DANTE E MUSSOLINI nel pensiero di Demetrio Merelkowsky

DANTE E MUSSOLINI nel pensiero di Demetrio Merelkowsky DANTE E MUSSOLINI nel pensiero di Demetrio Merelkowsky // nuovo libro dello scrittore russo sul nostro grande Poeta e un colloquio col Duce o e o n ù o n e o i i l a i usi e o o nn e n o Nella prefazione al suo nuovo libro su Dante, che, tradotto da Rinaldo Kufferle, è pubblicato in questi giorni dall'editore Zanichelli, Dome trio McrejkowBky si domanda se il Poeta sia vivo o morto per noi. Nella « Divina Commedia » — egli dice — Dante non solo contempia, ma opera; fine supremo della vita è pei lui l'azione che trasforma le ani me, che crea-nuovi mondi. Non è dunque soltanto da un punto di vista estetico-letteiarìo che dobbiamo considerare la sua fortuna, ma da un punto di visto rigorosamente morale. La grandezza, la gloria di Dante possono esser dette presenti, attuali, in quanto sempre risorgo-iro, nella nostra coscienza, come imperativa esigenza di vita. Sente il mondo d'oegi questa forza attiva della poesia dantesca? riconosce nel sacro libro l'universalità di un sommo a-mmae-tramento religioso e civile? Merejkowsky pensa che vi è Uno. oggi, che intende appieno il dominio che lo spirito dantesco vuole esercitare sulla realtà. Uno che ha tratto la realtà italiana al più alo ordine della giustizia, della potenza, dell'umanità. Per gentile concessione della Casa Editrice pubblichiamo il bra-no in cui si parla di Mussolini e di Dante. Sembra che un solo uomo al mondo, Mussolini, presagisca li importanza mondiale di Dante Ho avuto quest'impressione fin dal nostro primo colloquio, un paio di anni or sono, quando ini ziavo la preparazione del mio libro su Dante. Poi, in questa pri mavera, ho visto di nuovo Mussolini, ed Egli, dopo il colloquio, mi ha autorizzato a sottoporGli, per iscritto alcune domande su Dante, « non troppe nè troppo difficili », com'Egh mi ha detto, per commiato, con quell'affasci nante semplice sorriso che stabi lisce come per -prodigio l'egua glianza tra Lui e l'interlocutore qualunque esso sia. Dopo una diecina di giorni Gli inviai i quesiti che cercai di for mutare attraverso Dante, facen doli precedere da alcune righe esplicative che qui in parte ripro duco « Sono venuto in Italia per studiare Dante secondo le testimonianze storiche ; credo che la migliore di tutte, la più autentica e la più vivente, siate Voi stesso. « Ho passato tutta la mia vita con Dante », avete detto un giorno. Quest'unione di vita con Dante si concreta nella Vostra opera. « Io non voglio la contemplazione, ma l'azione. Rimuovere i viventi in questa vita dallo stato di miseria e condurli ad uno stato di felicità: ecco lo scopo di tutto quel che faccio », ha detto Dante. La sua azione non riuscì; Voi l'avete intrapresa di nuovo. t Tra Voi e Dante esiste una armonia prestabilita. I vostri due esseri sono originariamente affini, complementari l'uno dell'altro. Dante nella contemplazione in speculando, ci fa comprendere Mussolini; Mussolini nell'azione. in- operatalo, ci farà comprende re Dante ». Seguivano i tre quesiti. Il primo, di ordine sociale, trattava del < comunismo divino » (il e Paradiso Serafico » della prima comunità dei Frati Minori) e come sua estrema antitesi, del t comunismo diabolico » dei nostri giorni, l'incarnazione più ripugnante della Cupidigia o Lu pa dantesca. Essendo questo contagio, per sua natura, internazionale, universale, sarebbe pos sibile preservarne un solo paese fondando un paradiso nazionale, « un nobile castello sette volte cerchiato d'alte mura »? Il secondo quesito era di ordine politico: lo stato definitivo desiderabile e possibile dell'urna nità, è la guerra o la pace eterna Dante, credente com'è nella vo cazione messianica dell'Italia non pensa forse che la pace ro mana, Pax Grntitim, non possa essere realizzata nell'ordine na zionale, ma soltanto in quello universale ? Infine, il terzo ed ultimo que sito trattava del grande proble ma religioso, essenziale per Dan te: l'antinomia tra la Chiesa e 1 Stato, tra « la Croce e l'Aqtii la », secondo il simbolismo dau tesco. Che cosa mi ha risposto Mus solini ? lesatopemqEspsobvdptpbsospèBascmmtpitdimdqvqndAmcFv«vdcsc a n n a a i o , e a e e . e a l ) , ei ù u nas e e, te io a a o a o sa a lo e e n 1 ii u us Ricordo che anche preparando le mie domande sentivo confusamente che non Gli sarebbe stato facile rispondere ad esse ; e non perchè fossero « troppo difficili », ma perchè non si riferiscono a quell'ordine dell'essere in cui Egli opera. Mussolini mi ha tuttavia risposto, ma in modo tale che non so nemmeno se si possa e si debba riferirlo. Comunque, mi proverò: per quello che vorrei dire di Dante, la Sua risposta è troppo significativa perchè io possa tacerla affatto. Se è vero che, in generale, le parole dell'uomo sono inseparabili da lui*stesso e che non si possono pienamente comprendere senza sapere chi le abbia dette, per un uomo come Mussolini ciò è più vero che per qualsiasi altro. Bisogna aver presente questo per apprezzare la Sua risposta come si conviene. Bisogna anche tener conto di quello che, probabilmente, non ho provato io solo, ma che, più o meno, provano tutti quelli che Lo v§dono da vicino per la prima volta, e che è quasi impossibile esprimere a parole, tanto differisce questo sentimento da. quelli che di solito un uomo ispira a un altro. Non è paura, ma un senso confuso d'inquietudine, di peso inesplicabile, di quello sgomento che si può provare nell'avvicinarsi a cosa alla quale non ci si dovrebbe avvicinare e nel gettare lo sguardo là dove non si dovrebbe guardare. A indagare a fondo questo sentimento, forse si rivelerebbe qualcosa di simile a quello che prova Faust, quando gli compare davanti lo Spirito della Terra: « Ahimè ! Non reggo alla tua vista! ». Ma questa prima impressione di fronte a Mussolini, — un principio di sgomento soprannatura' davanti allo Spirito della Ter, — è stato in me solo momentaneo, e gli è subentrata una crescente meraviglia anzi, tre successive meraviglie. La prima meraviglia l'ho provata nello scoprireche « Egli è semplice ». come ogni cosa primordiale, come la terra, l'acqua, l'aria, il fuoco, come la vita e la morte. La seconda <s più meravigliosa scoperta è stata questa : « Egli è buono » e vuol far del bene a tutti quelli che ne hanno bisogno, e in particolar modo a colui che ora si troll, in Sua presenza. Egli mi è prossimo ed affine, anzi di più, è come un fratello incontrato per caso e riconosciuto in terra stranièra, dopo un lungo distacco. La terza meraviglia e stata la più grande ; ma ne dirò più tardi, dopo che avrò cercato di riferire coni'Egli mi ha risposto. Sporse la mascella interiora (proprio come Dante, pensai, o ricordai le parole del Boccaccio : Le mascelle grandi e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato ». In questi due volti, opposti persino nella struttura geometrica, — stretto ed aguzzo quello di Dante, dove tutto è verticale, in profondità e in altezza, verso gli abissi, e i vertici 'nfecondi della terra; tondo e argo quello di Mussolini, dove tutto è orizzontale, in larghezza e in lontananza, lungo le pianure fertili della terra, — in questi.due volti opposti il tratto della mascella inferiore sporta in avanti, segno di volontà indomabile, è comune) ; aperse gli occhi grandi grandi (come quelli di •ante, pensai, e di nuovo ricordai le parole del Boccaccio: « aveva gli occhi grossi » ; e anche questo tratto degli occhi aperti su tutto, segno di chiaroveggenza, è comune in questi due volti opposti. Chi abbia visto questi occhi, e colui che ne sia stato fissato, ricevendone gioia o sgomento non li dimenticherà mai); e con una voce in apparenza sommessa come se venisse da lontano, ma che, in realtà, riempiva di sè, sonora, tutta l'immensa, vuota sala di Palazzo Venezia, proferì: - lo non posso rispondere nulla alle vostre domande. E tacque, voltandosi come ss il nostro colloquio fosse finito, e io potessi andarmene. Per non andarmene io chiesi : — Perchè non potete? — Perchè non tocca a me rispondere alle domande di Dante. « Ha compreso l'essenziale elio le domande non sono mie, ma di Dante », pensai con gioia, e sentii che, qualunque fosse l'esito di quel colloquio, io avevo fatto profitto e saputo intorno a Dante qualcosa che non avrei potuto sapere altrimenti. E quando sotto le volte sonore di quell'enorme vuota sala del palazzo antico, quasi coevo di Dante, fu spenta l'ultima risonanza della voce che mi parlava, e si stabilì un silenzio quale s'incontra solo in un piano deserto, nel folto di un bosco o sulle cime dei monti, a un tratto mi parve che fra noi fosse presente il Terzo e mi guardasse da quegli occhi fissi su di me e mi parlasse con quella voce cupa che pareva scaturire da profondità sotterranee. — So chi è Lui, e chi sono io. Là dov'Egli parla, io taccio, « Dante e Mussolini ■ : qualcuno recentemente avrebbe voluto tenere qui, a Roma, una conferenza con questo titolo ; ma io non l'ho permesso, perchè non voglio esser ridicolo. Si può forse paragonare Dante a me? Parlare dell'uno accanto all'altro?... Non finì la frase, tacque di nuovo, e stavolta sembrò che nessuno al mondo potesse smuoverLo da quel proposito di silenzio. Mi balenò il pensiero che, pur potendo, Egli non volesse rispondere ; ma, guardando meglio in quegli occhi fissi su di me, vidi indubbiamente — come se avessi guardato nella mia propria anima. — ch'Egli aveva detto la verità; e che,, non rispondendo alle mie domande, Egli aveva ri-

Luoghi citati: Dante, Italia, Roma, Venezia