Il motto e la portata della vittoria di Stojadinovic di Alfio Russo

Il motto e la portata della vittoria di Stojadinovic Un Re, un Popolo, uno Stato Il motto e la portata della vittoria di Stojadinovic La forza dei croati resta intatta, ma grazie alla violenza - Si avrà una ripresa della lotta ? Belgrado, 12 dicembre. II risultato di queste elezioni Jugoslave può essere riassunto cosi: Stojadinovic ha vinto contro la coalizione di dodici partiti e gruppi, meno ii croato; ha dimostrato che l'Unione radicale Jugoslava è un partito più che solido, che può aspirare a gettare le fondamenta d'un Regime; ha messo con le spalle al muro i suoi avversari che auspicavano una esperienza di fronte popolare; ha riaffermato infine la indissolubilità dello Stato. La parola alle cifre Appunto tutte le circoscrizioni elettorali, all'infuori di due, hanno votato a grande maggioranza la lista governativa: un milione e 500 mila voti contro seicentomila. Questo milione e mezzo di voti è stato dato ad un solo partito, cioè all'Unione radicale Jugoslava; i seicentomila sono stati dati a undici partiti e gruppi. Serbia, Bosnia, Slovenia, Macedonia, Montenegro, Voivodina, hanno dunque votato per l'unità integrale dello Stato Jugoslavo, hanno cioè approvato la formula di Stojadinovic: «Un Re, un Popolo, uno Stato; di fronte a queste grandi Provincie, si sono messi i croati delle circoscrizioni della Sava e del Litorale, che hanno votato in massa contro lo Stato unitario. Ecco le cifre: circoscrizione della Sava 529.712 per Macek, 111.483 per Stojadinovic; circoscrizione del Litorale (Dalmazia) 159.428 per Macek, 42.781 per Stojadinovic. Si capisce che la media generale della lista governativa è discesa sensibilmente: dall'ottanta per cento in otto circoscrizioni, è passata nel conto totale al 58,90. La ripartizione dei voti è questa: 1.636.519 alla lista di Stojadinovic; 1.336.823 al blocco delle opposizioni, dei quali circa 700 mila sono croati. In base al meccanismo della legge elettorale, la lista del Governo ha diritto a circa trecento seggi; all'opposizione verranno assegnati Invece solamente settanta seggi, dei quali quaranta ai soli croati. Come abbiamo detto più volte, in queste elezioni era in giubco la Costituzione jugoslava. Il senso della lotta consisteva appunto nel dilemma: la Costituzione è da ri tenere definitiva, oppure deve es aere stracciata e rifatta? I serbi e gli sloveni hanno risposto che la Costituzione è intangibile, i croati hanno detto invece che si tratta di un pezzo di carta dove essi non vogliono nemmeno leggere ed hanno proposto uno schema di Stato federale. Il dissenso si è esaurito con il voto elettorale, cioè con l'enunciazione del principi degli uni e degli altri, oppure ha incominciato appena a manifestarsi in una forma aperta che esclude una qualsiasi composizione pacifica e che prelude ad una lotta decisiva? E' quel che pi vedrà. Il dualismo Macek-Stojadinovic A sentir Macek, a sentir anche qualche serbo dell'opposizione, si potrebbe credere che il dissenso sia diventato conflitto e che sia perfino giunto alla sua fase acuta. Dice Macek: «I croati che mi hanno designato capo, dopo la morte di Stefano Radic, mi hanno riconfermato a grandissima maggioranza la fiducia; quindi io sono investito di pieni poteri. Io penso che la Costituzione jugoslava non tuteli sufficientemente i diritti del mio popolo, che menomi 11 suo prestigio, la sua storia unendosi con i serbi, 11 popolo croato non intendeva rinunciare alla sua figura, alla sua tradizione. Un inganno è stato compiuto Io voglio la Federazione, cioè la parità con 1 serbi, altrimenti saboterò lo Stato ». Stojadinovic e i serbi cosi rispondono: «Lo Stato è uno, non possiamo annullare venti anni di Storia statale e nazionale. Se voi croati siete fuori del Governo, la colpa è tutta vostra poiché non siamo noi che vi abbiamo respinti, ma siete voi che ne siete usciti. Noi siamo pronti a collaborare con voi, ma è inteso che la collaborazione non potrà uscire dal quadro dello Stato unico. Se voi attenterete allo Stato, noi reagì remo con la forza della legge ». Cosi, per cominciare, non è escluso che il Governo infirmi la validità delle elezioni nelle circo scrizioni croate dove appunto la legge non è stata rispettata. I par tiglanl di Macek hanno esercitato un tale terrore, che in moltissimi seggi elettorali essi poterono votare senza alcun controllo (si spie gano così, in sede ufficiosa, 1 risul tati totalitari di certi paesi dove nemmeno i funzionari governativi si sono potuti presentare al voto). E' per questo che i risultati ottenuti dalla lista di Macek non sono considerati reali e non lo so no anche perchè 1 partiti serbi che aderivano alla lista stessa avevano dichiarato di volere una collaborazione solamente tecnica cioè non Impegnativa per ciò che riguarda il principio federalista di Macek, ma diretta invece a rovesciare il Governo di Stojadinovic E, per continuare, non è escluso che se i deputati croati non si presenteranno al Parlamento per manifestare il proprio distacco dallo Stato, essi saranno considerati decaduti, arrestati e deferiti al Tri bunale per la difesa dello Stato come ribelli alle leggi statutarie. E se poi dovessero costituire una specie di Parlamento autonomo, come si fa dire da Zagabria, lo Stato interverrebbe immediatamente fino alle più estreme sanzioni. L'estremismo croato H dissenso scoppierà dunque in modo clamoroso? Macek non avendo conquistato la maggioranza, per tentare di varare il suo progetto di assemblea costituente' pasmononnè perpamischee levnistamchesorquebuorarsfoti, -dà la farPiùmahaperquspeGoglisigdete.il pocoseMaprquAlnedupeti di devoteacinMi cdocoapvetocrqufrstvetafalesczitrUfodfeapqncdvevezpsadzlmvpcdmmsdhs1ttggt1dtsrbtnqrrlgclfinlspcspgdldPmvanqbs a e a r a è . e o ; . e, a o el bi a ti a n d di è è ensi e fiipasserà come ha dichiarato al movimento di piazza? Si dice, ma non ci si crede nè da parte serba nè da parte croata; ma si pensa però, in vari ambienti, che una parte dei croati, la parte più estremista, abbandoni Macek nel caso che egli rinunci alla lotta aperta e agisca per suo conto facendo leva anche su quei gruppi comunistoldi di cui Zagabria è discretamente fornita e su quei gruppi che amano per professione 11 disordine. Non vi è dubbio che in questo caso il Governo avrebbe buon giuoco polche potrebbe attirare verso Belgrado, senza tanti sforzi, la parte più calma dei croati, -cioè la grande maggioranza che dà si il voto a Macek e desidera la Federazione, ma non intende fare la rivoluzione per ottenerla. Più di 150 mila croati del resto, malgrado il terrore macekiano, hanno votato per il Governo, cioè per lo Stato centralista. Non è questo un segno evidente di una speranza di conciliazione? Per una conciliazione appunto il Governo è prontissimo a' fare tutti gli sforzi. Il Presidente del Consiglio lo ha dichiarato nel corso della lotta elettorale ripetute volte. Ma chi dovrà cominciare? Non il Governo, che è fermo su una posizione precisa che gli è stata confidata or ora dalla massa dei serbi e degli sloveni, e nemmeno Macek che è anch'esso fermo sul principio federalistico sostenuto da quasi settecentomlla voti croati. Allora chi? Cosi stando le cose la situazione non è facile per nessuno dei due contendenti. C'è da credere però che la grande massa dei croati non avrà il coraggio nè la forza di scendere in piazza e che attenderà magari un'altra elezione per votare contro Belgrado. Intanto il tempo lavorerà, gli angoli troppo acuti si smusseranno, le più dure intelligenze si ammorbidiranno. Ma se tutto ciò non avverrà, se i croati in massa, o parzialmente, dovessero attaccare Belgrado, non con le schede, allora la situazione apparirà in tutta chiarezza. Il Governo cioè non compirà nessun atto che possa comunque turbare la crescita dello Stato e prowederà quindi con misure estreme a infrangere qualsiasi ribellione. Questo di Stojadinovic — si dice stasera a Belgrado — è un Governo che ha le qualità per diventare un Regime. SI appoggia infatti ad' un solo partito, 11 quale ha ottenuto la maggioranza schiacciante in tutte le circoscrizioni all' Infuori di due, che potrebbero essere considerate ribelli. Un Regime dai momento che è fondato, deve difendersi e si difenderà; ecco, noi ci difenderemo, difenderemo cioè lo Stato che si riassume in noi. Alfio Russo datigfiRteunfencsMntvnatmfnildedvhpafVlufensrrd

Persone citate: Stefano Radic