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LIBRERIA LIBRERIA i « Capitoli » , a e i o l - r i o o ei di — o n o f- i- o nn a ae o nia ni. di aaae e n oango n a e, o a ti nme o te e zi ni à à tri ana i. Ogni contributo a sistemare la conoscenza e l'interpretazione della letteratura italiana contemporanea deve essere accolto con gratitudine. Enrico Falqui, critico acuto, conoscitore delle nostre lettere dal gusto pungente e scaltrissimo, è di questi contributi benemerito. Tra l'altro ha ora pubblicato un volumetto di appunti bibliografici: Pezze d'appoggio (Le Afonnier Ed.) che servirà a guidarci tra gli studi, i saggi, le note critiche d'oggi, la più parte, come ognun sa, disseminate e sperdute sopra 1 fogli quotidiani. Il volumetto comprende cinque sezioni: estetica e critica letteraria, studii, repertorii, antologie, critici. Al capitoletto delle antologie il Falqui scrive che se la cernita degli scritti fu guidata da un criterio e un gusto identificabili con quelli di un determinato momento, e quindi di un determinato gruppo, il valore di un'antologia — positivo o negativo che sia per risultare domani — resta pur sempre tale da fornire buon sussidio agli storici futuri: e anche accenna al prò e al contro delle antologie considerate sotto l'aspetto di « genere » critico, esemplificazione riassuntiva di un lungo e sottinteso ragionamento critico. Come tale va intesa senza dubbio l'antologia ch'egli pur pubblica in questi giorni: Capitoli (Per una storia della. nostra prosa d'arte) - Panorama. Casa Editrice Italiana, e che ha carattere ben definito. Essa si ispira a una distinzione sottile tra prosa d'arte e prosa narrativa « in ossequio alla diversità stessa del linguaggio nell'organamento fantastico e sintattico delle rispettive scritture. La stessa distinzione, in fondo, che passa tra prosatore e narratore ». Nel volume non è compreso, per esempio, Pirandello. E, in una ben calibrata introduzione, il Falqui illustra poi le origini, le qualità, gli spiriti e le forme della prosa d'arte. Il vocabolo « capitoli » è stato scelto in luogo del troppo generico * prose » a indicare tutta una fioritura di componimenti, dal poemetto in prosa all'elzeviro, attraverso il saggio, il capriccio, lo scherzo, la fantasia, l'idillio, il sogno, la favola, « liberamente ma accortamente espressa secondo le molte esigenze e variazioni della prosa d'arte » che in certi casi, « grazie alla trasfigurazione o illuminazione di un ripensamento e potenziamento lirico », può anche rappresentare «l'ardua felice eccelsitudine » dell'altra prosa, narrativa o storica o critica. Fin dove, nella varietà del tempo e delle umane lettere, si possono rintracciare i quarti di nobiltà del « geners »? Ci sarebbe da fare un lungo discorso — a uno, assai arguto, ne fece Emilio Cecchi in un suo scritto « Dell'articolo di giornale » —, ma il Falqui dopo rapide indicazioni si limita a citare, tra i sommi esempi, Leopardi e Baudelaire, l'uno con le Operette morali, l'altro con i PeJifs poèmes \en prose. Grandi lezion', che ebI bero tuttavia diversa influenza; e I se i poemetti bodleriani, per la ca!rica di romanticismo accumulata ! nella loro prosa poetica e musii cale, passarono « attraverso interpretazioni e applicazioni poco meno che libertarie », l'efficacia leopardiana è sostenuta e aristocratica: « Più castigata, invece, e dominata diritta classica si rivela oggi la lezione della prosa leopardiana, « marmorea » e insieme lieve aerea sorridente anziché misteriosa e bruciante ». E il Falqui ricorda che ci voleva la Ronda, perchè il culto del Leopardi artista trovasse finalmente « geloso vigore », restando vanto di quella rivista « l'avere ribadito con la critica e con la poesia come l'essenza dell'arte sia da ricercare nello stile ». E si sofferma poi sull'idea, a lui cara, dei « classici mii nori », la cui alacre presenza distingue, con la momentanea assenza del vate, l'età presente. Classici minori, ossia espertissimi prosatori d'arte; essi fanno quello che i grandi classici, che hanno altro cui badare, trascurano; «possono cercare o accettare incontri e incroci di fuorivia, giovano, non foss'altro, ad arricchimenti tecnici non com1 portabili in personalità dominanti », e ad essi s'appartiene * di riassestare e abbellire, chiarendo e rafforzando scoperte appena intuite o accennate », e di accrescere così il livello di una cultura, di un gusto, di una civiltà letteraria. Abbiamo citato e riportato i ampiamente perchè il Falqui, che ha tendenze e gusti e predilezioni 'spiccate, dice queste cose assai bene. La sua raccolta va dal D'Annunzio delle Faville e del Notturno, a Gallian, da Alfredo Panzini e Ojetti a Emilio Cecchi, che è stato uno dei più sagaci e perfetti equilibratori del genere, da Linati e Bontempelli, a Vigolo i a Luigi Bartolini. Ma insomma 1 non staremo a fare tutti i nomi — ! una cinquantina —; scrittori e scritti sono stati scelti tenendo conto della fedeltà e legittimità, della vocazione e consapevolezza — dice il Falqui — nella pratica del « capitolo », e mirano a far vedere come « dalla frammentarietà, spesso capziosa e caduca, della Fagina ritagliata, si è passati aiorganicità e finitezza del componimento ». Sicché questa è propriamente l'antologia non dagli I scrittori contemporanei ma di cer{ti scrittori, di un « genere » letterario. Filosofia e letteratura A titolo di pura segnalazione nominiamo qui un volume che, per ricchezza e varietà grande di argomenti e trattazioni, vorrebbe vario e minuto esame. Ritirandosi Adolfo Faggi dall'insegnamento per raggiunti limiti d'età, la R. Università di Torino ne ha raccolto in volume — Studi filosofici e letterari (Fondo di Studi Parini-Chinrlo) — articoli e saggi. Ognun d'essi, come l'autore stesso dice, rappresenta un'esperienza psicologica, un incontro, un'avventura del suo spirito. Filosofia, psicologia, estetica, letteratura, sono i campi dell'attività dell'insigne maestro, che, per impulso vivace di universale curiosità, e per intimo senso dell'unità profonda di tutti i fatti della coltura, tratta contemporaneamente, intrecciandole in ricerche interessantissime e piene di sorprese, le diverse materie, e ne deduce luci nuove e molteplici di comparazione filologica ideologica estetica; riferendosi sempre al metodo psicologico come a guida sicura. Soltanto a indicare la varietà dei problemi affrontati, degli autori messi a confronto, ci vorrebbe, da Plotino a De Maistre, da Shakespeare a Poe, da Goethe a Cecov, da Pascal a Renan, da Swift a Manzoni, grande spazio. In questo folto mondo di alti pensieri, di libere fantasie, 11 Faggi si addentra con nobile spi. |rito di investigazione, e nella moltitudine dei rapporti istituiti, de•gli esempi interpretati, ritrova e jndica il tessuto vivo e vitale della .coltura. f. b,

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