ricerche, e sono poi esemplificate da accurati disegni. ' Ancora al costume, inteso però non come maniera ' particolare di abbigliarsi, ma come usanza, consuetudine, modo di vivere, si riferisce il bello e noto libro di Antonio Pellegrini, L'arte nelle case veneziane - Una casa in città e un casino in campagna, già edito dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche, ed ora ripubblicato in seconda edizione riveduta ed ampliata (Venezia, Zanetti ed. L. 30) con numerose illustrazioni scelte con cura. Il libro del Pellegrini è quello di un signore di gran gusto, di un fortunato possessore e collezionista, che con senso d'arte acutissimo scrive ispirandosi agli ambienti in cui vive: un palazzo a Venezia in contrà di San Severo, un « casino » tra il Piave e il Sile. In quel di Treviso. Del Pellegrini diceva tempo fa Raffaele Calzini: « C'è in lui e nel suo modo di studiare il passato e di risuscitarlo, qualcosa che ricorda l'arguzia del lontano Stendhal e il più prossimo preziosismo dei De Goncourt». Ci associamo al giudizio. Per chi ami invece le belle stampe antiche e moderne, ecco qui un libro da « amatore », un libro ve ramente per raffinati: Bianco e nero, di Giacomo Francesco Guarnatl (Milano, Hoepli, L. 50). La morte tolse al Guarnati di veder pubblicato questo volume che sarebbe stato 11 coronamento della sua attività di raccoglitore e studioso di stampe, ma che è ugual mente un bellissimo omaggio — per cura della vedova — alla sua memoria. Questo collezionista in signe s'era proposto, come scrivo no il Bertarelli e il Nicodemi nel la prefazione, di dare un'idea a tutto un pubblico di appassionati (pubblico ristretto ma intelligente) dei procedimenti tecnici, di gettare una luce sul commercio e sulla raccolta delle stampe, sulle contraffazioni, sulle raccolte pubbliche e private, di indicare quali criteri possono essere utili al buon raccoglitore, di accennare ai mezzi con i quali egli può conservare, presentare e riparare le sue ind. sioni. Un materiale dunque ricco vario, interessante che soltanto un conoscitore perfetto come il Guarnati poteva ridurre a piacevolissima lettura. Ed illustrato qual è da riproduzioni nitidissime, il volume è davvero l'indispensabile guida sia per chi — beato lui — può concedersi il lusso di spigolare nell'antiquariato per ricercar pazientemente silografie, acqueforti, litografie di grandi autori, sia per chi s'accontenta d'ammirare (ma ammirando vuole anche ben conoscere) «dal di fuori» questi prodotti squisiti dell'arte dell'incisione. Cinque buoni libri, dunque, e non v'è che da scegliere. Questa non è una colonna di recensioni, ma semplicemente di consigli. Tra Natale e l'Epifania son giorni di pace (o almeno ce lo auguriamo); ed anche la critica rinfodera le sue non molto pericolose unghie. Ripetiamo il grido del Venditore leopardiano: « Libri nuovi! Bisognano, signore, libri? ». mar. ber. ètVtddzlV(ssò