Il Re inaugura in Campidoglio il nuovo anno dell'Accademia d'Italia

Il Re inaugura in Campidoglio il nuovo anno dell'Accademia d'Italia Il Re inaugura in Campidoglio il nuovo anno dell'Accademia d'Italia I discorsi del Presidente Federzoni e di S. E. Paribeni Roma, 21 novembre. Alla presenza augusta di S. M. 11 Re Imperatore è stato Inaugurato stamane, in Campidoglio, il decimo fecondo anno di vita e di splendore della Reale Accademia d'Italia. Nello splendore Capitolino Per una tradizione di altissimo significato, la solenne adunanza ha avuto luogo nel salone di Giulio Cesare. I gonfaloni dell'Urbe rifulgevano sotto l'arco maestoso della volta, sulla quale campeggiano le eterne testimonianze della grandezza di Roma. Il tricolore e la bandiera oro-cremisi del Governatorato adornano la parete superiore contro la quale spiccano i busti del Sovrano e del Duce e al leva la statua marmorea del « Dittatore Perpetuo ». Alla sontuosità della sala riservata alla cerimonia si aggiungeva il fasto imperiale della cinta capitolina. Arazzi preziosi pendevano dai balconi degli edifici insigni e una smagliante corona di vessilli accresceva il fulgore del colle. Gli invitati appartenenti alle prime quattro categorie dello Stato ed agli ordini delle alte gerarchie, asceso lo scalone centrale, hanno preso posto nel salone. Al centro della prima fila era il seggio reale dominante. Di fronte appariva il tavolo presidenziale. A sinistra, nel settore d'onore sovrastato dalla iscrizione « Salve, Roma, potens mundi decus inclita Mater » erano i seggi riservati agli Accademici d'Italia. Da un lato si scorgevano coloro che hanno onorato la Patria nel campo delle scienze delle lettere e delle arti, dall'altro quelli che l'hanno nobilmente servita negli agoni politici, nelle ardue imprese, nella gloria delle armi. Allo squillare delle trombe argentee annunziantl l'arrivo del Sovrano, questa assemblea nobilissima è sorta in piedi, e, all'apparire del Re Imperatore, ha prorotto In calorosi applausi. Il Sovrano era stato ricevuto sul piazzale del Campidoglio dalle autorità, che l'hanno poi seguito nel salone di Giulio Cesare. Entrato il Sovrano, il Presidente della Reale Accademia d'Italia S. E. Federzoni, il Governatore di Roma principe Colonna, il vice-Segretario del Partito on. Serena e l'accademico Paribeni hanno preso posto al tavolo presidenziale mentre il Presidente della Camera S. E. Costanzo Ciano, il rappresentante del Goverso S. E. Solmi e il rappresentante del Senato S. E. Ferrari si sono seduti nel seggi posti accanto a quello del Sovrano. Premesso un saluto fervido e riconoscente alla Maestà del Re imperatore, cui ha risposto una •vibrante manifestazione dei convenuti, il Presidente dell'Accademia comincia la sua relazione sull'attività da essa svolta nell'Anno XVI, orientata sulle direttive segnate dal Duce, suscitatore e ordinatore di tutte le energie spirituali della Nazione. Ricorda le principali manifestazioni scientifiche e artistiche che l'Istituzione ha promosse o a cui ha partecipato, illustrando particolarmente, fra le pubblicazioni, il grande Dizionario di marina, poderosa opera che basterebbe da sola a costituire un vanto per l'Accademia d'Italia: vanto invidiabile e invidiato, come è documentato nei giudizi espressi dai maggiori filologi ■ stranieri sulla novità e la felicità dell'elaborazione del dizionario stesso. E questo è stato compiuto e pubblicato mentre è In corso di alacre preparazione il Vocabolario generale della lingua italiana moderna che il Duce ha chiesto all'Accademia, indicandole un termine di scadenza, il quale, se pure ristretto, non sarà sorpassato, n senatore. Federzoni ram¬ mmle a e o e . e , l e . , a i n e , l a l l l o o o i e e a e i a il a r iai a aE bao olruo, m¬ menta poi come l'Accademia abbia operato di recente una delle manifestazioni salienti della vita intellettuale europea col consueto Convegno Volta, il quale ha trattato nello scorso anno un tema di appassionante attualità: l'Africa. Il successo di tale Convegno, a cui hanno partecipato con relazioni molto pregevoli i più eminenti africanisti d'Europa, è stato memorabile. Esso ha giovato a dare un buon contributo allo sviluppo delle nozioni generali sul Continente nero e all'auspicato riawicinamento delle Potenze imperiali per la loro collaborazione al fini della diffusione della comune civiltà in Africa. H Convegno ha trovato la sua appropriata conclusione In una visita della Libia occidentale da parte di quasi tutti i convenuti, facendo cosi conoscere e apprezzare al mondo afrlcanlstico internazionale i mirabili risultati dell' azione colonizzatrice dell'Italia fascista sulla quarta sponda del Mediterraneo. I cinque Scomparsi dell'annata Parlando del cospicuo numero di premi, encomi e aiuti distribuiti fra gli studiosi, gli scrittori e gli artisti meritevoli di uno speciale riconoscimento, il Presidente avverte che, alla regolamentazione di quella delicata materia sono state apportate recentemente alcune razionali modificazioni suggerite dall'esperienza. SI spera che, cosi, sarà d'ora in poi conseguito, in modo ancora più proficuo, l'intento che l'Accademia si propone con quelle ricompense. Il Presidente rievoca, poi, le figure degli Accademici scomparsi durante l'Anno XVI. ■..Era stata appena assunta all'apoteosi del Vittoriale la spoglie mortale di colui che aveva raggiunto col canto e con l'azione le vette sublimi del genio e dell'eroismo, quando venne a mancare Angiolo Silvio Novaro, il caro soave poeta la cui delicata Inspirazione melodiosa si era temprata col dolore e con la meditazione ad esprimere i più gravi sentimenti del cuore umano: egli aveva molto amato e onorato, vivente, la nostra istituzione: volle dimostrarle anche morendo il suo attaccamento con l'elargire, d'accordo con la sua nobile consorte, un lascito Ingente per la creazione di due nuovi premi dell'Accademia. ' Poco tempo appresso dovevamo lamentare la dipartita di Ettore Romagnoli, il più artista dei nostri ellenisti, che aveva rivissuto e ricreato nel suo spirito la poesia dell'antica Grecia, consegnando il proprio nome a un complesso monumentale di opere che prova ancora una volta come anche la traduzione quando infonde in un testo nuova vita e nuova luce possa valere quale creazione originale. E spariva Carlo Alfonso Nallino, il principe degli arabisti contemporanei, filologo e storico orientalista di Insuperata eccellenza, il più dotto e il più profondo conoscitore delle traduzioni e delle letterature mussulmane, che, anche nello scorso anno, dopo tre mesi trascorsi al Cairo per le sedute dell'Accademia Egiziana della quale era uno dei membri più autorevoli e competenti, aveva fatto un lungo soggiorno in Arabia prendendo contatto con i maggiori personaggi del mondo mussulmano e compiuto un viaggio nell'interno del Paese in regioni non ancora visitate da alcun europeo. A quelle tristi perdite se ne doveva aggiungere un'altra tristissima, quella di Nicola Parravano, l'insigne maestro di chimica generale della R. Università di Roma, che dalla sua universale rinomanza come scienziato caposcuola aveva avuto la più imponente consacrazione nel congresso internazionale di chimica da lui organizzato e presieduto nello stesso decorso anno in Roma. Alle tante benemerenze acquistate, oltre che con le fondamentali indagini scientifiche, con la cooperazione fervida e* sapiente da lui prodigata per molti anioni nell'Indirizzo autarchico della epPvtsfvnlbdcnttmtpsvrcmrèpèrz i a n e e a a i e economia, sopratutto per gli scopi della difesa nazionale, Nicola Parravano aveva associato l'attività sagace disinteressata ed entusiastica con cui quale amministratore dell'Accademia aveva, fin dall'origine, provveduto alla vita materiale di essa ». L'oratore annunzia che nell'adunanza odierna Roberto Paribeni leggerà la sua relazione su L'ebraismo nella storia e nella vita di Roma antica. Appunto perchè chiamata a difendere il carattere nazionale del pensiero e della cultura d'Italia secondo il genio e le tradizioni della Stirpe, l'Accademia non poteva astenersi dall'lntervenire nella discussione di un problema importantissimo che è, prima che politico, biologico e storico: quello della razza. Doveva Intervenire e interverrà per recare al dibattito il contributo che le compete e che sarà certamente molto giovevole di ponderata obiettività scientifica. Tale è l'ufficio della Commissione composta di eminenti Accademici, che è stata incaricata di studiare e di riferire sull'argomento. La relazione del Paribeni è appunto il primo saggio dei risultati del lavoro iniziato dalla Commissione stessa. Il Presidente conclude dichiarando aperto, nell'Augusto nome del Re Imperatore, il decimo anno di vita della Reale Accademia d'Italia. La relazione di R. Paribeni Dopo l'espressione del fervido consenso suscitato dalle nobilissime parole di S. E. Federzoni, si è levato a parlare l'Accademico Paribeni, il quale ha svolto la sua dotta relazione sull'ebraismo in riferimento al suo ciclo storico ed alla sua naturale condanna. Eloquentissima è stata la rievocazione del giudizio ciceroniano nel confronti degli ebrei. Le istituzioni religiose di costoro sono quanto mal lontane e repugnanti allo splendore del nostro Impero, alla serietà della nostra Gente ed alle istituzioni dei nostri Maggiori. Anche la lapidaria allusione di Tacito ha suscitato nella sala la più profonda impressione: « Sono per loro profane quelle che a noi sono cose sacre, lecite quelle a noi nefande, tra loro tenace fedeltà pronta e accorrevole, verso gli altri ostile odio». Coronata la prolusione dagli applausi, il Sovrano sì è levato dal seggio. Nuovamente è scrosciata l'entusiastica acclamazione e. sono riecheggiati gl squilli della fanfara reale. Sua Maestà il Re Imperatore ha, quindi, ricevuto l'omaggio delle alte autorità e gerarchie e l'ossequio devoto delle quattro classi della Reale Accademia d'Italia, recato dal Presidente stesso e dai vice-Presidenti Luzio per le scienze morali e storiche, Vallauri per le scienze fisiche matematiche e naturali, Formichi per le lettere e Mascagni per le arti. Quindi il Sovrano, seguito sempre dalle autorità, ha disceso la scalea adorna di trofei floreali e di verdi piante d'alloro sulla quale prestavano servizio i fedeli di Vitorchiano nei caratteristici pittoreschi costumi. Sulla piazza il passaggio dell'automoble reale è stato saluto dall'acclamazione ardente della folla. gPacP Il Sovrano assiste all'inaugurazione dell'anno accademico all'Accademia d'Italia. Parla S. E. Paribeni su « l'ebraismo nella storia e nella vita di Roma antica ». Alla destra del Re Imperatore è Sua Eccellenza Costanzo Ciano. Roma, 21 novembre. menta poi come l'Accademia abeconomia, sopratutto per gi