LA HAUS ELEPHANT di Italo Zingarelli

LA HAUS ELEPHANT Tappe delia rivoluzione nazista LA HAUS ELEPHANT Lo. storico albergo di Weimar in cui Hitler alloggiò uentisei uolte - Ilei gennaio del '32 alla rappresentazione di " Campo di maggio „ - Un'interuista col fuhrer, presente Hess, un anno prima della conquista del potere A Weimar è ttato inaugurato l 6 novembre — in occasione del'adunata nazional-socialista di Turingia, durante la quale Hitler ha pronunciato un discorso ad uso e consumo dei Churchill e dei Greenwood — il nuovo palazzo dell'albergo Elephant, che non è più un albergo come tanti altri gestiti, con criterii capitalistici, da società o da privati: adesso si chiama Haus Elephant ed appartiene ad una fondazione nazional-socialista della Turingia, costituita per annobilire un edificio nei cui locali, a partire dal 1926, furono prese decisioni importantissime per il movimento hitleriano, e quindi per a storia della Germania e d'Europa. Hitler, che nelle stanze del vecchio Elephant abitò ventisei volte, nel rinnovato albergo dispone di un appartamento riservato a lui. Novanta stanze aspettano nvece viaggiatori desiderosi di godere di quante raffinate comodità la tecnica alberghiera ha saputo fino ad oggi escogitare. Il vecchio Elephant sorgeva in quel posto da oltre tre secoli, essendo stato co struito nel issi, mentre in Europa la fortuna di Carlo V ingelosiva Francesco I di Francia, e ne ave va viste delle belle: sotto le sue finestre erano, tra l'altro, passate nel 1806, le vittoriose truppe di Napoleone, che anzi prese alloggio in un albergo vicino, e fra le sue mura dormirono gli ammira tori che si recavano a Weimar per esser ricevuti — cosa non seni pre facile — da Goethe, e i membri dell'Assemblea Nazionale della Germania repubblicana riu nitasi, nel. giugno del '19, nella capitale della Turingia per votare, nientemeno, la pace di Versaglia Ora la pace di Versaglia è ridotta ad un pezzo di lacera carta e l'Elephant, fattosi bello, moderno e co modo, sfoggia nei suoi ambienti i simboli della risorta potenza tedesca, che in realtà ricorda la Fenice. Alla prima di «Campo di Maggio» Di un soggiorno del Filhrer all'Elephant sono stato testimone io nel gennaio del 'SS, e fu quando egli andò a Weimar per assistere, al Deutsches National Theater, al-la prima rappresentazione in Germania del dramma Campo di Maggio, di Musso/ini. La recita ebbe luogo .la sera del SO: Hitler, in frac, sedeva in un palco assieme al fido Hess, e in un altro palco si notava Vottantacinquenne sorella di Federico Nietzsche, Elisabetta Forster. Il giorno prima il dottor Hans Malberg aveva tenuto una conferenza sui drammi a soggetto napoleonico vantati dalla letteratura europea, dicendo all'uditorio che Mussolini aveva considerato il destino del còrso dal punto di vista di una tragica somma di errori: per Mussolini, Napoleone è un genio che crolla in un momento d'incertezza. Durante la recita, il pubblico pareva tenesse il fiato: a certe battute qualcuno si voltava con prudenza per vedere d'intuire che effetto facessero su Hitler. Quando il colonnello prussiano principe di Schoenburg disse, nella sua parte, al generale Lajayette: «Il Principe di Blucher desidera sappiate che nemmeno il suo Sovrano potrebbe indurlo a modificare le condizioni che egli ritiene necessarie alla sicurezza della Prussia », gli applausi scoppiarono come uragano E calata la tela, il pubblico, come ebbe finito di rendere omaggio all'Autore illustre ed agli esecutori, si riversò nella piazza per inneggiare a Hitler. « Ieri sera — mi dichiarò il Fuhrer all'indomani, all'Elephant — noi siamo stati felici di sentire che certe idee sono universali e comprese anche al di là delle vo stre frontiere. Uno straniero non saprà forse spiegarsi come mai il pubblico abbia applaudito l'accenno allo sgombro della Camera mediante i soldati e la scena in cui appare il principe di Schoenburg. Lo straniero supporrà in quell'applauso mia manifestazione antifrancese. Mai. più: esso significa la rivolta contro le chiacchiere e la perdita di tempo. Si applaude ai soldati non per amore del militarismo, ma perchè il soldato simbolizza l'azione ». E qui non sia passato sotto silenzio che la pace di Versaglia l'Assemblea repubblicana la votò, nel '19, nella sala del Deutsches National Theater. Presso la sorella di Nietzsche Varcai la soglia della stanza abitata da Hitler all'Elephant a questo modo: l'indomani della recita di Campo di Maggio ero andato a visitare, con altri, la signora Forster-Nietzsche nella sua casa nella Luisenstrasse (che oggi, morta lei, è unicamente musco nietzschiano), e parlavo con l'ottuagenaria di Roma, dell'Italia, del Fascismo e di Mazzini, da lei incontrato nientemeno sul Got¬ tardo, allorchè la porta si aprì ed entrò Hitler, il quale veniva a offrire dei fiori alla vecchietta. La povera donna, che pochi minuti prima aveva descritto la gioia procuratale da un telegramma di augurii speditole da Mussolini per il suo compleanno, dall'emozione perde la parola; e noialtri tutti sitti con lei. Come la conversazione riprese nun ricordo: ricordo soltanto che la Forster-Nietzsche taceva e Hitler anche, e che infine qualcuno, forse suggestionato dall'ambiente, si mise a parlare, riscuotendo il plauso del Fuhrer, sui diritti di autore e sulle ingiustizie alle quali le leggi che li regolano danno talvolta luogo. Hitler era di modi semplicissimi, di movenze pacate, e sedeva rispettoso dirimpetto alla sorella dell'autore di Ecce Homo. Gli occhi rivelavano serenità inferioresicurezza. Parlava, mai adoperando espressioni rudi, con voce sonora e accetito che lo rivelava tedesco del sud. Evitava di sfoggiare dati e date, sforzandosi, invece, di semplificare i problemi. Tradiva un amore per la sua razza auper.ore a qualsiasi altro sentimen-■ io; la stazione nella quale ve«,-vano tenuti costretti settanta-miliohi di tedeschi, spiegava, alla lunga avrebbe richiesto uno sfogoE però ló sfogo non tardò a veniredato che giusto un anno do,*,, ai28 di gennaio del 'SS. Hdler s'im-padroni del potere e inaugurò il terzo Reich. Come vidi che tutti si alzavano, per riguardo all'età della padrona di casa, la quale fenet'a circolo da un'ora e mezza malgrado il peso degli ottantacinque anni confessati, chiesi al Fuhrer se gli sarebbe piaciuto continuare la conversazione altrove: mi rispose di andarlo a trovare all'Elephantma che avrebbe avuto poco tempo per discorrere, toccandogli ripartire subito per Monaco. E fu così che conobbi la stanza da lui abitata nell'albergo ora rifatto. Era una stanza senza nessuna pretesa, né imponente nè grande. Hitler sedè sul letto, imitandomi a prender posto sopra una sedia vicina) mentre Hess rimase in piedi, appoggiato a una spalliera, giacchè sull'altra sedia disponibile una valigia aspettava d'esser finita e chiusa. Rinascita politica In situaat'oni simili un giornalista che non sia capace di una indiscrezione non può condurre a tej-mine un colloquio. Tentai di conoscere la data nella quale Hitler contava d'impadronirsi del potere, ma ebbi una risposta evasiva; quindi il Fuhrer smentì che la fortuna del suo movimento fosse anche dovuta al dsagio economico il quale suole spingere gli esaspe rati ad invocare soluzioni e*tr«-me: «Quante volte nel mondo s parla di disagio politico, mi disse sempre calmo e sicuro, non va dimenticato ch'esso dipende dalle condizioni economiche, così come non va dimenticato che le cattive condizioni economiche sono un prodotto del malessere politico. E' nel campo della politica che occorre agire e la salvezza ci verrà soltanto da una rigenerazione po litica. E' inuftie negarlo ed è inutile negare il nesso fra politica ed economia. C'è della gente che dice che miracoli^andando al Governo, non ne potremo fare nemmeno noi: ma qui in Turingia, ad esempio, noi abbiamo già governato, e se domani si facessero le elezioni, avremmo ancora più vo ti di prima. L'esperimento non sarà stato dunque cattivo. Non si vorrà voi supporre che centinaia e centinaia di tedeschi si espon gano quotidianamente al rischio di lasciarsi accoppare solo per in teresse e perchè spinti da moven- ti economici. No, no: si vuole unarinascita politica ». Hitler rivelava una fede assoluta nella solidarietà di tutti i tedeschi e sosteneva che se dal punto di vista dell'organizzazione statale la Germania per secoli aveva indubbiamento sofferto delle divisioni, il sentimento dell'unità nazionale era rimasto sempre forte dappertutto, in Baviera come in Turingia e nell'Oldenburg, in Prussia come in Vestfalia. « Le speculazioni francesi del dopoguerra sul preteso secessionismo tedesco, aggiunse, oggi sarebbero assurde più che mai: nel popolo non esistono sentimenti del genere. Circa il fattore religioso, rammenterò che il tedesco di Vestfalia, il quale gode fama di essere il tedesco più accanito, è cattolico. Quando parlo nel Nord, osservo un entusiasmo delle folle non ininore che nel Sud; quasi quasi nell' Holstein, all'estremo limite settentrionale della Germania, questo entusiasmo è maggiore che altrove ». La democi-azia rappresentava, a suo giudizio, per la Germania, niente altro che un articolo d'importazione, un prodotto ebraico, con l'aggravante che i cosiddetti democratici tedeschi non si rendevano conto dell'essenza vera della odierna democrazia francese: « La Francia sarà bene una repubblica, esclamò, ma coinè pratica la democrazia? Il tedesco è antidemocratico per istinto: egli nasce col senso della disciplina e consei~va nell'animo, per tutta la vita, la volontà, il desiderio di ubbidire e di rispettare l'ordine. Se i tedeschi non fossero disciplinati e ubbidienti per natura, come avrebbe potuto la Germania resistere a quattro anni di guerra tremenda? La Germania democratica la fanno o la presentano i giornali delle grandi città». Il che evidentemente si riferiva ai giornali diretti o controllati da ebrei dalla Vossische Zeitung, di Georg Beiiihard. al Berliner Tageblatt, di Theo Wolff, per non citare gli altri editi dagli stessi due gruppia cui avvartenevano la Vossische |« j» Ta|ePblatt (Umoìn e Mosse)e quelli di provincia, per nulla minori. Hitler parlò anche dell'Italia ] deplorando che la lotta politica i'10" »» asciasse tempo di vuotareRoma, Firenze ed altre nostre cit tà famose, poi disse che per l'avvenire dell'Italia i pronostici erano facili come per l'avvenire della Germania. Credo che a far cessare la conversazione abbia a questo punto contribuito l'impaziente silenzio di Hess, che a fianco a Hitler suscita la visione di Patroclo. Quando vidi il Fuhrer e il suo Luogotenente uscire dall'albergo per salire nell'automobile già circondata dalla folla vidi in realtà due uomini usi a comprendersi senza parlare. Il leggeretempo dopo, che Hitler, diventato Cancelliere e Capo del Reich, aveva incaricato Hess di rappresentarlo alla testa del partito non mi sorprese: ripensai all'Elephant. ' Italo Zingarelli Hitler al balcone dell'albergo Elefante