Ultime notizie dall'infinito di Corrado Alvaro

Ultime notizie dall'infinito Ultime notizie dall'infinito II bollettino quotidiano del Sole - Quando gli astri sono uiui - morte e resurrezione degli astri ma la terra è bellissima - Risorge l'astrologia ■ L'unità della materia nell'Universo - Gli anelli degli alberi e i fenomeni solari - Le stelle nuoue, le nane e le giganti - nascita d'una stella ARCETR dib~™"™"—"""*—™"^~™~— j ARCETRI, dicembre. Gli astronomi, o come si dice oggi gli astrofisici, considerano tutti i giorni la faccia del Sole. Il Sole ha l'età di 50 milioni di anni, è una stella ancora giovane, una stella gialla, come lo definiscono gli astrofisici distinguendolo dalle stelle bianche che sono le giovanissime. In alcuni luoghi della terra, negli osservatori sui monti e sulle torri solari, un allievo astronomo ne segna il bollettino quotidiano. Separano ancora il Sole dalla vecchiaia altri novecentocinquanta milioni di anni, e allora diverrà una stella rossa, tra i mondi decrepiti del cielo. Se di lassù uno ci guardasse... Cosi l'altro giorno, sul colle di Arcetri, tra una nube e l'altra un allievo annunciava: « Il Sole oggi è bello pulito e senza quasi macchie, con poche fàcule. Nulla di speciale >. Appollaiato sulla scaletta del telescopio, l'allievo agita Botto la lente un foglio di carta dura su cui si riflette come una grossa bolla diafana la faccia del Sole: certi punti brillano sul disco come grani di riso, si confonderebbero con la scabrosità della carta se non si muovessero lentamente dileguando ai margini; e sono quelle che l'allievo chiama fàcule. Ma ci sono le macchie più scure e più chiare che fanno somigliare questa tenue immagine al riflesso d'una bolla di vetro, con le graniture, le macchie, i punti più o meno sottili di esso vetro. Siamo a una distanza grande 23.400 volte la misura del diametro del globo terrestre: questo pallido disco riflesso sul foglio di carta arde lassù ad almeno 6500 gradi di calore, è grande un milione e treccntomila volte la nostra terra. VI accadono fenomeni enormi di continuo, colonne incandescenti eruttano da esso, e raggiungono t centomila e i cinquecentomila chilometri: sono queste che, a tanta distanza, gli astronomi chiamano protuberanze, e hanno forma di aurore boreali, di mari in tempesta, di foreste squassate dal vento, di leggendarie piogge di fuoco. I un tratto il silenzio armonioso dei cieli si anima di tali apparenze come certe notti d'estate del lontano bagliore del fuochi d'artificio. E non è soltanto il nostro Sole, ma centinaia di migliaia di stelle fra cui il nostro Sole è ia stella più vicina a noi, e non la più grande. Attraverso queste continue esplosioni gli astri sono vivi e capaci di distribuire il calore, la luce, la vita. Il Sole, nei suoi continui sconvolgimenti, spande ogni anno un numero di calorie di cui, se vogliamo perderci in calcoli vertiginosi, dobbiamo rinunciare a pronunziare le trentaquattro cifre: 3 800 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000. In ognuno di questi zeri è contata la nostra vita, le piante, i fiori, le stagioni. Quando avrà finito, consumati i numeri, e la massa incandescente di vapori, di liquidi, di solidi, si sarà coperta d'una dura corteccia fredda, sarà morto, morto il nostro sistema e questa vecchia terra intelligente; il Sole si schiaccerà come un frutto fradicio; e poi nuove stelle, nuovi mondi, un nuovo sole con nuovi pianeti e nuove vite, daccapo. Una tale rinascita accade di continuo. Nel sistema di Andro meda, che è ottocento volte più grande di tutto il sistema solare, esplodono trentacinque stelle nuove ogni anno, e sono altrettanti astri come il nostro Sole. Nel nostro stesso sistema solare, si sono avute sei stelle nuove nei trentotto anni di questo secolo. E parliamo soltanto di quello che noi vediamo, tra i venti milioni di stelle che riusciamo a scorgere entro la distan za di soli 2100 anni di luce, e si sa che la luce viaggia alla velocità di trecentomila chilometri al secondo E tocca a ogni stella, a tutte le stelle, di esplodere-come stelle nuòve una volta ogni miliardo di anni, e quelle che noi vediamo, e quelle che navigano invisibili nell'infinito dei mondi. Ma come è chiaro e tepido il sole sul colle di Arcetri, come è buo no il sole. La vite è spoglia, Tuli vo è leggero con la sua trama sfol. tita ad arte, e vi stanno attaccate ancora le olive di color paonazzo quasi nere, e perfette come bacche di lauro. Quasi paonazze sono le ultime rose che fioriscono pel viale dell' Osservatorio. Lontani ci pressi si levano col fumo delle case mattutine; da poggio a poggio fattorie e castelli aprono nell'om bra cupa degli alberi 1 cortili e i giardini solatìi, e su tutto i rumori del carri, il colpo secco del potatore, i richiami dei galli, parla no della vita. Firenze sta senza una voce nella nebbia cerulea mentre sale dall'alto delle torri e dei campanili il suo passato, e ne trabocca. Che cos'è il passato ? Se dall'alto d'uno di questi astri la cui presenza per esser percepì ta da noi impiega cinquecento, mille e duemila anni luce, un essere vivente avesse inventato un appa recchio tanto potente da scorgere questa valle dell'Arno, non noi egli vedrebbe, ma la vita di cinquecento, mille e duemila anni fa, la FI renze di Michelangelo o di Giotto, o di San Cresci o di Re Latino Misteri del mondo. La luce che noi vediamo di questi astri, è quella di cinquecento e mille e duemila anni fa, e forse è già spenta alla sua sorgente come un torrente pieno nel suo corso ultimo, mentre la pioggia che lo alimentava sui mon ti è cessata. Nella vasta sala tiepida il prof. Giorgio Abetti, Direttore dell'Osservatorio, mi porge gli ultimi studll sullo stato del Celo compiuti nei quattro osservatori! dedicati al Sole in tutto il mondo, di cui questo di Arcetri è uno. Il prof. Abetti è un uomo sui cinquantun ni, svelto, magro, con un viso che sembra uscito da una discenden- zaseunladelail quliorleledteguzivvvg10sudscmstzisiddmpQAdgufaè ndcsadfufWpotsfntetoaggscmlidsAqsdmntostosndosMznmsc11dnmnnsfnlspchuzrnpmlne za di astronomi, con la loro testa secca e il viso assorto, mentre un'amabile cadenza del suo parlare rivela il veneto. Sul soffitto della sala si sente a tratti girare la cupola dell'osservatorio dietro il movimento del cielo come di qualcuno che cambi positura, e il lieve battito dell'apparecchio a orologeria che regola l'equatoriale puntato sul Sole. Stamani salendo la collina, avevo veduto uno degli allievi volgersi verso oriente, farsi schermo con la mano e guardare l'astro come si guarda un soggetto che si ha in osservazione. L'anima di un astronomo « li Sole ? > Il prof. Abetti mi va ammucchiando sul tavolo di lavoro appunti, fascicoli, opuscoli, volumi. Egli indossa un camice grigio che ricorda più l'operaio che 10 scienziato, mentre qualcuno dei suoi allievi, c'è anche una giovane donna, entra ed esce. « Come nasce la vocazione per l'astronomia ? » L'ho chiesto a uno di questi giovani. Nasce come la vocazione alla poesia, all'arte, alla musica: è uno dei fatti dello spirito del tutto disinteressati. E chi si dedica a questa disciplina, ha un muoversi pacato e raccolto, un parlare semplice e distaccato. Quando provo a chiedere al prof. Abetti qualcosa di lui, egli sorride, e dice: « Le glorie di fami glia », con un accento dove trema una semplice ironia. Le glorie di famiglia sono che il prof. Abetti è professole di Astrofisica all'Università di Firenze, è membro delle più celebrate Accademie an che straniere, prese parte alla spedizione Filippi all'Himalaia e al Caracorum per l'osservazione dei fenomeni solari del 1913-1914 fu Inviato dalla Fondazione Rockefeller all'Osservatorio del Monte Wilson nel 1930, e nel 1936 fece parte della spedizione per l'eclisse osservato in Siberia; è il costruttore della torre solare di Arcetri sullo stesso colle donde Galileo frugò primo il cielo con un can nocchiale, nel 1610. Dalle torri levate come giganteschi telescopi verso il cielo a pet to del quale esse non sembrano altro che giochi e costruzioni ingegnose .dei ragazzi su una spiaggia, da molti punti del mondo si scambiano messaggi strani. Tra le carte delle « glorie di famiglia » m'è capitato di leggere una cartolina illustrata dove, di qua e di là dal pinnacolo di San Pietro, uno scienziato si congratula col prof. Abetti del modo di risolvere un'equazione difficile senza far uso di simboli. Se chiedo al prof. Abetti dei suoi ricordi siberiani, egli rammenterà l'accampamento nella pianura rossastra, il cielo al momento dell'eclisse, le ombre volanti osservate durante il fenomeno, molto simili ai disegni del mare sulla spiaggia, e che un aiutante delineò con la matita sui teli da tenda dell'accampamento; erano le ombre delle variazioni dell'atmosfera interposta tra terra e sole. Ma il materiale di quell'osservazione non è ancora finito di dipanare e di studiare. Alcuni fenomeni del Sole si possono studiare soltanto quando la sua luce è occultata dalla luna; allora mostra 11 suo aspetto di disco nero circondato da un alone, e in questo alone gli astronomi osservano le famose protuberanze, cioè le eruzioni della materia solare, alte centinaia di chilometri. Sono appena settantanni che si studia l'attività solare e le sue influenze sulla terra, e in settantanni s'è anche tornati un poco all'astrologia. Il fenomeno che sta sconvolgendo le scienze, e che rappresenta un ritorno a certe antiche forme favolose e fantastiche, ha toccato anche l'astrofisica; in un congresso dedicato alle influenze patologiche del Sole sulla Terra, uno scienziato inglese ha sostenuto che dai fenomeni solari dipendono le perturbazioni degli animi, dei rapporti internazionali, e la pace e la guerra, le inquietudi ni le crisi e le rivoluzioni umane e perfino le trasmigrazioni più o msnilslvssfrnicdmdsmlppgcumerlcvvddmrrdisdcggmrbttmfqCvsgprrtcvdebvigssd a , e e a a e e meno frequenti degli uccelli e le stagioni di caccia, e i raccolti. Tornerebbero in onore il Barbanera e il Sesto Caio Baccelli? E che cos'è la scienza e dove comincia l'empirismo ? Un miracolo in una stanza Scienza è la mai stanca osservazione da queste torri e da queste cupole, carpire l'immagine del sole come una larva lunare su un foglio bianco o su uno schermo nero, senza stancarsi della monotonia dei giorni. Proprio stamattina il prof. Abetti faceva applicare da certi operai una nuova lente del diametro d'una trentina di centimetri alla sua torre solare. Io credevo che dalle torri gli astronomi stessero a guardare soltanto l'immensità brulicante di stelle nei cieli notturni, come si vede sulla copertina turchina degli almanacchi popolari. Ma per il Sole, si raccolgono alla base della torre, in una cella sotterranea, ben serrata da una porticina di metallo: qui, come in una stanzetta chiusa al sole estivo, filtra dall'alto un raggio rimbalzando sugli specchi, sulle lenti, scomponendosi su prismi di cristallo; e posandosi su una tavoletta nera, disegna uno spettro vivace, una lunga riga composta di minuti segni colorati. Ognuno di questi segni descrive un elemento di cui è composto l'astro. Si riesce a scomporre cosi anche il raggio delle stelle. Questo è veramente prodigioso del piccolo uomo affacciato sulla immensità, ed è questo uno dei risultati migliori dei settanta anni di studio dell'attività solare. L'incisione sullo schermo nero è lunga: vi si leggono ventiduemila righe, e dodicimila di esse sono di 1eplca1cddlnSfputglscqdgaztqzzctgzmhmEastcdnlv l n a a l i i a a e o e i o a o i l o a i i origine ' nota. Vale a dire che, ognuno degli elementi che compongono il Sole, fanno qui il loro se!gno di colore diverso. Si è stabiliIto che ben cinquantanove elementi che compongono il Sole si ritrovane- sulla Terra. Vi si riscontrano I tutti i metalli nobili meno l'oro, ma forse l'oro giace lassù a profondità da cui le radiazioni non possono arrivare fino a noi; e vi si trovano tutti i metalli alcalini meno il radio; manca il mercurio; è dubbio che vi sia stagno; ma l'idrogeno costituisce il 95 per cento dell'atmosfera solare; e c'è azoto, fosforo, antimonio, ossigeno, solfo. E vi si trova il ferro e il nichelio e il platino. L'elio, che fu osservato per la prima volta nel Sole, nel 1868, fu poi scoperto sulla Terra nel 1895. E c'è un gas, trovato nel Sole e che non si è ancora rinvenuto sulla Terra, che gli astrofisici si sono accordati a chiamare coronio. Uno scienziato segnalerà la presenza di ognuno di questi elementi indicando ciascuna delle righe colorate riflesse sullo spettroscopio: giallo, rosso, azzurro, viola, grigio. Non sapevo che l'aurora incide sullo spettroscopio una bella riga verde. Le misteriose influenze Intanto, questo ha permesso di stabilire che la composizione dell'universo è uniforme, che una stella distante migliaia di anni di luce da noi è composta della stessa materia del nostro mondo. Lassù questi elementi si trovano a temperature fantastiche, allo stato gassoso. Per riprodurre 1 gas di questi elementi quali si trovano nei nuclei stellari, gli scienziati sottopongono a una violenta scarica elettrica certi fili di metal 10 sino a farli evaporare, e questa evaporazione dà sullo spettrosco pio alcuni fra i segni dati dalla luce del sole. Si indaga la natura del Sole che è l'astro più vicino a noi per arrivare a capire le altre stelle. 11 Sole si rinnova e alimenta di continuo la nostra vita consuman dosi, disfacendosi e riformandosi di continuo, come accade a tutto l'universo stellare. Ogni undici anni, la superficie illuminante del Sole, che gli astronomi chiamano fotosfera, entra in un periodo di perturbazioni. Ora ci troviamo in uno di tali periodi. Dal nucleo centrale dell'astro sono eruttati dei gas che diventano liquidi e poi solidi raffreddandosi, e ricadendo sulla superficie dell'astro producono le macchie solari. Alcuni di questi corpuscoli si allontanano dalla superficie del Sole e, viaggiando con la velocità della luce, abbandonano il campo di gravita zione solare pervenendo in quello terrestre. Sono essi la causa di quelle che noi chiamiamo radiazioni ultraviolette, delle perturbazioni magnetiche e dei « fading » che spesso per quindici minuti interrompono le trasmissioni dei se gnall radio. Queste sono osservazioni degli anni 1930 e 1932 du rante i quali fu osservato un au mento considerevole delle onde herziane in coincidenza con la di minuzìone delle macchie solari. Ed ecco ancora un capitolo aperto all'indagine dei fenomeni astrali Un'osservazione delle più curiose, è quella fatta sugli anelli dei tronchi degli alberi che segnano, come è noto, il numero degli anni d'un albero. Questi anelli mostrano (e sono stati esaminati 250 mi la anelli in cinquemila alberi), una variazione in dipendenza del ciclo uEvdtamsrcaqalnsvdfiImcsvPendelid n i i a è e ™"—""*—™"^~™~— j lundecennale delle macchie solari, j rEd ecco un nuovo campo d'osser- vsppvLevazione: le reazioni della crescita tdegli alberi non dipendono soltanto dalla pioggia e dall'umidità atmosferica, ma pure da fenomeni molto complessi, ancora misteriosi, e di natura astrale: in questi rientrano, forse, tante opinioni dei contadini che noi siamo abituati a considerare pregiudizi, come quella che consiglia di piantare alberi soltanto nel tempo della luna crescente. Verrà forse il giorno in cui dai cicli e dai fenomeni solari saranno tratte leggi per la vita animale e vegetale; dalla mdSsnaez a oscurità dei secoli, 1 barlumi dei pregiudizi popolari risponderanno ai risultati della scienza. Al vecchio modo di dire « è nata una stella » di cui sono piene le parole dei profeti e dei pellegrini, dei guerrieri e dei poeti e degli innamorati, corrisponde una realtà. Il Gratton, dell'Osservatorio di Merate, ci ha detto come nasce una stella. Le prime fotografie d'una stella nuova sono assai deboli. Improvvisamente lo splendore di essa aumenta fino a diecimila volte lo splendore di prima, e in due giorni l'astro assume il colore violetto del massimo del— j la luce. Al telescopio, nel cielo , j rotante, si vede questa fiamma bsgnmvaecqndcngcE- viola che percorre lo spazio ver-! stringe come un cuore, batte e]pulsa: e quello che sembra un palpito dell'infinito è quel che ?i pvede d'una colossale esplosione, pLa superficie dell'astro si dilata: I esso è per poco l'oggetto più lu-' a tiginosamente, s à i i i i e e a i a a minoso che si scorga nel cielo, diec:mila volte più luminoso del Sole; e irradia un'energia che basterebbe a mantenere la radiazione solare per qualche migliaio di anni. Si tratta di una subitanea esplosione, d'una immane liberazione di energia, fino a quando in ddgr breve declina, da violetta al massimo della luce, la stella diventa gialla al minimo, e a mano a mano che è meno calda il suo diametro aumenta di due o trecento dzufiarevolte il suo valore primitivo. E'i svancora travagliata da colossalijnesplosioni che precipitano verso il l ucentro dell'astro, grande almeno | dquanto il nostro sole. In due gior-[ pni, o poco più, ne diminuisce il;cdiametro, e la stella rientra nella categoria assegnata dagli astronomi che hanno diviso le stelle in zdsgiganti e supergiganti, nane pie-'qcole e nane bianche. Questa è la storia di tutte le stelle, di tutti gli castri. E anche del nostro Sola | pEsploso come stella nuova cin-'S! °luan.ta milioni di anni fa, ha da-, tvanti a sè altri 950 milioni di an ]ni- B Passeranno anche questi, Spesso l'astronomia dà l'Ini pressione di trovarsi coi piedi ap pesi ciondoloni in un abisso, pie I eolissimi punti del creato, e nep ' pure un punto, ma però vita e cuore e intelligenza. Dietro a uno di questi cannocchiali giganteschi, sembra di capovolgersi, di scivolare nell'infinito spazio siderale, dove gli astri spenti mostrano il loro vecchio viso rugoso di pagnotta, e i grandi astri vivi corrono pel cielo girante su cardini qdtl'scotegcublu d'oro, con le loro luci violacee azzurre e rosate, messaggere di fiamma, e diventano astri fra gli astri. Piccoli ma grandi nel cuore, abbiamo in noi la vita che si i svolge sulla faccia di questo niajneta tra le acque e gli alberi. E l uscendo da una di queste torri | donde si scruta il mistero, si ca[ pisce come è prodigioso l'uomo ;che levatosi su due gambe ha ai- zato gli occhi al cielo strappandone i veli misteriosi da secolo a secolo, con una pazienza lunga 'quanto la vita delle stelle, Mentre scendo pel colle di Ar cetri, vedo laggiù una delle citta | più mirabili che abbia messo in'Sieme l'ingegno umano; e non , tanto dell'infinito mi stupisco, quanto di quel finito, di quell'ordine e di quella forma; e del contadino che pota ti suo albero per l'anno prossimo, e del muratore sull'impalcatura che lavora alle case degli anni; di questo talento ordinatore che ha ristretto gli attimi vertiginosi in ore e in giorni e in anni, rendendo il tempo grande, e pari a lui la natura di cui narra le meraviglie come gli usignoli che cantando il canto del boschi li animano di sè, e senza di lui nulla sarebbe, se non il caos. Corrado Alvaro L'eqtiatoriale dell'Osservatorio di astrofisica di Arcetri

Luoghi citati: Arcetri, Firenze, Merate, Siberia