Il riuscito assalto al Comitée des Forges

Il riuscito assalto al Comitée des Forges Oli ebrei e la guarita Il riuscito assalto al Comitée des Forges (DAL NOSTRO INVIATO) PARIGI, dicembre. Quando si consideri che la siderurgia, oltre all'essere l'industria della guerra, d l'industria chiave per eccellenza, quella, cioè, che per il carattere dei swi prodotti, il principio di fabbricazione e l'organizzazione, tiene in mano quasi tutte le altre, si potrà valutare l'importanza che rappresenta per il giudaismo il colpo di mano che, grazie alla balorda politica sociale del fronte popolare e al conseguente marasma finanziario, permette all'alta banca giudaica di penetrare nel Comité des forges, l'unione patronale dei siderurgici francesi. Naturalmente, molto prima dell'avvento del fronte popolare, la alta banca e parecchi giudei, a questa più o meno legati da vincoli di parentela o vassallaggio, si sono interessati delle miniere di ferro, della siderurgia e dell'industria metallurgica in generale. / Fould, difatti, che rappresentarono sotto il secondo impero una parte finanziaria é politica di prim'ordine, uno del loro essendo stato per vent'anni ministro delle finanze di Napoleone III, più che banchieri si possono considerare dei metallurgici. Da tempo, difatti, essi posseggono, sfruttano e dirigono ottime miniere e acciaierie nella cosidetta zona del ferro dell'Est della Francia, conservano forti pacchetti di asrioni degli Ateliers et Chantiers de France, delle Forges de Strasbourg, delle Aciéries de Pompey, degli Ateliers d'Aviation Louis Breguet, e, si dice, che abbiano partecipazioni alla Dénain et Anzin. Certo, René Fould, figlio di una Dupont-Rothschild, da un ventennio è membro della direzione del Comité des forges, « l'organismo investito dei poteri più estesi per l'amministra zione dell'associazione siderurgi ca, e pare che sia stato lui, dall'interno, ad aprire ai corruzziali le porte dell'inespugnabile fortezza II Riff e la Spagna Con i Fould, lavorano da tempo nella metallurgia e si impinguano i Lupont-Rothschild, che con i Dupont-Halphen costituiscono uno strano incrocio fra ariani e giudei, ormai P»« giudei che ariani. Gli Halphen, senza Dupont, sono proprietari delle miniere di Aniche e vari Halphen, sempre senza Dupont, sono ingegneri minerali con posti direttivi nelle aziende industriali dei Fould o dei Rothschild, dei quali sono parenti. Fra i giudei metallurgici, si allineano pure i Goudchaux, i Lehmann, i Cohen, gli Aron, gli Eiffel, i Pereira, benché l'importanza di questa famiglia a suo tèmpo massacrata per motivi di invidia dai Rothschild, non sia più di primo piano; i Leonino, di cui un Emmanuel, nipote d'una Rothschild, è amministratore delle Nickel, delle miniere di rame di Natalge, delle miniere d'oro di La Bellière du Chàtelet, feudi dei banchieri di rue Lafitte. Questi — i Rothschild voglio dire — s'interessarono sempre degli affari industriali e minerali, ma, per lo più, vi delegarono e vi delegano tuttora rappresentanti od impiegati, i cui nomi affiorano in circa 100 aziende. Le principali? Il gruppo minerario del J'Uansa, dove troviamo i giudei Francois Urruty, Henri Bauer, Jules Bernard, G. B. Hersent e l'ariano Maurice Ponquet, una figliuola del quale sposò André Herzog, detto André Maurois, exfabbricante di lenzuola ad Elbeuf, scrittore e accademico di Francia. Un'altra azienda dei Rotschild, La Nickel, presieduta dallo stesso barone Edouard e diretta per motti anni da un Maurice Ephrussi, giudeo d'origine portoghese, è nota per avere, alla fine di luglio del 191k, tramite la Società Metallurgica di Francoforte, fornito oltre 5000 tonnellate di nickel alla Germania, che ne era priva, e di avere ancora continuato a fornirgliene durante la guerra per mezzo di navi norvegesi. La Lazard Frères, per conto suo, ha dimostrato sempre una speciale simpatia per le officine motoristiche — automobili, aeroplani, ecc. — cosicché i nomi dei David-Weill e dei loro uomini di paglia — Fréderic Bloch-Lainé, Louis Wilratte, Jules Bemberg, André Lévy, André Mayer — si leggono nei consigli della Citroen, della Rosengart, della Salmson, della Bloch-Avlons, della Breguet, ecc. Anche \a Paris et des Pays Bas, la banca d'affari del gruppo giudaico, ha fornicato parecchio con il ferro e con i metalli in genere, specialmente in Spagna e nel Marocco. Pare che le ricche miniere di Melilla abbiano sempre fatto gola all'istituto già caro al giudeo Finali/. Durante la liquidazione della guerra del Riff, questo, difatti, non ne pretese il possesso dal governo di Primo de Rivera e, Painlevé felicemente regnando al ministero della guerra, non ne minacciò l'occupazione con quei reparti di truppe che, spintisi nella vallata del Garet a sud-ovest di Melilla per accerchiare Abd-elKrim, non si decidevano più a ritornare al Marocco francese? La avversione dell'alta banca per la monarchia spagnola e per U regime di Primo de Rivera non derivò forse di qui? Ed ora non sono le floride miniere di Penarraya che contribuiscono ad aumentare l'astio del giudaismo francese contro Franco? JvmcSdgqlSelsbpnFbAHdtAvpcdsgtcerrBpmNs Nella prima trincea E' bene, tuttavia, rilevare che per tutto l'ante-guerra, quando il Comité des forges e l'alta banca filano il perfetto amore, ed anche dopo la guerra, le miniere, le ferriere, le fabbriche metallurgiche in genere non rappresentano per i banchieri giudei che spunti più o meno redditizi per affari bancari: sconti, lanci di prestiti, emissioni di azioni, aumenti di capi tale. All'uopo, anzi, e nell'orbita della Société Generale, essi creano la C.A.L.I.F., e la S.F.B.D., società di credito per l'industria francese con 100 e 75 milioni di capitale. Ma le aziende di cui all'avvento del fronte popolare essi sono proprietari, per lo più rappresentano il felice risultato d'uno strozzinaggio oppure vennero loro suggerite dalla necessità di fornire, essi medesimi, il materiale motore o rotabile alle loro compagnie ferroviarie: così, la Société Financière et Industrielle des Chemins de fer e la Compagnie generale de construction de locomotives Batignolles-Chàtillon. L'assalto alla fortezza avversaria, benché desiderato e preparato in tempo, non viene lanciato che all'avvento del fronte popolare, allorchè, mentre da una parte le banche del Comité des forges si trovano a corto di capitali liquidi causa la lunga crisi, gli immobilizzi industriali e i forti congelamenti di crediti nell'Europa centro-orientale, dall'altra, causa il marasma sociale e la perdita di parecchi mercati, aumentano le richieste urgenti di aiuto ed i salvataggi in articulo mortis si /anno sempre più numerosi. La prima trincea conquistata è la stessa Union Parisiehne, Za banca di affari del Comité des forges, che, caduta in dissesto nel 'Slf, getta un S.O.S., che l'alta banca, tanto per lasciarla affogare un po' dì più, raccoglie appena nel 'SS mandandovi nel consiglio Joseph Courcelle degli Chemins de fer du Maroc, e Louis ChatstHoup Lambat, marito d'una Marie Louise Stern. d Louise Stern. Padroni del campo Sono scavalcate, in seguito, alcune opere secondarie come gli Etablissements J. J. Carnaud e le Forges de la Basse-Indre, che vengono presidiate da Georges Lemarquis, vice-presidente della Société Generale; come le Mines de Liévin, dove sono dislocati Jacques Lente e suo cognato Laveissière, discendenti di due famiglie da tempo associate ai banchieri della rue Lafitte; e come la Société des Ateliers et Chantiers de France, prese in consegna dai giudei René Foul e André Lévy. Successivamente, cadono due quote importanti: gli Chantiers de a Loire e quelli del Penhoe't di Saint-Nazaìre, da cui sono uscite ed escono potenti corazzate e veloci incrociatori. In amendue le società, il giudaismo vi piazza subito le sue migliori artiglierie: dal presidente René Fould agli amministratori Henri Halphen, Emile Fould, Paul Cyprien-Fabre e Hubert Stern, dal direttore generale André Lévy all'ingegnere - capo Henri Marpyer, alto impiegato della Lazàrd-Frères, senza dimenticare Ernest Mercier, che con André Benac condivide la benevolenza dei Rothschild. Al '31 dicembre 1937, gli avamposti e le prime linee sono già conquistate, tanfè vero che vediamo quarantadue giudei ed una sessantina dei soliti uomini di paglia figurare fra i 244 rappresentanti delle società metallurgiche componenti il Comité des forges e quasi due terzi delle medesime ricorrere per il « servigio finanziario » alla Société Generale e alla Banque de Paris et des Pays Bas.Una terza linea protettiva, rappresentata dalla Marine et Homécourt, dalla Longwy e dalla, Nord-Est, viene sfondata nelle assemblee dagli azionisti del 18 con assalti diretti da Pierre Getten, da Charles Dubreuille, Maurice de Warn, assalti riusciti ottimamente mercè il concorso del professor Jose, già avvocato di Tafari, consulente della Longwy a 12 mila franchi il mese. E infine, sul principio della primavera, premuta di fronte e minacciata ai fianchi, la linea Hindemburg, cioè la direzione stessa del Comité, si arrende, lasciando passare René Mayer, Fréderic Bloch-Lainé della Lazard Frères e Ernest MercierE così la metamorfosi si è compiuta: i banchieri della rivoluzione sono diventati mercanti di canni. Oramai, il giudaismo può pensare seriamente alla guerra, Paolo Zappa