SALVATA DALL'OMBRA

SALVATA DALL'OMBRA SALVATA DALL'OMBRA Si chiamava Maria, ma siccome le Marie eran molte, non so- vlo nel paese, ma anche nel pa-1 greutado, e poiché da bimba sembrava non dovesse crescer mai, tanto rimaneva piccina e minuta, avevano incominciato a chiamarla Maria la nana, poi, per far più presto, la Nana, anche quando era ormai donna fatta. Cresciuta non era poi molto e ingrossata nemmeno, ma nou appariva brutta e, a pensarci, talvolta, non si capiva, perchè passasse così inosservata e come mai gli anni trascorrevano seuza apportarle nessuna novità. Laboriosa, rapida, silenziosa, ella si rendeva assai utile nella casa del fratello maggiore ammogliato da tanti anni e con figli già alti come lui, ma nessuno si prendeva la pena di notare queste sue virtù. Sembrava che agli occhi di tutti quei familiari, ella non esistesse nemmeno, fosse un'ombra, come spesso accade a certe vecchie zitelle, che si richiudono in sè e sembrano vivere del riflesso degli altri, tanto che certuni, i parenti per i primi, le giudicano insensibili a tutto, senza capacità di godere uè di soffrire, oggetti, più che creature umane. La Nana aveva ormai trentacinque anni, ed era considerata da quella ragazzaglia turbolenta dei nipoti come una vecchia decrepita, quando s'ammalò. Era la prima volta, giacchè, pur con quella sua apparenza fragile', quel colorito pallido, aveva uua salute di ferro. Il medico, chiamato, venne. Era un giovane volonteroso e zelante, fresco di laurea, pieno di entusiasmo per la sua missione e d'aspetto amabile e distinto, tanto più attraente, in quanto che egli sembrava quasi inconsapevole di questo suo pregio, o così superiore da non farne caso. Venne ed esaminò coscienziosamente la Nana, mentre ella apri- mbtnsdedtafvoiltrldrlcosptdpfdmcvcsascrda va sbigottita i suoi occhi scuri e li volgeva in qua e in là, se- 1 guendo ogni suo fjesto, col rapi mento di chi crede di aver abbandonato il vecchio mondo e si trova portato in uno del tutto nuovo, che ha la bellezza di certi sogni i quali sono poi i segreti dei cuori sconosciuti. La febbre era alta, e in quel delirio ella dovette sentirsi, tutto ad un tratto, come una schiava liberata, abbandonata a una felicità che la faceva perfin bella. Nessuno a; veva mai visto brillare così i suoi occhi, nè il suo viso avere, tra il viluppo dei capelli sciolti, quella vivezza che non veniva soltanto dalla febbre, quel balenìo di riso, che rivelava una femminilità vibrante, ed era il riflesso dell'anima desta e beata. Quando, vinto il male, giunsero i languori e le stanchezze della convalescenza, le donne della casa, la cognata e le nipoti, più osservatrici e maliziose dei maschi, avevano perfettamente capito che la Nana si era follemente innamorata del giovane e bel dottore e avevano fatto di quella passione, a loro giudizio vergoosa e pazzesca, un oggetto di vertimento, di scherno e di beffe crudeli. Ella non se ne avvedeva ancora. Non potendo camminare, che le gambe erano ancora debolissime e il respiro breve, ella stava seduta per ore accanto alla finestra nell'attesa spasmodica del dottore, il quale adesso, passato ogni pericolo, veniva assai di rado. E col capo sul petto, sembrava che, pur invocando il rombo della motocicletta così disperatamente desiderato, ascoltasse intanto quel rodio interno che cresceva ad ogni minuto da far paura, quella doglia misteriosa, quasi fisica, che 6entiva in sè, come se avesse dentro una belva che mordeva e rimordeva il suo cuore, senza saziarsene mai. Una volta, la nipote più vec- a!' cdtspBnnlScrvsmsdeidqnuauscvsrsszelapstNstdg| vglC e - cliia che la spiava di continuo, disse forte, in modo che lei sentisse : — Scommetto che quella stupida darebbe qualunque cosa per tornare malata come prima. Bisognerà sorvegliarla, perchè non faccia sciocchezze. Ella trasalì, le parve che la nipote, con penetrazione diabolica, le avesse letto nel cervello. Sì, ella avrebbe dato qualunque cosa per tornare malata, in pericolo, e le sarebbe parso mille volte meglio morire sotto lo sguardo di lui, che vivere quella misera, sterile vita di pianta essiccata, senza aver fiorito. Poi la convalescenza finì, il dottore non venne più del tutto e la Nana riprese il suo lavoro in casa. Ma ormai, agli occhi di quelle donne, ella aveva perso la sua qualità di creatura silenziosa, innocua, inesistente, non era più un'ombra, era qualcuno, carico, ai loro occhi, di una colpa, di una follia che volevano farle espiare. E la perseguitavano a colpi di spillo, riducendola, talvolta a nascondersi ausante nel suo stambugio, con gli occhi sbarrati della preda inseguita. tffaateAnvzbsclesledaddi uvbpdd-iti jj > . vi .. 1 s, ' ....... . UAlla fine il fratello si accor- ì vse di quel trattamento e ue chie se spiegazioni alla moglie. — Sai — ella gli disse sprezzante — quella vecchia matta si era innamorata del dottorino e le ragazze se ne sono accorte. Chi avrebbe mai detto che avesse così poco giudizio !... Il marito arrossì, come se avesse ricevuto uno schiaffo, e, risentito e irato, voleva chiamare la Nana e farle una partaccia, ma si trattenne. Sentiva, ad un tratto, nei suoi riguardi una specie di rimorso. Ella era del suo sangue, ed egli non poteva essere. | verso di lei. severo come sua moglie, nè spietato come le figliuole. E poi forse la colpa era stia. Credeva di averla trattata come un padre, scio perchè l'aveva nu- tanvcpegcslpptnpnld trita e alloggiata, ma non aveva fatto nulla per sistemarla, per farle seguire la sua via, come le altre creature umane, come le altre sorelle, come avrebbero fatto le sue figliuole... Ora non faceva che pensarci, e meditare progetti su progetti. Alla fine la chiamò a sè. — Senti, Nana. Sposeresti Dionigi della Cascina Rossa f... E' vedovo, ma giovane ancora e senza figli, molte se ne contenterebbero. E' meglio che una donna sia sposata, anche se non lo fa con entusiasmo. La Nana chinò il capo. No, l'idea di sposare Dionigi non la entusiasmava, ma la vita, in casa, diventava sempre più difficile. Con Dionigi poteva anche andare d'accordo, e chissà, magari avere un bambino... Con Dionigi andò d'accordo, e di bimbi ne ebbe tre, tre gagliardi maschietti che passavano per i più belli del paese. Adesso era una donna forte, che tutti sentivano e vedevano, padrona di una bella cascina, e con un fare di persona importante. Ogni tanto, di rado, perchè la famiglia godeva perfetta salute, il dottore UC,H l'i II' I - Il .-.l.lll- , 1, UIJllUM ì veniva alla Cascina Kossa. Co tempo, era diventato grosso e più alla mano, aveva anche lui una nidiata di figliuoli e parlava con voce forte, da uomo avvezzo alla campagna. Anche solo quando passava sulla strada, la Nana, sei dera in un campo, si alzava a se-jbpsltlpSmlsgvcccPdemdqmsqcqpqgiure con lo sguardo la sua piccola automobile, con uua mano sulla fronte per ripararsi dal sole. Strano, sentiva ogni volta un palpito di gratitudine speciale per quell'uomo, una tenerezza trepida e segreta, come se riconoscesse che era stato lui, che prendendola per il polso, un giorno lontano, l'aveva tratta dall'ombra e condotta verso il suo destino. Carola Prosperi isslgcs

Persone citate: Carola Prosperi