Dove giunsero le Legioni romane dove si era alleati con Venezia

Dove giunsero le Legioni romane dove si era alleati con Venezia li crocicchio di #*»e montili Dove giunsero le Legioni romane dove si era alleati con Venezia Una nazione di 50 milioni di turchi in Asia? Visita alla deserta caverna di Zoroastro (Dal nostro inviato) TABRIS, novembre. Ho voluto fare una diversione nella regione di Urmia, ora battezzata Rezaie, per visitare la grotta di Zoroastro. La leggenda vuole che là si /osse ricoverato il profeta. La visito mi è costata aquattro giorni di tempo, viaggio i in auto e a dorso d'asino. Viaggio disastroso per la completa incoili-'prensione dei linguaggi. Infatlilall'ultimo momento l'autorità, pur, concedendo in via eccezionale il\permesso di transito a me dopo insistenze e interventi di influenti conoscenti persiani, non ha voluto\ dare lo stesso permesso al mio autista che mi serviva da interprete, perchè assiro. Il fuoco e il diavolo L'autista aveva la famiglia sull'altopiano d'Urmia, appunto per questo la polizia gli ha negato il permesso. Il Governo di Tehran favorisce lo smembramento degli Assiri che, quando sono riuniti, diventano politicamente pericolosi. Durante la guerra questi Assiri, sotto la guida dell'Aga Petros e con l'assistenza dei Russi, si erano organizzati a Stato cristiano indipendente, partecipando da ottimi soldati alla lotta contro Turchi e Curdi, secolari odiati nemici. Quando il fronte russo cadde per effetto della rivoluzione interna, i Turchi avanzarono e li assalirono sull'altopiano di Urmia, massacrandoli. Parte migrarono nell'Irak settentrionale dove vennero inquadrati in batraalioni sotto bandiera inglese, parte rimasero sui luoghi o si dispersero in Persia. Cosi, causa il problema politico degli Assiri, sono rimasto senza 'interprete e mi son dovuto adattare ad un autista che mi comprendeva soltanto a segni. Nella regione d'Urmia, poi, ho trovato rarissime persone che potessero comprendermi o che sapessero farsi intendere da me. Là si pailava il turco, il farsi, il russo, l'armeno, i dialetti curdi e assiri, ma non si sapeva sillabare una lingua europea. Unico tratto d'untone qualche parola araba. Inoltre non esisteva la minima organizzazione assistenziale alberghiera. Di là non passano mai forestieri, o ben di rado. Davanti alla grotta di Zoroastro credevo d'assistere ai riti antichi degli adoratori del fuoco. Mi si è presentata agli occhi invece una comune caverna totalmente abbandonata. Che fosse proprio quella di Zaratustraf Nessun segno di culto muzdeista, all'intorno nessuna torre del silenzio in vista dote esporre i cadaveri al pasto degli uccelli e degli animali da preda. Non ho visto il fuoco sa ero sorgere dalla terra, ma sol tanto escrementi d'animali. Vera mente non potevo pretendere di trovare là i bassi altari quadrangolari donde scaturiva la fiamma perchè il fuoco ardeva eterno net Caucaso sulla lingua di terra degli odienti pozzi di Snrakany, a Bakù, e ardeva pure eterno nella sona dell'antica Susa o delle me dèrno Concessioni petrolifere. Ci sono ancora, in Persia, gli adoratori del fuoco, i Parsi, ma non sull'altopiano di Urmia, ridotti a poche migliaia a Tehrun, a Shiraz, a Yezd. Presso Urmia ho trovato invece dei Caldei cattolici e Assiri nostoriani, insieme a musul mani curdi e turchi. Più giù, ver so i boschi dell'ulto Irak, avrei trovato altri strani credenti, gli Yezidi o adoratori del diavolo Essi riconoscono l'esistenza di un dio del bene e di un dio del male ma pregano soltanto per il dio del male perchè è lui che si deve temere, è lui perciò che si deve tenere amico e avere benevolo. Fra l'Asia, l'Europa e l'Africa Non ho trovato gli adoratori del fuoco, ma ho trovato invece un secondo Mar Morto, con questa differenza che il nuovo Mar Morto non si trova sotto il livello del mare, bensì a 1500 metri sopra. Tra giorni la neve che ammanta aia la cima del Suhand, scenderà alle sue rive. E' il Lago d'Urmia, che sta di fronte a quello turco di Van, vasto da sembrare un mare. E' ipersaturo di salsedine, circa un quintale e mezzo di sale per ogni metro cubo d'acqua. Già prima d'arrivarvi avevo notato sulla sleppa arsa delle incrostazioni bianche. Acqua ex^uporata. La superficie del lago era densa e cupa, non rifletteva l'azzurro pullido di questo bel cielo di Persia, ma il grigio del deserto ondulato, deserto fertilissimo quando vi arriva l'acqua non salata. Per certe coltivazioni si rivelano sufficienti l'acqua piovana e lo scioglimento delle nevi. La neve cade alta anche due metri in gennaio o febbraio. Cotone, orzo e frumento ri-- tlcettsllmmalsmnómllrdlSVstLlnccgfrd chiedono pochi sforzi alla pigra gente dei campi. Sotto il riguardo agricolo VAserbaigian, cioè questa regione, si presenta forse come la più ricca della Persia. Io ho visto erba secca e gialla, colore autunnale, ma mi hanno detto che a primavera è tutto un manto i verde. Nemmeno il mostro ho vi "to che, si dice, resti nascosto nel 'fondo del lago affiorando qualche lvolta. Ho visto inue.ee quello che rimane dei servizi di navigazione creati dai Russi i quali, durante caso la guerra, han portato sino al lago i binari della ferrovia del Cau- q - Terra di grande interesse strategico questa, in tutti i tempi, per la sua posizione geografica all'incrocio dei commini tra il Caucaso e il Mediterraneo, tra l'Asia centrale e l'Asia anteriore, all'incontro oggi delle frontiere della Russia, della Turchia e dell'Iran con l'Ararat a pernio. Di qui passava la strada maestra delle grandi migrazioni etniche dal tetto del mondo all'Europa per il Caucaso, al Mediterraneo e all'Africa per la Mesopotamia. Nell'Aserbaigian si scontrarono le razze per il dominio dell'Asia centrale, gli Ariani contro il Turan. Sino a qui, non óltre, arrivarono le legioni di Roma. Di là stavano i Parti. Toris, l'attuale Tàbris, capoluogo dell'Aserbaigian, fu capitale d'imperi assurgendo ad altissiino splendore, a ricchezza e a potenza all'epoca delle dinastie mongole. Ai Sovrani di Toris la Repubblica Veneta inviava ambascerie allo scopo di contrarre alleanze contro il comune nemico turco, alleanza tra l'esercito persiano e la « Veneta armata del mare » riie metteva paura soltanto a nominarla. La Serenissima, agli occhi dell'Imperatore persiano Uzunhasan, nel XV secolo, appariva come la Grande alleata. Era la legge di chi domina i mari. Toris, che oggi conta 200 mila abitanti, raggiungeva il milione a quei tempi. Del fasto monumentale del passato, tra cui la famosa Moschea azzurra, poco o nulla rimane, distrutto dai terremoti e dalle invasioni. Ma Tàbris è rimasto un centro strategico e commerciale di primaria importanza. Se la Persia è l'anticamera dell'India, l'Aserbaigian è la chiave della Persia. Guerre antiche e recenti Qui, in anni più vicini, si scontrarono Russi, Turchi e Inglesi più tardi. Urti di razze con stragi di popolazioni. Quando gli Armeni risorgevano, massacravano alla lor volta i Turchi. Per l'altopiano di Urmia è entrato nel 1915 l'esercito turco che, in un primo tempo, ha cacciato le truppe zariste dall'Aserbaigian battendole presso Tàbris. Ma i Russi non potevano abbandonare il luogo e ben presto son ritornati all'attacco ricacciando i Turchi e spingendosi nel Curdistàn sino a Kermansciah. A metà del 1916, dopo il rovescio britan nico di Kut el Amara, i Turchi riprendevano alenine posizioni ai Russi e arrivavano a Kazvin, sotto il Caspio, alle porte di Tehran. Quando nella primavera dell'anno dopo il corpo di spedizione inglese è entrato a Bagdad, i Russi hanno approfittato in pieno della vittoria degli alleati per spingersi sino al cuore dell'Anatolia, in marcia sull'ugognuta Costantinopoli, non più per la via dei Balcani, ma questa volta per quella del Caucaso. Le truppe russe avevano oltrepassato la fortezza di Erzurùm e le avanguardie toccavano già Erzincan quando la rivoluzione sovietica portava lo sfacelo e il crollo del fronte militare. I Turchi, vinti in Mesopotamia, si davano all'inseguimento dei Russi nell'Aserbuiqian sino a Bakù dove arrivavano nel settembre del 1918. Non tanto inseguivano i Russi quanto piuttosto il miraggio panturanico dell'ambizioso e coraggioso Enver pascià: abbandonare pure l'Arabia e la Siria, ma creare la grande patria di tutti i Turchi, dai Dardanelli alle steppe di Samarcanda e Bokharu. La fine della guerra segnava pure la fine del sogno pantiirco e i soldati dell'Impero ottomano, vinto, dovevano ritirarsi dalle rive del Caspio. Enver per conto suo, dopo aver tradito Lenin, andava a morire da eroe con un pugno di ufficiali turchi laggiù ìlei cuore dell'Asia donde la sua razza era sorta. Frattanto i sapientoni di Versaglia, ignoranti della geografia e della sferia, tracciavano delle linee sugli atlanti e creavano nuovi Stati. Arrivati al Caucaso segnarono i confini della Repubblica armena dei petroli che doveva aver per protettori gli Inglesi o gli Americani. Ma gli ultimi soldati britannici lasciavano il Caucaso ancor nell'estate del 19S0, di fronte all'avan- tsePcnptAcpTtscRbvtSsmKAraqcpdvptgtdllpcvte«tecmaRnlAlpdEbmsfsitMnzPTTccTmsatrsvleqscalssv zata delle forze rosse. I disegni geografici di Lloyd George e Clemenceau, che non andavano piti d'accordo, venivano stracciati dalla lama delle baionette di popoli in armi. Turchia kemalista, Impero iranico e Unione sovietica si accordavano per il rispetto dello « statu quo » dei confini come si troxwno oggi. Anzi le due bandiere rosse, quella colla mezzaluna e quella colla falce, s'univano nella lotta contro l'Europa. La discordia dei vincitori europei faceva il resto. L'Aserbaigian rimaneva diviso La parte nord coi petroli diven- e o - tava una Repubblica socialista sovietica, la parte sud con Tàbris e il lago d'Urmia restava alla Persia, ma gli autoctoni di questo come di quell'Aserbaigian non sono nè russi nè persiani, ma turchi, e parlano un dialetto turco. Le statistiche ufficiali sovietiche sullo Aserbaigian danno il sessanta per cento di Turchi. A Bakù, dove si parla la medesima lingua che a Tàbris, Su 80 mila studenti la metà è turca. Nella repubblichetta sovietica di Nafcicevan, (' 85 per cento della popolazione è turca. Questa faccenda dei turchi in Russia e in Persia, qui nell'Aserbaigian e ancora a Zengian, a Kazvin e a nord del Korassan, due o tre milioni nel territorio dello Scià, trenta milioni entro i confini sovietici, nella terra dei Turco marmi e Tartari, nel deserto di Karakum. a Tegien, a Bokhara ad Ashkubad, in quelli che già furono centri dell'islamismo medio asiatico, questa faccenda dei citi quanta milioni complessivi di' tur chi vii ha sempre appassionato. A parte quelli che possono essere disegni espansionistici della nuo va Turchia, a parte le ambizioni panturche e le correnti etniche to talitarie riattivate e rinvigorite in genere tra i popoli orientali dalla trionfante concezione occidentale della patria razzista, abbiamo voluto osservare se esiste qui nel l'Aserbaigian persiano, tra questa popolazione di razza e lingua turca, un movimento di gravitazione verso Ankara. Ebbene, abbiamo trovato un sentimento ^'orgoglio e di fierezza d'appartenenza al « turchismo », ma nessuna corren te irredentista. I Turchi di qui — e mi riferisco al giudizio di quella che può esser chiamata la classe media-borghese — non avvertono aspirazione d'unione politica alla Repubblica di là dell'Ararat. Non nascondono di sentire fissi su di loro gli occhi dei panturchisti di Ankara, ma la tesi dei Turchi del l'Aserbaigian persiano è questa, e potrà apparire strana: il ceppo della Turchia è a Tàbris, quelli di Erzurum, Sivas, Ankara e Istanbul sono Turchi staccati. « 2Voi e quelli del Turkestan siamo la madre, e quelli dell'Anatolia sono i figli », mi diceva con una frase' espressiva un ricco e colto signore di Tàbris, che aveva fatto i suoi studi in Francia, imparentato con la famiglia dell'attuale Ministro dell'Iran a Roma, i cui nipoti mi sono stati cordiali e pre ziosi amici durante il soggiorno in Persia. Soltanto nel 1908 ci fu a Tàbris un movimento dei Giovani Turchi, in vena anche di pantur chismo, ma erano i momenti della caduta di Abdul Hamid. I Giovani Turchi di Persia volevano, conformemente a quanto avevano ottenuto i compagni sul Bosforo, strappare una carta costituzionale allo Scià Mohammed Ali. «Nell'ipotesi di una grande patria turca — ripeteva il notabile di Tàbris — saranno quelli di Ankara che do vranno unirsi a noi, non noi a loro. Il centro geografico, etnico ed economico della grande Turchia è qui, ai piedi del Caucaso, non sulle steppe anatoliche ». — E per l'Aserbaigian sovietico ? — ho chiesto io — alludendo a certe pretese russe che l'Aser tiuigian persiano debba andare unito a quello. « No, ha concluso l'amico. Sarà l'Aserbaigian ora sovietico, ma in realtà terra turca, che dovrà unir si al nostro, non viceversa ». Problemi intricati e complessi. E se i tre umici, che incrociano oggi le loro frontiere sul Caucaso, di ventassero un bel giorno cani e gatti t Oggi i tre Governi fanno soltanto della politica di convenienza: grande amicizia. Le intenzioni sul domani potrebbero esser ben differenti. I Turchi sono ambiziosi della loro razza turanica. I Persiani si vantano d'essere padri degli Aria ni. Gli Imperi dell'Iran hanno Sem pre combattuto contro il Turan. E i Russi, bolscevichi o zaristi, ri mangono sempre gli slavi che premono per arrivare ai mari caldi del sud, Antonio Lovato ssdendLdmnsbzecldss Visione dell'altopiano di Urmia