50 anni di lotta contro la morte

50 anni di lotta contro la morte GLI EREDI DI PASTEUR 50 anni di lotta contro la morte Intervista col prof. Ramon: I sieri contro la rabbia, la difterite, il tetano sono già a disposizione dell'umanità; si cerca ora la vaccinazione contro il tifo Cinriuant'anni nr pono veniva, fondato l'Istituto Pasteur. Il professor Hamon, creatore dei sieri antidifterico e antitetanico e continuatore tlci lavori di Pasteur, uscendo dal riserbo abituale, ha acconsentito a ricevere un giornalista nel suo laboratorio. I.c dichiarazioni dell'eminente inventore, permettono di gettare uno sguardo nei segreti dell'Istituto: su uno dei fronti silenziosi della lotta contro la morte. « Lo sapevate — mi fa il pròfessor Ramon — che questa proprietà appartenne a Napoleone III il quale vi passò la notte delle nozze con Eugenia di Montilo f ». Il direttore dell'Istituto Paiteur di Garches s'avvicina ad una delle finestre del suo laboratorio e mi indica i grandi alberi, gli immensi prati ed i viali romantici che furono percorsi dagli illustri innamorati. « In questa proprietà — egli continua — allora annessa a quella di Saint Cloud, Napoleone aveva fatto costruire un piccolo castello dove amava rifugiarsi per dimenticare le preoccupazioni del potere. Eugenia aveva voluto imi tare Maria Antonietta facendo installare nel parco una sorta di Trianon. Solo vestigio di quell'epoca è una tavola di marmo che vedrete in un nostro laboratorio ». I primi passi Il professore mi mostra un albo di fotografie di quel tempo, Si tratta di dagherrotipi fatti espressamente per l'Imperatore. Su sfondi romantici, del tempo di « Paolo e Virginia », dei signori in cilindro danno il braccio a dame in crinolina. Leggere imbarcazioni sembrano scivolare su acque terse come specchi. E' curioso pensare come proprio questo piacevole e frivolo luogo sia stato scelto da Pasteur quale campo d'esperienza nella lotta intrapresa contro la morte. «Nel 188Jf — prosegue il prò fessor Ramon — Pasteur era insegnante alla Scuola Normale Su periore. Egli era, allora, agli inizi dei suoi studi sulla rabbia e nel cortile della scuola aveva fatto costruire delle baracche per ricoverare i cani idrofobi. In quel tempo, Pasteur non era ancora il grande scienziato ammirato universalmente. C'era anzi la tendenza a considerarlo quasi come un pericolo pubblico, tanto che una petizione venne organizzata contro di lui dagli abitanti del quartiere. Di fronte a tale ostilità, Pasteur si vide costretto a chiedere al Ministero della Pubblica Istruzione un qualche angolo, fuori di Parigi, dove poter continuare gli studi con maggiore tranquillità. Gli fu offerto di scegliere fra Garches, che dopo il 1870 era passata di proprietà dello Stato, e Meudon. Pasteur aatfaLFmnppdfdcrrctaarmrtcrdmidvSssavrzplumsDdlsspdbslncptuovpdfszpreferì Garches, mentre a Meudon Vsi insediava Berthelot che ~\taveva approfittato dell'occasione per reclamare di non essere dimenticato ». Il professore sorride. Sovente ancora, nel corso della conversazione, si rifletterà sul suo viso una gaiezza spensierata: vera sorpresa per chi immagina che un grande]xscienziato debba avere la fisiono mia grave e la voce austera. Ej pjdz| tssti Quando Pasteur arrivò qui "J piccolo castello di Napoleone cadeva in rovina. C'era ancora un posto di guardia: un edificio che al piano terreno aveva servito come scuderia e al primo piano come alloggiamento degli uomini. Il castello fu demolito e la scuderia venne trasformata in canile. Sul luogo dove ora ci troviamo, fu costruito un piccolo laboratorio e, annesso, un modestissimo alloggio. Un guardiano aveva il compito di portare a Parigi gli animali su cui Pasteur voleva lavorare. Questo durò quattro anni, fino al 1888, quando venne fondato l'Istituto Pasteur. Tuttavia, Pasteur continuava a venire a Garches, quando la stagione era buona. Il siero antidifterico Per diversi anni il laboratorio andò avanti modestamente, con pochi cani. Fu solo nel 1894 che si iniziò la fabbricazione del siero antidifterico. La prima comunicazione su questo siero, fatta da \-Rouj, Martin e Cha\Uont nel 189$, sndttpgesfisdsdvopssqafs al Congresso di Budapest, aveva annunciato che la sieroterapia, in trecento casi di difterite, aveva fatto scendere la mortalità, fino ad allora del 50-60 %, al 25 %. L'eco di questi successi fu enorme. Fu necessario iniziare immediatamente la produzione in grande del nuovo siero, poiché le richieste piovevano da ogni parte. Garches parve adatta a diventare il centro della produzione e nuovi laboratori furono prontamente organizzati da Roux e Louis Martin, con la collaborazione di Nocard. Il numero degli animali aumentò considerevolmente e progressivamente. Nel 1895 erano stati messi in circolazione pochi litri di siero; attualmente questo viene distribuito a migliaia di litri. La produzione attuale dei diversi sieri nei laboratori dell'Istituto si aggira sui tre milioni di fiale all'anno. D'altra parte, progressi considerevoli sono stati realizzati nella tecnica della produzione. Da principio, per ottenere un siero, occorreva procedere all'immunizzazione di cavalli per un periodo di tre mesi. Attualmente, si può avere, in tre settimane, un siero antidifterico che ha un valore quattro volte maggiore di quello primitivo. Sotto l'influenza di questi progressi, la mortalità per difterite è scesa al 10 %. Lo stesso si può dire per il siero antitetanico. Nel passato, occorrevano sei mesi per ottenere un siero del titolo di 100 unità immunizzanti, mentre ora, in un mese, si possono produrre dei sieri del valore di S mila, 5 mila e 10 mila unità, e questo senza causare la morte di un solo animale ». Il professor Ramon è ora seduto su un alto sgabello di laboratorio. Dietro a lui, delle provette chiuse da batuffoli di cotone e contenenti liquidi multicolori si alternano con storte, fiale di forma bizzarra e strumenti complicati il cui uso appare misterioso. Gli occhi azzurri del mio interlocutore, occhi di bambino, che sorridono costantemente, si posano sugli edifici nuovi oltre le finestre dei quali si intravvedono degli assistenti in camice bianco maneggiare storte e provette. « / progressi di cui vi parlo — prosegue il professore — sono tuttavia limitati, poiché i benefici di un metodo terapeutico non vanno oltre un certo punto. Il progresso vuole che si cerchi di prevenire, più che di guarire: ecco la ragione della scoperta del vaccino. Le « anatossine » Nel 1922 era stato rilevato un fenomeno che si produce quando si mescolano in opportune proporzioni il siero antidifterico con la V ■ 7," ™ tosstna Nerica: lo sfioramento risultati pratici di que xfn innn„nrin„„ i ,,„Pn 5*22 E' stato questo fenomeno che ha permesso di calcolare, sui banchi di laboratorio, il valore immunizzante del siero in presenza della tossina difterica. Si può cosi dosare tanto il valore antitossico del siero, quanto l'attività della tossi¬ sta innovazione è una grande economia di cavalli e di porcellini d'India. Il professore mi lascia un istante per recarsi in un vicino laboratorio e ne ritorna con una serie di provette contenenti un liquido giallo e limpido. Le spiegazioni che egli mi fornisce appaiono chiarissime, ma indovino che la semplificazione, notevolmente ingegnosa, rappresenta il frutto di mesi di ricerche, dv speranze e di delusioni. Chiedo all'illustre scienziato come egli sia giunto alla scoperta del vaccino antidifterico. « Studiando il fenomeno di cui vi ho parlato — egli dice — si è osservato che una tossina il cui potere venefico è diminuito, consena sempre la proprietà dello sfloccamento. Ciò avviene anche quando, sotto l'azione di certi agenti, ad esempio il calore o il formolo, il potere nocivo della tossina scompare. Ora, conservando la proprietà dello sfioccamento, la tossina mantiene il suo potere immunizzante: essa è diventata anatossina. La sua inoculazione, operata su, animali, dimostrò che questi restavano immunizzati. La msapmtrdtedocuaantidiqusimpoqudbqqgnpdstpmusibinvchgndcimtianriraamPpvpsocpsfsvrpgrispmNqabStogesj graprcmtslaedlassa1èastpsmpfL1ndclm messa a punto di tale scoperta risale, come ho detto, al 1922. Per praticare l'operazione, il procedimento più comodo è quello di trattare la tossina con formolo c di esporla poi, per un mese, ad una temperatura di 40 gradi. Il liquido viene quindi sottoposto ad accurate operazioni di controllo, per avere la certezza che la tossina abbia perduto le sue qualità venefiche. Notate che tre millesimi di centimetro cubo di normale tossina difterica uccidono una cavia in quattro giorni. Ora, se questa tossina è stata neutralizzata col formolo e per mezzo del calore, si possono iniettare alla cavia cinque e anche dieci centimetri cubi di veleno, senza che l'animale abbia a soffrirne. In altre parole, quindicimila dosi, una sola delle quali sarebbe stata mortale, non gli arrecano il minimo disturbo! Dopo tutte queste constatazioni, l'anatossina poteva essere proposta per la vaccinazione antidifterica. I primi tentativi dimostrarono subito che l'anatossina poteva immunizzare anche l'uomo e il metodo prese rapidamente un grande sviluppo. Attualmente si contano a decine di milioni i bambini così vaccinati nel mondo intero. Anzi la vaccinazione è divenuta obbligatoria, prima ancora che in Francia, in Svizzera, in Ungheria, in Romania e in Polonia. Vaccinatevi ! Il Canada e gli Stati Uniti hanno svolto una propaganda formidabile a favore di essa. In molta città americane si sono visti enormi striscioni di tela, attraversanti le vie, con la scritta, destinata ai passanti: « Avete fatto vaccinare i vostri figli contro la difterite t ». Le Compagnie di assicurazione, nel loro stesso interesse, appoggiano con abbondanza di mezzi questa propaganda. Ed ecco i risultati ottenuti a Parigi, dove appena il cinquanta per cento dei bambini sono stati vaccinati. Dal 1928 la mortalità per difterite è in continuo regresso. Nel 1986 si sono avuti 211 decessi di meno che nel 1928 e nei primi nove mesi di quest'anno sì sono registrati solo 55 decessi, di fronte ai 318 constatati nel corrispondente periodo del 1928. Davanti a queste cifre c'è da sperare che, fra qualche anno, non si parlerà più di difterite ». L'illustre scienziato parla con grande modestia delle sue vittorie nella lotta contro la morte, successi che sono il frutto di scoperte apparentemente semplicissime, come tutte le scoperte geniali. Non una sola volta, nel corso di questa intervista, egli ha messo avanti la sua persona. «Noi abbiamo osservato... — egli dice — Si è pensato che... Ci siamo detto... ». Ammirevole pudore di un grande uomo di scienza che vuole essere confuso con la massa dei suoi collaboratori. « L'anatossina antitetanica — j gli chiedo — è stata da voi preparata con processi analoghi! ». « Proprio cosi » — mi risponde. « L'anatossina antitetanica, dopo la preparazione, subisce ancora tre controlli, poi può essere inoculata ed immunizza tanto l'uomo che gli animali. I primi tentativi di vaccinazione sull'uomo sono stati compiuti nel 1926, con la collaborazione del dottor Zeller ed hanno sùbito dato risultati soddisfacentissimi. Notate che, se pei la difterite la diminuzione del tasso di mortalità è una prova di assoluta efficacia, non si può dire altrettanto per il tetano. Solo dal 1936 la vaccinazione antitetanica è obbligatoria nell'Esercito e fino ad ora, su 800.000 soldati francesi immunizzati, nessun caso di tetano è stato registrato. Per avere prove più positive sull'efficacia del siero, bisogna ricorrere agli animali, poiché fin dal 1928 gran parte dei cavalli dell'Esercito francese sono stati immunizzati Le statistiche rivelano che dal 1922 al 1928, su 22.000 cavalli erano stati constatati una sessantina di casi di tetano. Nei sei anni sue cessivi, non si è constatato un so lo caso mortale di tetano in ani mali vaccinati ». zmn«gadndl'crtlifigsdeumficmlmtCmecqvlsndmpluctlAptSigrAppvcNpvncmorlmsmvcsicnPdbVzgSvLtv—srtBFGZO « Ma, moltiplicando le vaccinazioni — interrompo io — non si moltiplicano anche gli inconvenienti? ». I vaccini polivalenti II mio interlocutore risponde: « Gli inconvenienti li eviteremo grazie ai vaccini polivalenti e ad altri accorgimenti che consentono di ridurre il numero delle iniezioni. Già nel 1924 si era arrivati a dimostrare che si può aumentare l'immunità di un'anatossina associando ad essa dei fattori ausiliari. Nei vaccini polivalenti non è da temere l'incompatibilità. Anzi, tali vaccini hanno una maggiore efficacia poiché l'immunità è migliore di quella determinata dai singoli vaccini. Questa formula, del resto, è già applicata in molti eserciti ». Lasciando il laboratorio, mentre un collaboratore del professor Ramon mi accompagna verso gli edifici in cui sono tenuti gli animali, cerco di sapere quali siano, attualmente, le ricerche a cui si dedica l'Istituto. ' «In questo momento — dice la mia guida — ci occupiamo soprattutto della vaccinazione antitifica. Con il professor Boivin, cerchiamo di preparare nuovi vaccini con estratti di germi. D'altra parte, cerchiamo anche di migliorare la qualità dei nostri vaccini, e notevoli progressi sono già stati realizzati in questo senso: l'anatossina attuale ha un potere immunizzante cinque volte più grande di quella primitiva ». Eccoci, ora, sulla soglia dell'immensa scuderia. I cavalli, uno per posta, hanno la parte sinistra della groppa rasata. Ad ogni posta un cartello dà le indicazioni necessarie. « Voi sapete — mi dice il dottore — come si procede. L'animale è messo a dieta per vari giorni. Al termine di questo periodo si procede ad iniettargli all'incollatura dosi crescenti di anatossina. Sì attende per altri dieci giorni e infine si opera un salasso: il sangue viene fatto coagulare e il siero passa alle prove di laboratorio. All'animale si concede allora un periodo di riposo ». Procedendo verso le gabbie dei porcellini d'India, passiamo davanti a grandi stie dove sono rinchiusi conigli, galline e piccioni. Nel capannone dove sono tenuti i porcellini, il nostro ingresso provoca un sommesso, tramestìo. Sono migliaia gli animaletti qui rinchiusi. Quelli sottoposti a trattamento hanno dei piombini alle orecchie. Qui mi si mostrano interessanti esemplari di quest'animaletto che è soggetto alle stesse malattie dell'uomo. Prima di congedarmi, il professor Ramon vii fa visitare la camera dove Pasteur mori. Essa è vicinissima al laboratorio in cui ci trovavamo dianzi ed è nelle stesse condizioni in cui la lasciò il celebre scienziato. Si vedono ancora, sul muro, delle tacche: erano state tracciate dalla signora Pasteur e indicavano la statura dei loro bambini. La tacca più, bassa è quella di Louis Pasteur Vallery-Radot, nipote dello scienziato e, attualmente, direttore degli Istituti Pasteur d'Oltremare. Sul letto, posa un Crocefisso e, vicino, una fotografia del maestro. La scena è semplicissima e, tuttavia, profondamente commovente. « Noi continuiamo la sua opera» — mi dice a bassa voce il professor Ramon. E' il congedo. Lo scienziato rientra nel suo laboratorio: la lotta contro la morte continua.