A colloquio con Tatiana Tolstoi di Corrado Alvaro

A colloquio con Tatiana Tolstoi Frammenti di una vita lontana A colloquio con Tatiana Tolstoi ... nel francese di casa Tolstoi che fa tornare alla mente quello di certi dialoghi di " Guerra e pace „. E appare la figura del grande uecchio, nero come la pece, con la barba di neue nel paesaggio neuoso... e i o à . a o . ff a i n . i r a a i l a o n n e a e Una diecina di anni fa comparvero in certi ambienti di Roma due donne, una giovanissima e l'altra già sugli anni, di quelle che fermano l'attenzione per qualcosa di singolare che portano con sè e che è segno d'una discendenza, di un privilegio naturale, d'aver vissuto nell'orbita della gloria e della grandezza. Anche tra una folla d'invitati era difficile non accorgersi di loro; il viso della signora dava l'impressione di averlo veduto chissà dove, era bianchissimo sotto i capelli candidi, e vi staccavano gli occhi metallici e pronti, occhi giovani, occhi di falco. Poiché si sentiva subito volare il nome di Tolstoi, ci si rimproverava di non aver riconosciuto prima, nel viso della signora, lo stampo di casa Tolstoi. La rassomiglianza, e nello stèsso tempo la traduzione di quella fisionomia in una forma gentile, davano un malizioso piacere. La casa di Mosca La signora era la figlia Tatiana di Leone Tolstoi, e la ragazza era la nipote del gran vecchio. La loro presenza faceva subito ambiente: lontananza, tempo che torna, storia che si ricorda. Qualche anno dopo, chi scrive queste righe ebbe occasione di visitare la casa di Tolstoi a Mosca. Era una costruzione di legno, vasta, presso un giardino, trasformata in museo. Al pianterreno alto e spazioso, dove erano le stanze di soggiorno e l'appartamento della padrona di casa e dei figli, tutto era stato ordinato come al momento d'un'ora familiare interrotta e dileguata; nella sala da pranzò la tavola è apparecchiata, su ogni piatto disposto all'ingiro è il nome di chi occupava il posto. Quello di Tatiana Tolstoi era il primo a sinistra del padre. (Quando tomai a Roma, dissi a e I Tatjana Tolstoi di _aver_ veduto aee. oe ri a se n an na iti à ore lo al de re la n re. a ro vo er ea, si gli ve snò el ole ao, ron le ca elfirtì pmtò nti e e to tte ce ue per ne quel posto. Cosi divenni quasi di casa). Per una scala di legno si sale al piano superiore che è più basso. In fondo al corridoio si trova la stanza di lavoro di Leone Tolstoi. All'angolo presso la porta di questo studio si vede il deschetto su cui Tolstoi lavorava, come prese l'abitudine verso il 1880, a fare il calzolaio. Aveva smesso allora di fumare (creando anche su questo una sua catastrofica morale), e sentendosi le mani vuote, le dedicò nel momenti liberi a fare scarpe. Il signor Sukotlne, che era il marito di Tatiana, gliene ordinò subito un paio, certo per fargli piacere: Tolstoi era fiero di saper martellare 1 chiodi delle suole senza romperli, scommetteva volen tieri coi suoi amici, e vinceva: da va un rublo per ogni chiodo che l'ospite fosse riuscito a ribadire senza romperlo, e riceveva venti centesimi per ognuno che lui stes so non rompesse; era anche con tento di aver adattato a quest'o pera le sue mani abituate a un solo lavoro. Sul deschetto si vedono ancora due scarpe fatte da lui, che portano sulla suola l'iscrizione che egli era solito farvi a penna: Opus 15, Opus 16. Se non mi inganna la memoria, quelle scarpe erano della forma di certe calzature dei contadini, ma con una certa pretesa di eleganza. I La soglia dello studio è sbarrata da un cordone, e di là si vede la scrivania limitata al lati e in fondo da una ringhierina su cui sono posate per dritto certe lettere gonfie e sigillate. La scrivania è rivolta verso la finestra che dà sul giardino dove si trova un baracchino di legno, altro luogo di lavoro di Leone Tolstoi. A destra del tavolo, lungo la parete, c'è uno di quei divani gonfi e profondi, foderati di pelle nera, propri della borghesia russa, abitudinario, lustro e qua e là consunto. E dappertutto è il senso intimo caldo e vivo delle case di legno, e una pace che la sonorità del legno rende più assorta. Tanti aspetti della vecchia vita a Mosca sembrano ri trovati dopo un disastro simile a quello di Pompei. E questo della casa di Tolstoi fra gli altri. Tornato a Roma, e presa a frequentare la contessa Tatiana Tolstoi, ella mi mostrò una fotografia in cui si vede la stessa sala da pranzo della casa di Mosca, solo che non è più deserta, non più ccmPcsppotlsmTTsdt a e e a a a a , ù col piatti vuoti e polverosi d'un convito cui nessuno si presenterà, ma animata e gaia nel giorno di Pasqua; nel mezzo è il bianco dolce pasquale a piramide listato agli spigoli, Leone Tolstoi è al suo posto, sul lato sinistro, subito dopo quello del capotavola che era occupato dalla moglie, e tutta attorno una folla di invitati, nell'abito, mi pare, del 1895. Oggi è storia, ieri era vita quotidiana. Tolstoi è diventato un monumento, quell'abitazione un museo. Tra le altre cose, riferii a Tatiana Tolstoi che nella sala d'ingresso della sua casa di Mosca, sono disposte le statistiche dei guadagni del conte Leone Tolstoi fatti con la sua opera letteraria, il manoscritto di « Resurrezione », i ritratti degli amici che frequentavano la casa, che come si sa furono legioni: sono centinaia di piccoli ritratti in grandi quadri, con le barbe, le chiome, il piglio ribelle dell'epoca. Ci fu perfino una colonia di tolstoiani emigrata nel Canada dove rimase e dove la vide Certkoff, U noto amico di Tolstoi: erano cinquemila esiliati perchè professavano le teorie atee e pacifiste predicate allora dal loro maestro. Perchè nella vita di Tolstoi si specchia, come in un panorama vasto quanto fu vasta la sua vita dal 1828 al 1910, l'Inquietudine sociale russa dal tempo del pacifico Alessandro III, e rappresentò In germe quello che venne poi, con le sue contraddizioni, i suoi ritorni e il suo fondamentale anarchismo: la rivolta e la non resisten za al male, l'ateismo e il misticismo cooperativistico ed evangelico, il pacifismo e l'esaltazione del genio russo della resistenza provvidenziale fatale e invincibile come egli la raffigurò nel personaggio del generale Kutusoff, lo slavismo e l'internazionalismo umanitario. Molta gente intorno a lui era spedita In Siberia o esiliata, altra riparò all'estero per adempiere alle sue dottrine. Egli passò nella vita del suo paese come un profeta vestito da contadino, che s'incontrava su tutte le strade come un viandante, che mori peregrinando e tentando la fuga impossibile per le strade troppo lunghe. Nè Alessandro III nè Nicola Et vollero fare di lui un martire. Chi nel 1910 era appena un ragazzo, ricorderà come i giornali furono pieni di quella fuga e di quella morte slmili alla caduta di un gigante. L'anno scorso, alla stazione di Napoli, viaggiando con un russo, intravidi la contessa Tolstoi con una sua nipoti na e la indicai al mio compagno di viaggio. Questi sdqcoszptcnbb/ tolstoiani ,f i ò n e n i i i i , n l i sì precipitò verso di lei, le ricordò di aver frequentato la sua casa quarant'anni prima, e le raccontò come aveva riparato in Italia per obbedire alla legge del suo maestro. L'effetto di quella predicazione fu un fenomeno delle cui proporzioni ci si rende difficilmente conto. Tolstoi era solito dire che tutta la sua opera letteraria non era stata altro che il lazzo buffonesco e lusinghiero dell'im bonitore davanti al baraccone da fiera Per indurre i passanti a en trare e vedere lo spettacolo (lo tsdssdtstmongumisTsfispettacolo erano le sue idee sociali). E nella folla di questi esiliati deportati, mistiche vittime dell'ateismo, c'è un personaggio veramente singolare che la contessa Tolstoi rievoca come chi lo conobbe: quel Certkoff. Certkoff Certkoff era uno della nobiltà. Suo padre era stato governatore di Varsavia, e anch'egli avrebbe potuto aspirare a quel posto. La gloria di Tolstoi lo consigliò meglio a legarvisi; era uno di quei tipi desiderosi di fama che, non avendo le qualità per raggiungerla, si legano alla gloria altrui; carattere molto spiccato della borghesia russa di allora e in qualche modo di molta borghesia europea del tempo. Se questo era il desiderio di Certkoff, egli v'è riuscito ben due volumi dell'opera completa di Tolstoi che si va pubblicando contengono la corrispondenza fra Tolstoi e Certkoff, e oggi si parla di lui come non si parlerebbe del governatore di Varsavia. Egli esercitò su Tolstoi una tirannia di cui il vegliardo non riuscì mai a liberarsi e che stupisce ancora i suoi stessi familiari. Tolstoi si lamenta di questa tirannia ancora cinque giorni prima della fuga verso la morte alla stazione di Astapovo, in una pagina del suo diario: « Anche oggi un rimprovero di Certkoff». Il fatto è che pure Certkoff era esiliato e aveva' riparato a Londra come seguace di Tolstoi: di là pretendeva che l'amico e maestro gli mandasse tutte le novità della sua opera per destinarle lui, distribuirle, amministrarle. Ma era incapace d'ogni principio d'organizzazione, incapace d'ogni iniziativa: i manoscritti di Tolstoi dormivano nelle sue manj,lun8:m e_tra3curatissimi son-ni. Tatiana Tolstoi ricorda una scena tra Tolstoi e Certkoff a Mosca. La signora Tolstoi, convalescente, era sdraiata su una poltrona. Tolstoi e Certkoff le sedevano accanto. Certkoff sosteneva con tutta la sua eloquenza la necessità per Leone Tolstoi di abbandonare la moglie là presente. Nel dissidio familiare di Tolstoi, Certkoff ebbe una parte dominante. Costui era bello di aspetto; sua moglie prese il partito tutto fem- minile di fingersi continuamente malata per vederselo al fianco, e di non comparire quasi mai conlui in società. E com'era Tolstoi? Tatiana Tolstoi guarda davanti a lei nel vuoto, come se lo vedesse: la dimensione e la forma di quella figura sono ancora nella misura dei suoi occhi. Era alto, atticciato, largo di spalle, una statura gigantesca. (In una fotografia che ella mi mostra, in cui Tolstoi è ritratto in mezzo ai suoi ospiti, egli appare come certe sta-tue allegoriche dei fiumi tra la folla dei loro satelliti e affluenti. « Era brutto », aggiunge la figlia. La sua bruttezza, che lo aveva sempre afflitto, gl'impose una specie di timidezza. I suoi amori si svolsero sempre tra popolane e contadine, non soltanto per la tendenza naturale d'un fisico prepo-tente. Mi torna a mente un fa-moso racconto di lui, stampato tra le opere postume e pubblicato in Italia nella versione di Enrico Damiani, « Il Diavolo », in cui si narrano i turbamenti, le angosce e il peccaminoso dramma d'un proprietario con una sua contadina. « Quello fu proprio un amore di I Tolstoi », dice Tatiana. la contesa Tatiana Tolstoi è Ialquanto infetma, siede su una unga poltrona con una coperta ulle ginocchia. E' sera. Intravedo nell'ombra crescente il suo viso estremamente pallido sotto i capelli bianchi come se un velo candido la coprisse. Fuori della finetra, sul paesaggio romano Intorno alle Terme di Caracalla, il sole è tramontato, e in questo autunno, il più dolce che da venti anni abbia risplenduto su Roma, è passata un'altra sera serena, con un cielo marino, luminoso come un vetro, troppo alto. Questa è l'ora che qualche volta mi porta da Tatiana Tolstoi. Reliquie La grandezza umana è uno degli argomenti più belli di cui possa discorrere un uomo; parlando di essa si parla in qualche modo di Dio, poiché testimonia di lui sulla terra. Ma questa sera Tatiana Tolstoi si muove a fatica; mi prega dì aprire i cassetti, dì cercare questo o quel foglio, una fotografia, un libro, una scatola che contiene qualche reliquia del gran vecchio, una ciocca di capelli o un lembo della sua blusa. La massiccia figura dì quell'uomo è fra noi; in un suo atteggiamento consueto e le mani ai fianchi, infilate nella cin tura del camiciotto alla russa: il suo naso schiacciato in cui domi nano le passioni violente che lo sbatterono tutta la vita, sovrasta la nube venerabile della sua barba: ha gli occhi alquanto piccoli, asciutti, fermi e inclementi. Si sente suonare alla porta. La contessa Tolstoi, poiché è domenica, si trova sola in casa e mi prega di andare a vedere chi è. Traverso il corridoio, apro la porta. Nessuno. Mi affaccio sulla tromba delle scale. Nessuno. Torno Indietro. Come è possibile che non ci sia nessuno ? Restiamo un momento in silenzio. A un tratto vedo, o mi pare, sul vano della porta una ombra enorme che si gira e dilegua nel corridoio. Trasalisco e riman- gcanCo frAsapcrivtralal'pgo fermo sulla sedia. Sarà statJtun'illusione. * Parliamo ancora di Tolstoi », mi dice la figlia: « io dedico tutti i giorni quest'ora a Leone Tolstoi ». L'appartamento che occupa Tatiana Tolstoi echeggia tutta la sua figura e il suo nome; già la figlia vi porta con la sua presenza i tratti di quel volto in una estrema fragilità e candore: e poi le fotografie di lui sui tavoli, le col lezioni di volumi in tutte le lingue allineati sugli scaffali che ripetono il suo nome, 1 ritagli dei giornali incollati nei grandi quaderni che occupano le scansie del corridoio. Tatiana Tolstoi vive modestamente, e non percepisce un soldo dei diritti d'autore delle opere di suo padre, che farebbero ancorai te i i a i i a a i o e e e r i e -j righe avesse libri, giornali, e'dizio ni tolstoiane e su Tolstoi di cui pdrcdaCmsdlapCrauna bella somma in tutto il mondo. Leone Tolstoi aveva rinunziato per sè e per i suoi eredi agli utili dei suoi libri in ogni parte del mondo perchè della sua opera potesse partecipare il maggior numero di lettori; e si che non era tanto ricco: lo « zemstvo », la cooperativa che aveva impiantato a Jàsnaia Poliana pesava già sul bilancio domestico e sugli umori familiari. Poi, nei primi anni della rivoluzione, i figli di Tolstoi ripararono all'estero, in Europa e in America. Ultimamente, quando fu ridotta per cinema l'« Anna Karenina », la ditta produttrice americana fu pregata di soccorrere con una certa somma una delle figlie di Tolstoi che stenta la vita in America, poiché l'umanitarismo paterno non aveva pensato che la vita d'una sua figlia sarebbe divenuta poco umana. Tatiana, qui, sotto altro cielo, ha dedicato 1 suoi ultimi anni alla memoria del padre, come del resto gli aveva dedicato tutti i pensieri della sua vita: un tempo era abbonata ai ritagli dei giornali che ricordassero il nome di lui, ma poi dovette ridurre questa spesa che pare fosse eccessiva. Chi leggendo queste btdfekssa a a . , a - volesse far dono per la raccolta della figlia, si segni quest'indirizzo: Contessa Tatiana Tolstoi, Sukotine, via Aventina 15, Roma. « Dunque, parliamo di Tolstoi » Nel francese di casa Tolstoi, che fa tornare alla mente quello di certi dialoghi di « Guerra e pace », Tatiana Tolstoi racconta. Nel suo discorso affiorano certe parole russe, come se la assalissero da tutte le parti la giovinezza nella e j casa di legno di Mosca, o nella viie j la. di Jàsnaia Poliana, sui ponti- ni celli di legno dei fiumi gelati nella ■ I sorda pianura invernale; Leone Ii i a , Tolstoi appare sul suo roano, nero come la pece, con la barba di neve nel paesaggio nevoso, e pare la immagine del tempo. Corrado Alvaro Tolstoi a Jàsnaia Poliana, sul suo cavallo favorito