SENZA DONNE

SENZA DONNE SENZA DONNE 'n Tessaglia, vicino a un borgo detto Calabacca, sorge una famiglia di rocce a colonne e a pilastri chiamate Meteore, cioè a dire « cadute dal cielo •. Alcuni autori dicono che dalle lacrime dell'impiccato nasce in terra 'a mandragora, e Achim von Ar- njm aggiunge che questa pianta IÒ dentare talvolta un pie- e U u a , l i n . o l o e e r e a i l 8 a e e a e o e o a. ; d di può diventare talvolta un p colo uomo pieno di boria e di vi zii; ma privo della divina scintilla che illumina i figli di mamma. Anche questa enorme mandragora di sasso che sono le Meteore è nata forse dalle lacrime di qualche gigantesco impiccato, una di quelle bestiali creature che una volta si- aggiravanp da queste parti e cercavano di detronizzare Giove, perchè ogni età ha i suoi bolscevichi. Ai piedi delle Meteore scorre il.Peneo e a poca distanza si apre la pianura di Farsaglia. Qui s'incontrano di tanto in tanto sotto la luna Cesare e- Pompeo, maestosi e leggeri nella loro fosforescente veste di fantasmi, e usandosi grandi cortesie si domandano quale diversa piega avrebbe preso il mondo se invece-di Cesare avesse vinto Pompeo, ma non riescono a trovare una risposta soddisfacente. La Tessaglia è paese di centauri e di streghe. {Ragazzino, con un piccolo elmo coloniale, in capo e a cavallo di un. poney bigio, mio padre mi prendeva talvolta con se nelle ispezioni della linea ferroviaria ch'egli andava costruendo in quella pianura arsa dalla siccità e spazzata.da nuvole di cavallette. Èravamo scortati da soldati greci che portavano un fazzoletto bagnato sulla nuca e il moschetto nella fondina della sella, a protezione dei chftes annidati neL le '-caverne dell'Olimpo e che scendevano a infestare i villaggi della pianura, a rubare pecore, a taglieggiare i possidenti. Cleftì* significa brigante, ma nella mia mente infantile questa, parola non evocava una figura di brigante, che dopo tilt; to è una figura d'uomo, ma di quelle streghe o « lupe di Tessaglia », come seppi di poi che le chiamava Fetide, l'amante di Lucio. M„ una notazione è necessaria. Cfeftis letteralmente significa ladro, e per amplificazione uomo furbo e ingannatore, Il significato aggiunto è venuto dalla vita brigantesca cui erano astretti i patriotti greci per sfuggire alla polizia turca, e rlefti.t, come ladro, illustra per allegoria la scaltrezza « ladresca » di questi combattenti nascosti. Se non s'interponesse una quistione di date, re dei cleftex sarebbe Ulisse. msedel'fiafe vnpe ricochricodropteblaEscmgnnfce e ti in a Un giorno i raggi del sole tra versarono il mio piccolo elmo coloniale e io caddi dal poney come un ragazzino di piombò che ha perduto l'equilibrio. Mi portarono di peso al villaggio e riaprii gli occhi in un luogo fresco e buio come una cantina. A tutta prima mi sembrò di svegliarmi nel cuore della notte, ma a poco a poco il riflesso di una cosa più chiara, di qualche oggetto di metallo cominciarono a brillare nella peuombra. La notte si punieggiò di. luci. Era la notte particolare di un salotto lustro e odoroso di antico, come la bottega d; un antiquario. Il pavimento, lucido come il dorso di uno'si radivari, rifletteva i piedi delle poltrone. Entrò una cameriera, reggendo un vassoio sul quaie brillavano argenti e cristil1: e pattinando silenziosamtmì* su due pezze di felpa. Il salotto era « custodito », ossia riparato dal sole e dal caldo con una scienza che dinotava conoscenza profonda delle necessità biologiche' di un clima sul quale i furori della canicola pesavmo così atrocemente. Per un unii g.uitnto squisito, runica finoshv.» •cui fosse permesso lasciar pas a, 3are un po> |uce ela nascile "rata da uno storino calato f'no a Urrà, sul quale brillava in liaspail.-nza un paesaggio con yerzu ri- e torrentelli giocondam >nte tinteggiati. Una voce 11 accauto domandò: _i« Lo vuoi un po' di nefaiizàu chi ? » Era una voce morbida ì\^ affetta di rotacismo, e così ijc ejjad- flessioni che pure in quella e breve frase trovo modo di pa3a|sare tre volte dai. toni bassi a na eal baao o a co a l toni alti e viceversa, tracciando una ideale fila di montagne rusw, A suono di quella voce mi avvidi che la mia testa poggiava sulle ginocchia di una bambola colossale e viva, chiusa come i preti in un abito nero saldato nel mezzo da una fila ininterrotta di bottoncini neri, e che esalava quell'odore di rosa dolce indissolubilmente associato nella loTminrsdfpfrblilotp10d1cipggdeegtqcPnccbgnnmsbcmgatcgGfdrqivrtrsqgs ; , o o i e e mia mente all'idea del flan di semolino. Enorme e rotonda, la faccia della bambola mi sorrideva dall'ajto, come la luna stessa scesa fino a me a darmi prova del suo affe'tto. Quella signora morbida e linda era la signora Perdoux, vedova di un ingegnere normanno venuto egli pure in Tessaglia per la costruzione della ferrovia e morto un anno prima di malaria. La sua mano bianca e breve come una gardenia tolse un cucchiaino dal vassoio che la cameriera reggeva, lo immerse in una concadi cristallo, tirò su un rivo di smeraldo che destramente arrotolò al cucchiaino, e infine mi porse sul labbro quella fragrante dolcezza fatta con arance bambine cotte nello zucchero, che laggiù chiamano « neranzàchi ». E il neranzàchi-, l'ombrosa frescura del salotto, il paesaggio luminoso dello storino, l'odoroso grembo di madame Perdoux erano gii elementi felicemente riuniti di un paradiso, dopo l'inferno di terra bianca e di sole che avevo lasciato fuori. e o a i e e i i l l a n oà e o .» s e o su e : àa ca 3a o smi amolnhe ce a Un ricordo egualmente favoloso me lo ha lasciato la valle di Tempe, col Peueo che scorre nel mezzo e i salici e i platani che si inchinar i dalle due rive a riverirlo, come i cortigiani al passaggio del Re Sole. Nella valle di Tempe Apollo venne a purificarsi dopo l'uccisione del serpente, e in questo scenario Volfangc Goethe, grande ragioniere della poesia, ha posto il sabba classico, che Arrigo .Boito allieta con suoni di barcarole. Dai villaggi si levano nel cielo i minareti come matite appuntite col temperalapis, ma questa perfezione è rara. I minareti per 10 più sono mozzi e-sulla cima diroccata pòggia come una cesta 11 nido della cicogna. Colpi legnosi echeggiano nel cielo : è una cicogiia che passa in volo e batte il becco, lungo e puntuto come le forbici di legno* per allargare le dita dei guanti. L'altra aspetta sul nido, ritta sopra una zampa sola e gobba, fonie una zia saccente e meditativa. Nel viaggio di migrazione le cicogne volano a triangolo, e hanno inseguato questa formazione agli aviatori. Le cicogne svernano in Africa ed « estivano » in Europa. Per tornare in Africa traversano parte la Francia, parte i Balcani ma ignorano l'Italia. Perchè? Si dà come spiegazione la barriera delle Alpi, ma è spiegazione troppo « fisica ». Italiano, mi dispiace che la cicogna non ce nosca il mio paese nemmeno come ponte, e il mio dispiacere è metafisico. La cicogna è messaggera di buone novelle, che ossa reca nel cielo come i delfini le recano in mare Pratica la morale con rigore inflessibile, e la cicogna adultera è giudicata, condanna ta, uccisa da un tribunale di cicogne. * Cicogna in greco si dice pelargli» e Pelasghia si chiamava la Grecia. L'etimologia è scieuza infida ma la somiglianzà di quest; due vocaboli è per lo meno curiosa, e d/altra parte sappiami) quanto frequente, quanto fivi'q è il passaggio della erre in csre e viceversa. La Grecia era la ter-' ra dei Pelassi ma era assieme la terra dei pelarghi, e chi assicura che pelarghi e pelasgi non fossero la stessa cosa o almeno che quelli fossero i rappresetKant ;, gli araldi, i simboli di •lUesti" Si chiarirebbe così la ragione del gran rispetto che i Greci in genere e i Tessalioti in particolare nutrono per la cicogna. La cicogna i; il loro dio, dal quale hanno preso il nome e di cui sperano anche spartire le virtù, il che in fondo si riduce a dire che le cicogne sono essi stessi indiati e liberi di navigare il cielo con le zam.ie ciondoloni e il becco che fa « tao tac ». Il totemismo c il segno della dignità di cui godevano le bestie, e la testimonianza che la terra una volta era un paradiso. Ma il ricordo di questo paradiso si oscura sempre più. Ho consultata l'Enciclopedia Italiana alla voce svastica. Il compilatore insegna che il nome di questo simbolo magico viene dal sanscrito su (bene) e as (essere), informa sul significato solare della svastica, nota che la svastica con gli uncini volti a destra si chiama sauvastica e per gl'Indiani ha potere infausto, ma sorvola sulla interpretazione più poeticamente confortante della svastica, di raffigurazione dèlia cicogna che vola. Eppure nel ricordo del tempo in cui gli animali vivevano con noi in compagnia ed eguaglianza è contenuta l'idea più confortante sul¬ l'dpdinfigvrortispvsalae lesebavCotmnapsnnttlotgicdgc«sltdncpcsffmnnqptPfivcvanLunaccmsm a i l n a a ; ) è e -' a e , " l e o n e e e l n o i l , e ar , e e e e li mel¬ l'avvenire del mondo, l'idea che di là dalla contrazione dei popoli in se stessi lascia intravedere 1 espansione di essi popoli in rina comune fraternità, e infine Ih loro fusione assieme con gli animali nel paradiso ritrovato. Le cime delle Meteore sono coronai.■ di antichissimi monasteri, inaccessibili per strade o altri valichi, e nei quali l'uomo a issato dentro una rete come un pese.;. L'accesso c rigorosamente vietalo alle donne, e poiché la saggezza più antica assiema che la donna è foriera di disordine e di turbamenti, i monasteri delle Meteore sono una delle poche sedi in cui la Felicità ha probabili! à di trovare stanza. Cjsì pensava intorno al 1908 anche Guelfo Civinini, quando visilò k Meteore per incarico del Corriere t/el/u Serti. L'igii me iios o padre superiore lo aveva invitato a pernottare al convento, e mentre nella nuda celletta il sonno gli si chinava sopra con l'ala aperta. Civinini pensava: « Che pace! Che serenità! E come si sente che qui dentro la donna non c mai entrata ! ». In che modo Civinini passò la notte non è detto, se gode della tranquillità che consente la lontananza della donna o se ebbe a lottare contro le cimici che infettano quelle sante case e che per grandezza e mezzi di offesa sono in proporzione con quel paese di centauri e di giganti. Ma quando la mattina Civinini si svegliò e trovò accanto al casto giaciglio una forcina, esclamò:*. «Anche qui... anche qui e passata la donna ! ». Ma Civinini sbagliava. Quella fon-m. non era caduta dalle trecce bionde e fragranti di una donna, ma dalla testa di un monaco. Non avevi notato, Guelfo, che i monaci greci portano i capelli lunghi e arrotolati slilla nuca in una grossa ciambella, lustra di unto e incipriata di forfora? Il proprietario di quella forcina probabilmente non aveva mai visto una donna.' Mai visto una donna... A distanza di trent'anni una notizia apparsa in questi giorni nei giornali viene a confermare questa possibilità così difficile per noi da concepire. Gli abitanti delle paludi di Pinsk, in Polonia, non sapevano che ci fosse stata la guerra mondiale, ignoravano il cavallo e alla sua vista scapparono terrorizzati, non conoscevano le scale e portati davanti a una scala cominciarono a salirla a quattro zampe. Ma non aver mai visto una donna... La notizia diceva: ci E' morto in un convento del Monte Athos il fratello Michele Tolotos di 82 anni, che in tutta la sua vita von aveva mai visto unii donna. Michele Tolotos era stato raccolto pochi giorni dopo la sua nascita tra le rovine della casa natale crollata per terremoto, e portato al convento da dove 'non era mai più uscito ». Quale concetto ha della donna un uomo che non ha mai visto una donna? Vien fatto di pensare a una creatura chiusa ai moti e ai sentimenti che ispira la vista della donna. E invece no'. Non avere mai visto una donna è la condizione migliore per ricevere quell'influsso che Goethe chiama « eterno femminino ». Come l'arte, anche l'amore più alto è quello che non si fa dal vero. Quel tanto di fisico che è nell'amore di Dante per Beatrice, fa ombra nello splendore di quell'ineffabile sentimento. E quando alcun impedimento' vieta il compimento fisico dell'amore, l'amore se ne avvantaggia fino al sublime, come nel caso di Eloisa e Abelardo. Senza dire che una donna ancorché non viva ma dipinta Michele Tolotos l'avrà pur veduta nel convento del Monte Athos, non fosse che la faccia nera della Madonna chiusa nell'argento dell'icona, e che laggiù chiamano Panaghia cioè a dire « Tuttasanta ». E un'immagine basta, come bastò a Teofrasto Bombasto di Hohenheini detto Paracelso l'immagine di Nostra Signora di Einsiedelu a rivelargli il volto della madre sua, che lui non aveva mai veduto. Ma anche se l'immagine manca, non manca l'immaginazione della donna. Perchè la donna è in noi più di quanto uoi siamo in essa. E siccome la donna come corpo nasce da una nostra costola, la donna come idea nasce dalle pieghe più riposte della nostra mente. Fortunato Michele Tolotos, «mante purissimo e perfetto, sulla tua tomba i tuoi fratelli scrineranno: « Qui giace il solo vero grande femminista ». Alberto Savinio

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