SUEZ E GIBUTI cominciano ad essere discussi di Concetto Pettinato

SUEZ E GIBUTI cominciano ad essere discussi SUEZ E GIBUTI cominciano ad essere discussi Parigi, 12 dicembre. Non ostante la violenza concertata delle reazioni opposte alla campagna della stampa italiana Bulle condizioni di una sistemazione definitiva dell'equilibrio e della pace fra Italia « Francia, alcuni settori dell'opinione parigina sembrano lentamente rendersi conto dell'opportunità e dell'utilità di una discussione. La tesi del rifiuto puro e semplice di ogni negoziato perde terreno e per trovarne interpreti fedeli conviene cercarli ormai fra le file dell'estremismo rosso, da Peri a Brossolette e alla Tabouis, o fra le file dell'estremismo di destra, come sarebbe il caso di Bure e di Kerillis, o presso i portavoce del vecchio conservatorismo tipo Bernus. Affermare che già una evoluzione si delinea negli ambienti autorevoli, sarebbe troppo; pretendere che nessun sintomo di orientamento nuovo ci sia, sarebbe troppo poco. Sprazzi di buon senso In un articolo di Paris Sot'r PaulBoncour osserva con calma che la lite franco-italiana è importante, ma non nuova. Col riconoscere la annessione dell'Etiopia, senza farsela pagare, la Francia ha abbandonato, secondo l'ex-Presidente del Consiglio, una carta che in circostanze quali le attuali poteva servirle. L'Inghilterra ha riconosciuto l'Impero; ma in un documento, il quale regola in pari tempo i suoi rapporti con Roma. Parigi, per aver voluto restar due anni senza ambasciatore a Palazzo Farnese, si è messa nella impossibilità di negoziare il ritorno della normalità. In queste condizioni, rinchiudersi in una resistenza intransigente non sembra al Boncour consigliabile nello stesso interesse della Francia. Un atteggiamento simile finirebbe nella migliore delle ipotesi col dar luogo ad un tentativo di mediazione del Reich, mentre nella peggiore potrebbe riaprire un conflitto europeo non meno grave di quello del settembre scorso. Con la. differenza, che, questa volta, la: posizione francese sarebbe meno forte, la politica di Monaco avendo ormai liberato la Germania dal peso di trentaquattro Divisioni cekoslovacche. Le considerazioni che precedono spingono il Boncour a consigliare il Governo francese di negoziare con l'Italia « senza viltà ma neppure tracotanza, su di un piede di parità e di convenienza >. Consigli analoghi anche se di portata più ristretta, troviamo in un articolo del D'Ormesson. All'editorialista del Figaro sembra che almeno per quanto si riferisce al problema del Canale di Suez ed a quello della ferrovia e del porto di Gibuti l'Italia, in base alla sua nuova posizione in Etiopia, abbia il diritto di chiedere una riforma dello stato di cose vigenti. Il D'Ormesson vorrebbe però che tale riforma avesse luogo nella cornice degli accordi del 1935 e subordinatamente alla convalidazione dei medesimi. Paul-Boncour al contrario, secondo quanto sembra ri sultare dal contesto dell'articolo sopracitato, sarebbe del parere di ammettere che la discussione fran co-italiana involgesse anche il problema degli italiani di Tunisi e quello dell'apparecchio militare francese nel protettorato. Gli statuti del Canale La revisione degli statuti del Canale di Suez attira particolarmente l'attenzione del collaboratore diplomatico della Action Francaise che la ritiene giustificata. Riportando alcuni degli argomenti principali addotti dall'Italia dall'epoca della campagna di Etiopia per deplorare il carattere esoso delle tariffe imposte agli utenti del canale, l'organo monarchico fa notare,- è vero, che la tariffa sulle merci è stato ribassata due volte nel 1937 e che una nuova riduzione è prevista per l'anno prossimo, ma non osa contestare che le doglianze italiane siano fondate el qualcosa convenga fare per sod-j disfarle. Ai rilievi e giornale parigino si potrebbe ag giungere che l'altezza delle tariffe di transito è tanto meno giù gltctlFgnLndsqglg*235S£ £Ìstificabile in quanto che il loro ri-1 basso si è sempre accompagnato, in passato, con un incremento no-i tevovole degli introiti del canale.|Nel 1874 con una tariffa di franchi per tonnellata di stazza si ebbe un incasso lordo di 23 milioni di franchi. Nel 1884 la tariffa venne ridotta a 10 franchi e l'incasso sali a 59 milioni; nel 1913 con una tariffa di 6,25 si riscossero 123 milioni di franchi. Nel 1920, essendo diminuito il traffico, la tariffa venne riportata a franchi 8,25: ma l'entrata sali ugualmente a 145 milioni di franchi. Nel 1930 con la ripresa degli affari la tariffa ridiscese a 6,65 per tonnellata: l'introito però continuò a salire e toccò i 208 milioni di franchi. Che ì„i ±a | 1 tne tariffe scendano o rincarino, in ^inclusione, la compagnia trova semDre modo di far salire di anno,in anno i suol utili. Quale miglior prova che lo ! sfruttamento del pedaggio di Suez' è praticato senza vera risponder.- za col movimento del traffico e ] con le leesri di un rendimento nor- : , „„ „_..-!„ s rr-tpri nu- niale, ma in ornalo a criteri pu Uramente monopolistici. | Cosi si spiega poi 1 incremento, epropositato del valore delle azioni) a e soprattutto di quelle della serie originale, rappresentanti i 200 milioni di franchi oro di captale. Emesse a 500 franchi nel 1S58, cadute a 477 nel 1862, queste azioni valevano già 1075 franchi nel 1880 e 8636 franchi nel 1923. Nel 1931 esse quotavano franchi 14.691, prova che il valore aureo del titolo era già triplicato. Oggi alla borsa di Parigi la vecchia azione del 1858 vale 17 mila 850 franchi, e rappresenta un reddito lordo di 836 franchi! A chi si vorrebbe far credere che non sia questo un impiego usuraio ? Proporzione non rispettata Ma c'è di più. Si ricorderà che nel 1860 al moménto della ripartizione fra i vari paesi dell'Intervento finale nella costruzione del canale, il Kedivè con equi propositi aveva stabilito una specie di bilancio preventivo di quella che gli sembrava essere la proporzione giusta dei concorsi e delle interessenze. L'Inghilterra e la Francia dovevano versare 40 milioni di franchi di capitale ciascuna: l'Egitto 32. Il resto dei duecento milioni doveva essere versato dagli altri Stati.. L'Italia venne compresa in un gruppo di quattro paesi: Spagna, Portogallo, Italia e Grecia, al quale si riserbo una quota di dieci milioni di franchi oro. Trattandosi di paesi il cui commercio stava a quell'epoca agli ultimi posti, la proporzione poteva essere giusta. Sta di fatto in ogni caso che se essa fosse stata rispettata il gruppo cui apparteneva l'Italia avrebbe dovuto ricevere un quarto delle azioni ricevute dalla Francia e dall'Inghilterra. Poiché la Francia ebbe 200.000 azioni, il gruppo in questione doveva averne 50.000. Ne ebbe invece 6910 di cui 4161 la Spagna e 2719 l'Italia! Ma il traffico italiano attraverso il canale è progredito di anno in anno. Nel 1913 esso teneva già l'ottavo posto con 291 mila tonnellate: nel 1924 quinto posto con 1.483 mila tonnellate. Oggi lasciando da parte il momento eccezionale della guerra etioplca, fra i clienti del Canale l'Italia occupa il secondo posto. La Francia invece che nel 1860 era al 2.o posto, stava al quarto nel 1924 e doveva di poi retrocedere ancora. Si dirà poi che le posizioni non siano mutate? Quale sarebbe la quota di capitale di azioni che il governo egiziano assegnerebbe all'Italia se la ripartizione delle interessenze dovesse farsi oggi? La stampa francese, anche quella meno male orientata, non sembra ancora in tali considerazioni precisa. Ma la coscienza che « qualcosa si debba fare » comincia già a trapelare e giova credere che l'avvenire darà ragione a noi. La nuova maggioranza In attesa della discussione dei bilancio, che avrà inizio giovedì alla Camera, la Commissione finanziaria sta procedendo intanto all'esame dei decreti Reynaud. Malgrado numerosi tentativi ostruzionistici della opposizione per ritardare i lavori e mettere in imbarazzo il Governo, al quala rimangono 17 giorni per far votare l'esercizio finanziario, Reynaud ha ottenuto una serie di scrutini favorevole. Gli emendamenti presentati dai socialisti e dai comunisti sono stati respinti, il che prova che la nuova maggioranza ministeriale continua a funzionare ad onta delle numerose manovre in contrario. Domani la Camera sarà chiamata a votare un progetto di leggo dichiarante la procedura di estrema urgenza onde ridurre la discussione parlamentare al minimo indispensabile. Concetto Pettinato plcstnsnTNvaitbrccsgamcfcavgsnifdcdapGpubctrnelspdnPliGglScivSldvBnbpcti

Persone citate: Bure, D'ormesson, Reynaud