L"'undici" granata impetuoso gladiatore impone il giuoco e la sconfitta al nerazzurro 2-1 (1-1)

L"'undici" granata impetuoso gladiatore impone il giuoco e la sconfitta al nerazzurro 2-1 (1-1) L"'undici" granata impetuoso gladiatore impone il giuoco e la sconfitta al nerazzurro 2-1 (1-1) Reti: Patron (T.) al g' e Campateli! (A.) al 16' del I tempo; Caddoni (T.) al 31' del II tempo. TORINO: Olivieri; Brunella e Ferrini; Gallea, Allaaio e Neri; Bo, Vallone, Gaddoni. Petron e Ferrerò. AMBROSIANA: Sain: Buonocore e Ballerio; Locatelli. Olmi e Va]*; Frossi, Domariia, Campateli!. Ferrari e Ferraris. ARBITRO: Oiamberlini. di Sampierdarena. La prima irresistibile impressione sull'incontro è una impressione d'ambiente. Un freddo cane. Cinque gradi sotto zero, che si sentivano come se fossero stati dieci sotto zero per il leggero vento che muoveva l'aria. Le guindicimiia persone che hanno sfidato la temperatura glaciale, lasciando nelle casse del Torino la somma di 125.000 lire, meritano un encomio al merito sportivo. Terreno difficile I/impressione ha anche valore tecnico. Il terreno era completamente gelalo (un leggero strato di neve, caduta nella mattinata, capetto da uno di segatura), con tutte le piccole asperità prodotte dall'incontro che le squadre riserve dei granata e dei neroazzurri vi avevano giuocato il giorno prima. Controllare con precisione la palla, in simili condizioni, era impossibile: essa schizzava e rimbalzava come voleva. I giuocatori italiani sono passati in tre domeniche di giuoco, dal sole al fango e poi al gelo. Molto va loro perdonato. In questo ambiente polare, il Torino ha battuto l'Ambrosiana in una partita il cui secondo tempo rotto, spezzato, fatto tutto di piccoli.duelli e di prodezze individuali, è stato dei più avvincenti. Un autentico combattimento alla maniera forte, dura ed angolosa, questo secondo tempo. Già fin dalle prime battute, l'incontro aveva risvegliato vivamente l'interesse. Nonostante l'evidente, imbarazzo che t giuocatori avevano a muoversi su quella pista da pattinaggio, le due squadre non avevano esitato a gettarsi subito in pieno nella lotta. Dopo cinque minuti di giuoco, o poco più, ambedue le reti già erano state fatte oggetto di nutriti attacchi. Subito, fin dall'inizio le avanzate diventavano piccoli prolungati assedi, che, come sempre avuiene quando il terreno crea impreviste difficoltà, chi è costretto in difesa, stenta a liberarsi, fatica a divincolarsi dalla stretta in cui cade. E questa caratteristica doveva essere comune a tutto l'incontro. Un goal per parte n primo reale pericolo lo correva la rete del Torino, quando un violento traversone basso di Frossi attraversava l'area finendo ad un palmo dal lontano palo senza che nessuno potesse raccoglierlo. Ma il primo punto, era l'Ambrosiana ad incassarlo Ferrerò, sulla linea di fondo e ben da lontano, centrava alto e forte. Sain si gettava, ma non riusciva a toccare la palla, che veniva prontamente ripresa da Bo e ripassata bassa al centro. Mentre due o tre difensori nero- azzurri scivolavano e capitombolavano sul duro terreno, Petron, pur impedito da un avversario, spediva nell'angolo basso sulla sinistra del portiere, che stava ancora arrancando a terra. Uno a zero. Sette minuti dopo, nel corso della reazione, l'Ambrosiana pareggiava. L'avanzata partiva dalla sinistra. Ferrari, scartato un avversario, smistava improvvisamente verso la destra. La palla, toccando terra, aveva un rimbalzo che ingannava Ferrini. Campatela si gettava immediatamente nel varco prodottosi. Olivieri, attratto a sua volta, usciva precipitosamente incontro al neroazzurro. Campatela, un po' spostato sulla destra, sparava a mezza altezza, e la palla, toccando di striscio Ferrini che stava tornando indietro, schizzarla in rete. Coll'equilibrio del punteggio ristabilito, si vide per qualche istante del bel giuoco. Dal punto di vista tecnico, fu quello il miglior periodo dell'incontro. Lo studio dei giuocatori per domare i caprìcci del pallone comin, ciava a dare i suoi frutti. I granata mostravano, però, di saper superare la difficoltà meglio dei nero azzurri. E' di questo periodo un tiro alto di Petron quanto mai preciso, tiro al quale Sain rispondeva con bella parata. Sono di questo periodo due tiri di Gaddoni, da ottima posizione, sbagliati per poco. E' di questo periodo, infine, una cannonata del mediano Neri, che, partita da lontano, mandava il pallone a stamparsi sulla sbarra trasversale ed a rimbalzare lontano. L'Ambrosiana, che nel frattempo non stava colle mani in mano, aveva da registrare, sempre in questo periodo, alcuni serrati e nutriti attacchi, qual. che mischia davanti alla rete di Olivieri, ed un atterramento di Frossi in piena area di rigore, che è ventura per i granata che sia sfuggito ai rigori dell'arbitro. Occorre dire che i neroazzurri attaccavano tanto quanto bastava per mantenere l'equilibrio degli scambi, ma che, ai giuoco bello e convincente nel producevano poco. Di lavoro dii prima linea di tipo limpido e di-i stinto, di stile ambrosianista.ì insomma, non se ne vedeva gran] che. La lotta si fa dura! Le cose si guastavano, in quanto a cortesia di modi, prima che si giungesse alla ripresa. Già Olmi era stato azzop-i paio da tempo, quando Frossi i e poi Bo venivano duramente] toccati. L'ultimo a fare le spese, dell'inasprirsi della situazione.\ era Buonocore. che, in un duro', urto con un avversario, riporta-, va una spaccatura al labbro tu-1 feriore, dolorosa tanto da fargli lasciare il campo. Campatela1 retrocedeva a terzino, e l'Ambrosiana reggeva per gli ultimi minuti del tèmpo con dieci uomini. Anche aH'inisto della ripresa, i neroazzurri ricomparivano ini formazione mutilata, e subito il Torino partiva all'attacco con bella energia. L'Ambrosiana pareva travolta, Buonocore ritornava dopo qualche minuto, lo schieramento dei milanesi ridi¬ psscdqrvpssiusFssnatprlBszdvpldcaldfv l i i ì ] ! i i ] , \ ', , 1 1 i ventava normale, ma la squadra, come scossa ed allontanata dai binari del suo funzionamento, tardava alquanto a ritrovarsi. A dire una parola di incoraggiamento agli ambrosianisti, doveva essere appunto l'incerottato Buonocore che prendeva a giuncare con grande energia. In una delle sue entrate piene di decisione, il terzino neroazzurro aveva, però, la sventura di ferirsi nuovamente. La testa sua. picchiando sodo contro quella di un granata aveva la peggio: risultato, sangue abbondante dalla fronte con necessità di nuova bendatura. Non doveva essere questo il solo incidente della ripresa, che il nervosismo finiva per prendere la mano ai giuocatori ed i duri colpi venivano scambiati senza economia. Frossi, particolarmente, usciva malconcio dai suoi contatti con Neri. Dal punto di vista tecnico, questo secondo tempo fu inferiore al primo. Le asioni manovrate scomparvero ad un dato punto dal repertorio di ambe le squadre. Tutto giuoco volante, scambi rapidi e secchi, lavoro individuale, duelli fra uomo e uomo. Nulla da narrare che non si riferisca a situazioni da area di rigore. Con tutto ciò, l'incontro non si abbassò mai di tono in fatto di interesse. Divenne combattimento, ecco tutto, con attacchi e periodi di supremazia alterni. Situazioni da rete. Se ne presentarono a Gaddoni ed a Petron, ed ambidue le sciuparono per precipitazione. Ne vide maturare una più che discreta Frossi e la sbagliò del tutto. Ne ebbero più di una gli attaccanti centrali neroazzurri. i quali esitarono ogni volta di quanto bastava per vedersi bloccato ogni spiraglio di tiro. Il punto risolutivo Chi non sbagliò,'al Sl.o minuto, fu Gaddoni. In un duro ed insistente duello con un paio di avversari, verso la linea di metà campo, Locatelli riportava la peggio. Come^conseguenza, Ferrerò poteva avanzare fin quasi alla linea di fondo. Qui giunta, l'ala sinistra granata batteva Buonocore con un secco giro su se stesso, e centrava forte a mezza altezza di destro. La difesa neroazzurro era spiazzata. Gaddoni compariva al posto e al momento giusto: di testa si gettava sul centro di Ferrerò, e di precisione spedirà la palla nell'angolo della rete sulla destra del portiere. L Ambrosiana lottò duramente per ristabilire l'equilibrio nel corto quarto d'ora che mancava alla fine. Uno splendido tiro da lontano del mediano Vale fu deviato magistralmente in angolo da Olivieri. Un tiro di Ferrari fu parato con facilità. E l'occasione vera e propria per il pareggio renne mancata a pochi minuti dal fermine, quando, a rete scoperta e da pochi passi, t~e attaccanti, nell'orgasmo, impedirono l'uno all'altro di concludere. Il Torino intanto attendeva, perdendo tempo, quel fischio finale che doveva portarlo, solo, in testa alla classifica del campionato. E quel segnale venne. dLpaivsvlsbnqmraaccnddtbtdicnfmmiacrpsamdrmdctsnmqgpclarszfcdfscpthsltdnlsspddgptqvctl TI tono dell'incontro è stato dettato ed imposto dal Troino. L'Ambrosiana non lo ha propriamente subito, ma ha dovuto adattarvisi; è stata costretta ad incanalare il suo lavoro su una via che non a sé, ma all'avversario era consuetudinaria e favorevole. Chi vince la scelta delle armi, ha mezza partita in tasca. L'Ambrosiana, la vera Ambrosiana dal giuoco di prima linea armonioso non la si è vista quasi mai. Né Ferrari, nè Demaria hanno potuto mai entrare in anione con quel lavoro di approccio e di costruzione di azioni che balza all'occhio per caratteristiche tecniche. E i compagni loro di punta ne hanno sofferto. E Campatela, uno dei più tecnici fra i giovani che devono far strada, ha confermato l'opinione di coloro che dubitano delle sue qualità di centroattacco. A contatto con un Torino che dettava i temi di giuoco, anche i rimanenti settori dell' « undici» campione d'Italia hanno finito per tentennare. L'accordo fra seconda e terza linea lasciò molto spesso a desiderare. Olmi e Locatelli stessi, con tutto il grande lavoro fatto, furono anelli sciolti di una. catena, più che organi di una macchina operante coi» armonia e regolarità. Meriti del Torino Ma la colpa maggiore dell'imperfetto funzionamento di questa Ambrosiana, va attribuita... al Torino. Superato il primo momento di incertezza, ha sfoderato ima partita da gladiatore, questo torino. Si è adattato meglio alle inusitate condizioni del terreno, ha impresso al giuoco un ritmo di una velocità tutta sua, ha fatto giuocare la squadra avversaria come conveniva a lui. Quell'operaie a uomini spaziati gli uni dagli altri, quella presa di posizione dei singoli elementi, così ampia da coprir quasi l'intero terreno, quel conseguente giuoco largo, volante, in profondità, par fatto apposta per mettere in imbarazzo il più tecnico degli avversari, quando si può tener l'ini, ziativa e fare da aggressori con frequenza. Ha il suo tallone d'Achille, questo giuoco, ma, quando riesce, riesce. Ed almeno è franco e maschio, perchè un rischio lo corre per dire qualche cosa di vivo, di sentito, di proprio. Questo suo modo di veder tatticamente le cose, il Torino lo ha espresso ieri non a mezzo di singoli individui, ma con tutta la squadra, solidalmente. Tanto solidalmente, che, se il ricordo ricorre alla sicurezza di Brunella, alla continuità di Neri, alla praticità di manovra per posizione da tiro di Pclron, il pensiero va pure ad elementi appartenenti finora alla zona d'ombra: vedasi per tutti Gaddoni, che ha lottato, manovrato ginocato e visto coronato il proprio lavoro dal punto della vii toria. Un Tonno duro gladiatore quello che, senza eccelse individualità, costituisce la squadra che ha piegato i campioni d'Italia e s'insedia al comando della classifica. Vittorio Pozzo

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