La Jugoslavia oggi deciderà sull'avvenire della sua costituzione di Alfio Russo

La Jugoslavia oggi deciderà sull'avvenire della sua costituzione La Jugoslavia oggi deciderà sull'avvenire della sua costituzione Due partiti in lizza : i serbi difensori dell'unità dello stato centralista, i croati-sloveni propugnatori del sistema federativo a i o » i i i a a e a l Belgrado, 10 dicembre. Domani dalle 7 alle 18 i cittadini jugoslavi eleggeranno i nuovi deputati della Scupcina; la lista che otterrà metà più uno dei voti avrà i tre quinti dei mandati; gli altri due quinti toccheranno invece all'altra o alle altre liste. Domani si voterà soltanto per due liste: quella di Stojadinovic univoca e compatta che presenta i candidati del partito dell'Unione radicale; e quella guidata dal croato Macech che raccoglie tutti i partiti e i gruppi di opposizione — dal partito croato dei contadini federalisti antiserbi al partito detto democratico di Davidovic e al partito nazionale di Pietro Zvikovic. Capolista è appunto Macech e i corifei sono il generale Zvikovic — l'uomo del colpo di Stato del 6 gennaio — Jeftic, Davidovic e Jovanovic tutti serbi, e i primi due specialmente nemici giurati di qualsiasi concessione ai croati. Tuttavia, essi si sono alleati col capo croato in base a un accordo che prevede la rescissione della costituzione dello Stato e la creazione di una federazione; ma poiché non hanno voluto accentuare politicamente la collaborazione con Macech i capi d"i partiti serbi hanno stabilito di cniamare tecnica questa collaborazione cioè conchiusa solamente per il tempo dell'episodio elettorale. Consolidamento o trasformazione ? Queste elezioni jugoslave non avrebbero grande importanza politica se non rappresentassero in certo modo una data che senza essere storica come molti vogliono dire, potrà stabilire l'inizio di una più o meno rapida evoluzione del problema statale della Jugoslavia. Se il partito dell'Unione radicale vincerà, porterà a maturazione la organizzazione dello Stato, cioè affronterà e risolverà la questione detta croata ritenendo che il paese gli avrà affidato con una certa larghezza questo mandato; se invece dovesse vincere il blocco delle opposizioni, il problema statale jugoslavo subirebbe un forte arresto, cioè rimetterebbe in discussione la costituzione stessa col progetto più o meno serio di una assemblea costituente dalla quale dovrebbe sorgere il nuovo Stato federale auspicato da Macech. C'è chi dice, però, che i partiti serbi i quali in questo momento combattono a fianco dei croati non dividerebbero in caso di vittoria l'entusiasmo e le speranze di Macech fino al punto da volere la costituente nazionale. Per questi partiti abituati lungamente al potere lo scopo invece chiaro è unico: ro vesciare Stojadinovic e assumere la direzione del governo. Sin dall'inizio della campagna elettorale il presidente Stojadinovic ha detto chiaramente che il partito dell'Unione radicale jugoslava scende in lizza col programma rigorosamente unitario: la questione croata sarà sì, risolta, ma solamente nel quadro dello Stato nazionale e nello spirito della dichiarazione di Nisc e della dichiarazione di Corfù. Nessuna costruzione è possibile al di là di questi che sono i pilastri della fondazione jugoslava. Tutti coloro che vorrebbero edificare su altro terreno sono considerati traditori dello Stato, negatori del principio nazionale della grande guerra, nemici della dinastia che rappresenta appunto il principio dell'unità nazionale dei serbi, dei croati e degli sloveni. Il concetto di Stojadinovic si riassume infatti in questi termini: un re - un popolo - uno stato, cioè si riassume nella più rigorosa formula dell'unità statale e nazionale. Macech, invece, difende il suo programma con la negazione della spontaneità delle dichiarazioni di Nisc e di Corfù e con la negazione della sincerità del voto del consiglio nazionale di Zagabria che il 1° dicembre 1918 proclamò l'unione dei croati e degli sloveni con i serbi. Appunto egli vuol dare un colpo di spugna piuttosto enorme sulla lavagna statale per scriverci su nuove cifre e nuovi nomi. Tutto ciò — dice il governo, dicono i serbi — è possibile? E come è possibile che uomini e partiti dell'antica Serbia possano seriamente affiancare l'azione di Macech che minaccia l'esistenza dello Stato f E come è possibile che il paese che ha superato durissime prove le quali gli danno il diritto di ritenere compiuta se non ancora per¬ ftbudmloonl'nbddlaggctpvseclmndsftdrhdrdvimPvegreecpgpnMqzqlcIvmandnlacSilspizbllCfnsan fetta la sua organizzazione si adatti a una situazione che annullerebbe venti anni di lavoro? Minacce croate Cosi stabilite le posizioni — da una parte il partito dell'Unione radicale jugoslava che pone alla cima del suo programma l'unità dello Stato e dall'altra il blocco delle opposizioni che mette in discussione questa unità —, è chiaro che l'esito della battaglia elettorale non debba dar luogo a nessun dubbio. Così dichiara il governo, così dichiarano i serbi della Serbia, della Bosnia, della Croazia, cioè la parte del paese che governa; e gli sloveni sono nella grande maggioranza dello stesso parere. I croati, invece, che nella lotta mettono tutto l'impegno, affermano e proclamano che la vittoria questa volta non gli mancherà e che essi scenderanno in forza a Belgrado e che infine se non dovessero vincere passerebbero all'azione rivoluzionaria sabotando sistematicamente lo Stato. Naturalmente, tutto ciò è detto nel furore della lotta: al momento decisivo, cioè al momento di passare dalle parole ai fatti, ognuno farà bene i propri conti. Ma è certo che in questi giorni i partigiani di Macech non si sono fatti pregare per battersi duramente; essi hanno instaurato in alcune regioni della Croazia e della Dalmazia il regno del terrore e sarà davvero difficile, se non impossibile ai governativi, di esprimere il loro voto in quelle regioni. Al contrario la massima libertà regna nelle altre Provincie jugoslave; il governo ha voluto che nessuna intimidazione e nessuna violenza turbino lo svolgimento della campagna elettorale. Stojadinovic ha promesso che egli tratterà con i croati dopo le elezioni; egli vuole che essi partecipino agli affari dello Stato in perfetta parità di diritti con tutti gli altri cittadini; ed è disposto, perciò, a prendere in considerazione e soddisfare le giuste richieste. Ma è il paese che gli deve dare questo mandato chiaramente, sen. za incertezze, senza dubbi. E' per questo che ciascuno dovrà votare liberamente dando al suo voto il carattere di un preciso mandato. In virtù di questo mandato il governo agirà, e porterà a compimento l'unità perfetta dello Stato accordando ai croati quelle autonomie che riterrà opportune senza danneggiare e tanto meno diminuire il prestigio dello Stato e della Nazione. La nomina del Conte Gaky ha avuto stassera il suggello ufficiale. Alfio Russo mcdaaadbczdgvasgNcdmtcoricssezsfccrsdvstvspogsrcsiì?apYvncrnlvrB

Persone citate: Jovanovic