Stojadinovic trionfatore delle elezioni legislative di Alfio Russo

Stojadinovic trionfatore delle elezioni legislative Stojadinovic trionfatore delle elezioni legislative Enorme maggioranza in Serbia, nella Bosnia Erze govina e nella Slovenia - Macek, battuto in tutto il resto del regno, mantiene le posizioni in Croazia Belgrado, 12 dicembre. Per tutta la giornata di ieri, quasi ad ogni ora, il telegrafo ha ingombrato di numeri i tavoli del Ministero dell'Interno: a mezzogiorno le segnalazioni dalle pròcincie davano come certa e considerevole la vittoria della lista governativa che in alcune regioni, specialmente della Serbia e del Montenegro, otteneva una votazione plebiscitaria. La sconfitta delle opposizioni Nel pomeriggio si aveva notizia della sconfitta clamorosa del capi dei partiti serbi che hanno fatto alleanza con 11 croato Macek: cosi il telegrafo annunciava Che il generale Pietro Zivcovic e Jeftic non avevano nemmeno raccolto,! voti necessari per entrare in Parlamento. In Slovenia tutti i ventinove mandati della circoscrizione venivano attribuiti alla lista di Stojadinovic. Kramer, il capo dell'opposizione slovena, figurava battuto a distanza. A Negotin, città del generale Zivcovic, la lista governativa passava in testa per varie migliaia di voti. A Belgrado i candidati dell'Unione radicale jugoslava distanziavano gli avversari per diecine di migliaia di voti; nel suo collegio montenegrino, Stojadinovic era eletto all'unanimità. Koroscez, ministro degli Interni, era capolista assoluto con il novanta per cento dei voti nella sua circoscrizione slovena, e cosi Spaho con minore percentuale nella sua circoscrizione bosniaca. Macek, invece, trionfava in Croazia, specialmente a Zagabria ove otteneva Il novanta per cento dei voti. Calma e ordine in ogni provincia dell'antica Serbia, della Voivodina, della Bosnia, del Montenegro; calma anche in Croazia e nel Litorale, ma imposta dalle squadre estremiste croate che hanno diffuso un po' di terrore allontanando dai seggi elettorali gli amici del Governo che, scossi e intimoriti, non hanno avuto la forza di reagire alla imposizione. Questo è stato il quadro della giornata fino al momento della chiusura dei seggi. Come sapete le liste in presenza erano due: quella del Governo, capeggiata dal Presidente Stojadinovic, e quella del blocco delle opposizioni con Macek in testa, che comprendeva i croati e i partiti serbi dell'opposizione riunita. Un'altra lista di minima importanza era capeggiata da Liotic, arrestato da qualche tempo per attività sovversiva. I candidati della lista governativa erano 746 dei quali 5D5 appartenenti all'Unione radicale jugoslava, cioè al partito di Stojadinovic, 104 al partito popolare jugoslavo che recentemente s'è accordato con la Unione radicale, 37 al partito agrario di Voja Georgevic; il resto dei candidati non era iscritto a nessun partito. Giornata tranquilla Come si vede il blocco governativo è abbastanza omogeneo attingendo la massima parte delle candidature al partito dell'Unione radicale jugoslava. La lista di opposizione invece, ha presentato più di mille candidati ed ha raccolto l'adesione dì molteplici partiti vari di idee e di programmi. Il gruppo più forte dei candidati è macekiano, cioè croato, seguito dai partigiani di Zivcovic, di Jeftic, di Davidovic, da Jovanovic, cioè dai partiti nazionale jugoslavo, democratico, agrario, dai gruppi e sottogruppi socialisteggiantl e comunistoidi. I deputati da eleggere sono 371. I candidati sono stati invece più di duemila, compresi quelli della lista di Liotic; si è avuta quindi una media di sei candidati per ciascun seggio. La giornata dunque è trascorsa tranquilla. I seggi elettorali so-1 no stati aperti alle 7; l'affluenza) degli elettori è stata notevole fin dal primo momento. Ogni due ore nei caffè di Belgrado sono stati affissi i comunicati con il numero di voti di ciascuna lista. I caffè erano affollati e poiché la legge prevede che nei giorni di elezioni non è permessa la vendita di bevande alcooliche, si è escogitato un piccolo trucco. Invece che nei bicchierini, i liquori sono stati serviti in tazze da caffè. Gli agenti di polizia, naturalmente, si sono astenuti dal guardare dentro le tazze. Del resto il freddo è stato intenso ed anche per ciò la polizia ha chiuso un occhio. La radio da parte sua ha comunicato i risultati via via che li aveva, sicché si può dire che gli elettori sono stati informati ogni momento dell'andamento della votazione. Il computo è facile poiché il voto è aperto: ogni elettore cioè si presenta dinanzi al presidente del seggio e dopo aver esi bito i documenti di rito dice ad alta voce la lista ed il nome del candidato per cui vota. Cosi rappresentanti dei partiti possono agevolmente tirare le somme. A mezzogiórno la Radio ha diffuso un proclama rivòlto ai partigiani di Zivcovic e di Jeftic, in cui era detto che i candidati dell'opposizione erano già battuti dai risultati e che quindi a partire da quel momento i voti dei serbi avrebbero giovato soltanto a Macek cioè a colui che vuol dividere il Regno jugoslavo. Effettivamente nelle ultime ore, in presenza della disfatta dei partiti serbi di opposizione, molti elettori hanno dato il voto alla lista di Stojadinovic non volendo che Macek ottenesse suffragi che in verità non erano destinati a lui, bensì ai capi dei partiti serbi. Stojadinovic vota Il Presidente Stojadinovic ha votato alle 11,30. Al suo arrivo al seggio elettorale egli è stato lungamente acclamato. Pregato dai giornalisti, il Presidente, che aveva preso nota dei risultati nel seggio dove votava, ha fatto una breve dichiarazione. Egli ha detto che il buon giorno si vede dal mattino. « Noi otterremo oggi una grande vittoria ». La vittoria, infatti, è stata grande. Come abbiamo detto !n principio molte regioni hanno votato compatta la lista di Stojadinovic. Via via che scriviamo giungono i risultati, che saranno completi solamente oggi poiché moltissimi villaggi non hanno né telegrafo né telefono. Nella circoscrizione di Belgrado si calcola che l'ottanta per cento del voti espressi, sia toccato alla lista dell'Unione radicale jugoslava; a Pancevo, come a Subotiza e a Maribor, le minoranze tedesca e magiara hanno votato per il Governo; nella Sciumadìa, cioè nel cuore della vecchia Serbia, il Governo ha ottenuto una vittoria più che brillante; nella Serbia meridionale, cioè in Macedonia, si calcola che il novanta per cento dei voti sia andato alla lista di Stojadinovic. Insieme a Zivcovic e a Jeftic è caduto pure Davidovic che è il capo del partito democratico serbo. Altra vittima illustre della giornata elettorale è Koic, uno dei capi del partito nazionale jugoslavo. Sebbene manchino 1 risultati di vari collagi, si presume che il settantacinque per cento degli elettori abbia votato. Del voti espressi, il settanta per cento sarebbe toccato al Governo; il resto alla opposizione. Coel più di trecento mandati sono assegnati alla Usta di Stojadinovic e sessanta o settanta alla lista di Macek. I croati eletti saranno fra trenta e qua ranta. Fra 1 voti notevoli a favore del Governo si contano quelli dei vescovi di Lubiana e di Marlbor. In serata, alle 22, il Presidente Stojadinovic ha pronunciato alla radio brevi parole di ringrazia mento al popolo jugoslavo che ha approvato cosi entusiasticamente la sua politica. Il significato della vittoria Come abbiamo detto l'altra sera, l'importanza di queste elezioni jugoslave risultava dalla chiara antitesi fra le due liste in lizza. La prima, quella di Stojadinovic, proclamava l'intangibilità della Jugoslavia riassunta nella formula: un Re, un Popolo, uno Stato; l'altra, quella di Macek, pretendeva che questa intangibilità non fosse raccomandabile e che si dovesse invece eleggere una costituente nazionale la quale avrebbe dovuto dar vita ad uno Stato federale. Soltanto in questa maniera, secondo Macek, il problema croato avrebbe potuto essere risolto. Come sapete, Macek trovò partigiani anche in Serbia: cosi il partito nazionale di Zivcovic e di Jeftic, fondato al tempo del colpo di Stato di Re Alessandro, 11 partito democratico di Davidovic, ed il partito agrario di Jovanovic, senza dire di altri gruppi e gruppetti ricchi di capitani e scarsi di soldati, si allearono con Macek. In realtà l'alleanza era detta tecnica, cioè limitata all'episodio della lotta elettorale. Ma che cosa sarebbe accaduto se la lista d'opposizione avesse trionfato? Quale periodo di sommovimenti avrebbe attraversato la Jugoslavia? Tutti i cittadini di sentimento jugoslavo si sono rifiutati di votare un blocco vario che, vincitore, avrebbe portato il disordine nel Paese. Macek, è vero, ha ottenuto la dltmnlqsmndaAd, . maggioranza del suffragi nella jsua Croazia; ma quali saranno ora le ripercussioni della sconfit- ; ta cosi clamorosa del blocco che^egli capeggiava? Intanto si può dire che il predominio macekiano | in Croazia non è cosi assoluto come 11 capo croato aveva proclamato. Il Governo ha ottenuto una percentuale di voti che. per quanto pìccola, mostra che il movimento verso Belgrado accentua il ritmo. D'altra parte le fazioni estremiste del partito di Macek che vorrebbero passare all'azione violenta, vorranno approfittare dell'occasione favorevole per sbarazzarsi di Macek sconfitto. Ma che farà la maggioranza dei croati, cioè la massa che non ha deciso ancora la totale adesione a Belgrado, ma che egualmente non vuole aderire ad un movimento di forza? Non vi è dubbio che 11 Governo avrà buon giuoco per risolvere la ventennale questione croata agendo appunto su questa massa considerevole con la modifica per esempio del regime amministrativo, cioè con uria formula di autonomia provinciale che, senza intaccare il principio dell'unità indissolubile d»l'n S/fto, soddisfi in qualche modo le ambizioni e l'amor proprio dei croati. Alfio Russo

Persone citate: Coel, Georgevic, Jovanovic, Pietro Zivcovic, Re Alessandro