Una centrale elettrica a 5000 metri sotto terra

Una centrale elettrica a 5000 metri sotto terra To calca, doli' avren/re Una centrale elettrica a 5000 metri sotto terra Come dovrebbe essere costruito il formidabile pozzo -- Che cosa se ne ricaverebbe in energia e in vapore — Sarà possibile, sarà necessario? E se si potesse arrivare a 20.000 m. nell' abisso? o e a a è o i o è Non tutti sanno che ancor oggiIn un'epoca cioè che sembrerebbe potersi chiamare per eccellenza 1secolo dell'elettricità, il carbon Tossile ha ancora tanta importanza da fornire circa i sei decimi dell'energia che si consuma nel mondo, quasi dieci volte tanto la massa d'energia fornita dall'acqua inviata alle ruote delle turbine. E' vero che si prosegue alacremente, e specialmente liei nostro Paese, alla costruzione di nuovi impianti idroelettrici, ma non è però men vero che il fabbisogno di energia cresce con ritmo assai più rapido di quelle che siano le disponibilità si che non è lontano il giorno in cuise nuove fonti di energia non si scoprono, potrà incombere sul mondo una vera « carestia di energia ». E' perciò naturale che sin d'ora si facciano studi, progetti e induzioni sulle probabili fonti di potenza che ancora rimangono da sfruttare e sulle risorse naturali racchiuse nel nucleo atomico, nel mare o nelle viscere della terra. 180 gradi di calore E infatti una fonte 1i calore pressoché inesa .r.olle è contenuta sotto la scorza del pianeta che ci ospita: ben lo sanno i tecnici delle miniere che passano gran parte della loro esistenza nelle viscere della terra. Superato un primo strato di spessore variabile a seconda della località e nel quale la temperatura si mantiene invariata nel corso dell'anno, col progredire verso l'interno la temperatura va aumentando con regolarità quasi assoluta. Si è calcolato che a circa cinque chilometri dprofondità regnano costantemente 1 180 gradi cosi che se ivi venisse collocata una caldaia si potrebbe senza alcuna spesa di esercizio disporre di vapore a temperatura ottima per l'azionamento di una motrice alternativa o di una turbina. Fu anzi un costruttore dturbine a vapore, il Parsons, deceduto lo scorso anno, che additò questa possibilità e ne esaminò le , e 1 n a a a o e a o e i i i l i i i e e e o a o i e e e o a a i ò e condizioni di attuazione. Egli consigliava anzi di spingersi sino a una ventina di chilometri nell'interno del globo (con ciò non verrebbero intaccati che i tre millesimi del raggio terrestre) dato che a tale profondità si avrebbero a disposizione 1 500 gradi, pari appunto alla temperatura di entrata del vapore nelle più moderne turbine ad alto rendimento. Cosi come è stato ora enunciato, un progetto di questo genere può sembrare troppo comodo e troppo lontano dalla realtà: vediamo un poco se è veramente tale. Anzitutto non si tratterebbe di ricavare dell'energia assolutamente gratuita: la spesa necessaria per la realizzazione richiederebbe un enorme investimento di capitali cosi che le quote interesse ed ammortamento degli impianti avrebbero un peso non trascurabile sul costo dell'energia ricavata. E inoltre, pur essendo gratuita e praticamente illimitata la disponibilità di potenza meccanica, la sua utilizzazione richiederebbe un notevole contributo di apparecchiature ausiliarie, di mano d'opera e sopratutto di personale, tutte voci, che andrebbero a gravare 11 costo del chilowattora. Visto dunque che non si tratta di attingere a piene mani dalle ricchezze energetiche del nostro globo, ci si domanda se l'esecuzione di un progetto del genere non vada però relegato nel regno delle chimere o rimandato a quelli dei nostri tanto lontani discendenti, ai quali 11 progresso abbia concesso possibilità tecniche incomparabilmente superiori alle nostre. Si può dimostrare che cosi non è. Non bisogna infatti dimenticare che oggi già si conducono perforazioni che sorpassano i due chilometri di profondità: già si trovano in funzione pozzi di petrolio la cui profondità supera i 2300 metri; in California qualche perforazione si è spinta a 3 chilometri, siamo quindi quasi a metà strada di quanto è necessario per attuare quel primo progetto in iscala ridotta al quale si è accennato. Secondariamente la costruzione di un pozzo così profondo, come quello richiesto dal Parsons, rappresenta certo un costo ragguardevole ma che non arriva però nemmeno a cifre astronomiche. Meno di due miliardi di lire! Capitale del quale oggi dispongono anche da noi i più forti gruppi finanziari. Le difficoltà da superare Se si pe* ja ad esempio a tutte E le somme eh si sono spese, e ben o a ragione, per la conquista del - polo, mèta puramente scientifica e o.senza miraggi concreti di realizzaa|zioni che compensassero i sacri-ifici finanziari sopportati, non sem- , , si a o , a , o ci si approfondisce, invece, la pres sione degli strati sovrastanti au menta in guisa tale che le rocce di parete acquistano una straordinaria compattezza, simile a quella dell'acciaio, cosi che si rende superfluo un rivestimento di rinforzo. Un problema più Importante è Invece quello di isolare termicamente le pareti per rendere accessibile alle persone l'interno del pozzo: oggi però in tema di ma- a|sistano alla enorme pressione de, el a e o a. uea, a o nnul lfin n utfpmaapldpuaeSpdpnplvrpbmudlastcddrtnbsalgagcgllltngsrzpsgdtibciabfpmdomugli strati sovrastanti e che sia j quindi necessario un robusto rive- > stimento per sostenerle. Orbene, ! si è dimostrato che tale dubbio | è fondato ma solamente per gli | strati più superficiali: via via chetbra fuor di luogo lo st oziare forti somme per la conquista di un po' dell'interno del nostro globo, per diradare il mistero che avvolge la costruzione interna di esso, dato che la piccola corteccia scossa dai terremoti non si presta se non a induzioni, non molte corroborate dalle ipotesi sui vulcani. Quali sarebbero le principali difficoltà da vincere nell'esecuzione- di una simile impresa? Anzitutto si è affacciato 11 dubbio che le pareti del pozzo non, re- teriali isolanti per il calore si sono fatti notevoli progressi, si che il problema può venire risolto coi mezzi dei quali dispone la tecnica attuale. Difficile appare invece un altro problema che si renderebbe però particolarmente assillante solo nel caso del pozzo più profondo: il problema cioè di rendere possibile l'accesso alle persone in una località in cui la pressione atmosferica è 3-4 volte quella che esiste sulla superficie della terra. Si capisce che tale questione non può essere risolta che per via indiretta, col creare cioè dei compartimenti perfettamente stagni nei quali per mezzo di pompe la pressione viene mantenuta al valore normale, o tutt'al più ad un valore un poco superiore. Ed ecco che siamo in grado di rappresentarci almeno in modo approssimativo questo gigantesco tub-3 dal diametro di una diecina di metri rivestito internamente con un opportuno strato di amianto o di altra sostanza isolante del calore; all'interno trovano posto un ascensore per il servizio del personale, un montacarichi per i materiali necessari all'esercizio della centrale, tubazioni di apporto e di eduzione dell'acqua dì raffreddamento, altre per convogliare l'aria di ventilazione, e i cavi che portano alla superficie del suolo l'energia elettrica generata; altre tubazioni potrebbero arrecare all'esterno il vapore alle industrie, o alle case di abitazione. A quando a attuazione di un progetto del genere ? Lo sfruttamento della marea Ma vicina e cioè realizzata appare ormai la conquista di energia sulla marea che la compiacente Luna mette in moto ogni giorro. In quelle località In cui per la particolare conformazione delle coste, e sopratutto del fondo, l'escursione del livello liquido è notevole (dieci metri) tale variazione rappresenta una risorsa di energia meccanica tutt'altro che disprezzabile dalla quale si può trarre profitto. Il principio di utilizzazione di questa energia è in apparenza semplice e consiste nello sbarrare un bacino naturale — un golfo, una baia — mediante una diga munita di opportune paratole che rimangono aperte quando il flusso sale per permettere al bacino di riempirsi e che vengono chiuse non appena sta per Iniziarsi il riflusso. Quando 11 mare ha. raggiunto il livello miifìmo, sì lascia defluire l'acqua accumulata attraverso le condotte delle turbine che a loro volta azionano i generatori elettrici. Se 11 principio c'è, la realizzazione a un esame ponderato appare complicata, sopratutto per il costo e la mole delle opere necessarie. Cosi per l'Impianto della baia di Passamaquoddy, al confine fra il Canada e gli Stati Uniti, è prevista una spesa di circa due miliardi di lire. E, notisi, si tratta di uno degli impianti in condizioni ottime per il fatto che ls sbarramento potrà trar profitto da tutta una catena di Isole prospiciente la baia, isole che devono venir collegate con altri sbarramenti- artificiali per una lunghezza complessiva di circa 8 chilometri. Il progetto prevede anche la costruzio ne di conche di navigazione e quel la di un bacino di accumulazione a 42 metri sul livello del m'are, da riempirsi mediante pompe, bacino che servirà a fornire energia dutante le ore del giorno in cui Ubacino inferiore si va a sua volta riempiendo. La potenza di questa installazione che tanto attira i tecnici del mondo, sarà di parecchie centinaia di migliaia di chilowattAltri impianti del genere sono previsti in Inghilterra, Francia e Argentina, ma per essi la spesa si valuta quasi al doppie di quella necessaria per la costruzione dell'Impianto di Passamaquoddy. G. Castelfranchi

Persone citate: Castelfranchi, Parsons

Luoghi citati: Argentina, California, Canada, Francia, Inghilterra, Stati Uniti