La vita viene dall' acqua

La vita viene dall' acqua La vita viene dall' acqua Una finestra sul mondo della scienza: "lloi ci comportiamo come esseri acquatici : la superficie dell'intestino, i polmoni, l'occhio sono coperti da un uelo d'acqua. Iloi siamo acqua animata,. PISA, dicembre. Le prime frasi che mi rivolge il Prof. Giuseppe Colosi ricevendomi nel suo studio all'Istituto di Zooogia e Anatomia comparata della Università di Pisa, riguardano il suo antico Maestro, il piemontese Daniele Rosa, « il maggiore degli zoologi italiani, uno dei più profondi filosofi della natura che siano apparsi sulla faccia della terra ». Andiamolo a vedere, dico io, dovunque' si trovi. Daniele Rosa sta a Novi Ligure, ha ottantadue anni, e vive in solitudine; la presenza d'una, persona estranea lo mette in uno stato di indicibile emozione, una visita inattesa lo turba per giorni e giorni: strano sentimento in uno scienziato che, venerato da tutta Europa, ha passato la sua vita occupandosi degli esseri viventi, della nascita e dell'evoluzione della vita su questa terra. Bisogna rinunziare a vederlo altro che in figura, col fermo viso levato da veggente sotto la candida neve della barba a punta che lo fa sembrare un cuneo d'argento. Il nucleo originario Siamo nel regno di quegli uomini che hanno gli occhi fermi sugft animali più-elementari della creazione, i famosi raccoglitori di eccezioni, e studiosi dello stomaco, dei polmoni e dell'apparato sessuale dei molluschi e stabilire la antichità delle terre emerse, la distribuzione delle famiglie degli animali: figure che un tempo era no i curiosi e poetici personaggi dei romanzi scientifici e avventa, rosi. Perchè andare a cercare de gli esseri di tal natura* A chi serve sapere come sian fatte le stelle e di dove provenga la vita ? Tutta la civiltà è fatta d'una continua ricerca disinteressata: alle soglie di tutte le attività mera mente umane e rivolte all'uomo sta il disinteresse di intere generazioni di ricercatori solitari. Han no dato più movimento all'umani tà codeste fantasie che mille anni di vita pratica: il mondo si solle va, si sovverte e si muta prima tre quattro mura, e il nostro tempo con la sua tecnica prodigiosa fu preparato dalla scoperta di semplici leggi che pareva non dovessero servire a nessuno. Anche il Prof. Colosi che mi.sta parlando del suo Maestro, cominciò giovanissimo a occuparsi di piante e di animati; sconfinò poi nella letteratura e nella poesia, e infatti ha nel suo bagaglio un libro di versi tutt'altro che mediocri, poi tornò allo studio degli esseri viventi, e ai più elementari. Niente è più avventuroso della storia di queste indagini, d'un insetto invisibile per esempio altro che al microscopio, rifugiato nello stomaco d'un crostaceo, cui l'indagatore della natura chiede un segreto sui primordi della creazione. Poiché in fondo a tutte le indagini che si fanno sulla costituzione dell'universo si arriva a un punto e a un nucleo che pare irriducibile. Nella fisica: che cosa è l'atomo f E in biologia: come è costituito il protoplasma vivente, cioè il primo e originario nucleo che originò la vita? La religione ci dice che la forza vitale è un'energia soprannaturale che ha vivificata la materia bruta aggiungendosi ad essa. Ma che cos'è questa forza vitale? Quali sono le forze che producono il movimento, trasformano il cibo in sangue, in calore, in moto, riproducono la vita in altra vita? E che cos'è il ritmo prodi gioso per cui la pianta inette la gemme, le foglie, la corteccia, il fiore con la cadenza d'una strofa e la puntualità d'una rimo? Un regno senza morte Necessità, Fatalità, rispondono dal più profondo dei secoli i filosofi più antichi fino a certuni nuovissimi: il seme si trasforma iti pianta; nell'uovo è compreso tutto il suo svolgimento fino al pulcino; le cellule del corpo umano ai consumano di continuo e si ricompongono; noi non siamo che un continuo morire e risuscitare di cellule; il nostro organismo è una continua lotta contro i germi che ne insidiano l'edificio molecolare, un continuo prendere dall'aria ossigeno e restituire anidride carbo' nica: già con la sua sola presenza l'vlaimmimncndpeci pcrceri masclpprcsraslgcipmclmscatuQgsdSddvqafeucpstnicspaasep l'uomo modifica l'atmosfera in cui vive. Dalla loro ispirazione secolare, le religioni parlano tutte di immortalità; non una nega all'uomo la supre.ììia certezza d'una vita immortale. L'istinto umano corre nei figli e in essi si vede eterno, continuato nel tempo. «.Non omnis morxar ». V'è tutto un regno di animali in cui non c'è morte; più in basso si va nella scala degli esseri, e più si riscontra una vita che può dirsi immortale: le idre, i coralli, gli animali meno complessi di questa famiglia, quelli composti di una cellula, al contrario di noi fatti di un edifizio di cellule, non conoscono morte vera e propria: si moltiplicano separandosi, come nel mondo vegetale i gerani, le begonie, i garofani. A mano mano che si sale nella scala animate, le possibilità si fanno sempre più ristrette: i crostacei cui si strappa una delle appendici la rigenerano; certi vermi sono capaci di ricostruire il cervello strappato; le lucertole possono rigenerare soltanto la coda; più- su ancora, i mammiferi, e l'uomo, pos sono rigenerare la pelle. Una ferita che si richiude è quanto parla all'uomo della immortalità della sue cellule. E una parte^ dell'uomo, le cellule sessuali, hanno la prerogativa della immortalità. Anche le cellule del corpo umano, coltivate in vitro, possono vivere e moltiplicarsi indefinitamente. Insomma, mentre l'edificio cellulare de) corpo umano è mortale, le sue cellule prese una per una sono immortali. Sarebbe possibile che uno scienziato diabolico, riportando le cellule di cui è composto l'uomo alle leggi degli animali unicetlutari, rendesse immortale la vita umana ? Maestro e discepolo — Sarebbe uno svantaggio. — Questa frase mi colpisce nel Unguaggio del prof. Colosi. Mobilissimo, egli va qua e là per lo stw dio riordinando i suoi cassetti. Sono pochi giorni che è arrivato da Napoli a occupare la cattedra di Anatomia comparata dell'Uni versi tà di Pisa, una delle tre o quattro dì tutta Italia; non riesce a ripescare certe carte, e gli è difficile trovarmi alcuni appunti di etti ho bisogno. Ficca le mani in un cassetto dove sono ammucchiati i suoi manoscritti, fogli coperti d'una scrittura minuta e schiacciata, elegante in certi particolari, senza una correzione, che non so come egli riesca a metterli insieme, così fortemente miope com'è, con un corredo di occhiali sparsi anche sul tavolo, tra cui un paio enorme, affumicato, riparato ai lati da due schermi neri. Oltre alla sua mobilità, qualcosa nei suoi tratti lo riuela meridionale; e anche un vago accento delle sue parole. Difatti nacque in Sicilia, ma sul suo viso è passato poi tutto quello che passa su un uomo di pensiero e che lo accomuna alla grande famiglia dei lavoratori dell'intelligenza, mentre i suoi soggiorni in Sardegna, a Torino, in Toscana, ne hanno rimpastato l'accento. Teme di non sapersi spiegare, e invece si esprime con una rapidità e una fluidità che fanno intravedere chiarissimo il suo mondo. E il suo mondo è quello della prima apparizione dei viventi nel regno dove si respira Paria, il loro adattamento all'ambiente terrestre, i ricordi che, della vita anteriore, i viventi serbano nelle funzioni del loro corpo. In questo senso il Colosi è il continuatore di Daniele Rosa, mentre per altro verso è un novatore e uno scoprdore di leggi a sua volta. Daniele Rosa, nel 1918, aveva elaborata la sua teoria aull'evoluzione degli esseri viventi seconda la quale la vita ebbe origini con organismi semplicissimi, dai quali derivarono altri organismi sempre più complessi, e perfezionatisi non attraverso la selezione, ma mediante la sopravvivenza di quelli che avevano maggiori qualità nel loro germe. Si parla qui di centinaia e centinaia di secoli, e non delle poche migliaia d'anni che hanno lasciata a noi la testi monianza degli scheletri d'uomini e d'animali primitivi, appartener ti a un tempo relativamente assai recente netta storia della terra. Bisogna andare molto più indie» tstupd tro. Siamo in un tempo di concesioni unitarie nelle leggi della natura. Così come oggi si parla di unità della materia, Daniele Rosa parlò di tutta una discendenza dei viventi, da un antenato comu- , n e a e a a a n i e i a i i , i i i . » ne, da un solo nucleo di vita pei ciascuna specie, un solo principio che fu alla base di tutto: dalle piante agli animali. Questa teoria è famosa nel mondo scientifica col nome di Ologenesi, che significa genesi o discendenza unitaria Tra, due mondi Provo a chiedere se, nel inondo vivente, esista un esemplare di un nucleo di vita primitivo, cioè se esista una remotissima testimonianza di quello che fu presumi fciZmenie un essere nella notte della creazione. Sì; certi organismi detti schlzoflii, che non si sa se considerarli animali o vegetali, e un vegetale che ha nome Alga azzurra, la quale si moltiplica mediante una scissione trasversale del corpo. Ma senza ficcare gli occhi in questi misteri viventi, ecco la prospettiva di Daniele Rosa, adottata ormai da quasi tutta la biologia contemporanea: le forme viventi primitive si formarono da miriadi di individui come è accaduto con alcuni minerali; prima non erano neppur cellule, poi divennero di una sola cellula, quindi di più cellule. Bisogna immaginare la terra nascente come la immaginano i biologi d'oggi che sono tornati in qualche modo al concetto greco della origine della creazione: bisogna immaginare che la vita nacque non appena l'acqua fece la sua apparizione sulla terra. Che cosa dicono le prime tre righe della Genesi? « La terra era informe e vuota, r. le tenebre erano sopra la faccia dell'abisso; e lo spirito di Dio si moveva sopra le acque ». Più sotto è scritto: «Disse ancora DioSia fatto il firmamento nel mezzo delle acque; e separò acque da acque». « Tutto scorre, tutto è acqua » dice Anassagora. Voglio far notare la strana concordanza tra le più antiche dottrine biologiche e quelle più moderne. Siamo tornati alla Panthalassa greca, al « tutto è acqua ». .L'apparizione dell'acqua ebbe tanta importanza nell'origine e nella evoluzione dell'uomo, che nulla si feconda e si matura senza di essa, neppure la creatura nell'alvo materno dove, dopo il quarto mese, respira al modo dei pesci, tuffata nel liquido ance¬ strale, quasi rifacendo il cammino di tutta la creazione u»nana. Allora, in quel primo tempo della umanità, la vita dovette svolgers\ sotto il pelo dell'acqua. Non erano ancora separate acque da acque, cioè non erano ancora emerse le terre. Uno scienziato russo, V. I. Vernadski dell'Università di Mosca, dice che la vita doveva svolgersi a un paio di centimetri sotto l'acqua poiché il mondo era la famosa bolla d'acqua dei Greci: nell'atmosfera, l'ossigeno non era allo stato libero, e vi mancava il carbonio, poiché tutti e due si producono a spese della vita animale e vegetale. La vita vivente non era ancora affiorata a comporre con la sua presenza e il suo respiro quello strato di ozono che, quaranta chilometri sopra l'atmosfera terrestre, forma uno schermo contro i raggi ultravioletti i quali altrimenti ucciderebbero la vita. Poiché allora i raggi ultravioletti penetravano l'atmosfera terrestre, la vita non era possibile che sotto la difesa d'uno strato d'acqua. La nostra atmosfera Quando poi, separatasi l'acqua dalla terra, gli esseri viventi si trovarono a vivere e ad adattarsi alla vita sulla terraferma, bastò la loro presenza, e dovettero essere miriadi, a modificare l'atmosfera in cui può sussistere la vita. Come nei luoghi violatici, dopo un certo numero di vittime, basta la presenza dell'uomo a modificarne l'atmosfera, così i primi organismi viventi, venuti alla luce, resero costante l'ambiente vitale esterno. Dovettero passare dei millenni in cui le piante si differenziarono, e gli esseri viventi tra di loro, a seconda delle condizioni in cui si trovavano. Fu un vero e proprio periodo di colonizzazione dell'ambiente terrestre e delle re lative acque dolci. Le specie animali furono cosmopolite, cioè uguali in tutti i territori emersi. Forse le anguille serbano ancor oggi una lontana memoria di quel l'epoca remota, nella nota parabola attraverso cui si compie la loro vita, quando in una certa epoca della loro evoluzione, modificandosì il loro organismo e spingendole un istinto irresistibile a cercare le acque dolci nella terra ferma, imboccano le foci dei fiumi per ritrovarsi poi in altri fiumi che non hanno nessuna comunicazione tra di loro, invadendo terre e isole e continenti lontani. Così accadde agli esseri viventi in quel l'alba del mondo. Ma le terre non emersero dagli abissi delle acque tutte contemporaneamente, altrimenti esistereb be una grande uniformità tra la fauna e la flora di tutti i continenti del mondo. Le isole di S. Elena, di Tristan da Cunha, la Nuova Zelanda, presentano, per esempio, analogie di fauna e di fiora tra loro e con altre regioni distantissime; nei nostri mari, Sardegna, Corsica e Monte Ar. gentaro appartengono al medesimo periodo di emersione, poiché presentano aspetti tutti propri di animali e di piante; e il Moda gascar e le Kergulen emersero assai prima dei continenti vicini a loro. In tutte queste contrade, animati e piante sono caratteristici, e alcuni non comuni a nes sun'alira contrada, mentre in altre terre di recente emersione, come la Cirenaica e Haiti, secon do quanto ha dimostrato il Colosi attraverso lo studio dei crostacei di quei mari, hanno forme animali e vegetali né ricche né varie nè antichissime. Gli esseri apparsi più tardi sono i più evoluti. Per limitarci al genere umano, i Pigmei furono tra i primi a differenziarsi nell'uniformità, o cosmopolitismo, della stirpe umana: essi si trovano tra gli Ottentotti e i Boscimani come tra i Congolesi, nella Malacca come nella Nuova Guinea; se ne trovano avanzi fossili anche nell'Europa centrale ad attestare la varia distribuzione loro in aree discontinue e distantissime V una dall'altra. Nell'epoca primaria Gli scienziati d'una cinquantina d'anni fa, inventarono l'Atlantide e la Tirrenide per spiegare la somiglianza di piante e animali distribuiti in terre lontanissime fra dtzRvaslvmtfiflpez7 di loro, ponti di connessione tra terra e terra, canali di comunicazione tra mare e mare. Daniele Rosa, con l'origine unica dei viventi e il loro cosmopolitismo, abolisce questi continenti fantastici. Le famiglie dei ragni, i millepiedi, gl'insetti, passarono dalla vita /marina a quella terrestre molto remotamente; più di recente vi passarono i crostacei; gli anfibi, i rettili, gli uccelli, i mammiferi, passarono alla vita terrestre molto prima che talune specie di pesci migrassero dalle acque salate alle acque dolci. Nell'epoca primaria, il clima di tutta la terra era pressoché uniforme, la vegetazione era uguale dall'Equatore al 74" di latitudine. Alcuni animali acquatici stabititisi sulla terraferma diedero origine ad animali terrestri; le balene e i cetacei in genere furono, al contrario, proboscidati che da terre sommerse dovettero adattarsi alla vita marina, e di quell'antica famiglia serbano alcuni caratteri, le leggi biologiche e te /unzioni fisiologiche. Ma tutto quanto vediamo nella famiglia d'erbe e d'animali, appartiene a epoca relativamente recente. Ho detto che l'Alga azzurra appartiene a un regno veramente primordiale; e un altro essere abbastanza antico è lo scorpione, su perstite d'una specie che comprendeva un forte gruppo marino ma già evolutissimo, e scomparso. Ss volessimo lavorare di fantasia, i protozoi, gli animali più elementari che si trovano nel mare, o le stelle marine, non sono proprio or ganismi semplicissimi poiché si nutrono di sostanze organiche, e le sostanze organiche rappresentano proprio il primo nutrimento della vita, quello che è poi rimasto in tutte le evoluzioni della vita. La balena, che saremmo tentati di credere un essere rimasto a metà fra l'animale marino e terrestre un animale evolutissimo, relativamente recente. Dove siamo oggi Il punto che oggi sta studiando il prof. Colosi, sulla traccia di que ste teorie e sull'Ologenesi del Rosa, è il seguente: nonostante tutte le differenze avvenute nel corso dell'evoluzione, per cui da una specie primordiale si sono formate quantità straordinarie di specie differenti, la terra che noi cono-\ sciamo è la stessa dei tempi remoti, fin da quando la vita apparve alla sua superficie. Nutrizione e respirazione misero l'uomo ini rapporto di scambi col mondo, esterno; la respirazione trasformò l'atmosfera facendone una composizione praticabile con la produ-\ zione di anidride carbonica che è\ a spese della vita; la nutrizione, fu un altro rapporto di scambio,, di dare e avere. Vale a dire che,, dal principio della vita, la corteccia di questa terra non è mutata per nulla, gli esseri si sono differenziati, sono aumentati di numero, ma i rapporti tra di loro e il.mondo esterno sono rimasti scm-\ce« pesiundigcoinvpfivscrstzdnqcèdfrmcnspnaspppvntgcndmdetppre gli stessi. Noi perciò vediamo la terra nella sua epoca più recente, quella della separazione delle acque e degli esseri- che affiorarono sulle terre emerse. Questo è il punto di partenza verso nuovi studi. Chissà verso quale resultato. Ma chi non conosce la casualità delle scoperte, e di molte che hanno portato la rivoluzione nelle scienze moderne? Alla teoria del suo maestro Daniele Rosa, il Colosi ha aggiunto una sua che in qualche modo la conferma e la perfeziona, e che a ogni modo è scoperta che gli appartiene. «Noi ci comportiamo, egli dice, come esseri acquatici nei rapporti col mondo esterno: abbiamo sostituito un velo liquido foi-nito da noi stessi a quell'acqua da cui siamo usciti: la superficie dell'intestino è bagnata, i polmoni internamente hanno un velo d'acqua, l'occhio è costantemente umido, senza contare le parti salate del nostro corpo, che si presentano facili all'osservazione più superficiale. Noi siamo acqua animata, e l'acqua ha il predominio di tutta la struttura degli animali ». Ne parleremo domani. Intanto usciamo sui Lungarni divenuti netfa sera un varco aperto suit'infinito, Corrado Alvaro sSsm Daniele Rosa cavallucci marini non sembrano fermati in un attimo della creazióne tra acqua e terra?